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I colori del vecchio saggio

Tratto dal nuovo libro Il Messaggio Cromatico di Pier Pietro Brunelli

Semiotica e psicologia della comunicazione a colori (Ikon editrice 2010)

Un archetipo fondamentale per lo sviluppo e la maturazione della coscienza è quello del Senex: il ‘Vecchio saggio’. Si tratta di un’immagine che mira a evocare la necessità psicologica di sviluppare non soltanto un atteggiamento razionale e consapevole, ma anche una capacità di trascendenza e di intima spiritualità (che non vuol dire necessariamente religiosità, ma apertura verso il non conoscibile e il mistero). Tuttavia il vecchio saggio non è un archetipo ‘pesante’, nel senso di essere cupi, austeri, saturnini, acidi… seconde le qualità peggiori del ‘vecchio’. Esso è invece capace di preservare in sé la giocosità dell’archetipo del Puer, cioè di mantenere un equilibrio tra la presenza dello slancio psicologico e creativo del ‘bambino interiore’ (vedi articolo) e una saggezza che è capace anche di trasgredire le regole, a favore di un modo di essere più ‘magico’, più ‘acrobatico’, eppure assai realistico e ricco di esperienza.

I colori del ‘Vecchio saggio’ – che dunque possiamo anche considerare come “IL VECCHIO CHE GIOCA”  sono ‘magici’, evocano un senso di arcana conoscenza e di fascino fiabesco. Si tratta spesso di tonalità che hanno un carattere innaturale dovuto all’accentuazione di sfumature e/o di ombre. Si pensi a colorazioni cangianti, con effetti madreperlacei, metallizzati, trasparenti. A differenza dei ‘colori bambini’ si tratta di cromatismi complessi che attraverso sfumature ed effetti di luminescenza e ombrosità mirano a evocare atmosfere metafisiche e trascendenti.


Un classico esempio di ‘emozione metafisica e spirituale’ è dato dai cromatismi delle vetrate nelle chiese gotiche. Queste iridescenti vetrate a mosaico hanno influenzato fortemente la mistica e la teoria del colore di Itten, artista e maestro della Bauhaus. I colori della ‘magia’ si manifestano entro forme assai elaborate e caleidoscopiche, che evocano il senso della trasformazione e di una misteriosa e intraducibile ambivalenza. Lo stemperarsi dei colori, il loro compenetrarsi, il loro manifestarsi come aurea e come sensazione dell’etereo evoca il mondo magico del Vecchio saggio (quindi le ‘colorazioni senili’ non sono da intendersi come conservatrici, spente e consuete, all’insegna di una morigerata acromaticità).

Quando il colore è usato con parsimonia e avarizia, quando cioè si attiene a canoni di sobrietà e di contenimento – onde evitare l’appariscente, il vivace, il divertente – allora non possiamo parlare di archetipo del Vecchio saggio, ma piuttosto di ‘vecchio avaro’, umorale, cupo e saturnino. Del resto talvolta una certa acromaticità e un certo contenimento coloristico derivano, talvolta, dalla necessità di evocare un’atmosfera neutra e mimetizzante. Ciò si può realizzare conferendo ad ambienti e a oggetti colorazioni ‘naturalistiche’, minimali e smorzate. Se invece ci si ostina a decolorare il mondo indugiando su grigi e ingrigimenti, su marroni e beige, sui granata e sui verdoni militari, sui blu opachi, allora si rischia proprio di evocare l’idea di un invecchiamento conservatore, statico e anticreativo. Invece il Vecchio saggio è trasformativo, magico, visionario, ed esprime ciò con una cromaticità creativa che in termini di complessità e di sofistificazioni è ben più complessa di quella puerile dell’infanzia, è pur sempre fantastica e per certi aspetti è anche ludica.

Libro_MessaggioCromatico

Il Messaggio Cromatico

Il mondo della fiaba, del mito, della narrazione religiosa è sempre sorretto da immaginazioni cromatiche suggestive che tendono all’incantazione, le quali derivano da una sensibilità cromatica che ha la sua radice nell’archetipo del Vecchio saggio. La cromaticità dell’opera di Chagall, per esempio, ‘favoleggia’ il colore, lo rende leggendario, elevandone il simbolismo a una dimensione spirituale e trascendente.
Molteplici sono le potenzialità cromatiche del Vecchio saggio, vanno dal fiabesco, all’onirico, dal fantasy al mitico, dall’incantazione al soprannaturale. Si tratta di colorazioni, talvolta iridescenti e madreperlacee, evocanti narrazioni di mistero e trascendenza, ovvero surrealismi che piacciono anche ai fanciulli, ma a patto che siano proposte da ‘maghi buoni, saggi e simpatici’.   Il senso metafisico e spirituale dei colori è stato esplorato in modo particolare da R. Steiner (1929), il quale ha rielaborato gli studi di Goethe, in una prospettiva rivolta a comprendere ‘l’essenza del colore’ nei suoi effetti profondi, soggettivi e archetipici, sull’anima umana.

Pier Pietro Brunelli è Psicologo-Psicoterapeuta – Specialista della comunicazione sociale e dottore in DAMS.
Ha scritto questo libro suddivendolo in due parti – la prima è   una riflessione sul colore in termini semiotici e comunicativi – la seconda investiga il colore in relazione agli archetipi dell’ inconscio – vedi presentazione  https://www.aiap.it/

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17 Comments

  1. Elisabetta Maggio 18, 2018 at 8:44 pm

    Dopo un’ esperienza affettiva molto traumatica…ho scoperto che mi faceva bene dipingere…non ho mai dipinto prima…il colore mi salva, almeno temporaneamente, dal vuoto in cui sento a volte di precipitare…all’ inizio c’erano forme….poi sono scomparse…ed è rimasto solo il colore….spesso indaco….o blu…squarciato dal rosso…..

  2. Astrid Ottobre 25, 2012 at 4:28 pm

    A proposito di colori, ricordo chiaramente che durante la mia infanzia (precisamente fino a quattro anni) avevo una predilezione assoluta per il bianco; ammiravo tutto ciò che era bianchissimo, che dava un senso di intonso, di puro, di luminoso. Sempre in quegli anni, avevo una spiccata antipatia per il giallo e una leggera antipatia per il rosa, mentre avevo una certa preferenza per il rosso. Dopo i cinque anni tutto questo si è affievolito fino a scomparire.
    Ora, a trent’anni, non ho più un colore preferito, nè un colore “antipatico”. Per quanto riguarda l’abbigliamento tendo a vestirmi con colori scuri, soprattutto nero, blu e verde. Mi piacciono anche i colori sgargianti, e spesso li ammiro negli abiti altrui, ma io proprio non riesco a metterli, non mi sentirei per niente a mio agio, per esempio vestita di fucsia, arancione o giallo. A volte però inserisco un piccolo accessorio colorato nel mio abbigliamento: un foulard, oppure i lacci delle scarpe.
    E’interessante il discorso sugli archetipi di Jung, e mi viene da pensare a tal proposito che i colori abbiano un loro significato simbolico, e che le preferenze cromatiche che si hanno nell’infanzia (del tutto irrazionali, puramente “sentimentali”) dipendano da questo. Chiedo ora se ad ogni colore corrisponda un archetipo, o un significato universale

    • Pier Pietro Brunelli Ottobre 25, 2012 at 8:18 pm

      Gli archetipi hanno un loro fondamento nelle esperienze primordiali della speciae umana, perpetuatosi nel corso delle ere. Dappertuttutto il cielo è blu e il sangue e rosso e la luce è gialla e la terra è marrone e tende al nero, come la notte. Ecco allra che i colori primari sono per così dire fissati nell’inconscio collettivo da esperienze percettive cromatiche che la specia ha perpetuato nel corso della sua evoluzione. Poi ogni cultura ha creato i suoi simboli e i suoi colori simbolici secondo il suo vissuto particolare, ma comunque con un background archetipico che è sempre influente, in quanto l’archetipo (vuol dire ‘impronta iniziale’) è sempre presente sebbene variano nel tempo le sue sue manifestazioni … l’archetipo non è un’immagine è una ‘qualità prae-formandi’ generatice di immagini che possono essere assai diverse a seconda della cultura, esso si radica nelle esperienze naturali e nel vissuto umano, quindi negli elementi, ma anche nella madre, nel padre, nel bambino, nel vecchio, nel diabolico e nell’angelico, insomma in tutte queste componenti dell’esperienza umana che sono comuni a tutte le culture, seppure con forme e rappresentazioni assai diverse… l’archetipo del Sé è quello del centro, dell’equilibrio, tra l’Io e l’Universo, tra il me e il te e la totalità… di che colore è il Sé? non c’è un colore univoco , dipende da come tu sei e ti senti nella tua autenticità, il Sé può cambiare colore, come cambia il colore del centro in un mandala, ciò che conta è che esso faccia riverberare in te una sensazione di armonico equilibrio, rispetto ai tuoi bisogni e il tuo essere parte del mondo che sente i bisogni degli altri e del mondo… il colore del Sé è quello che ti dà una senso di unione con l’Universo, può anche non essere un unico colore, ma un insieme di colori, così l’arcobaleno è simbolo universale di unione tra la terra e il cielo, e il ponte cromatico che unisce la natura al divino, l’anima al corpo, secondo un’iridescenza luminosa che mostra tutti i possibili colori dello spirito che legano la terra al cielo…

  3. Elisa Aprile 22, 2012 at 4:31 pm

    Con il colore, ho avuto spesso un rapporto disarmonico e conflittuale, essendo stati impossibilitati ad incontrarci tra di noi – forse ciò potrebbe anche aver inciso su qualche piccola lotta interna tra Puer e Senex, quando non si tendono la mano per camminare insieme- così come e quando avrei desiderato, ad esempio nei miei vestiti. Io ho sempre amato colori solari, vivi, come il giallo ed il celeste per fare un esempio ma anche il verde e l’arancione quando ero bambina e ragazzina; purtroppo, con mio grande dolore, perchè per me ciò era un’effettiva rinuncia a qualcosa che “parlava” di me con me – facendomi sentire in sintonia quando di nascosto furbamente lo facevo, con ciò che indossavo e, quindi, allegra – venivo invece costretta a causa di una educazione piuttosto rigida ricevuta, che incideva anche su questi aspetti, in modo molto profondo, ad indossare sempre abiti che variavano dal blu scuro (il blu “serio”, di quello degli abiti per adulti che “se li scelgoo da soli “gli abiti ), a quello leggermente più chiaro senza mai dover tradire la fedeltà a questo “colore- incolore”, data la sua monotona ripetitivà, oppure sui toni del “grigio” (tipo quello dei vestiti di mio nonno) con delle gonne apposite, dal modello sempre classico, mentre io le avrei volute quest’utime, più corte o più lunghe, a fiori ed a quadri, più larghe o più a tubo…ed invece, no…così la prima gonna fantasia che sono riuscia ad ottenere all’età di circa 10 anni è stato un kilt a quadretti…neri!! Però aveva una bella spilla colorata, tra l’ avorio ed il rosa, madreperlacea. Che è anche la parte che ricordo – come fosse allora, “viva” – meglio di quella gonna. Inoltre anche i colori cosidetti a fantasia, come le tinte unite con dei disegni tipo dei fiori, che a me piacevano sono stati oggetto di lotte, poichè quelli, se presenti, avrebbero dovuto essere piccolissimi e mai vistosi. Indossare per forza questi smorti colori è stata fonte di sofferenza, non mi corrispondeva ed era quasi avvertita e la ricordo come una certa privazione della mia interna forza vitale; infatti, mi rattristavano. Anzi, a ri-pensarci, nel vedermi quell’orribile gonnellina “grigia” con quel taglio specifico, mi rattrista tuttora, diventa la “gonna” terribile (chissà cosa simboleggi questa gonna nei termini di una eccedenza di senso, dal forte potere pertubativo della mia serenità). Così, dovendo indossare il blu, un bel giorno, rivoluzionando il concetto di blu dominante nel mio ambiente, ho iniziato, andando controcorrente, ad indossare i jeans di vario tipo e delle belle camicie bianche, quindi i jeans li ho ritradotti in pantaloni di velluto con lo sfondo scuro e con delle stampe coloratissime sopra, abbinabili con dei maglioni colorati, dal giallo al rosso al verde, ecc.
    Potrebbe essere interessante condividere con voi a proposito delle esperienze del colore, la bizzarra idea – in apparenza tale, perchè nel mio profondo ha un senso – che mi venne quando vivendo un momento molto difficile ed avendo chiesto un aiuto ad una persona che non fu assolutamente capace di farlo – appesantendomi anzi con uteriori problemi – di indossare, come in una abitudine, per incontrarla, sempre gli stessi abiti “blu” con una camicia bianca (non era affatto considerabile però ad es., come un portafortuna, semmai altro di indefinibile, una specie di “allontana- ulteriore/inutile dolore”) per poter sentire un senso di continuità, tramite quel “colore”, quell”uniforme” blu scura indossata all’interno di una situazione in cui essa, la continuità mia e della relazione, a causa delle gravi incapacità e superficialità di quella persona che avrebbe dovuto aiutarmi, utlizzando la sua professione ma non purtroppo la sua professionalità ed umanità, veniva di fatto a mancare, e per “sostanziarmi” illusoriamente in quel frangente relazonale, data la grande ed intrinseca distruttività, di quella relazione e degli effetti devastanti che aveva dentro me stessa. Quindi mi viene da ipotizzare, non so se e come sbaglio, che ci fosse un inconscio ricorso ad un colore in qualche modo “sapiente”e compensante ma troppo “uniforme” appunto e privo di slanci, monotono e quindi, non di aiuto o almeno in modo inadeguato ma tuttavia parzialmene utile, al Puer o Puella che forse vi ricorreva.
    Negli anni, ho sempre amato anch’io i colori dell’alba sia come li vedo dalla montagna – ho guardato moltissime albe sorgere dal buio degli Appennini a circa 1000 m. sul mare -che attraverso la visione del sorgere del sole dal mare ed il riflesso rosso del sole che vi si getta dentro, accompagnato dal brusio del nascente canto degli uccelli che si riprendono dal torpore notturno ed iniziano a volare, in una sorta di esperienza sinestetica tra colori e suoni. Anche quelli del tramonto, di colori tra cui l’arcobaleno sul mare o sull’erba verde dopo la pioggia, accompagnati invece da nuovi e talvolta improvvisi silenzi, possono generare esperienze molto intense. Mi piace molto anche l’ azzurro del cielo a tarda sera o notturno, quando in esso risplende un tappeto di stelle luminose, dal bianco al giallo più intenso che collego al pensiero dell’eternità e di tutti gli uomini che hanno alzato il loro sguardo verso di esso e quelle stelle prima di noi.
    Come colori, a livello più direttamente tessile e da indossare, mi piace moltissimo il rosa, l’azzurro in alcune delle sue tonalità, il grigio madreperlaceo, l’arancione, spesso il bianco perchè generatore di esperienza sempre diversa, il fucsia ed alcuni punti non violenti di viola, il magenta, il rosso ed alcuni tipi di celeste anche nei suoi possibili “incroci” con alcuni toni di verde e del giallo e con i colori da essi derivabili, oltre a certi tipi di marrone chiaro e sabbia. Mi piacciono anche alcuni teneri colori pastello.
    In sintesi mi piacciono i colori: credo che questo sia il concetto fondamentale, anche se non mi dispiace poi un abbigliamento sobrio nelle sue manifestazioni quotidiane ma sempre con qualche spunto di colore lievemente più vivace ed anche giocherellone. Senza riferimenti alla “moda” in quanto tale, poichè pur apprezzandola, non ho le competenze per poterne parlare in modo adeguato ma quindi ed invece piuttosto, in riferimento al quotidiano di ognuno e di ogni giorno. Credo che la moda ed i trend che essa tende a creare attraveso anche lo sviluppo di sapienti “brand” meriti un discorso a parte, per quanto collegabile, in vario modo ai temi dell’Anima sulla quale essa in modi diverse deve , vuole e e va ad incidere, a seconda del prodotto. Concludo dicendo che ormai da molto tempo per stimolare la vendita di un prodotto, non solo se ne scelgono sapientemente i colori già prima della campagna pubblicitaria ed i modi in cui esporli a livello pre-vendita ma anche che quando essi sono poi esposti, a seconda dell’atmosfera emotiva che si vuole creare nel potenziale acquirente verso il prodotto di un dato colore e tessuto, nell’ambiente in cui esso si trova vengono emesse, per colpire l ‘aspetto più primordiale- e quindi meni controllata- dell’emotività umana, collegata al cervello primitivo, al primo paio di nervi cranici,cioè al bulbo olfattivo e, quindi in modo diretto, al sistema limbico, delle fragranze che creano delle suggestioni evocative – ad es. di alcuni bei ricordi – che spingono sapientemente, nei termini desiderati dal venditore, l’acquirente proprio verso quello specifico prodotto, talvolta soddisfatto(naturalmente, la mia è solo una estrema generalizzazione perchè l’argomento in sè, è molto più ampio e meritevole di una trattazione a parte anche per comprendere i nessi che vi sono tra queste ed altre strategie di marketing, la psicologia, l’antropologia e la sociologia, insieme alla pedagogia intesa come” educazione a” . In definitiva, ora però, mi pongo anche questa domanda: in che modo le strategie organizzate per orientare l’individuo verso un determinato prodotto con una specifica materia e specifci colori fino all’acquisto dello stesso, riescono nel loro manifestarsi finale, ad entrare in un rapporto sano ed evolutivo con l’ndividuo o, viceversa, in un rapporto malsano e regressivo con l’individuo e con la sua Anima, facilitando o rendendo nel primo caso più accessibile un’esperienzaa interna caratterizzata da una migliore armonia tra diversi aspetti della personalità tra cui appunto il Senex e Puer e nell’altra, invece, una forte o relativa disarmonia tra queste due parti, che uniscono e stimolano saggezza e desiderio di gioco, Senex e Puer…i due archetipi strettamente connessi alle tematiche e dei messaggi dei colori.

    Grazie e scusatemi per essermi prolungata ma il tema del colore e tutto ciò che vi è legato è davvero affascinante e ricchissimo di spunti relativi ad eventi e ricordi, più o meno narrabili nelle loro diverse forme dallo scritto alla poesia, al disegno ecc…

    Un caro saluto a tutti/tutte

    Elisa

  4. nadia Maggio 4, 2011 at 11:25 pm

    Io vedo l’arcobaleno, guardo il verde e blu, sento il nero, il bianco nel inverno mi riscalda.

    • Pier Pietro Brunelli Maggio 6, 2011 at 8:22 am

      Molto sintetico il suo commento, ma esprime bene i modi soggettivi di ‘sentire’ il colore e certe sue qualità sinesctesiche (di interazione tra i sensi).

      • cla Febbraio 12, 2012 at 3:34 pm

        IL MIO COLORE E IL VERDE E IL NERO,MA NON VEDO PIU I COLORI,DOPO UNA SEPARAZIONE DI 20 ANNI,E SONO SOLA SENZA UN AIUTO,AVEVO TROVATO UN COMPAGNO MA MI PICCHIAVA SE NON FACEVO QUELLO CHE DICEVA LUI,QUESTO X ME è STATO UN TRAUMA,DA 55KG,ORA PESI 40,PUR MANGIANDO,IL TRAUMA MAGGIORE è STATO IL COMPAGNO,SOLO KE NON SO SPIEGARMI XKè PENSO ANCORA A LUI,NONOSTANTE LE BOTTE,I PUGNI.GRAZIE

        • Pier Pietro Brunelli Febbraio 13, 2012 at 7:59 am

          Lei deve fare una terapia e frequentare gruppi di auto-aiuto e centri per le donne, non so dove abita lei, ma ce ne sono e si deve informare, anche presso le ASL e il medico curante e con Internet. I colori ci sono bisogna togliere i rovi che li hanno coperti e fare una dieta giusta per recuperare la forma. Quando lei veramente incomincerà ad amare se stessa di più, con pensieri, parole ed opere , molte cose potranno cambiare e in meglio.

          Un caro saluto

          P.B.

  5. Maddalena Mesto Maggio 3, 2011 at 6:51 pm

    I colori per me rappresentano le varie fasi e i vari momenti della vita! …
    Il mondo è arcobaleno…..I colori sfiorano l’anima, toccano tutte le corde delle emozioni.. Io adoro il rosso, l’arancio e il rosa:)

  6. Vincenzina Pace Giugno 26, 2010 at 9:07 pm

    Molto, molto interessante…..
    Qualche tempo fa ebbi a scrivere nel mio blog un post che avevo intitolato ” I colori di dentro”. Lo può leggere qui:
    https://manou_manouche.blog.tiscali.it/?s=i+colori+di+dentro

    Mi chiedo: possiamo subire condizionamenti da piccoli anche verso i colori che poi “sentiamo” come i nostri preferiti, oppure il colore fa parte del bagaglio per cosi dire “genetico” e inconscio?
    Grazie

    • Pier Pietro Brunelli Giugno 28, 2010 at 3:24 pm

      Certamente tutti i nostri gusti sono influenzati dall’educazione e dall’ambiente. Tuttavia io credo che l’attrazione verso certi colori dipenda anche dal carattere. A questo punto nasce la disputa tra innatismo e ambientalismo. Io avendo un orientamento junghiano credo che la psiche non sia una tabula rasa, ma che si fondi sugli archetipi (qualità praeformandi) dell’inconscio collettivo. Vi è dunque un innatismo inteso nel senso che nasciamo che determinate predisposizioni a pensare e ad agire, poi vi è un ambientalismo rispetto al nostro regire soggettivo. Quindi il carattere è in parte innato e in parte modellato dall’ambiente, con ciò possiamo ipotizzare che anche i gusti si evolvano in tal senso, e così anche determinate attrazioni verso i colori. Tuttavia l’attrazioner verso certi colori dipende anche dallo stato d’animo o da un periodo di vita particolare. Quindi non si può dire con certezza che un certo colore piaccia tutta la vita, ci’ dipende anche da quali valori simbolici e ideali associamo a quel colore. La sua domanda è quindi molto interessante, ma per rispondere occorrè disambinguarla, in quanto un conto sono i colori come sensazione primaria e un altro conto se li intendiamo come simboli di valori e significati.

  7. Pier Pietro Brunelli Giugno 23, 2010 at 11:24 am

    Gentilissima,

    visto che ami i colori nella moda ti consiglio un mio libro che tocca quest’argomento, anche con bellissime foto e che in parte è stato pubblicato da google al seguente indirizzo

    Emotional trend: psyche > creativity > beauty to fashion – Risultati da Google Libri

    https://books.google.it/books?id=JOZAEfM31SMC&printsec=frontcover&dq=Emotional+Trend+Brunelli&source=bl&ots=8PC44GgM31&sig=GiW7z5BxQXY4yEiCE8sNdgex2ZY&hl=it&ei=AO4hTNKNJMrcsAaIgJHlBQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CCcQ6AEwAw#v=onepage&q&f=false

    Mi piacerebbe avere un tuo parere rispetto alla possibilità di mitigare uno stato di malessere psicologico da ‘ansia’ o da ‘depressione’, con i colori del vestire.

    Un caro saluto
    Pier Pietro Brunelli

    • zecapagodinho Giugno 23, 2010 at 6:56 pm

      Molto interessante dottore!
      Se davvero ci tiene posso solo dirle che ho il colore nelle vene da quando sono nata, ho regalato tutto quello che avevo ma il colore continua a esserci, non si è esaurito. Credo che il mio narcisista fosse daltonico, sono stata fortunata perchè non ha capito che era la cosa più preziosa che avessi e me l’ha lasciata!
      Forse perchè il colore allontana i vampiri così come la luce? Dopo la separazione da mio marito mi sono volutamente vestita con colori i più sgargianti, mi mettevano allegria e la trasmettevano a chi mi stava vicino. Era il mio modo per tenermi sù. IL COLORE è VITA!! ma lei li vede i colori della natura?
      Eppure vedo tanta gente vestita solo di beige o di nero!!
      E poi la fantasia è importantissima! Sentirsi liberi e non costretti è fondamentale, attraverso il colore, la musica, il ballo…….la fantasia!!

  8. zecapagodinho Giugno 19, 2010 at 8:01 am

    Il colore è magia e vita.
    Pensi che io mi nutro di colori come un manipolatore affettivo si nutre dell’anima della gente……credo di essermi salvata grazie ai miei colori!

    • Pier Pietro Brunelli Giugno 19, 2010 at 9:44 am

      Raccontaci di più della tua esperienza sul colore. Come lo vivi? Come lo esprimi? Perché secondo te fa bene? Grazie. Ciao

      • zecapagodinho Giugno 20, 2010 at 5:00 pm

        Prima di tutto me ne nutro. Ci sono periodi ad esempio che ho bisogno di rosso e allora lo indosso, vado in giro per negozi solo per guardare capi rossi e quando trovo il rosso che cerco ne sono appagata. Altri periodi amo il verde e allora faccio così con il verde. Poi faccio gli accostamenti, usando sempre un criterio sentimentale che sento avere potere curativo per la mia anima. Cerco sempre colori allegri, difficilmente uso il nero, tranne in periodi molto introspettivi e comunque sempre abbinato con colori molto brillanti e luminosi. Insomma, non uso mai i colori a caso. Poi naturalmente dipingo!!! Penso che il colore sia curativo, penso che trasmetta vita e gioia.

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