I vampiri amorosi possono essere di sesso maschile o femminile, sebbene vi siano teorie più o meno misogine o più o meno misandriche che tendono a rivendicare ‘la caccia al vampiro’ più tra gli uomini che tra le donne, o viceversa. Nella mia pratica clinica ho avuto modo di constatare che le donne sono più disponibili ad ammettere di essere state vampirizzate, mentre gli uomini tendono, per orgoglio, a celare quanto loro è accaduto. Devo però aggiungere che tra le donne vi è una maggior tendenza al vittimismo, e quindi a considerarsi vampirizzate, anche quando si tratta di sofferenze dovute ad incompatibilità di carattere o ad equivoci della vita sentimentale.
A questo punto vorrei chiarire con decisione quanto peraltro ben sanno colore gli psicoterapeuti di orientamento junghiano, e cioè che le metafore tratte dai miti e dalle fiabe non devono mai intendersi in modo rigidamente concretista, ovvero in riferimento al genere sessuale. Una figura mitica femminile può rappresentare il femminile nell’uomo – che Jung chiamava Anima; così come una figura mitica maschile può rappresentare il maschile nella donna – che Jung chiamava Animus[1].
Detto ciò, qui di seguito qui di seguito riportiamo un’antica leggenda riferita ad una ‘vampira amorosa’ con l’intento di offrire uno sguardo mitologico sulla vampirizzazione amorosa che riguarda il femminile come il maschile.
La ricerca di rimedi e pratiche per curare persone colpite da vampirizzazione amorosa è una questione cruciale in molte leggende e fiabe sui vampiri che servivano per consentire un’elaborazione terapeutica di situazioni e vissuti negativi e traumatici. Ciò ha quindi una particolare analogia con la cura di persone cadute vittima di ‘sortilegi amorosi maligni’, dovuti a manipolazioni seduttive e vampirizzanti.
Un’antica leggenda su una ‘vampira amorosa’
Una delle più antiche figure di vampiro amoroso femminile di cui siamo a conoscenza, viene narrata da Filostrato in Vita di Apollonio da Tiana. [2] Quindi ricordiamo ancora che la figura femminile vampiresca che compare nella seguente citazione, non è da intendersi nel senso del genere sessuale, ma nel senso di una formazione psicoide ‘vampireggiante’, che può essere presente nella donna come nell’uomo. Ecco la storia:
Tra i discepoli di Demetrio di Corinto v’era Menippo di Licia, giovine di venticinque anni, eletto di spirito e bellissimo di forme, simile ad un atleta per bellezza e portamento. Si credeva che Menippo fosse amato da una donna straniera, e questa donna era detta bellissima e stravagante, oltre che molto ricca: ma non era nessuna di queste cose, se non pura apparenza.
Un giorno che Menippo camminava da solo lungo la strada che reca a Chencrae, un fantasma di aspetto femminile gli era apparso, gli aveva stretto la mano e gli aveva detto di amarlo da molto tempo. Aveva aggiunto di essere fenicia e di vivere in un sobborgo di Corinto. Dicendogli il nome del sobborgo, aveva aggiunto:”Vieni a trovarmi questo pomeriggio e mi ascolterai cantare. Ti offrirò da bere un vino quale non hai mai gustato. Non avrai rivali sulla tua strada, e vivremo insieme felici: io che sono bella e tu che lo sei quanto me”. Il giovane si lasciò lusingare da queste parole, perché, pur avendo abbracciato la filosofia, pur tuttavia era dominato da Eros.
Andò quel pomeriggio alla casa indicata, e per molto tempo frequentò la donna come amante, senza mai dubitare che non donna fosse, ma uno spirito immondo. Un giorno Apollonio prese a scrutare Menippo misurandolo con lo sguardo come fa uno scultore, e dopo averlo studiato a lungo, gli disse: “Sai tu, che sei bello e desiderato dalle donne più belle, che abbracci una serpe, ed è una serpe che ti abbraccia?”.
Menippo rimase attonito, e Apollonio seguitò: ”Tu hai una donna che non è tua moglie: ma pensi forse che lei ti ami?”. “ Certamente!” rispose il giovine “lei si comporta con me come fa una donna che ama”
“Intendi sposarla?”
“Si: è fonte di gioia sposare una donna che ama”.
Apollonio replicò:” Quando celebrerai le nozze?”:
“Presto” ripose il giovane “forse domani stesso”.
Apollonio attese il giorno della festa nuziale e quando i convitati furono giunti, entrò anch’ egli nella sala.
“Dov ‘ è la bella per la quale siamo venuti?”
“ Qui” disse Menippo alzandosi e arrossendo in volto .
“E di chi sono l’ oro e l’ argento e tutti gli ornamenti della sala?”
“ Di mia moglie” rispose il giovane “ io non possiedo che questo” e mostrò il suo mantello.
Apollonio, rivolgendosi allora a tutti, chiese: “ Conoscete il giardino di Tantalo, che ad un tempo esiste e non esiste?”.
“Si “ risposero gli ospiti “ lo abbiamo letto in Omero, perché non siamo mai scesi nell’ Ade”,
“ Lasciatemi dire, allora “proseguì Apollonio “che queste decorazioni sono simili ad esso: sono soltanto l’ apparenza insostanziale di una sostanza. Perché possiate comprendere meglio, sappiate che la seducente fidanzata è un Vampiro, una di quella Empuse che il popolo chiama Lamie o Mormolyce. Anche i Vampiri sono attratti dal sesso: ma ancora più amano il sangue e la carne umana, e usano il sesso per intrappolare coloro che vogliono divorare. La donna allora grido: “Taci e vattene via!” E si mostrò indignata per quelle insinuazioni, scagliandosi contro il filosofo e chiamandolo insensato . Ma, all’ improvviso, le coppe che sembravano d’ oro e i vasi che sembravano d’ argento svanirono tutti; scomparvero anche, dopo il discorso di Apollonio, tutti i coppieri, i cuochi e i servi.
Allora lo spirito immondo finse di piangere supplicando di far cessare i tormenti che l’ avrebbero costretto a rivelare la sua vera natura. Ma Apollonio insisté finché quello non confesso di essere un Vampiro che aveva invischiato Menippo coi piaceri del sesso per poterne poi divorare il corpo. Infatti, per nutrirsi, lei sceglieva sempre i giovani belli e forti, perché hanno il sangue assai fresco.
Questa antica leggenda ci dice dunque di quanto sia radicata nella psiche umana – e quindi di quanto sia archetipica – la figura del ‘vampiro amoroso’; inoltre ci fa comprendere che il ‘vampirizzato/a’ non è solo una vittima passiva, ma anche un’inconscia vittima di se stesso, che proietta una sua fantasia amorosa malata e immatura su un vampiro/a amoroso. Questa proiezione è possibile solo se in qualche modo il fantasma del vampiro/a amoroso è già presente nell’inconscio della ‘vittima’. In buona sostanza vi è come un incantesimo fantasmatico, segreto e maligno, che induce a lasciarsi vampirizzare da un vampiro amoroso. Abbiamo osservato più volte di come tale sortilegio amoroso malefico debba considerarsi opera di una collusione tra il ‘vampiro interiore’ del partner vampirizzato e quello del partner vampirizzante. Apollonio riesce a far aprire gli occhi al ‘vampirizzato’ affinché possa ritirare la proiezione – quindi confrontarsi con il suo vampiro interiore e sottrarsi da un partner che appare come l’incarnazione di un vampiro amoroso. Uno psicoterapeuta immaginale deve dunque riuscire – attraverso un dialogo immaginale, ma anche aperto e solidale ai bisogni espressivi e di ascolto del paziente – a sviluppare l’impresa ‘vampiricida’ di Apollonio, volta a detraumatizzare e a liberare il cuore e l’anima, la mente e il corpo, dei vampirizzati nell’amore.
Il vampirismo: malattia della specie umana
In questo capitolo ci soffermiamo a considerar e alcune specificità e differenze tra la vampirizzazione maschile e quella femminile. Quella maschile appare diversa da quella femminile in senso psicologico e culturale, sebbene poi ‘junghianamente’ dovremmo sempre ricordarci di considerare il maschile e il femminile dal punto di vista degli archetipi e dell’inconscio, che vanno oltre la nozione di genere sessuale intesa biologicamente. Intendo dire che certe figure immaginarli e certe considerazioni che ne derivano possono riguardare l’Anima femminile dell’Uomo e l’Animus maschile della donna.
Per cui i fenomeni di vampirizzazione osservati ne ‘mondo interiore’ e in senso archetipico, possono rivelarci che il ‘vampiro amoroso’ che affligge una donna è un’espressione di aspetti femminili negativi nell’uomo, di converso quello che affligge un uomo è un’espressioni di aspetti negativi maschili in una donna. Nel corso della mia attività clinica, ho potuto osservare che, mentre la vampirizzazione femminile tende a possedere l’anima dell’uomo, per poi poterlo sfruttare e dominare prevalentemente nella sostanza (relazione di comodo o di sfruttamento), la vampirizzazione maschile sembra voler ‘violentare’ l’animo femminile per poterlo poi devastare spiritualmente (per un delirante bisogno di potenza fallico narcisista).
La vampirizzazione al maschile ha una sua morbosa, ma anche grossolana specificità, in quanto, a differenza di quella femminile, viene considerata nell’immaginario quasi come una sorta di prodezza, mentre quella femminile viene demonizzata nell’immagine della strega o della ‘donna perduta’ o ‘poco di buono’. Ci troviamo ancora in un mondo affine a quello del grezzo dongiovannismo, dei seduttori seriali, di quelli che attraverso il potere e i soldi, ma anche attraverso mezzucci più modesti come le chat e le comparsate modaiole nei locali di grido, cercano di portarsi a letto quante più donne possibile. Questi uomini ‘donnaioli’ possono recare delusioni amorose più o meno spiacevoli, ma non necessariamente un vero e proprio ‘trauma da Narcisismo’, giacché la vampirizzazione consiste in un gioco di manipolatorio corteggiamento che le donne intuiscono, e al quale possono anche decidere di accettare acconsentendo ad un rapporto sessuale, senza che ciò poi si sviluppi in una relazione affettiva, così’ come il ‘vampiretto’ voleva lasciare intendere. Sarebbe comunque opportuno che l’educazione e la morale ‘sessuale e sentimentale’ dei giorni nostri fosse davvero libera e aperta, in modo che il corteggiamento possa essere vissuto con minori ambiguità e inibizioni. Nonostante tanti tabù abbiano ceduto, resiste il cliché dell’uomo che pur di portarsi al letto una donna racconta un sacco di balle e simula un’affettività che non ha. Ciò può provocare una forte delusione qualora una donna si trovi in una condizione psicologica tendenzialmente depressa, o già turbata da precedenti delusioni affettive. Alcune donne possono vivere il dongiovannesco corteggiamento maschile in modo alquanto vittimistico, ingenuo e frustrante, con il risultato di provare una condizione di disagio, repulsa, inaffidabilità rispetto al mondo maschile in generale: ‘gli uomini son tutti uguali’ incapaci di amare e interessato solo agli aspetti sessuali, e in definitiva, bestiali, della relazione erotica.
La morale sessuale consente ormai da tempo anche alle donne di ‘conquistare sessualmente’ gli uomini, nel senso di proporre un’esperienza sessuale che non comporta lo sviluppo di una relazione affettiva. Tuttavia le donne sono più chiare, non hanno bisogno di simulare sentimenti che non hanno, ma ciò è possibile anche perché gli uomini si sentono onorati dal desiderio sessuale che una donna può provare nei loro confronti. In effetti c’è da sempre, e ancora oggi c’è, una cultura maschile che appoggia i seduttori seriali, il cui narcisismo fallico si esprime nel dare il meglio di sé (sic) in quanto ‘sciupafemmine’ e ‘gallisti’ per ogni occasione. Costoro, come ben si sa, sono galvanizzati dall’immagine del play boy e da una cultura misogina e sessuomane da caserma, ovvero da calendario sexy nel negozio del barbiere e nell’officina del meccanico. Questo narcisismo insito nel maschile come retaggio psicoculturale, atavico e duro a morire, invita a considerare la donna come un animale da piacere, da procurarsi con vari tipi di caccia e di trucchetto. Ciò non va confuso con un bisogno maschile di vivere la sessualità in modo più disinibito e liberatorio, indipendentemente da legami e vincoli sentimentali, cosa che, peraltro, è sempre più sentita anche dalle donne. Intanto l’emanciparsi del mondo omosessuale viene spesso rappresentato e immaginato come la libertà di trasgredire senza freni e vincoli sentimentali e morali.
Mentre invece, come è naturale, anche nell’amore omosessuale si possono osservare dinamiche narcisiste e borderline vampirizzanti. Intanto la cultura più consumistica e massificante della moda, della TV , del cinema, della letteratura e del fumetto, ha esaltato secondo diverse fasce di pubblico le prodezze del maschio nelle sue vesti di seduttore seriale, insieme a quelle della donna, rappresentata come sempre più sessualmente vorace. Insomma, per varie ragioni la sessuomania imperante ha favorito lo svuortamento di senso della relazione erotica, ed ha in tal modo generato un’ottimo terreno per la fioritura di bellissimi, ma velenosi narcisi (in effetti dal fiore di Narciso, nelle cui foglie e bulbi è contenuto la narcisina, un potente veleno). Ad un livello meno commerciale e consumistico, e quindi più aristocratico, la seduzione al maschile – come affermazione di una fallocrazia liberatoria – si ispira ad un’estetica e ad un’etica tipicamente narcisistica. Basti pensare a tante uscite di D’Annunzio e dei suoi cultori dannunziani che deplorano il legame amoroso con il femminile e considerano assai più nobile aggirarlo con l’avallo di elucubrazioni di questo genere:
Una sola donna? Tutte le donne? O nessuna? Qui sta il gran nodo. Una sola, ed ecco la morte del desiderio; tutte , ed ecco il satirismo; nessuna, ed ecco mali maggiori. Chi vorrebbe infatti, soffrire la reprobazione del mondo, l’indebolimento del suo corpo, la lenta decadenza del suo ingegno, la rinunzia di ogni bene futuro, i disinganni rapidi e continui, la nausea che fa ottuso tutto l’essere e la gelosia che l’arde e tortura, s’ei potesse liberarsi abbandonando semplicemente l’amore? E chi vorrebbe star soggetto alla tirannia d’una creatura malvagia, puerile, flebile e variabile, se la tema di un supplizio più grave non turbasse la sua volontà e non gli facesse preferire i mali della passione all’orrore ch’è in un letto gelido e in un’anima sola? Così il sentimento ci fa vili. I più gagliardi si snervano tra le pieghe di una gonna. Tutti i più alti sogni d’uno spirito eletto cadono nei cerchi che segna il respiro della bocca amata. E la volontà, disutile come una spada di falsa tempra, pende vanamente al fianco di un inerte.” Dal Breviario mondano (Arnoldo Mondadori), raccolta di scritti giornalistici di G. D’Annunzio negli anni 1882 – 1893.
La maschia fascinosità del ‘vate’ rivela un pensiero anale, basato sul controllo, la diffidenza, il dominio, piuttosto che, su un’effettiva virilità psicologica, matura, genitale, spontanea, che è quindi capace di amare e di vivere la relazione con il femminile senza bisogno di difese fallocratiche e di invasamenti narcisistici. Intorno a queste deformazioni maschiliste narcisistiche, tra impotenza e potere fallico, tra bisogno della donna madre-santa e della sua punizione come strega-prostituta, vi sono molte figure della seduzione maschile vampireggianti[3].
Una di queste è proprio lo stesso Dracula, che pure riesce a succhiare perversamente il collo della fanciulla che gli si offre in preda ad un qualche inconfessabile turbamento dei sensi e dell’anima. L’immaginario psicoculturale che esalta il narcisismo maschile attraverso un dongiovannismo tendenzialmente vampireggiante è un fattore che in qualche modo contamina tutti gli uomini, e con il quale tutti gli uomini dovrebbero fare i conti per potersi ‘individuare’ secondo una virilità autentica e liberata.
Del resto anche nella donna vi è un vampirismo specifico sia latente, e sia conclamato, ed ha un carattere tipicamente esibizionistico, fino al culto della propria immagine attraverso il quale vuole vedersi ed essere vista come una diva. E’ così che dal mondo delle soubrette e dell’avanspettacolo prolificano le ‘vamp’, parola che nasce da una contrazione della parola vampiro. Ammaliatrici e conquistatrici che si industriano di ridurre il maschio alla loro mercé. Costoro si identificano con immagini di marca e di moda nelle quali attraverso certi caratteri felini e notturni la donna viene rappresentata come dominatrice che fa del maschio il suo giocattolo. Una festa come Halloween ha avuto una grande diffusione ‘mondiale’ facendo leva sulla figura della vampira sexy quanto crudele. Intanto prolificano film, fumetti, libri e serial TV dove la figura del vampiro si erotizza e diventa sempre più espressiva del lugubre, ma seducente intreccio che lega amore e morte. L’eros viene rapito da una morbosa e necrofila fascinazione narcisistica per l’inorganico, per l’esangue, per un modo di essere, di apparire e di fare che appare freddo e privo di vita.
Tutto ciò si enfatizza in una certa cultura narcisistico-consumistica del femminile, attraverso la fascinazione estetico-pornografica della moda e della cosmesi. Neppure il burlesque riesce a riscaldare l’estetica di morte della vampirizzazione, infatti dietro al glamour dei corpetti, delle giarrettiere e delle lingerie più bizzarre si percepisce il gelo del vuoto e dei corpi senz’anima. E’ così che le donne si autorizzano, si affannano e si industriano a diventare vampire per ‘fregare’ il vampiro maschio e trasformarlo a sua volta in una preda da vampirizzare, ma al costo di dover combattere una disperata lotta per la concorrenza tra vampire.
I giochi al massacro tra i generi sessuali, o di rivalità tra persone dello stesso genere, esasperano la frustrazione, l’invidia e la rabbia narcisistica, con il risultato diffondere ulteriormente comportamenti e dinamiche vampirizzanti nella vita amorosa. Delle rivalità vampirizzanti si lamentano prevalentemente le donne; mentre gli omosessuali, uomini e donne, soffrono ovviamente di svariate forme di vampirizzazione legate all’omofobia, oltre che per quelle che si sviluppano nelle dinamiche amorose vampirizzanti tra persone dello stesso sesso.
Vampiri maschi: violentatori dell’anima e dei sensi.
La specificità della vampirizzazione al maschile sembra avere come suo proprium un delirante bisogno di potenza che si nutre attraverso la distruttività psicologica, morale e spirituale del femminile. La vampirizzazione maschile esprime il bisogno di esercitare un dominio perverso su una donna sembra volersi impadronire dell’anima e dei sensi delle sue prede donne con diverse strategie. Essenzialmente queste strategie oscillano tra due poli: quello di una seduzione che si esprime attraverso una qualche forma di sessualità perversa o anche attraverso una seduttività fascinatrice, ma senza sessualità – che possiamo riferire alla figura del ‘ vampiro bianco’. In entrambi i casi, seppure con diverse modalità, si attua una frattura nella relazione tra sesso e sentimento che risulta mortificante della libido femminile. A livello del primo polo – quello della sessualità perversa – accade che la donna innamorata conceda determinate pratiche sessuali aventi una qualche forma trasgressiva e perversa, considerando ciò come un modo di rendere più intima la relazione amorosa e quindi di fortificarla. Invece il vampiro considera che è grazie al suo potere seduttivo che riesce ad imporre certe pratiche erotiche perverse.
La perversione sessuale viene proposta in modo ricattatorio nei confronti della donna, la quale finisce con l’accettarla soprattutto per poter mantenere una relazione sentimentale.
Il maschio gode di questa sottomissione del femminile, e con ciò mette in atto una perversione morale, più che sessuale, la quale non ha nulla a che fare con una liberatoria complicità volta ad una trasgressione delle regole. Si verifica quindi la condizione per cui l’uomo tende a demolire la dignità di una donna attraverso pratiche sessuali umilianti, aventi lo scopo di traviarla, di mortificarla e di violentare i suoi sentimenti amorosi. D’altra parte una donna innamorata può trovarsi nella condizione di abbandonarsi a giochi erotici perversi che pure le piacciono, ma non intendendo con ciò di farsi umiliare nella sua dignità di persona e nei suoi sentimenti. L’immagine è quella di un vampiro maschio che, attraverso una sessualità perversa, riesce a travolgere una donna confondendola nei suoi sentimenti e nella stima di sé, e rendendola quindi perversamente dipendente da un uomo al quale deve protendersi con un traumatica intensità passionale al fine di riscattare la sua anima. In tal modo la donna giunge ad amare il suo perverso vampiro fino alla follia, in quanto vorrebbe essere contraccambiata con reciproco amore per ottenere una specie di catarsi purificante dell’anima. Ma invece si sviluppa un gioco mortificante, dove la posta è sempre più alta, durante il quale il vampiro amoroso, a causa della sua fondamentale impotenza erotica, mira a svilire e a deturpare sempre di più la donna attraverso un misto di sessualità perversa, valorizzazione e minaccia abbandonica, fino a dissanguarla psichicamente e poi ad abbandonarla.
In genere le donne che cadono in questa ‘attrazione fatale e perversa’ hanno un qualche problema complessuale con il padre, in quanto maschile non ben interiorizzato, e che quindi non le fa sentire sufficientemente protette e degne di un’equilibrata relazione amorosa con gli uomini. Un assurdo senso di colpa interiorizzato, a causa di un fallimento della relazione con il padre, di cui la donna non ha colpa, può quindi condurre la donna a farsi vampirizzare nell’anima e nei sensi, attraverso una deformante relazione perversa tra sesso, sentimento e dignità. Tutto ciò, ovviamente, in campo clinico, va indagato e approfondito caso per caso, ed anche in tal senso una psicoterapia poetica e immaginale può far emergere vissuti, dubbi e ansie che altrimenti potrebbero essere difficilmente esprimibili per una donna (come del resto anche per un uomo) a causa di tabù, vergogne e sensi di colpa. A livello del secondo polo – quello del ‘vampiro bianco’ – abbiamo tutti quei casi in cui il vampiro amoroso maschio riesce ad insinuarsi in una qualche ferita narcisistica della donna attraverso un attaccamento che nega e castra la sessualità. Vi sono poi forme oscillanti tra i due poli, ove il vampiro amoroso si muove con un’estrema ambivalenza ricattatoria, tra sessualità concessa e sessualità negata.
Talvolta però la vampirizzazione è solamente ‘bianca’, messa in atto con la castrazione totale della libido femminile. Si pensi al Diario di un seduttore (1843) di Søren Aabye Kierkegaard, che attraverso il suo protagonista – Giovanni – elabora ad un livello di grande raffinatezza la figura del dal Don Giovanni: il leggendario cavaliere spagnolo, prototipo dei molteplici tipi di libertini immorali che godono a far soffrire psicologicamente le donne. Ne seguiranno i vari tipi di Casanova, e tutti quei personaggi maschili che sempre vengono ricompaiono nell’immaginario della lettura e el cinema il cui obiettivo non è solo quello di andare appresso alle donne e sedurle per una smania sessuale, ma anche quello di possederle e traviarle spiritualmente, con o senza sesso, per il gusto più o meno folle e crudele e sofisticato, di vampirizzare le donne. Ecco allora un’emblematica frase pronunciata dal nostro raffinato (e psicotico?) Giovanni del Diario di un seduttore:
Penetrare con lo spirito nell’essere di una fanciulla è un’arte, ma saperne uscire è un capolavoro.
Il ‘vampiro bianco’ vuole ‘penetrare solo attraverso lo spirito, l’anima di una donna’ con lo scopo di avvilirle il cuore, di violentarla psichicamente, facendola innamorare senza poi concedere che la relazione si incarni e diventi autentica e naturalmente erotica e libidica. In tal modo la umilia nella desiderabilità del suo corpo, ma anche nei sentimenti, giacché la donna si sente inadeguata e insufficiente per via di un attaccamento amoroso che per qualche ragione (quelle del ‘vampiro bianco’) non merita di poter essere vissuto nei sensi. Nel contempo il ‘vampiro bianco’ riesce a provare una sorta di sadico godimento, per una sorta di potenzialità orgasmica che tiene per sé, in quanto suo strumento di dominio, potenzialmente adoperabile con tutte le donne, giacché non vien veramente concesso a nessuna. Così si industria la strategia vampirizzante di questo ‘vampiro bianco’ sull’onda dei pensieri maniacali del Giovanni:
Ecco come si incomincia. Si neutralizza la sua femminilità con l’ironia […] la si destabilizza cambiando continuamente strategia, creando confusione, alternando sentimento e distacco, prestandole attenzione e poi mostrandosi indifferenti, irritanti, e poi di nuovo interessati. La donna deve sentirsi turbata, smarrita, del tutto disorientata.
Che cos’è questa se non violenza psicologica, mobbing di coppia, o vampirizzazione amorosa? Sbagliano ingenuamente quelle donne che vedono nel vampiro maschio soltanto uno che le imbroglia per portarsele a letto, si tratta di uno che vuole molto di più, uno che è mosso dal folle bisogno di renderle folli per devastarle spiritualmente nel cuore, nella loro forza di vivere e di amare. Si tratta di un bisogno narcisistico e borderline di dominare la psiche del partner, fino poi a volerla violentare, distruggere, traumatizzare per nutrirsi del suo sangue psichico che sgorga più vivo e più dolce dal cuore, dalla sua capacità di amare. La malata dinamica vampirizzante di certi maschi vuol punire la donna, distruggerla nell’amore, così svilendola sentimentalmente e sessualmente sente di poter meglio godere del suo corpo, si sente più potente.
In qualche modo il vampiro amoroso maschio di ogni genere, castra la libido femminile e rendendo ambigua la relazione tra sesso e sentimento. Possiamo in generale considerare che per una ragione inconscia e complessuale, nevrotica, borderline o psicotica – comunque su base narcisistica (come disturbo più tipico della relazione e dell’incapacità di amare) – questo vampiro maschio deve vendicarsi delle donne per difendere o riparare il suo inconscio attaccamento immaturo e disturbato alla madre. In buon sostanza, il vampiro esprime un condizionamento che deriverebbe da un qualche problema complessuale irrisolto, più o meno serio, con la madre e con la sfera genitoriale. In effetti si diventa vampiri e ci si rende disponibili ad essere vampirizzati, sia come uomini e sia come donne, come risposta patologica a condizionamenti disturbanti relativi all’infanzia e alla sfera affettiva genitoriale. Soffermiamoci ancora sulla storia di un ‘fantasma materno’che induce il maschio a diventare molto peggio di un vampiro amoroso. Stiamo parlando cioè di uno psicopatico, che uccideva le donne che considerava attraenti.
Ci riferiamo al più grande thriller cinematografico di tutti i tempi: Psycho (1960) di Alfred Hitchkok. Questo film ha catturato l’immaginario collettivo proprio perché fa leva sul fantasma materno nella psiche del figlio maschio. Ricordiamo che il protagonista – interpretato dal bravissimo Anthony Perkinsn – finiva con l’uccidere le donne dalle quali era attratto, in quanto dentro la sua mente psicopatica sentiva la voce della madre morta che gli ordinava di attuare il femminicidio di ogni donna alla quale si sarebbe potuto legare amorosamente. Naturalmente qui stiamo considerando una figura dell’immaginario filmico che ha il compito di generare un ingigantimento estremo del campo immaginale, per far comprendere attraverso un caso estremo come e fino a che punto può agire il fantasma materno in un uomo. Questi non arriverà a diventare un femminicida, ma se il fantasma materno è del tutto irrisolto e non elaborato può arrivare abbastanza facilmente a diventare un vampiro amoroso. Nel caso di un fantasma materno introiettato come ‘mammismo’ – una relazione immatura di attaccamento e ricatto affettivo madre-figlio – l’uomo tenderà inconsciamente ad uccidere la psiche femminile e quindi a rendere ‘invivibile’ la relazione con una compagna. D’altra parte un’immaturità o una problematica tra il figlio maschio e il materno, non sufficientemente elaborate, possono indurre nel maschio un ‘fantasma materno’ che induce ad uno Psycho di segno opposto, cioè una ferita narcisistica che poi lo renderà facile preda della vampirizzazione femminile.
Vampiri femmine: lacrime, bile e sperma.
Quando un uomo viene vampirizzato da una donna avvengono molte reazioni morbose, nella sua anima e nel suo corpo. E’ come se la linfa vitale si decomponesse e il sangue portasse la morte invece che la vita. In questo capitolo scegliamo di impiegare la metafora dei fluidi che animano il corpo umano, non solo il sangue, ma anche le lacrime, la bile e lo sperma. Un uomo vampirizzato può scoprire che la sua resistenza a piangere si spezza. Le lacrime escono dai suoi occhi, il suo pianto può diventare come quello di un bambino disperato che non trova più la madre. D’altra parte la vampirizzazione femminile è possibile solo perché la ‘vampira amorosa’ è riuscita ad indurre nell’uomo una sensazione di tepore e di tenerezza materna e figliale che poi violenta psicologicamente. Nei primissimi tempi della relazione amorosa la donna narcisista o borderline vede nell’uomo una figura d’amore e di protezione che potrebbe veramente guarirla dalla sua impossibilità di amare. Le sembra di innamorarsi, fa di tutto per dare questa impressione a se stessa e all’uomo, quindi se un uomo è nella condizione di innamorarsi si sentirà perfettamente da essa corrisposto. L’uomo, che poi sarà vampirizzato, riconoscerà in quella donna la sua stessa anima, venuta a lui per guarirlo, per donargli quel calore e quella passione che da tempo cercava e che credeva di non poter mai trovare, a causa della sua pregressa ferita narcisistica. La vampira amorosa, convinta di voler provare ad amare, e che quindi non finge totalmente, ma solo accentua la sua passionalità, viene considerata dall’uomo con ferita narcisistica l’elisir che curerà tutti i suoi mali. Ciò determinerà un attaccamento pulsionale, appassionato e romantico, che ha la stessa forza di quello di un bambino verso la madre alla quale aveva dovuto rinunciare, in quanto ambigua, ambivalente, carente e disturbante nell’amore materno.
L’uomo che si lascia vampirizzare in una relazione amorosa è quindi soggiacente ad un ‘complesso materno’, che è rimasto irrisolto anche perché il padre non ha saputo compensarlo fornendo una buona possibilità di dialogo e di identificazione con un maschile maturo, capace di autonomia e autodeterminazione, e quindi di vivere l’amore secondo un principio di reciprocità e di interdipendenza consapevole e non coattiva. La ‘vampira amorosa’, nella fase di conquista e di ricerca della sua propria guarigione, farà sentire l’uomo come il suo eroe, capace di soddisfarla come mai nessun altro nei sensi e nei sentimenti. L’uomo sentirà che la sua vita diventa più serena, ciò che un tempo gli provocava rabbia, cioè la bile, l’umore nero, sembra essere defluito in una qualche provetta interiore dalla quale non potrà uscire mai più. Ed è come se questa provetta fosse custodita da lei, dall’amata vampira che in quel momento prova davvero ad essere tanto innamorata, e pare riuscirci. Un altro fluido, questo è propriamente maschile – lo sperma – incomincia a fluire e a zampillare con un doloroso fulgore, oppure diventa uno sterile grumo, in quanto non è solo il prodotto dell’eiaculazione, ma come diceva Dante, riprendendo le teorie sull’embriogenesi di Aristotele è ‘sangue perfetto’, che deriva dal cuore… un cuore che perde sangue amoroso maschile: sperma.
Sangue perfetto, che poi non si beve
da l’assetate vene, e si rimane
quasi alimento che di mensa leve,
prende nel core a tutte membra umane
virtute informativa, come quello
ch’a farsi quelle per le vene vane
(Purgatorio, XXV, versi 36-41)
Lo sperma, come seme della vita umana, contiene in potenza non solo la vita biologica, giacché unendosi alla donna trasmette anche la forma dell’anima.
Ancor digesto, scende ov’è più bello
tacer che dire; e quindi poscia geme
sovr’altrui sangue in natural vasello.
Ivi s’accoglie l’uno e l’altro insieme,
l’un disposto a patire, e l’altro a fare
per lo perfetto loco onde si preme;
e giunto lui, comincia ad operare
coagulando prima, e poi avviva
ciò che per sua matera fe’ constare.
(Purgatorio, XXV, versi 44-52)
Il natural vassello è l’utero femminile. Nella teoria embriologica medievale , lo sperma – attivo – si unirebbe al mestruo femminile – passivo – dando luogo alla vita, creando così un coagulo che è l’embrione, ma nel quale è già instillata l’anima dallo spirito divino. Queste immagini possono essere considerata fantasie, sogni, narrazioni, simboli che erotizzano nel profondo la sessualità maschile quando l’anima, attraverso l’innamoramento, viene donata al femminile. Non sono immagini consapevoli in quanto ad elevata poeticità, sono però immagini che palpitano nel cuore istintuale maschile, come una potente mistura di pulsioni e di affetti, di eccitazione e di quiete, di passione e di tenerezza. La psiche maschile viene per così dire impregnata di un liquore che porta ad un governo della linfa vitale secondo un potente, ma assai delicato equilibrio affettivo, emozionale e sessuale.
Le lacrime e la bile, non esisteranno più, nel senso che sono ben custodite entro rispettive ampolle amorose consegnate a lei, così lo sperma, come ‘sangue del cuore’ potrà essere attinto dalla virilità maschile e donato anch’esso a lei affinché sia potenzialmente possibile, con lei, generare la vita. Ciò non deve essere interpretato in modo concretistico, cioè come desiderio consapevole dell’uomo di avere figli dalla donna amata; questo desiderio ci può essere come no, ciò che conta è il suo senso iniziatico e animico: attraverso il seme del cuore l’uomo sente di voler generare anima vitale con la donna amata. La metafora dei liquidi al maschile che qui abbiamo prescelto va ancora sviluppata.
Il vasello, cioè il vaso, come immagine del femminile che contiene i liquidi vitali, si presta alle immagini che qui proponiamo sulla vampirizzazione femminile, ma ricordiamo sempre, che tutte le metafore che toccano l’immaginale non hanno un sesso concreto, sono piuttosto forme energetiche, che alchemicamente possono essere vissute nella psiche dell’uomo come in quelle della donna. Qui osserviamo che i liquidi dell’uomo come le lacrime – inerenti la tristezza – la bile – inerente la collera – lo sperma – inerenti il godimento dell’amore, ma anche la sua più alta funzione generatrice di vita – attraverso l’innamoramento sono ‘liquidi vitali’ donati al femminile che li custodisce nei suoi diversi ‘vasi’. Una metafora di questi vasi o ampolle o alambicchi, che custodiscono il senno liquido che gli uomini hanno perduto in quanto sono impazziti a causa di un innamoramento infelice, la ritroviamo ne L’Orlando furioso di Ariosto.
Era come un liquido diluito e fluido, destinato ad evaporare, se non tenuto opportunamente chiuso in un recipiente; e si poteva vedere in quella valle raccolto in varie ampolle, quale più, quale meno capiente, adatte a quell’impiego (Ariosto, L’Orlando furioso).
Sulla luna, cioè sul ‘pianeta’ dei lunatici, di coloro che hanno la luna storta, la luna nera, la luna stregata e delle arpie, la luna dei vampiri e delle vampire, sta il senno dei vampirizzati contenuto in strane ampolle di svariate forme e misure che, se vengono ritrovate, possono guarire le innumerevoli forme di follia, anche quelle dovute alla vampirizzazione amorosa. L’ampolla del perduto senno maschile è ormai finita su una tenebrosa luna femminile, la stessa che un tempo pareva una romantica luna di miele, e che si è trasformata nella luna di una ‘vampira amorosa’. In quell’ampolla ci sono lacrime, bile e sperma, e il tormento dell’uomo vampirizzato si caratterizza immaginalmente, ma anche attraverso l’esperienza traumatica, per l’impossibilità di governare la miscela corrotta e avvelenata di questi tre liquidi ‘impazziti’. Scoppierà a piangere a dirotto, marcirà nella sua rabbia impotente, e anche il suo sperma sarà percepito, emesso o non emesso, sotto il segno dell’impotenza, ovvero di diversi disturbi della sessualità maschile che potranno anche essere persistenti e cronicizzarsi.
Vi è una fase in cui la vampira amorosa godrà nel sapere che il suo ex piange, che si consuma nella rabbia, che è impotente e infelice. Alcune vampire amorose ritengono poi di poter meglio infierire con atteggiamenti e comportamenti volti ad umiliare la sessualità dell’ex partner, i suoi talenti e le sue aspirazioni, e la sua condizione sociale. Tutto ciò che un tempo, nella fase di innamoramento sembrava andare più che bene, e faceva sentire il maschio quasi come un eroe, se non come un dio, si trasforma in un’onta di svalutazione pestilenziale e mortificante.
Ma perché tanta crudeltà, tanta perfidia? Lo sappiamo, alla base c’è un disturbo della sfera psicoaffettiva di natura narcisistica e borderline, ma in termini psicodinamici possiamo dire che la vampira amorosa, inconsciamente, si sta vendicando sul suo compagno, di torti affettivi subiti nell’infanzia. Se suo padre ,ad esempio, non è stato capace di non farle pesare la competizione con la madre, o con altri fratelli e sorelle, allora la reazione narcisistica e borderline – nelle donne, come negli uomini – è quella di strutturare le relazioni affettive adulte in modo manipolatorio e opportunistico, fino poi a vampirizzare il partner nei modi psicologicamente più nefasti. Infatti nel suo cuore malato ogni vampiro amoroso crede che le sue diffidenze e difficoltà affettive acquisite nell’infanzia, siano dovute al partner, il quale durante i primi tempi della relazione avrebbe tenuto celate certe sue carenze e certi suoi deficit, perciò esso finisce per essere meritevole di ogni supplizio. D’altra parte più il partner viene destabilizzato e più risulta debole e negativo, perciò si genera un circolo crudelmente vizioso tra il bisogno di vendetta su un capro espiatorio, e il provocare in esso uno stato di prostrazione che diventa la prova stessa della sua negatività e la giustificazione motivante il desiderio di punirlo. Più il partner sta male e più merita di essere vampirizzato, in una crescente escalation di distruttività psicologica e morale. Le vampire amorose sanno quali sono i punti più deboli del maschile e quindi si accaniscano nel ferirli con umiliazioni e svalutazioni svirilizzanti e mortificanti la mascolinità.
Nelle fasi critiche della relazione, ma quando non è ancora giunta ad un acme di negatività, è come se giocassero ‘al gatto e il topo’, attraverso una mix di capricci seduttivi, diktat, cambi repentini di programma, appuntamenti mancati, ricatti e prove da superare, minacce abbandoniche e imposizioni che mirano a mettere il partner in uno stato di ansioso servilismo, quel che si dice ‘uno zerbino’ che, tuttavia ha sempre paura di finire tra gli stracci… e, infatti, così sarà. E’ vergognoso per un uomo ammettere di essersi lasciato trattare in un certo modo, ma il punto è che c’è arrivato senza quasi rendersene conto, giacché sulle prime gli sembrava di cedere per cavalleria, ma poi si trova a fare lo stalliere, il pupazzo, e così via… e non è un masochista, è solo un uomo che ha perso il senno a causa di una vampirizzazione amorosa, e che certo era a ciò predisposto, ma non per questo avrebbe meritato di essere dissanguato da una donna che sembrava amabile, e che poi si rivela essere una vampira amorosa. Ecco allora che la bile si introverte in vergogna, gelosia e ‘umiliazione’ (parola che deriva da ‘humus’, cioè terra e concime…); perciò la virilità va a terra, sottoterra, e lo sperma si ritrae dai suoi canali, e lacrime asciutte e invisibili piangono dentro (impotenza, collera, depressione)…
Il cielo si tappa il naso e la luna abbassa lo sguardo. Il vento ruffiano che bacia tutto ciò che incontra, si rannicchia ammutolito negli abissi per non sentire. (William Shakespeare, Otello, 1605).
Talvolta i pazienti maschi che vengono in terapia in seguito ad una vampirizzazione amorosa sono talmente scioccati dalle umiliazioni ricevute che non hanno il coraggio di riportare certe frasi e certi episodi che li hanno particolarmente feriti. Nel contempo la sfera psicosessuale maschile viene devastata anche a livello intrapsichico dall’invasione di fantasie sessuali passive e di triangolazione che per il maschio sono terribilmente umilianti. E’ assai comune, ad esempio, anche se viene nascosto persino in psicoterapia, che un maschio si senta compulsivamente eccitato da fantasie intollerabili inerenti la sua ex-compagna che va a letto con un altro uomo e compie atti erotici, più o meno perversi e fantasiosi, con particolare trasporto e complicità. Talvolta la vampira amorosa in modo più o meno esplicito fa in modo di far sapere al suo ex di come le sue esperienze sessuali con un nuovo partner fisso o occasionale siano davvero più eccitanti. Può allora anche dichiarare apertamente che ‘prima’ fingeva o si accontentava.
Nello stesso modo l’uomo vampirizzato viene svalutato nei confronti di un altro uomo per quanto riguarda la posizione sociale, l’intelligenza, il talento, la bellezza, la prestanza fisica. Questo trattamento che la narcisista patologica o la borderline riservano all’uomo da vampirizzare, viene somministrato in un crescendo che inizia con battute sarcastiche, frasi oblique e urticanti, fino alla violenza verbale e psicologica conclamata ed esasperata, secondo le modalità di contenuto sopra già riportate. Questa dinamica distruttiva e vampirizzante si sviluppa durante litigi e alterchi, ma anche a freddo, cioè attraverso irruzioni querulomani e provocatorie nei momenti di apparente quiete, quando la relazione, sebbene sia ormai già entrata in crisi, non si è ancora conclusa, e l’uomo è particolarmente incline a sopportarne le negatività, nel tentativo di ritrovare un dialogo riappacificante o almeno riequilibrante. Intanto continuano gli estenuanti tira e molla, le promesse non mantenute, le menzogne, le imposizione di atmosfere plumbee, le espressioni di insoddisfazione e di indifferenza, l’impiego della sessualità in modo ricattatorio e punitivo tra astinenza castrante e richiesta di prestazione in modo meccanico e raggelante, le sparizioni improvvise che lasciano intuire la frequentazione di altri ‘amici’ e ‘uomini’ mai conosciuti in coppia… Eppure, a tratti, viene mantenuto uno spiraglio che lascia sperare in bene, ad esempio un bacio, un’improvvisa disponibilità erotica, un sorriso o una frase accattivante.
La vampirizzazione amorosa del maschile, come del femminile, presume che la ‘preda’, per essere vampirizzata, debba essere messa nella disposizione di ‘offrire il collo’, quindi va tenuta in un’esiziale clima di perdurante seduzione e attaccamento, con un filo di fragile e ambiguo nutrimento affettivo, che serve ad alimentare la speranza dell’innamorato/a, al fine di poter meglio succhiare il sangue della sua anima. La metafora delle emozioni liquide che finiscono con il corrompersi e generare un liquame morboso nell’uomo vampirizzato a base di lacrime, bile e sperma si può ritrovare anche nel seguente passo di Marsilio Ficino (1433-1499) ,il quale è considerabile come il primo grande psicoanalista alchemico che si occupò dello psichismo amoroso.
[…] Tra le spetie della pazzia la più strana è quella affannosa cura dalla quale e volgari innamorati sono dì e nocte tormentati, e quali durante l’amore prima dalla collera s’accendono, poi s’affliggono dall’umore melancolico, onde in furia rovinano e quasi come ciechi non veggono in quale precipitio cascono […]. Marsilio Ficino, El libro de l’Amore CAPITOLO XII Del danno dell’amore volgare [4].
L’”amore”, e quindi la libido, lo sperma, precede la “collera”, cioè la bile, e poi l’”umore melanconico”, cioè le lacrime. Il vampirizzato si sente ancora innamorato della vampira amorosa, a volte si eccita pensando a lei, ma poi cade nella collera, quindi la odia e la respinge, viene preso da micidiali fantasie distruttive, poi però volge ad una fase depressiva e melanconica, quindi piange e si dispera. Effettivamente la fase più pericolosa è quella della collera maschile dalla quale poi potrebbe, in casi estremi, determinarsi il ‘passaggio all’atto’, e quindi l’insorgere di atti autolesivi e/o l’odioso fenomeno della ‘violenza sulle donne’ per motivi ‘passionali’ afferenti la ‘psicologia criminale’. In effetti le fantasie di vendetta dei vampirizzati sono assai comuni, nell’uomo come nella donna, e spesso sono vissute ad occhi aperti proprio come la possibilità di commettere atti di violenza, anche architettando piani, trucchi per non farsi scoprire o servendosi di sicari[5].
Fermo restando che tutto si arresti ad un livello di fantasia e che ogni passaggio all’atto sia categoricamente represso, subentra poi una fase depressiva, cioè le lacrime per la perdita dell’amata e anche per l’’esperienza interiore di averla odiata[6]. Il pericolo di questa fase depressiva sta nell’insorgere di ideazioni e azioni suicidarie[7] e di tentativi di automedicazione attraverso l’abuso di psicofarmaci e di sostanze psicogene, come alcool e droghe, con tutte le conseguenze che ciò può portare.
L’uomo vampirizzato entra in pericolosi stati deficitari dell’attenzione e delle sue qualità volitive e intellettive, rendendosi particolarmente esposto a incidenti, e ad un vistoso calo delle sue capacità lavorative. Tuttavia l’uomo vampirizzato, incurante di tutto ciò che avviene dentro e intorno a lui, nella sua salute psicofisica e nella sua vita sociale e lavorativa, si predispone a riparare ciò che ritiene di aver perso – l’amore della sua vita – a causa della sua propria negatività. Il suo ‘vampiro interiore’ lo affligge con sensi di colpa e tragici cali di autostima, e non gli permette di vedere il ‘vampiro interiore’ che con tutta evidenza c’è nella ‘vampira amorosa’ alla quale è legato. Perciò si impegna a fare di tutto e a rinunciare a tutto pur di riconquistare l’amore della vampira amorosa – come un bambino che deve ritrovare ad ogni costo la madre – intanto la ‘vampira amorosa’ attende questo processo, proprio per potersi rimettere all’opera e incominciare a vampirizzare di nuovo, come facevano le arpie, le quali attendevano che a Prometeo incatenato ricrescesse il fegato per poterglielo nuovamente divorare.
Ma dov’è che questo pover’uomo vampirizzato ha sbagliato? o ha il suo difetto? Cosa ha fatto di tanto orribile, per cadere in una trappola amorosa così traumatizzante? Abbiamo detto che l’errore di fondo è psicologico, e riguarda l’incapacità e l’immaturità nell’aver reso cronica la sua ‘ferita narcisistica’ originaria. E’ un errore inconscio, ma non del tutto incolpevole, è cioè colposo, seppure non doloso – che riguarda ovviamente anche le vampirizzate donne – ed è un errore per il quale si finisce con l’amare così poco se stessi per cui ci si può innamorare di un vampiro/a amoroso che dissangua l’anima. E’ questo l’errore da riparare e la ferita da guarire, allora la guarigione sarà possibile quando si capirà che essa non consiste nel curare la relazione con la ‘vampira amorosa’, ma nel prelevare dal veleno che essa ha inoculato il farmaco per guarire da una problematica pregressa, occultata e non curata. La ’vampira amorosa’ nel dissanguare compie un salasso e ciò consente di rigenerare sangue ‘buono’, sebbene occorrano anche diverse trasfusioni terapeutiche di nuovo ‘sangue immaginale’.
Queste sono metafore, ripetiamolo, che valgono anche nella terapia immaginale che cura le donne vampirizzate, alle quali abbiamo dedicato in modo più specifico il precedente capitolo. Nello specifico della terapia immaginale della vampirizzazione maschile concludiamo dicendo che bisogna analizzare e terapizzare i tre fluidi: lacrime, bile e sperma, affinché l’anima possa a ritrovare il sangue istintuale e spirituale che è impazzito ed è finito in un ampolla sulla luna femminile stregata (nel senso anche terapeutico della ‘strega maga’, che prepara pozioni e filtri di guarigione). Di questo prezioso sangue di amore e di vita, nel suo senso erotico e spirituale, parleremo dunque ancora nel prossimo capitolo, senza però riferirci in modo specifico al maschile o al femminile, ma al cuore di tutti gli uomini e di tutte le donne che vengono travolti dalla tragica esperienza della vampirizzazione amorosa: un ‘incubo reale’ che nessun linguaggio ‘medico-scientifico’ potrebbe curare e comprendere in tutto il suo orrore poetico, immaginale ed esistenziale.
Albedoimagination ringrazia
Giuliana Lisi – collaborazione redazionale
Teresa D’Anna – collaborazione iconografica
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[1]Jung individua nella donna l’Animus, che è maschile, e nell’uomo, l’Anima, che è femminile. Si tratta sempre di quella stessa componente archetipia della psiche che consente la conoscenza del mondo interiore e la relazione amorosa, che è poi conosciuta in termini poetici e anche religiosi come ‘anima’, ma che Jung vede come archetipi contro sessuali nell’uomo e nella donna. Perciò in estrema sintesi nell’uomo c’è un’Anima femminile, e nella donna un Animus che è maschile. Nella relazione amorosa la donna proietta l’Animus su un uomo, e viceversa l’Uomo proietta l’ Anima su una donna. Nel contempo Anima e Animus attraverso la ricerca dell’amore e dell’esperienza dell’innamoramento conducono ad una nuova esplorazione e consapevolezza del mondo interiore e del modo di percepire e vivere quello esteriore. Queste figure interiori di Anima e Animus possono essere lette anche nell’amore omosessuale gay e lesbo. In modo assai semplificato e sintetico, il punto è che nell’innamoramento proiettiamo qualcosa di noi stessi, relativo all’Anima/Animus, nell’altro/a che ha sua volta interagisce con una proiezione intermini di Anima/Animus. Un altro archetipo fondamentale che modula le dinamiche Anima/Animus è quello dell’Ombra, e qui diciamo solo che è quella parte della psiche ove prevalentemente risiede la figura immaginale del vampiro. Va poi ricordato che una proiezione amorosa corrisponde anche ad un’introiezione, dal momento che la persona amata diventa parte della propria psiche (un oggetto interno, non solo esterno). Tutto ciò è un’indicazione sintetica per meglio inquadrare il tema della vampirizzazione, e alcune sue specifità al maschile, come al femminile
[2] Filostrato fu un filosofo neopitagorico vissuto nel I sec a.C. Su incarico dell’imperatrice Giulia Domna scrisse la Vita di Apollonio da Tiana, conferendogli virtù messianiche e di saggezza, probabilmente anche per contrastare l’influsso della figura del Cristo sulla romanità.
[3] Vedi Ada Neiger (a cura di) Il vampiro, Don Giovanni e altri seduttori. Edizioni Dedalo 1998.
[4] Marsilio Ficino, El libro dell’amore, a cura di Sandra Niccoli, ed. Olschki, Firenze 1987. Nell’opera sopra citata Marsilio Ficino rielaborò le idee sull’amore di Platone espresse nel Convivio e nel Fedro, riprese poi nelle diverse teorie del neoplatonismo, che sono originariamente ispirate ai misteri ermetici e orfici sull’anima e il corpo. El libro dell’amore venne poi ripreso da Pico della Mirandola, Brembo e Giordano Bruno.
[5]Dalle fantasie di vendetta o di recupero di un relazione possono poi nascere attività di stalking. Ma ciò che è ingiusto è la pura criminalizzazione di alcuni gesti espressivi di un conflitto di coppia che sono di lieve entità, e che aprioristicamente vengono considerati punibili come l’esordio di potenziali escalation di effettiva violenza, abuso o molestia. Infatti secondo la legge sullo stalking si è ‘stalker’ anche qualora un uomo o una donna esprima il suo malessere al partner, o la sua voglia di riconquistarlo, con qualche telefonata o qualche mail di troppo. Ciò che invece sarebbe davvero necessario come vera prevenzione è la possibilità di rivolgersi a servizi psicologici e di mediazioni che servono a dirimere il conflitto di coppia e a orientarlo ad un confronto corretto. Ciò aiuterebbe enormemente a prevenire davvero la violenza di genere, laddove l’esasperazioni di leggi criminalizzanti e incoraggianti la giustizia pregiudizievole e sommaria non fanno altro che incrementare tensioni ed esaltare le menti più folli a fare del male e a impiegare malevolmente e pretestuasamente la legge e gli organi per la sicurezza. Sono in aumento i casi in cui le vampire e vampiri amorosi adoperano la legge sullo stalking a scopo non tanto preventivo, ma punitivo, e lo fanno tendendo apposite trappole, come quella di dare appuntamenti presso luoghi di lavoro o abitazioni proprio con lo scopo di poter poi denunciare come stalker, anche grazie all’aiuto di testimoni costruiti, l’ex che si presenta all’appuntamento. Sono poi piuttosto comuni i casi in cui la vampire e vampiri amorosi provochino deliberatamente e surrettiziamente l’ex in un locale pubblico o per la strada al fine di suscitarne una reazione aggressiva, quale quella di gridare o insultare. Rispondere ad una provocazione è comunque scorretto, ma non al punto di poter costituire la prova per incastrare un ex come stalker, rendendo così più probanti altri indizi recuperati da quel periodo di normale conflittualità che c’è tra tutte le coppie in crisi o che si lasciano. La vampira o il vampiro amoroso – narcisista o borderline – tende spesso a far passare vittimisticamente come un calvario il conflitto da esso stesso provocato come un calvario che ha dovuto subire ad opera dell’ex, che viene quindi criminalizzato e stalkerizzato per la vampirizzazione e la traumatizzazione finale. Ma si tratta di questioni assai delicate che vanno esaminate a fondo e che in genere riguardano maggiormente la vampirizzazione al femminile, che spesso si esprime anche attraverso false accuse di stalking. Ciò avviene anche nella vampirizzazione al maschile, ma in modo più contenuto in quanto l’attendibilità dei maschi che dichiarano di subire stalking è notevolmente messa in dubbio e sottoposta a maggiori verifiche, e spesso viene ritenuta apriori non credibile. Di fatto, per il benessere psicologico e la sicurezza di tutti, la legge sullo stalking va rivista, in quanto non tutela veramente le donne e, esaspera le tensioni, e per molti aspetti, criminalizza l’accusato ancor prima di potersi difendere ed essere giudicato. Ma la cosa più importante è che vanno incrementati sul territorio efficienti servizi di prevenzione e di assistenza psicologica per la coppia.
[6] Si ravvedono qui le fasi che secoindo la Melanie Klein il bambino attraversa in funzione dell’attaccamento materno. La prima fase è quella schizoparanoide, per cui l’oggetto amato che prima era vissuto come totalmente buono, diventa totalmente cattivo. In tal senso la Klein parla di scissione tra “seno buono” e seno cattivo”, così ché il bambino prova odio e fantasie distruttive verso il “seno cattivo”. Poi subentra una sorta di pentimento dovuta al fatto che l’oggetto amato viene recepito nella sua interezza e si teme di averlo perso a causa dei propri sentimenti distruttivi e di odio, per cui lo si vorrebbe riparare e recuperare. Nella fase depressiva quindi il bambino cerca in tutti i modi di rendersi disponibile affinché possa recuperare l’affetto della mamma. Nel caso di un uomo vampirizzati ciò avviene quando in tutti i modi vuole recuperare l’affetto della vampira amorosa… per tornare a farsi vampirizzare.
[7]I dati Istat del 2012 indicano che i suicidi maschili sono oltre tre volte quelli femminili. Non ci sono dati sulle motivazioni che rendono così alta questa differenza. Tuttavia ci sono buoni motivi per ipotizzare che i disturbi depressivi dovuti ai traumi amorosi possano essere fattori aventi un incidenza significativa, anche perché i maschi sono meno propensi a parlare dei loro problemi e a ricorrere a psicoterapie. Perciò cadono più facilmente in crisi acute e stati cronici di depressione in seguito a traumi amorosi e sono più propensi a fare ricorso ad automedicamenti e sostanze psicogene dannose e con effetti secondari, che possono incoraggiare la messa in atto di idee suicidarie.
20 Comments
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Invito a guardare i video della mia conferenza seminario AMORI PATOLOGICI https://www.albedoimagination.com/2016/04/amori-patologici-conferenza-di-pier-pietro-brunelli/
grazie dottore è davvero un bell’articolo. pian piano me li sto stampando e leggendo tutti, e in questo c’è tanto di quello che mi è successo. anche se troppo tardi sono contento di aver trovato questo sito, grazie ancora
Allora le auguro di trovare buone ispirazioni per ritrovare… se stesso.
Dottore mi scusi ma può succedere che la “vampirizzata” abbia come sintomi brividi freddi e poi calori, insonnia, tristezza e mal di stomaco mentre il ” vampiro” e’ assente ( perché si sta divertendo con la compagna ufficiale)?
Quando lui poi torna e c’è un contatto costante vi sono invece sintomi di benessere e tutto sembra di nuovo bello e ” reale”?
La ringrazio per la sua risposta; mi aiuta a capire meglio quello che mi sta succedendo.
Lo stress è le condizioni posicotraumatiche comportano sintomatologie fisiologiche, ma ciò deve essere valutato anche dal medico. Bisogna prendersi cura di se stessi, anche recandosi dal dottore a chiedere consiglio. La psiche ne trae un beneficio ogni volta che si instaurano relazioni di fiducia, comprensione e aiuto, anche ovviamente, quando ciò riguarda la salute fisica.
bello, l’ho pubblicato sul mio profilo facebook! però mi chiedo, dopo una esperienza simile con persone di questo tipo, come se ne esce? come si fa a tornare a vivere una vita serena?
Gentile Dott.Brunelli,
>
>ho letto con estremo interesse suo articolo relativo a disturbo
>narcisistico di personalità e mi ha aiutato a non tracollare mentre mio
>partner mi lasciava al telefono in modo definitivo, per la seconda volta.
>Il suo articolo mi ha offerto una chiave di lettura diversa della mia
>relazione che oramai entrambi definivamo in realtà malata, in realta piu
>lui che io, perche io mi opponevo strenuamente ad una etichettatura cosi
>invalidante. Vorrei se possibile richiedere sua opinione sulla storia.
>
>Ho 40 anni, da 4 mesi vivo in una altra città dove mi sono trasferita in seguito alla
>relazione che ho iniziato con lui e che mi ha rivoluzionato esistenza. Lui
>ha la stessa età, fa l’assicuratore e insegna musica. Lo conosco
>nella nostra comune città di origine, durante vacanze Natale, tre anni
>fa; si è da poco separato; sua moglie , compagna storica da 17 anni, lo ha
>lasciato per un collega di lavoro, mentre era da poco più di un anno nata
>la loro figlia; ora lei convive felicemente con questo uomo con cui da un
>anno hanno avuto nuova figlia. Lui era provato nel fisico e nell’animo,
>smagrito, tormentato quando lo rivedo dopo 3 mesi, perche stava affrontando
>separazione e trovando nuova casa nella città dove si era trasferito per
>seguire lei che aveva vinto concorso all ‘agenzia entrate; aveva lasciato
>il suo lavoro di team leader in una azienda per seguire lei (che
>a quanto dice lui era invidiosa del fatto che lui avesse un lavoro migliore
>del suo anche se era laureata). Quando lo rivedo a agosto si era ripreso,
>abbastanza sereno, e parlava della moglie con distacco e senza dolore,
>dicendo che non le interessava piu, non provava piu nulla; che era un
>rapporto iniziato in adolescenza e che si era trasformato diventando una
>sorta di spenta routine. Io a mia volta convivevo con mio ragazzo storico
>da due anni; ragazzo introverso, poco propenso al dialogo, con cui il sesso
>era abbastanza penoso e non mi sentivo abbastanza donna , ma a cui volevo
>gran bene, perché era mio compagno storico da quando avevo 23 anni e lo è
>stato per 12 anni, con due anni di separazione in mezzo voluti da me,
>perche non riuscivo a comunicare con lui, che non era geloso, passionale e
>mi faceva fare tutto quello che volevo; non era abbastanza uomo con lui.
>Conosco quest’altro e gli confido l’infelicita sessuale che
>contraddistingue la mia attuale relazione, i miei tradimenti moltepiici, la
>mia sofferenza nel non essere considerata agli occhi del mio uomo come
>volevo; scatta tra noi una passione incredibile, sesso alle stelle (lui
>pero a differenza mia non mi rivela gran che del suo passato, anche alle
>mie domande se avesse mai tradito la moglie risponde una volta si e una
>volta no; la sua autovalutazione di responsabilità è superficiale: non le
>ho fatto mancare nulla, mi sono trasferito per lei, a volte dice che
>l’aveva forse trascurata per dedicarsi a musica e che tra loro sesso era
>disastro). Lascio il mio ragazzo , cambio casa, vado a vivere da
>sola; lui fa su e giu tutti i weekend dalla città dove vive (4 ore macchina); rimane nel frattempo senza
>lavoro, rimane per lunghi periodi da me, prova a cercare lavoro da me, dice
>che è disposto a trasferirsi da me, anche se ha la figlia li, e che
>dobbiamo assolutamente trovare soluzione perche cosi lontani non si puo
>stare. Fa sembrare possibile ogni cosa, ogni ostacolo; io sono la cosa piu
>importante per lui; è disposto a risposarsi, io sarei una madre
>meravigliosa; dice che il suo sogno era vivere una famiglia unita, visto
>che lui non l’aveva avuta a causa della morte prematura del padre a 8 anni
>e della madre poco presente perche lavorava per tirare avanti la famiglia.
>Mi piace tanto lui, la sua devozione, i viaggi che fa per me; mi sento viva
>e importante; io che ho sempre avuto fragile autostima e sofferto
>terribilmente alla fine delle mie storie quando venivo abbandonata,
>probabilmente a causa di un padre padrone, che mi ha continuamente svilito,
>sottoposto a violenze fisiche, anche in pubblico, e verbali e che non mi ha
>mai mostrato affetto; mia madre ansiosa, iperpresente, con grado di
>sopportazione infinita delle vessazioni provenienti dal marito, che ha
>sempre cercato di ricucire, operare la quadratura del cerchio, mettendo
>toppe sopra burroni, e che io ho visto sempre come vittima ingiusta da
>piccola, e odiato a tratti crescendo perche troppo debole e incapace di
>difendere me e tre miei fratelli( questo quadro mio familiare, abbastanza
>disturbato, poco dialogo , iperprotezione ansiosa da parte di mamma,
>autoimmmolata al ruolo di vittima sacrificale, e freddezza e egoismo
>assoluto da parte paterna, genitori punitivi e colpevolizzanti (tipo il caso clinico Piergiorgio che ha descritto in un altro articolo). Comunque, nonostante la storia parta
>con slancio e prospettive di felicità , io continuo a cercare contatto con
>mio ex, mandando sms, chiamandolo di nascosto, perche avevo bisogno di
>sentire come stesse, forse perche mi sentivo in colpa per averlo lasciato
>dopo averlo convinto a convivere ed essermelo ripreso per la seconda volta;
>lui riesce a sgamare ogni mia mossa e si accorge di questi miei
>comportamenti facendomeli notare; io mi scuso, dico che lo faccio per
>affetto, ma lui estende controllo ad ogni mio comportamento. Guarda con
>sospetto qualunque figura di sesso maschile si avvicini a me, dal vicino di
>casa al medico di famiglia ; al collega di lavoro (con molti miei ex ero
>rimasta in amicizia e li sentivo ogni tanto, in rapporti assolutamente
>amichevoli, ma lui lo trovava sbagliato, immorale addirittura, e iniziamo a
>litigare spesso perche io non sono piu libera di essere come ero, ha da
>ridire su tutto, sulla mia adorata perugia, sulle mie amicizie disturbate
>secondo lui; per non litigare in continuazione ometto di dirgli cose
>secondo me irrilevanti, tipo che avevo chiesto al vicino di aiutarmi con la
>legna del camino; o che il medico era venuto a casa a farmi mesoterapia
>perche eravamo in rapporti di amicizia; poi lui arriva nel weekend, osserva
>e inizia pressing psicologico trovando legna nel camino e spingendomi ad
>ammettere che non la avevo accesa da sola; trovando siringa del medico e
>puntandomela contro, con lo sguardo trionfante, come se avesse trovato
>prova di un tradimento; ricordo perfettamente la sensazione devastante di
>umiliazione provata in quel momento; mi sono sentita condannata
>inesorabilmente
>per una chiacchierata amichevole o una terapia medica che avevo volutamente
>taciuto per evitare mi stressasse con malignita e insinuazioni sudicie; ho
>sentito l’angoscia di non essere creduta, di essere derisa e di non potermi
>difendere perche “se non me lo hai detto di sicuro avevi qualcosa da
>nascondere”; non riuscivo a difendermi dal peso delle sue accuse perche
>dentro di me sapevo che ero in colpa perche continuavo a cercare mio ex, e
>questo mi mandava in confusione con me stessa, perche nemmeno io capivo
>perche continuassi a sfidare la sua ira e mettere in pericolo rapporto per
>un semplice come stai? Tutto bene? Non volevo tornare con mio ex, eppure mi
>mancava qualcosa del mio rapporto di prima: li il problema con l’ex era il silenzio
>e vuoto di comunicazione, mancanza di sesso; eppure ora sentivo un calore che non avevo piu in mezzo al frastuono assordante di liti, accuse e provocazioni, e interpretazioni
>distorte delle mie azioni. Ma il sesso era fantastico e io mi sentivo pazza
>di lui. Mi ha convinto a provare concorso per vincere cattedra di ruolo in
>Emilia Romagna e poter vivere insieme li; erano solo 12 posti disponibili e
>sono arrivata 30sima dopo un anno studio disperato incoraggiata da lui; non
>avendo vinto l’alternativa era trasferirmi a Mantova distante solo pochi km
>da Parma dove potevo al 90 % diventare ruolo all’apertura graduatorie; nel
>momento della scelta, scelgo Perugia, perche non me la sento di andare a
>vivere in casa sola a Bologna, anche se lui mi dice che sarebbe stato
>sempre vicino e non mi avrebbe mai abbandonato; ho paura di dipendere solo
>da lui in una situazione di assoluta novità che mi avrebbe reso ancora piu
>dipendente di quanto gia mi sentissi; il giorno dopo mi chiama, io avevo
>incontrato mio ex in centro per parlare un poco con lui, lui mi chiede con
>chi fossi, mento dicendo che ero con mia amica, vuole che gliela passi;
>capisce che ero con ex e mi lascia in tronco insultandomi. Da quel
>momento dilapidazione psicologica, ogni volta che cercavo contatto,
>ripetendo e giurando che non lo avevo mai tradito, che mi dispiaceva per le
>bugie, che ero terrorizzata dalle sue reazioni, che non ero rimasta a
>Perugia come diceva lui per tornare con mio ex, reagiva con una veemenza
>micidiale chiamandomi falsa , ambigua, usando i tradimenti della mia storia
>di prima che avevo condiviso in amicizia con lui prima che iniziasse storia
>per tracciare di me un quadro che non mi corrispondeva affatto. Ho
>continuato da maggio a agosto a cercarlo ripetutamente, solo per ricevere
>insulti; mi ha abbandonato mentre assistevo mia cognata ad abortire senza
>farsi scrupoli, sono andata a cercarlo a parma due volte e mi ha rispedito
>al mittente in lacrime; dopo soli dieci giorni che mi lascia, mi scrive che
>è sereno e tranquillo, che io non lo meritavo, che stava gia sentendo una
>brava ragazza, che per ora non era niente di piu ma che sperava lo
>diventasse. Intanto io sprofondo in un buco nero di disperazione e
>ossessione, non riesco a mangiare, perdo peso, amicizie, voglia di vivere;
>cerco solo inutilmente di fargli capire quanto tengo a lui; quando lui mi
>lascia io smetto magicamente anche di pensare ossessivamente al mio ex, che
>pure era stato, almeno apparentemente, la causa della logorazione del
>rapporto; quindi mi convinco a poco a poco ce sono davvero pazza; nella
>testa mi risuona solo il tono enfatico delle sue accuse e parole feroci,
>falsa ambigua, poco seria, non mi riconoscevo in quel quadro, non l’ho mai
>tradito, eppure mi sentivo ridicola per tutte le bugie che gli avevo detto
>e che mi avevano tolto ogni credibilità perche, come diceva lui, alla fine
>chi gioca sporco tutto si ritorce contro. In una intuizione irrazionale e
>prova di indizi fondanti capisco con chi potesse avere stretto una
>relazione: una mia conoscente che gli avevo presentato io quando
>ci mettemmo insieme. Sprofondo nella confusione: come fa in cosi poco tempo
>a avere una altra dopo tutto quel controllo ossessivo su di me; e poi a
>distanza di 800 km che senso ha?
>Inizio a non capire piu nulla, mi avvicino a un ragazzo che frequento solo
>per dominare tempo e evitare di impazzire; temo quando andro a agosto nella
>piccola citta del sud da cui proveniamo entrambi di dover assistere davanti ai miei occhi alla loro
>relazione, chiedo ciclicamente a lui prima di scendere che mi accetti di
>vedermi per una spiegazione , che serve a me per andare avanti con la mia
>vita; ma lui implacabile, parole di distacco, rimprovero, rifiuto,
>disprezzo, di insinuazioni stonate e dissociate dalla realta “sono sicuro
>che stai andando avanti bene con la tua vita”, la stessa cosa mi aveva
>detto quando ero andata a cercarlo nella sua città. Li vedo insieme, mano nella
>mano, in discoteca, sprofondo; il giorno dopo trovo incredula sms sua che
>dimostrava che anche lui mi aveva visto, io non me ne ero accorta;
>attaccava con parole assurde: vedo che stai andando avanti bene , ti ho
>visto con uno, di sicuro è uno di questa estate, cmq mi ha fatto male vederti con un
>altro. Penso sia pazzo, ero con mio fratello e suoi amici in stato quasi di
>trance con faccia depressa per quasi tutto tempo. Accetto di vederlo…..e da
>li inizia tutto di nuovo; io lo supplico di perdonarmi, di credere che mai
>lo avevo tradito; lui dice che quando mi ha visto ha capito che stava
>facendo una cavolata, che di quella non gli era mai importato nulla, e che
>aveva chiuso in men che non si dica rapporti…. Eppure erano mano nella
>mano! Cmq torniamo a vederci ogni sera, ma lui continua a massacrarmi,
>ignorando l’evidente stato di stress in cui mi ha ritrovato, battendo
>sempre sugli stessi punti e dicendo agli amici che non mi ero voluta
>trasferire io che a questa ora avremmo potuto vivere vicini e che lui non
>crede avrebbe retto altri 3 anni a distanza; il destino rimescola le carte
>e a fine agosto mi convocano a bologna per il concorso che avevo passato e
>mi offrono posto di ruolo: glielo comunico pazza di gioia , e lui invece di
>essere contento reagisce perplesso, quasi preoccupato; sparisce dicendo che
>non era sicuro piu di niente , di noi; io dico che mi sarei trasferita
>comunque perche era un posto fisso; mi vieta di accettare cattedra a parma,
>perche diceva che era ancora troppo arrabbiato, che da settembre sua madre
>sarebbe andata a vivere con lui per aiutarlo a pagare spese , visto che la
>sua situazione lavorativa non si è ancora stabilizzata; che se fossi andata
>li mi avrebbe fatto del male, lo so (parole cattive, irrazionali) perche
>si conosceva; scelgo Bologna dove attualmente vivo dopo aver lasciato tutta
>mia vita e sicurezze. Ci siamo frequentati per altri tre mesi, dove io ho
>cercato di rassicurarlo, di capirlo, nonostante fosse sempre insicuro,
>venisse meno frequentemente, e se solo provavo ad avanzare pretese,
>ribadiva che le sue priorità erano figlia e madre, che per me aveva fatto
>gia troppo, etc; una sera mi telefona il ragazzo che avevo frequentato
>quando mi aveva lasciato, con lui presente; tremo pensando che avrebbe
>pensato chissa dove visto che ciclicamente continuava a chiedermi se lo
>sentissi(mi aveva costretto a confessargli se avessi frequentato qualcuno
>quando mi ha lasciato: dimmelo , dimostra che sei sincera una volta, se lo
>dovessi scoprire sarebbe peggio); vado in confusione, mi incarto fingendo
>di parlare con collega, mi massacra, insulta, nuovo addio, io lo inseguo,
>ennesima scena patetica dove piango e ribadisco mia buona fede davanti
>madre; la situazione sembra calmarsi; ma io continuo a sentirmi sminuita,
>subdolamente, stressata; stiamo bene un giorno, vado a scuola e torno che
>mi aveva aperto pc e non so come trovato un file scritto da me a inizio
>mese quando mio ex mi scrisse che era morta nonna e io mi ero sfogata
>scrivendo su un file mai inviato, che lo pensavo, ero triste e
>probabilmente con lui avevo trascorso periodo piu felice della mia vita ;
>lui trionfante di aver trovato la prova di tutta la mia falsità, mi guarda
>con compassione, dice di non essere arrabbiato, perche capisce che mi stava
>dando poco, mi suggerisce di andare a perugia a parlare con ex, io divento
>furiosa, sbraito, divento aggressiva; mi è successo diverse volte innanzi
>alle sue provocazioni di mettergli mani al collo; poi quelle scenate
>diventavano armi nelle sue mani per dire che ero disturbata mentalmente e
>che non potevamo stare insieme; ma io ero intrappolata in liti che lui
>stesso provocava dal nulla per supportare tesi che ero sbagliata per lui,
>nonostante tutti miei sforzi. Mi convinco che ho problema di disturbo
>personalita tipo borderline, dopo esitazioni, invio un articolo sul
>problema e gli atteggiamenti teatrali e ambivalenti del borderline, dicnedo
>di non usarli contro di me, e che forse ci avrebbero aiutato; mi chiama
>stranamente piu empatico dicendo che aveva pianto leggendo l articolo (ti
>amo ti odio amore borderline) perche si era sentito capito per la prima
>volta in vita sua in quello che aveva sopportato da quando mi aveva
>incontrato. Cerco di convincerlo a affrontare dinamiche comunicative in
>modo piu pacato e maturo, visto che le discussioni nascevano sempre da
>motivi irreali e pompati; ma poi lui la butta sul non essere sicuro dei
>suoi sentimenti; ha bisogno di capire se gli manco, io gli metto ansia con
>mie pretese (quali? Fa sempre come vuole lui io non ho piu potere); gli
>chiedo se anno prossimo potremmo pensare di vivere insieme, è turbato,
>farfuglia che ha troppi problemi al momento lavoro figlia mamma, se ne va;
>e non torna piu; mi lascia al telefono dicendo che è un rapporto malato;
>che aveva fatto leggere mio file sul pc (che aveva addirittura fotografato)
>al fratellastro (padri diversi) andato su da lui( 28 anni e separato dopo
>un anno di matrimonio) e non mi ama piu. FINE STORIA.
>
>In me stesse pazze dinamiche; piango per giorni, pensando alla crudeltà dei
>suoi modi e parole: se non mi ama piu che motivo ha per lasciarmi di far
>leggere una lettera privata e mai spedita al fratello ? Vado a Parma senza
>dirglielo, dico che voglio spiegazioni e che mi dica in faccia che non mi
>ama, vado li sapendo di umiliarmi ancora ma non ce la faccio a trattenermi
>pur sapendo esattamente quello che avrei ricevuto: parole di insulto, fai
>sempre le stesse cose, e piu fai cosi piu ti allontani da me, sei pazza,
>non ti amo piu, non voglio stare con te, impara a rispettare decisioni
>altrui. Sua madre nemmeno mi apre la porta. Continuo a protestare che si
>sta comportando da bastardo e mi sta distruggendo, scrivo email corredate
>di articoli su disturbo narcisistico di personalita e gelosia ossessiva
>perche provi a capire che le mie reazioni da matta sono innescate dai suoi
>atteggiamenti aggressivi e provocatori ma niente, ottengo risposte fulminati
>
>Dottore sono logorata, vivo da anni con ansia che la durezza delle sue
>parole e comportamenti hanno provocato entro me, il tono incalzante della
>sua voce risuona nella mia testa ancora lo sento, e da tempo non ho
>sensazione di rilassatezza; solo ieri leggendo per caso suo articolo e
>forum di testimonianza su questo maledetto disturbo narcisistico ho sentito
>quasi un click dentro che mi ha risollevato; il sollievo di riuscire a dare
>un nome a tutto questo vortice nebuloso che ho chiamato amore e mi ha
>cambiato.
>
>Alla fine lui trionfante se ne è andato ieri e mi ha lasciato dicendo che
>non è arrabbiato piu, cerca solo serenita che non riesco a dargli perche
>nostro è rapporto malato, e tutti e due siamo brave persone e abbiamo
>diritto a rifarci una vita. Cosa pensa di tutto questo? Che io gli abbia
>procurato e acuito ansia? Che mi abbia amato tantissimo come dice e che io
>con i miei comportamenti abbia contribuito a compromettere
>irrimediabilmente rapporto? E soprattutto ora pensa che sia sparito per
>sempre alla luce delle reciproche diagnosi di disturbo che ci siamo
>fatte?Alle mie ultime mail ha risposto cosi:
>
>
>
>da queste cose capisco che non sei normale …. perché una ragazza Sana e
>meno egocentrica non accuserebbe mai il suo ragazzo di gelosia dopo avergli
>detto tutte quelle palle .. tipo :
>il vicino che ti portavi in casa e me lo nascondevi. … I messaggi a
>quello con cui tradivi ex e tutti i tentativi di rimettersi con marco. …
>uscendo con lui e andando in piscina mentre ero a scuola di musica. ….. e
>tante altre cose…. sei stata troppo falsa con me .. non riuscirei più ad
>amarti ne a dimenticare perché per me sei così è resterai sempre.cosi.
>manda pure tutti gli articoli che vuoi ma da adesso non ti risponderò più.
>
>cara P mi dispiace per come stai … ho letto con attenzione la tua
>email con l articolo. … non sono un narcisista mi dispiace deluderti….
>sono un uomo che per 3 anni si è sentito un oggetto di piacere e preso in
>giro per l ambiguità continua della sua donna. … l unico errore che ho
>fatto è stato non lasciarti prima …. di sicuro soffrivo di meno .. …
>ricordati che sono stato sposato ed ho vissuto 17 anni con la stessa
>persona senza mai tradire…. la mia storia è finita 4 anni fa … dopo 4
>mesi sono ritornato a vivere la mia vita accettando tutto e ricominciare…
>l unica mia sfortuna è stata incontrare te….. che mi hai distrutto in 3
>anni… comunque prenditi le tue responsabilità e vai avanti se ci riesci.
>… pensa al tuo di passato… ma tanto da buona borderline scarichi sempre
>su gli altri. … se ti fa stare meglio fai pure … ma lasciami in pace…
>farò il modo che dopo le vacanze avrai la tua TV e il piumino. .. se mi dai
>Iban di faccio bonifico da 85 euro. … con questo abbiamo chiuso…..
>abbiamo finito di prenderci in giro…. spero che saremo più fortunati
>entrambi… io all amore ci credo da sempre… e se dovessi avere la
>fortuna di innamorarmi spero di essere felice .. come lo auguro a te. Mi
>dispiace sia finita così. . ma del resto quando c’è poco rispetto non può
>essere diversamente. ….. ho cancellato lettera … non ho bisogno di
>queste cose ora…. ricordati che se sono arrivato a questo è perche mi
>dovevo difendere dalle tue falsità e ambiguità. … ti faceva comodo a
>Perugia dirmi tutte quelle Cazzate .. tanto io non avevo le prove… dovevo
>andare avanti a sensazioni… e nonostante tu sbagliavi avevi anche il
>coraggio di accusarmi .. sei penosa che mi.mandi questi articoli scava
>dentro di te se ci riesci e vatti a curare …. inutile vederci martedì
>penso non dobbiamo dirci più nulla…
>
>
>
>mi ero dimenticata di dirle che dopo avergli comunicato mio dubbio di poter
>essere borderline, lui ha solo una volta addolcito tono e riconosciuto:
>probabilmente anche io ho tratti borderline” e mi ha mandato un video con
>intervista su disturbo borderline per approfondire, come se pero si
>trattasse di mio problema; responsabile del rapporto malato; nello stesso
>tempo cercava disperatamente un film consigliato : mia droga si chiama
>julie” perché voleva guardarlo in quanto consigliato dall’articolo, e si
>rivolgeva a me guardandomi come se io fossi un problema da cui non riusciva
>a liberarsi; una volta sola dopo avermi provocato e fatto piangere per ore,
>mi ha abbracciato e guardato disperato dicendo, mi devi lasciare stare.. io
>sono malato di nervi, ha farfugliato confusamente. E’ stata unica volta che
>gli ho sentito pronunciare una simile ammissione di colpa. Quindi lui si
>rende conto di essere fragile insicuro? Potrebbe tornare?
Mi è veramente difficile rispondere al suo caso. Occorre almeno qualche seduta di analisi per non risultare superficiale evasivo o inutile. La sola cosa che in termini psicologici si evince dall’abbandanza dei dettagli e dal fatto che lei parli solo ed esclusivamente di se stessa è che lei avrebbe tanto bisogno di un percorso terapeutico. Perché non prova a cercare un ambito dove ha ola possibilità di parlare con uno specialista di fiducia? La sua testimonianza qui, non è diversa da quella di tanti altri, solo che io raccomando sempre di ricordarsi che è importante anche intervenire per aiutarsi vicendevolmente, per dare ascolto e non solo per chiederselo “E’ DANDO CHE SI RICEVE” (San Francesco) – Ma io lo so che lei ora ha particolarmente bisogno di ascolto e invito a tutti a risponderle.
Io intanto le rispondo di aprirsi di più alla vita e a tutto ciò che può trovare di costruttivo, sano, utile e bello. Solo così potrà incontrare nuove persone, amicizie e ispirazioni. Non sto dicendo che deve essere risoluta e troncare con il passato se proprio non ce la fa, capisco che ci sono nostalgie, ricordi, malinconie e non è facile buttare vi tutto e cancellare tutto. Ma dobbiamo essere risoluti nel guardare e andare avanti, perché non esiste solo il passato, esiste anche il presente e il futuro. La patologia nasce quando siamo talmente legati al passato da non riuscire più a vedere né il presente e né il futuro. Lei si deve sforzare di creare nella sua vita uno spazio nuovo per il presente e il futuro, non più contaminato dai retaggi del passato. D’altra parte solo così le relazioni che hanno possibilità di recupero possono trovare una nuova prospettiva di rigenerazione e di crescita. Altrimenti si resta sempre tracimarsi nel solito stagno pieno di sostanze in putrefazione. Apra le finestre della sua vita, faccia entrare aria nuova, faccia pulizia, butti via le cose vecchie, faccia scorrere acqua nuova, e coltivi le spine dei rovi nel suo giardino, perché tra questi ci sono sempre anche le rose, o, altrimenti le more, che verranno più dolci e più grandi e faranno bene al cuore… un cuore che ora è troppo afflitto perché, per quanto non se ne renda conto continua ad autoaffliggersi e non sa che può fare altro… ma si può fare altro, si può trasformare la sofferenza nel presupposto di sacrificio per un nuovo amore… si può…provi a crederci.
e’ straordinaria l’ intensità e la forza di queste parole, che colgono cosi umanamente gli effetti dolorosi di queste relazioni. E’ un articolo scritto davvero con le lacrime e le emozioni di tutti i pazienti, che lei ha rispettosamente raccolto e versato nel grande fiume della comprensione, perchè la vita stessa torni a essere un fiume che scorre. Grazie
mi rivedo completamente ma attraverso il suo forum ero già consapevole grazie
“Caro papà,
Anche se non so se posso ancora chiamarti papà… allora inizio chiamandoti signore.
Caro signore che hai deciso di mettermi al mondo e lo hai fatto 36 anni fa; io nascevo con la speranza che ogni bambino nascituro coltiva con il primo vagito: vivere la propria esistenza con dignità e con l’amore di coloro che hanno dato forma a questo magico disegno.
Ecco… quel vagito era carico di sogni, di amore, di aspettative per il mio futuro.
Durante questi 36 anni tu non hai permesso che ciò accadesse.
Ricordi quando tornavi a casa la sera ubriaco e litigavi con mamma, dicendo che lei era la tua rovina?
Avevo più o meno 5 anni. Sentivo le tue parole e mi rannicchiavo nel letto, spaventata e inconsapevole di quanto dicevi. Inconsapevole del significato degli insulti che proferivi. Inconsapevole del significato delle minacce che sgorgavano incessanti dalla tua gola. Sorda al rumore delle cose che rompevi.
Ricordi quando mamma, in una sera di dicembre, è venuta a rapirmi dal sonno e mi ha fatta uscire di corsa, ancora in pigiama, dicendomi che dovevamo scappare?
Mi teneva in braccio, nevicava, e mi ha portata in un campo. Mamma mi diceva di alzare le braccia per confondermi con gli alberi, perchè tu ci cercavi, ma era meglio che non ci trovassi.
Eri troppo arrabbiato.
Il gelo di quella notte entrava nei miei piedi e da lì invadeva il mio corpo. I miei perchè. Le mie convinzioni: credevo che papà non potesse farmi del male.
Credevo che papà potesse solo amarmi. Credevo…. credevo nelle cose che solo una bambina di otto anni può credere.
Poi… quando hai deciso che questa famiglia non ti andava più a genio, perchè un’altra donna con la sua prole ti è parsa migliore, hai deciso che era ora di farmi conoscere l’inferno.
Compivo 18 anni quella sera, e se non fosse stato per mamma, adesso non ci sarei più.
Lo avresti fatto. Perché eri accecato dall’odio.
Ma può un figlio accettare di essere ucciso dal proprio padre?
Può una figlia anche soltanto ammettere che il proprio padre vuole distruggere lei e la propria madre?
Ci hai tolto tutto allora: sogni, felicità, pace. Hai proseguito i tuoi crimini impunito, perché sapevi recitare, avevi i soldi, avevi le risorse, avevi l’appoggio della tua “sacra” famiglia e dunque tutto ti era concesso.
La sera io e mamma ci barricavamo: un filo di luce per studiare, senza scarpe ai piedi, perchè, se avessi capito che eravamo presenti, avresti distrutto casa.
Come facevi sempre.
Avevi un’altra famiglia, però restavi sotto casa mia, in Via della Distruzione al civico infinito.
Il giorno in cui ti ho aperto la porta per la prima volta, dopo mesi di mattanze, eri inizialmente un agnello. Quando hai visto che ero sola, però, sei cambiato e mi hai lasciata a terra senza fiato: mentre ero attaccata ad un sacchetto per respirare, tu, temendo guai con gli avvocati, hai deciso che era saggio denunciarmi. Era saggio denunciare una ragazza di 18 anni per aggressione, così nessuno ti avrebbe incolpato. La legge ti avrebbe scusato ancora una volta.
Ricordi il giorno in cui ho fatto la maturità? Superati gli esami a pieni voti il tuo regalo è stato ritirare la querela: una gentile concessione da parte tua. Peccato che l’aggredita fossi io.
Tu hai sempre avuto la capacità di capovolgere la realtà.
Ricordi il giorno di Pasqua quando, rivolgendoti ad un amico, mi hai chiamata “bastarda” perchè non ti avevo fatto gli auguri?
Quel giorno, come tanti altri giorni, ero a servire i tavoli. Perchè tu non ci davi nulla.
Sai, caro signore, mentre tu mantenevi nel lusso sfrenato i tuoi figli adottivi, io di giorno studiavo all’università: quando il treno mi riportava a casa alle sei di sera, mettevo il mio grembiule bianco e diventavo cameriera.
Non ti ho mai chiesto nulla, perchè mi hai sempre detto che non si deve chiedere.
Mi guadagnavo la mia indipendenza, orgogliosa di dimostrarti che valevo qualcosa. Che ero capace di fare qualcosa.
Quanto ero ingenua.
Eppure, con la sua ingenuità, questa figlia è andata avanti, non si è scoraggiata. Ha creato la sua strada perchè, anche se tu sostenevi il contrario, dentro me quelle parole non vibravano: ogni volta che aprivi la tua bocca infamante, io rimuovevo, credendo nella favola di un padre amorevole.
Facevo questo perchè era questo che fin da piccola mamma mi aveva insegnato: “papà ti vuole bene, ma quando beve non è papà”. Ed era facile crederlo, perchè i padri dei miei amici erano dei veri padri. Questa convinzione ha fatto si che cancellassi tutto: non c’era bisogno di perdonarti, perchè eri il mio papà. E tu non chiedevi il mio perdono, non ti serviva, dunque, non era necessario.
Anche dopo, quando sono diventata adulta, non ho mai messo in discussione quella che per me era una certezza: che non mi avresti fatto del male.
Ho vissuto nel sogno che volevo vivere, perchè la realtà era troppo orrenda da accettare.
Ero una bambina nel corpo di una donna.
E tu lo sapevi, perchè neppure adesso ti sei fermato.
Anche oggi caro signore,
hai nuovamente abusato del mio amore. Della mia fiducia: hai deciso che è giunto il momento di prosciugare anche l’ultimo estremo lume del mio amore per te.
Hai raccontato tante, troppe bugie pur di soddisfare le tue ambizioni.
Hai perpetrato nuovi crimini sulla strada degli inganni.
Perchè meglio di me è anche il tuo figlio adottivo, colui che ha ammazzato due persone, che è finito in carcere per spaccio di stupefacenti, colui che è ritornato in carcere per evasione dai domiciliari. Pure lui, per te, è una persona migliore di me.
Ma, allo stesso tempo, non c’è nessuno meglio di me da poter torturare, sfruttare, odiare.
Sai, è proprio un peccato che poco tempo fa abbia incontrato un uomo proprio molto simile a te. Mi piaceva perchè rivedevo inconsapevolmente molte tue caratteristiche alle quali non sapevo dare un significato . Un posto.
Poi ho visto… e mi sono fermata.
Ho capito.
Ho scoperto che nel mondo esiste violenza.
Ho scoperto che non sempre coloro che amiamo ci amano… anzi, ci possono odiare.
Ci possono odiare al punto di desiderare la nostra distruzione, al punto di ingannarci sul lavoro, al punto di screditarci davanti ai fidanzati senza ritegno, al punto di tenerci bene isolate dal mondo, al punto da pretendere la rinuncia anche alle nostre ambizioni.
Possono odiarci al punto di definirci pazze.
Già… io sono pazza…. sono diventata pazza semplicemente perchè sono diventata consapevole.
Perchè ho capito che un padre può anche odiare un figlio.
Perchè ho capito che tu pensavi che io fossi una tua esclusiva proprietà: ricordi? Mi hai detto che solo tu disponi della mia vita. Mi hai detto tante cose, ma questa volta non ti sei nemmeno curato della presenza del mio compagno. Le dicevi e provavi un gran gusto nel dirle, perchè umiliarmi ti fa stare bene, ti regala tanta forza.
Dalla tua bocca, oltre agli sputi, è uscita la più nauseabonda fognatura che la natura umana potesse creare.
Ma questa volta, caro signore, non resetto più.
Ti è andata male: non funziona più.
Non mi impaurisci più.
Ora sono una donna nel corpo di una donna.
So che per te, la mia indiscutibile “colpa” è quella di averti finalmente detto “no. Io sono io. Io esisto. Io merito dignità”.
Merito di vivere una vita che non sia fatta di colpe. Perchè la sola reale “colpa” che posso avere oggi è di essere al mondo a causa tua.
La mia indiscutibile “colpa” è di non accettare più le tue offese, le tue minacce, la tua rabbia.
Il tuo indiscutibile “merito” è quello di avermi insegnato che l’inferno esiste. È reale. È sbagliato.
Il tuo indiscutibile “merito” è quello di avermi fatto capire che sono troppo per te.
Non sei degno del mio amore.
Non sei degno della mia riconoscenza.
Non sei degno di essere mio padre.
Questo oggi posso dire.
E lo dico a testa alta, consapevole del fatto che non ti devo nulla: nè amore, nè odio.
Devo amore a me stessa e a quella bimba violata che è riemersa dal passato. Quella stessa bimba che tu volevi annientare, ma lei è forte. Molto più forte di quanto credi. Lei ha resistito a tutte le tue angherie.
Lei è più forte di te.
Ed ora, lei è dentro di me, è al sicuro: non la puoi più avere.
La mia vita è mia. Solo mia.
Ricordalo sempre”.
Grazie Dott. Brunelli per questo articolo, leggendolo in questi giorni, in coincidenza con i miei “progressi”, ho trovato l’occasione per buttare fuori cose sommerse dal mio silenzio, sulle quali sto lavorando. Con forza e con molto coraggio, perchè, come vede, non è semplice.
Mi aiutano molto i Suoi contributi. Mi fanno riflettere. Mi stimolano a guardare il passato con nuove forze. Ed anche se ci sono giornate in cui la depressione sembra prendere il sopravvento, trovo lo spirito per reagire. Non mollo.
Quando ci siamo conosciuti, mi ha avvisata che sarebbe stato un percorso ad ostacoli: ed è vero. E’ proprio così. Ma sa una cosa? Sento che le mie gambe, adesso, sono ben saldate al suolo. E questo mi dona tanta fiducia.
Grazie di cuore, come sempre.
Serena
Cara Serena
straordinaria la sua testimonianza, di grande intensità narrativa e psicologica. Aiuta tutti noi a riflettere e soprattutto tutte le persone che hanno avuto importanti problemi e lacune con il padre. Ora le posso solo consigliare di leggere, se non lo ha già fatto, il seguente link sui genitori ‘problematici e disturbanti’ https://www.albedoimagination.com/2014/06/genitori-narcisisti-e-borderline-intervista-piewr-pietro-brunelli/ ma anche l’articolo sul padre che offre una riflessione sul senso archetipico e psicologico della figura paterna https://www.albedoimagination.com/2014/03/riflessioni-sul-padre-2/
E’ importante elaborare e comprendere la nostra infanzia e le relazioni problematiche e negative con i genitori. Lei ha le doti per questa elaborazione, tuttavia , potendo, è sempre bene sviluppare un dialo0go terapeutico e conoscitivo con una persona competente e di esperienza, che ci aiuta a trovare un punto di vista oggettivo e ad esprimere l’energia repressa e dolorosa acquisita in una relazione con un genitore – o entrambi9 – particolarmente problematica. Le auguro quindi di evolvere in questa via di consapevolezza e di liberazione dalla negatività, della quale ci ha raccontato in modo così espressivo e sensibile.
Un caro saluto
Grazie Dottore,
sto combattendo con tutte le mie forze per riuscire a superare quanto “visto”, elaborato. Dopo che si capisce, è difficile elaborare. A volte credo che sia come l’elaborazione di un lutto: sapere che la persona che credevi fosse tuo padre in realtà non è.
Sa, in tutti questi anni, ho sempre cercato di vederlo come volevo che fosse: ovvero idealizzavo in lui tutta quella serie di valori che stanno dietro a questa figura.
Difficile ora è staccare questi ideali da lui.
Non voglio rinnegarli, perchèse facessi ciò perderei grande parte di me stessa. Parlando con la mia terapeuta abbiamo proprio affrontato questo discorso che è facile a dirsi, ma difficile a farsi.
A tal punto che sono sprofondata nella depressione: non capisco che cosa mia stia succedendo. Non credo mi manchi la violenza, le offese, lo stress… anzi, da quando ho interrotto i rapporti con lui ho iniziato a vedere importanti cambiamenti nel mio corpo. Allora non so che cosa sia a determinare questo perenne senso di tristezza, questo mio sentirmi pesante, esausta. Ogni mattina lotto con me stessa per andare a lavorare, per accettare gli altri intorno a me. Ogni mattina lotto per vivere e dire a me stessa che c’è ancora tanto di bello nel mondo… ma poi, tutto svanisce in un lampo.
Ed io mi sento senza bussola. Senza campo magnetico che mi possa attirare fuori da questo inverno gelido, buio.
Mi chiedo se tutto questo sia normale, se sia giusto che il mio spirito risponda in tal senso alle “scoperte” fatte. Mi chiedo se riuscirò ad alzarmi di nuovo in piedi. Io lo spero tanto, ma oggi sento che mi mancano le forze. Tuttavia, dentro me stessa, da qualche parte so con certezza che mi riprenderò. Non so quando, non so come, ma so che ce la farò di nuovo. Come ho fatto da un po’ di tempo a questa parte, anche grazie a Lei. E’ forse questa cosa che mi spinge ad affrontare il mondo: sapere che ho l’amore di chi mi apprezza, sapere che merito questo amore, sapere che io, ed il mio amore, siamo qualcosa di prezioso anche per chi mi ama.
Un caro saluto,
Serena
Grazie! Se io avessi avuto l’opportunita di leggere un articolo su questo argomento qualche anno fa,mi sarei risparmiata molte sofferenze e guai! Grazie a lei di averlo scritto :)
chi trova questo articolo utile puo divulgarlo con i social network ad es. FB. In tal modo contribuirà a diffondere un messaggio di prevenzione e riflessione per tutti.
Interessantissimo e, sprattutto, molto attuale…. Ma a me sembra che il vampirismo sia molto piu’ diffuso fra gli uomini….
Molto interessante e molto attuale!! Il vampirismo maschile non e’ affatto diminuito..anzi mezzi come facebook permettono a questi vampiri di aumentare enormemente il numero di vittime,non perche agiscono su delle sconosciute, ma perche facebook e’ un ottimo mezzo per coltivare relazioni che giocano sull’ambiguita’ tra sesso e sentimento, coltivare il desiderio senza concedersi mai,creare confusione nella donna akternando sentimento e distacco,mortificare la sua libido,distruggerla nella sua psiche ecc.
Parlo per esperienza personale,purtroppo.
Un consiglio su come uscirne? Come combattere il vampiro se non puoi allontanarti da lui? Perche’ e’ un tui collega,per esempio? Grazie
ha letto l’articolo su questo argomento nel blog?
L’ho letto su facebook e l’ho condiviso!
Brava. Ha fatto una buona azione a condividerlo. Esorto tutti ad aiutare a divulgare certi temi con i social network. Un caro saluto