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“Non ti amo più; al contrario ti odio”

Riportiamo qui di seguito la sofferta lettera di un uomo alla propria moglie, che si rivela inaffidabile, ambivalente, abbandonica e al fine vampirizzante. Quest’uomo è un generale, si chiama Napoleone Bonaparte:

Non ti amo più; al contrario ti odio. Sei una disgraziata, realmente perversa, realmente stupida, una vera e propria Cenerentola. Non mi scrivi mai, non ami tuo marito; tu sai quanto piacere le tue lettere gli procurano, ma non riesci neanche a buttar giù in un attimo una mezza dozzina di righe […]. Attenta Giuseppina; una bella notte le porte saranno distrutte e io sarò là […]. Spero di tenerti tra le braccia quanto prima, quando spargerò su di te milioni di baci, brucianti come il sole dell’equatore [1].

Analizziamo un momento la storia d’amore che affliggeva la vita dell’invincibile generale. Napoleone visse intensi struggimenti erotico-affettivi per via del suo attaccamento alla consorte Giuseppina. Secondo alcune ‘leggende storiche’, Giuseppina, la bellissima creola venuta da oltreoceano al seguito del suo primo marito, poi decapitato nell’era di Robespierre, fece di tutto per far innamorare Napoleone, il quale cadde in una dinamica di dipendenza che possiamo definire vampirizzante.

Giuseppina era piuttosto opportunista e non disdegnava di trarre vantaggi nell’esercitare un calcolatorio charme per ingraziarsi uomini di alto rango. Aveva senz’altro le sue ragioni morali, emancipatorie e di riscatto, e del resto la sua fama di esperta ammaliatrice non le tolse quella di donna dotata di un’elevata sensibilità intellettuale ed estetica. Sfruttando le sue capacità, riuscì di fatto a diventare imperatrice dei francesi sposando Napoleone.  

Si dice che, per sposare la donna di cui era follemente innamorato, che aveva ben sei anni più di lui, Napoleone mentì sulle loro età nei documenti di nozze, per ridurre il divario. Il matrimonio affrontò subito la distanza per le campagne militari del generale e i reciproci tradimenti , eppure l’uomo che di lì a pochi anni avrebbe avuto quasi il mondo ai suoi piedi apparve sempre fortemente preso dalla storia d’amore e vinto dalla passione, come mostrano le sue lettere, le gelosie, le porte chiuse alla moglie in seguito alle scoperte dei suoi tradimenti.

Per Napoleone, che pure non mancava di misoginia e si concedeva passatempi libertini tra un’impresa di guerra e l’altra, Giuseppina rappresentava il vero grande amore dell’anima e dei sensi. Ciò però risultava scarsamente corrisposto e alquanto asimmetrico: nonostante il suo sommo potere, Napoleone era come tanti altri, un uomo che non riusciva a desistere da un innamoramento subito come doloroso e vampirizzante. All’imperatore dei francesi occorse molto tempo e molto struggimento interiore prima di decidersi a divorziare, e quindi, almeno formalmente, a sottrarsi da una relazione sentimentalmente penosa. Ma anche in seguito al divorzio, l’immagine di Giuseppina tornava a visitare le tenebre della sua anima, come una sorta di vampiro psicoerotico.

Non è qui lecito inoltrarsi in dettagli e pettegolezzi storici. Come abbiamo detto Giuseppina aveva le sue ragioni e le sue sensibilità, per le quali si possono comprendere le sue manipolazione opportunistiche nelle relazioni affettive; del resto Napoleone non era certo un maritino esemplare. Ma quel che si vuole evidenziare è che persino un illustre generale, può ritrovarsi a soggiacere entro una dinamica amorosa percepita come vampirizzante, a causa di un ostinato attaccamento passionale a un partner delusivo, assente, rifiutante e opportunista.

Nella mia pratica clinica ho conosciuto molti uomini con posizioni sociali e professionali di prestigio, i quali nonostante il pubblico successo avevano incontrato la loro Waterloo nella vita amorosa. Va poi ancora evidenziato che le dinamiche vampirizzanti a volte non si disegnano su ruoli ben distinti di vampiro e vampirizzato. Vi sono anche casi caratterizzati da una reciproca lotta passionale, dove i ruoli possono alternarsi e, caso per caso, assumere distorsioni e tonalità specifiche. Ma a prescindere dalle infinite variabili soggettive, capita sovente che l’uno diventi la dannazione dell’altro, in un’estenuante giostra di vendicatività, ricatti e dispetti vari, che ricordano l’inferno descritto da Sartre – «L’enfer sont les autres»

La lettera di Napoleone fa comprendere inoltre come ci si possa essere sottomessi non tanto ad un partner, ma al proprio inconscio bisogno di legarsi a una relazione sentimentale insoddisfacente e distruttiva, eppure irrinunciabile. Per tornare alla nostra metafora, ci si sente insomma costretti, come sotto ipnosi o incantesimo fasto e nefasto, a offrire il collo al vampiro, ricavandone piacere e rassicurazione, pur di riuscire a tenerlo sempre avvinto a sé. Ma se ne ricava anche dolore, svuotamento, delusione, ansia abbandonica e quindi si giunge inevitabilmente a odiare con rabbia frustrata la persona che pure tanto si ama.

L’idea di amore-odio è ormai ben nota nell’immaginario collettivo, e in un modo o in un altro viene esperita da tutti. E’ una situazione umana, la quale, pur essendo dolorosa, può servire ad evolversi nella coscienza e nel sentire. La psicoanalista Melanie Klein individuò una tale dinamica ambivalente nella fase o “posizione” psicoaffettiva del neonato che, riscontrando che la madre non riesce sempre a garantire in modo totale e immediato i suoi bisogni, e quindi non può difenderlo da ogni genere di insoddisfazione, la divide in “seno buono” e “seno cattivo”: il primo si ha quando la relazione reca pieno benessere, ma alla minima incongruenza appare il secondo che induce rabbia e frustrazione. La Klein chiama questa posizione “schizoparanoide”, in quanto scinde l’oggetto della relazione in buono e cattivo, generando nel neonato una condizione conflittuale e di scissione tra sentimenti di amore e di odio. Poi però segue una sorta di pentimento in quanto la vita psichica del neonato, per quanto sia prevalentemente inconscia, apprende che queste sue proiezioni possono ferire e distruggere la relazione con la madre. Subentra dunque una posizione che la Klein chiama depressiva, caratterizzata dal senso di colpa derivato dall’aver proiettato sentimenti e immagini distruttive sull’oggetto amato. Tutto ciò determina uno stato di nevrosi, ma anche un campo di opportunità per l’anima-psiche di condurre verso una rinascita.

Tratto da P.P. Brunelli Se l’amore diventa un inferno (Rizzoli, 2017)

 

 

 

[1] T.Aicardi (tra

 

d) Napoleone Bonaparte, Mille amorosi baci. Lettere erotiche a Giuseppina. Storia di un’infatuazione e di tradimenti, Milano, Pgreco, 2013.

[2] J. P. Sartre, Le mosche. La porta chiusa, Bompiani, Milano 1995.

 

 

 

 

 

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