PRESENTAZIONE/Eventi
Martedì 11 gennaio alle 21:00 ricominciano le presentazioni di libri dell’OPL, con il primo appuntamento (purtroppo ancora on line – zoom) del 2022 :
“L’alba che cura il cuore. Per una psicoterapia immaginale della sofferenza amorosa” di Pier Pietro Brunelli, Edizioni Lindau (2020).
Incomprensioni e insofferenze sono fisiologiche in ogni legame amoroso, ma le loro degenerazioni possono sfociare in gravi forme di abuso psicologico. Il complesso del vampiro – che in questo libro viene analizzato in tutte le sue sfumature – si configura come complesso di coppia. Tra vampiro e vampirizzato si genera un rapporto distruttivo in cui il primo esercita il proprio potere attraverso forme di distruttività psicologica più o meno subdole, mentre il secondo resiste e combatte, credendo, per lo più in modo inconscio, di poter trasformare l’altro con il proprio amore, rischiando però di finire psichicamente dissanguato. Brunelli intende offrire una lettura ispirata e terapeutica a tutti coloro che sentono di avere il cuore immerso nelle tenebre. Il titolo di questo libro, L’alba che cura il cuore, è una metafora che designa un processo di guarigione psicologico-affettiva. Si tratta di un percorso a orientamento junghiano e hillmaniano, accessibile anche ai non specialisti, in cui l’anima-psiche vampirizzata viene curata con visioni poetiche, simboliche e immaginali, che la esortano a rinascere e a ricercare una nuova luce d’amore.
Per partecipare potete iscrivervi CLICCANDO QUI.
Relatore
Pier Pietro Brunelli: psicologo-psicoterapeuta, semiologo e specialista della comunicazione. Lavora come psicoterapeuta di orientamento junghiano e come docente e formatore.
Discussant
Francesca Luzzi: psicologa, psicoterapeuta ad orientamento breve strategico, formata presso il Centro Terapia Strategica di Arezzo diretto da Giorgio Nardone. Ideatrice del metodo MenteStrategica® per il benessere psicofisico. Autrice.
Giuseppe Galdi: psichiatra, dirigente medico psichiatra a tempo pieno SPDC dell’Ospedale Grassi di Ostia e della Struttura Residenziale socio-riabilitativa di Corviale (RM). È membro dell’International Institute for Psychiatric Drug Withdrawal (IIPDW) e impegnato nell’Associazione Michele Baù, che si occupa della tutela dei diritti degli utenti psichiatrici e del loro sostegno nelle pratiche di deprescrizione.
A cura della collega Anna Barracco (Psicologa – Psicoterapeuta – personalità di grande esperienza nell’ambito della comunicazione della Psicologia e delle politiche professionali in Psicologia.)Per informazioni, scrivi a: libri@opl.it
I vampiri amorosi dispariscono all’alba
Il vampiro è una figura di ancestrale memoria, presente in leggende antichissime di ogni cultura. Questa tenebrosa figura si attesta negli immaginari della modernità in termini di fascinosità e seduttività erotica, come estetizzazione della perversità, ed anche come ribellione trasgressiva dei diktat castranti del Super-Io, intriso di morali antilibidiche e patriarcali. In termini psicologistici la figura del vampiro può riferirsi alla freudiana “Pulsione di morte”, così come all’archetipo junghiano dell’”Ombra”, o all’immaginale “Mondo infero” rivisitato da James Hilman, quale scenario patologizzante dell’ Anima-Psiche.
Attraverso articoli, conferenze, libri e il mio blog www.albedoimagination.com ho elaborato e divulgato argomentazioni diagnostico-terapeutiche che connettono i temi del vampirismo e quelli delle dinamiche erotico affettive a sfondo narcisistico e borderline. Tali temi hanno riscosso una notevole web reputation, reiterata da forum, gruppi social e blog, a partire dal 2010 quando pubblicai: Trauma da Narcisismo, nelle relazioni di coppia – Il narcisismo patologico e la ferita narcisistica nel ‘vampirismo affettivo’ (Lulu). Seguì nel 2014: Amori distruttivi e vampirizzanti. Come difendersi e come uscirne. Manuale di auto aiuto psicologico/corporeo/sociale/spirituale (Lulu) e poi nel 2016: Se l’amore diventa un inferno. Comprendere i rapporti distruttivi per evitarli o risanarli (Rizzoli). Questi libri, i cui titoli e i sottotitoli sono piuttosto esaustivi, esaminano la dimensione metaforica e narrativa vampiro-vampirizzato, come una dinamica erotico-affettiva distruttiva, dalla quale si esce non solo giudicando le negatività di un partner, ma anche riconoscendo quelle parti del proprio inconscio che inducono a colludere e a offrire il collo. Se il vampirizzato non riconosce in se stesso ciò che lo lega ad un partner negativo – alias il vampiro – finisce con il legarsi ad esso seconda una dipendenza mortifera. Ne deriva o una rassegnata e frustrante posizione masochistica, oppure un arrabbiato quanto impotente vittimismo.
Una delle mie principali raccomandazioni è sempre stata quella di considerare la metafora del ‘vampiro’ come un ‘complesso inconscio’, e giammai come la demonizzazione di una persona. Il ‘complesso del vampiro’, è in qualche misura potenzialmente latente in ogni coppia, ma diventa conclamato laddove le polarizzazioni vampiro-vampirizzato siano giunte ad un quadro di evidenza estrema, o anche quando si vengano a determinare subdoli equilibri e tensioni considerabili come ‘vampirizzazioni reciproche’.
Con il libro L’alba che cura il cuore, (Lindau, 2020) espongo in modo quasi trattatistico ‘la ‘dottrina del vampiro amoroso’ in quanto complesso morboso e distruttivo che, a diversi gradi di virulenza e gravità può essere riconoscibile potenzialmente in ogni coppia, in forma latente o conclamata, cronica o transitoria. Più che una dottrina si tratta di una ‘psicopoetica clinica’, volta ad analizzare le molteplici dinamiche erotico-affettive disturbate, con lo scopo di capire quando sia possibile risanarle, quando invece occorra avere il coraggio di interromperle. Ma spesso la sofferenza più grande inizia alla fine di una ‘vampirizzazione amorosa’, cioè quando si viene abbandonati in modo distruttivo, umiliante, svalorizzante, e perciò traumatizzante. Ecco allora che si esperisce uno stato d’animo ‘da vampirazzati’: ci si sente come ‘non vivi e non morti’. Eppure bisogna poter ritrovare quell’alba interiore che consente di rinascere, attraverso immagini e percorsi terapeutici capaci di evocare nuove immaginazioni e visioni dell’amore nell’anima-psiche. Infatti, un’analisi del profondo, rivela che non è tanto la perdita della persona amata che rende straziati, ma è la perdita dell’immagine dell’amore nel mondo interiore (l’immaginale). Ciò che rende privi di speranze, ispirazioni, senso vitale, fino a sentirsi mortificati nell’anima è la violazione dell’immagine interna dell’amore, che viene percepita come una fonte energetica dissanguata e vampirizzata. Perciò il sottotitolo del libro recita Per una Psicoterapia immaginale della sofferenza amorosa, avendo come principale riferimento epistemologico il concetto di “immaginale” elaborato dal già citato James Hillman.
ALBA TERAPEUTICA
La “cura dell’alba” mira a a ritrovare quel tempo e quel luogo interiore – psicopoetico e immaginale – nel quale le tenebre si dissolvono, così che i vampiri fuggano via e possa nascere un nuovo giorno di luce. E’ l’alba, quando Dante e Virgilio raggiungono la spiaggia dell’Antipurgatorio; allora potranno riconoscere la luce di Venere e udire gli amorosi canti dei poeti. Si tratta di un’immagine di straordinaria bellezza e saggezza, che può ispirarci ad iniziare un percorso di guarigione purgatoriale (vedi gli insegnamenti della Psicoterapeuta junghiana Adriana Mazzarella e il mio già citato libro Se l’amore diventa un inferno). Allora le pene d’amore non saranno più un ossessivo infernale tormento, ma potranno essere elaborate e comprese per una rinascita interiore. Si tratta di un percorso terapeutico che, seppure con l’umiltà necessaria a riconoscere le penose infelicità di Eros, vuole risvegliare una visione dell’amore più luminosa e armoniosa, la più vicina possibile a quella che risplende in Beatrice e nel Paradiso terrestre.
La sofferenza amorosa non può mai essere presa con leggerezza; può dare luogo a infelicità durature e a problemi serissimi, con esiti talvolta fatali. E’ fondamentale che un percorso terapeutico consideri ogni calvario e traumaticità della vita amorosa come una sorta di spinta iniziatica per dare avvio a trasformazioni maturative del mondo interiore (secondo il mito di Eros e Psiche). Un tale percorso di guarigione è quindi, la fine di una vampirizzazione amorosa, è una sfida di vitale importanza che ha il suo inizio con una nuova alba interiore: esistenziale, sentimentale e spirituale.
Il libro L’Alba che cura il cuore è quindi una fonte generosa di ‘narrazioni e metafore terpaeutiche’ di ‘poetiche visionarie e spirituali’, volte a risvegliare nell’anima-psiche energie antivampiriche e albescenti.
L’anima-psiche vampirizzata in amore va curata con ogni strategia capace di rivitalizzare il suo mondo interno di visioni e ispirazioni. La narrazione del vampiro, in quanto metafora diagnostico-terapeutica volta alla cura dei traumi e delle sofferenze della vita amorosa, ha un suo psicopoetico compimento nello psichismo immaginale dell’Alba. Questo è il senso ultimo del mio ultimo libro L’Alba che cura il cuore: uscire dalle tenebre del ‘vampirismo amoroso’ per scoprire un nuovo modo di ‘essere nell’amore’.
Il mio blog www. Albedoimagination.com ebbe decine di migliaia di visite in pochi mesi e ricevetti moltissime richieste di pareri e consulti. Generosamente scrissi ulteriori articoli on line per dare chiarimenti e sviluppare gli argomenti. Purtroppo, mi resi conto che la diffusione dei concetti da me proposti non sempre avveniva in modo corretto, questo sia perché la sofferenza amorosa è un tema che spesso rende confusi e non imparziali, e sia perché diversi epigoni, o veri e propri plagiatori, presero a surfare su ciò che scrivevo in modo piuttosto distorto. Quindi con l’intento di far evolvere ulteriormente il discorso e anche di disambinguarlo, continuai il mio lavoro di ricerca e divulgazione con articoli, conferenze e altri due libri.
La mia ricerca, così come la mia pratica clinica, si ispirava narrazioni e metafore diagnostico-terapeutiche che hanno una loro forza mitopoietica e immaginale. La malefica figura del vampiro che succhia il sangue della vita altrui ha una sua derivazione da leggende ancestrali e universali.
Questo libro è l’approdo di un lungo excursus di ricerche e di esperienze cliniche, le quali hanno avuto un largo riscontro nel pubblico degli appassionati di ‘psicologia della vita amorosa’, specialisti e non. Da allora due parole ‘Vampiri e Alba’ sono diventate piuttosto virali, nell’immaginario digitale, contribuendo a orientare con poeticità e psichismo alla guarigione della sofferenza amorosa.
Intervista di Antonella Fiore a Pier Pietro Brunelli per la Rivista EFFE
Titolo: L’amore infernale non è una condanna eterna. Se spezzi le catene, sei in paradiso
Autore: Antonella Fiori
Articolo:
(da «F» n. 40-2016)
Ci sono relazioni che tolgono ogni energia e fanno sentire in gabbia. Come in un girone dantesco. Ma possiamo uscirne. Imparando a volerci bene e a superare la paura di restare sole. E un purgatorio che vale la pena di attraversare. Nei panni di Virgilio, uno psicoterapeuta ci guida alla scoperta
Dalle fiamme dell’amore infernale all’amore celestiale del paradiso. Come si fa a riveder le stelle dopo esserci inceneriti nel fuoco di relazioni che ci hanno portato alla disperazione? Il trucco è passare, come Dante nella «Divina Commedia», attraverso un purgatorio che faccia prendere coscienza della trappola in cui ci siamo cacciati. Pier Pietro Brunelli, psicologo e psicoterapeuta che da molti anni si occupa della diagnosi e della cura dei traumi amorosi, in primis quello da narcisismo, ci spiega come si esce dall’incantesimo maligno di un rapporto di coppia distruttivo nel suo ultimo saggio, «Se l’amore diventa un inferno».
D. Dottor Brunelli, cos’è un amore infernale?
R. «È vivere in una situazione di sofferenza da cui si ha la sensazione di non poter uscire: «Lasciate ogni speranza o voi che entrate», è scritto sulla porta dell’Ade. È una trappola sentimentale di attaccamento inestricabile che porta ansia, paura, conflitto».
D. Il conflitto da cosa è provocato?
R. «Dal fatto che, se da una parte ci si vorrebbe liberare da questa condizione, dall’altra il legame disturbato impedisce di dire basta. È una droga di cui non si può fare a meno».
D. Quale dinamica si innesca?
R. «L’amore è dominato da Eros, un «puer», un bambino. La psicoanalisi spiega che la nostra vita affettiva di bambini condiziona la vita adulta».
D. Accade a tutti?
R. «Ci sono varie gradazioni, con disequilibri più o meno eclatanti. Il bambino che si trova ad avere a che fare con una madre difficile o problematica non ce la fa a dire: «Mamma, vado via, non ti voglio più». L’attaccamento affettivo, per quanto disturbato, il bambino non può negarlo. Il problema è che, se da grande non lo elabora, resta nell’inconscio e nasce una coazione a ripetere sotto forma di relazione malata con un partner».
D. Il trauma da narcisismo (Tdn), come lo definisce lei, dovrebbe essere qualcosa di violento. Perché allora le persone si accorgono solo dopo un po’ che hanno dato il collo al vampiro?
R. «È come essere soggetti a radiazioni nucleari. Si tratta di microtraumi costanti che pian piano ti trafiggono. È un’escalation subdola nella quale ti ritrovi dentro quando è troppo tardi».
D. E che cosa succede nelle situazioni in cui si entra e si capisce subito che non c’è speranza, per tornare alla metafora dell’inferno? Penso a certi amori impossibili con chi è sposato e si sa che non lascerà la moglie.
R. «L’innamorato è come Pollicino nel bosco: sa che mamma e papà sono cattivi, ma preferisce avere mamma e papà piuttosto che niente. Meglio il dolore o qualche attaccamento che mi fa sentire vivo, piuttosto che essere abbandonato e solo».
D. Cosa fa più paura dell’inferno di una relazione malsana?
R. «Il terrore di pensare che non potrò mai provare, se non con lui, queste emozioni e questi sentimenti e quindi che la vita senza di lui non avrà più senso. Piuttosto di questo deserto emotivo, del sentirsi derubati della propria anima perché l’altro ci ha rubato l’anima, si preferisce soffrire».
D. Come se ne esce? Come torna la speranza?
R. «Facendo con lo psicoterapeuta, che è una specie di Virgilio, un percorso purgatoriale come quello compiuto da Dante. Il punto fondamentale è non cadere nel vittimismo. Molte persone, che spesso leggono solo cose riportate da internet, sentenziano: «Sono vittima di un partner cattivo» e proiettano tutto all’esterno. Ma se non ci si rende conto del perché io ci sto insieme, o vorrei starci insieme, non se ne esce. Bisogna capire che c’è un potere dentro di noi, un libero arbitrio. E ripetersi: sono io che mi sto sottoponendo a questo supplizio. Devo rendermi conto della mia parte debole, vile, negativa».
D. Quindi anche chi è vampirizzato è a sua volta un vampiro?
R. «Sì, anche la vittima ha dentro di sé una parte maledetta che crea una collusione con chi ci vuole fare del male. Se sono innamorata di una situazione malefica vuol dire che il male è anche dentro di me. Il calvario è riconoscere la propria responsabilità in quella che è stata una vicenda di perdizione».
D. Lei cita una canzone di Madonna, Frozen, che parla di un cuore chiuso, ghiacciato, che lei si ostina a voler sciogliere. Sembra un accanimento.
R. «Sì, a volte diventa una lotta di potere. Siccome l’altro è un pezzo di ghiaccio, allora devo per forza riscaldarlo. Si vuole dominare l’altro, cavare qualcosa da un «cuore in inverno» usando il proprio potere seduttivo. Invece di avere il coraggio di stare da soli in attesa di incontrare una persona che ci merita, ci accaniamo in una relazione distruttiva».
D. Se il purgatorio è un luogo dove, con l’aiuto del terapeuta, uno capisce responsabilità e condizionamenti, poi dovremmo arrivare al paradiso, dove incontriamo Beatrice. Che metafora è?
R. «È l’incontro con la nostra anima. Non c’è più bisogno di Virgilio, dello psicoterapeuta, perché si torna ad amare se stessi. Ci si deve ributtare nell’amore, tornare a fare le cose che ci appassionano per ritrovare energia. In questo modo, le possibilità di incontrare una persona che ha cuore e sentimenti si moltiplicano».
D. Non c’è più la coazione a ripetere?
R. «No, perché sei cambiato, ti sei trasformato. Finché la tua anima è ferita, vampirizzata da un altro, non le vedi le possibilità che hai. Quando coltivi la tua anima, invece, hai più possibilità di trovare l’anima gemella».
D. Come si fa a capire che si è usciti da un amore infernale?
R. «Ai miei pazienti faccio una domanda che ognuno di noi può farsi. Immagina che ci sia un mago, con la sua bacchetta in mano, che ti dà due possibilità: la prima è liberarti di questa relazione e metterti in grado di incontrare un’altra persona. L’altra possibilità è farti continuare a stare con questa persona. Ma poi devi sbrogliare la matassa da solo. Ecco, ci sono persone che scelgono questa seconda opzione. Dicono: «Non me la sento di lasciarlo, voglio continuare a stare con lui». O con lei: queste considerazioni valgono per uomini e donne. Ecco, per chi segue questa strada direi che la via per il paradiso è davvero in salita».