Presentazione libro su Cassandra (Psicologia e Teatro) di Pier Pietro Brunelli
LO PSICODRAMMA DI CASSANDRA Mito, tragedia e psiche nella pre-visione del destino (edizione caratacea Lulu e – book – Amazon 2017)
La sindrome di Cassandra
La ‘Sindrome di Cassandra’ è una pseudodiagnosi psichiatrica che indica una spiccata e persistente attitudine e vocazione al catastrofismo, alla profezia avverse per se stessi e gli altri. In senso generico e rispetto a manifestazioni di tale Sindrome, più o meno latenti e sintomatiche, possiamo parlare anche di una condizione di ‘ansia-depressiva’ dovuta al presentimento di una qualche fine drammatica, di un evento sciagurato sempre imminente o più ampiamente di un futuro malato e ingrato in generale, e quindi, all’intima sensazione, vita natural durante, che tutto andrà storto, e che l’unica certezza – prima o poi – è data dal dolore e infine dalla morte.
Il ‘paziente/Cassandra’ (donna o uomo) soffre di un condizionamento interno e/o di una situazione esterna disturbanti, ma anche della sovra-interpretazione che ne dà e della quale non riesce a liberarsi se non viene ascoltato e compreso. Vi è dunque una determinazione cognitiva ed emotiva a sfondo paranoideo, ma soprattutto post-traumatico. Del resto, come si suol dire anche i paranoici hanno dei nemici… Ricordiamoci che durante il saccheggio di Troia Cassandra viene stuprata da Aiace di Locride nel tempio di Atena.
La Cassandra ‘interiore’ – nell’uomo come nella donna – minaccia un’evoluzione inesorabilmente catastrofica e sente di non poter essere creduta e compresa da nessuno. Perciò questa Cassandra funestatrice e frustrata, si rivolge allo psicoterapeuta al fine di poter prevedere e trasformare il destino prima della catastrofe. Emerge che qualcosa del passato rende inesorabilmente il destino nefasto. Può trattarsi di un ricordo o di un accaduto traumatico, oppure altri eventi e dinamiche che hanno un’origine pregressa, come un una ‘storia famigliare’ e/o sentimentale disturbata che fanno angosciare non tanto per ciò che è stato e che è, ma perché sembrano rendere il destino inesorabilmente nefasto.
La Cassandra interiore, nella misura in cui non viene accolta, e quindi non viene compresa e creduta, genera varie forme di difesa nevrotica, psicotica o borderline, con il risultato di mettersi in trappola con le sue stesse mani, affinché si possa inconsciamente dirigere proprio verso ciò che più si teme. In tal modo la profezia infausta si evolve attraverso un ‘pensiero negativo’ che la porta ad auto-avverarsi.
Ma il futuro diventa disgraziato, non perché davvero è rovinato, ma perché si viene invasi da presagi negativi. Inoltre, seppure si riesce a parlarne non si viene creduti e neppure considerati in modo empatico e compassionevole. Allora si soffoca nel bisogno di urlare, ma si comprende che sarà invano. Ed è così che le cose peggiorano dal momento che si viene giudicati ‘pazzi’, ‘squinternati’, ‘ scellerati’, e in qualche modo lo si diventa. Queste dinamiche costituiscono la manifestazione sintomatica della Sindrome di Cassandra, ma non spiegano cosa la provoca in origine, e quindi quale sia la ‘natura della malattia’ o il ‘suo spirito’. La nostra ipotesi è che alla base della Sindrome di Cassandra vi sia una forte incapacità a simbolizzare, a vedere il mondo non soltanto con gli occhi, ma anche con l’ immaginazione spirituale. Questo anche perché una tale visione è sempre più difficile da condividere, da scambiare ed esperire insieme agli altri. I sintomi della Sindrome di Cassandra si manifestano tanto più quanto vi è una lesione o una disfunzione delle possibilità di avere una condi/visione immaginale, trascendente, simbolica e spirituale del destino, nel suo correlarsi tra tempo passato, presente, futuro e fuori dal tempo. Cassandra allora vive la mancanza in un mondo povero di amore e di motivazione spirituale e lo esprime attraverso presagi catastrofici – cosa che peraltro ha anche un suo senso.
Quando gli esseri umani, come individui, ma anche come gruppi e collettività, non riescono ad esperire una possibilità cosmogonica di Pre-Visione del loro destino, possono diventare esasperatamente preoccupati e ansiosi. Questo non tanto perché non sono sicuri di prevedere il destino, ma di poterlo pre-visionare secondo un senso simbolico, di immaginarlo con uno sguardo interiore mitopoietico e spirituale. Quando è inficiata la possibilità di ‘patologizzare’ la Pre-Visione del destino, attraverso una visione immaginale quindi a-razionale, misterica, simbolica, evocativa, Cassandra si trasforma in una sindrome sintomatica con caratteri ansioso-depressivi, paranoidei, maniacali ed anche con ricadute psicosomatiche. Uno psicodramma per guarire Cassandra – quale specifico nodo problematico e infausto della psiche – dovrebbe quindi essere orientato a simboleggiare e ritualizzare piuttosto che a comprendere razionalmente. E poiché vi è una qualche Cassandra in atto o potenziale in ciascun complesso, o nevrosi, o psicosi, la cura dovrebbe essere adatta anche a ‘lei’ e trasmutarsi e valorizzarsi in quanto esperienza animica, divinatoria, propiziatrice.
Nel libro di cui sono autore: Lo psicodramma di Cassandra (2014/2017), lo sguardo prevalentemente psicodrammaturgico su Cassandra vuole anche essere esortativo di una una pratica arte terapeutica ‘ispirata’, vele a dire che contempli la possibilità di esperire la Cassandra interiore anche attraverso il corpo, la creatività, il teatro, l’espressione artistica. – da soli e con gli altri. D’altra parte quante Cassandre interiori spaventate e addolorate appaiono negli psicodrammi, nelle costellazioni famigliari, nel gesto di provocazione e denuncia degli artisti e dei movimenti che protestano con il grido entusiastico, ma sofferente di una Cassandra che non viene mai creduta e rispettata?
La Sindrome originaria di Cassandra si è riversata dal mito omerico alla tragedia, fino alla letteratura e al teatro contemporaneo perché rappresenta la fine di un’era in cui la “funzione trascendente”(Jung) della psiche e più specificamente la possibilità di agirla, di esperirla nell’atto visionario e immaginale, viene cassata dall’irrompere di cultura logico-razionale, volta a cercare di leggere e controllare il destino secondo leggi e strumenti scientifici, oggettivabili, sperimentalmente convalidabili.
La malattia di Cassandra nasce dunque da una letteralizzazione del destino che viene indagato solo al fine di comprendere la realtà fisica, effettuale, piuttosto che la realtà mitica e immaginale che sottende alla psiche e all’inconscio.
La Pre-Visione del destino senza Cassandra
La “Pre-visione del destino” è sempre più l’obiettivo essenziale della scienza e della tecnica, in ogni campo, anche quello più umani: la religione, la psicologia, le arti, la poesia. La Pre-visione è diventata essenzialmente prevenzione, aventi ragioni cautelative e spesso non esenti da calcoli e interessi economici e di parte. L’industria e il business della prevenzione, fornita da straordinari mezzi tecnici e da pareri esperiti, fiorisce con il progressivo andare in crisi della società e dell’individuo che perisce. Diagnosi e terapie si accaniscono a mutare il destino o soltanto a rallentarne e addolcirne gli effetti. Attraverso osservazioni e analisi scientifiche e calcoli statistici si possono – entro una certa misura – prevedere gli andamenti dei mercati (indici della borsa), le oscillazioni del gusto (audience e trend), le elezioni (exit pool), così come anche possibilmente i terremoti (sismologia), le probabilità di ammalarsi e di morire (esame del DNA), l’orientamento scolastico e professionale (test attitudinali)… tutto ciò non è affatto disprezzabile, infatti in questa evoluzione umana delle capacità prognostiche e predittive c’è qualcosa di meraviglioso, di giusto e di utile, ma a patto che non si debba uccidere la Pre-Visione del destino secondo Cassandra, e che quindi un pensiero logico-razionale-scientifico rinneghi e uccida ogni possibilità di credere e di vivere e condividere l’esperienza visionaria e immaginale del mondo interiore.
Perciò la ‘Sindrome di Cassandra’ reclama – alla psicoterapia, ma anche agli artisti, ai filosofi, ai teologi e a tutti coloro che vogliono mantenere viva l’anima umana e la conoscenza dell’invisibile mondo interiore che abbraccia il mondo cosmico della totalità e dell’Anima Mundi – non tanto la possibilità di essere guarita e convinta di doversene ‘fare una ragione’ delle sue problematiche allucinatorie, quanto di poter “patologizzare” (Hillman) e vivere il suo contatto visionario con l’alterità, il ‘non noto’, l’invisibile, il mistero, lo Spirito.
Guarire Cassandra: In šāʾ Allāh
L’Anima mundi del nostro tempo, secondo quello che è il suo Zeitgeist (lo Spirito del tempo) nell’accorgersi che il pianeta muore, che il destino stesso muore, nonostante le capacità tecnico–scientifiche predittive e riparatorie siano in continua evoluzione – indica da tempo di rivolgere lo sguardo ad una psicologia orientata all’antropologia, nel senso che possa ripristinare la rielaborazione psichica della realtà attraverso il mito, gli insegnamenti tradizionali, la mente istintuale e spirituale. In tal senso la ‘cura di Cassandra’ ha bisogno di una dimensione più naturale, primitiva, organica ed anche poeticamente ispirata. Si tratta di una dimensione archetipica, senza tempo e senza confine – la dimensione del Sé (secondo Jung) o del “Fare Anima” (secondo Hillman) – insita nella natura umana, che favorisce spontaneamente l’esperienza della trascendenza, senza che ciò debba voler necessariamente dire: seguire una religione, un maestro, una disciplina, o un qualche picco spirituale che nella sua somma saggezza resta un vertice, un segno indicatore, un monito essenziale e fondativo, ma non è il processo viaggio visionario che si compie percorrendo i sentieri e i boschi della valle dell’anima.
Ma in cosa consiste allora questa visionarietà che muove l’anima psiche verso un rapporto più maturo e più bello con il destino? Su cosa si basa questa visione dell’Anima liberata dall’ansia del destino, come la si compie? Ci sono moltissime forme e ciascuno può trovare la sua, ma l’essenza sta nella relazione tra Eros e Psyche, e quindi come la Psiche viene aperta, ispirata e fecondata da e con Amore.
L’artista che non pensa troppo alle gallerie e che non calcola come fare colpo con le sue trovate, ma che lavora con sentimento autentico alle sue opere è uno che lavora sul Sé, o uno che ‘fa anima’. Ecco allora che la sua Cassandra interiore non si ammala, non cade in una Sindrome e può svolgere la sua funzione visionaria, divinatoria, riparatrice e propiziatoria. Ma allora bisogna essere per forza artisti? No, le forme per incontrare il Sé e ‘fare anima’ sono molteplici e dipendono dalle attitudini di ciascuno. Anche il ‘fruitore’ dell’arte, se si innamora dell’arte, incontra il Sé e fa Anima. E lo stesso vale per lo sportivo che si innamora dello sport perché vede in questo un valore, un ideale. Oppure l’ecologista, il naturalista che dalla natura trae una visione di bellezza e di amore. O il politico che fa politica perché ama l’umanità, la giustizia, la pace. O l’anziano che racconta le fiabe e le sue esperienze ai piccoli perché con ciò vede con amore che il destino si protende oltre la sua vita. O l’innamorato che vede nella persona amata il suo mondo interiore e non solo quello esteriore. O la persona religiosa che non vede in modo bigotto, esclusivo e arrogante gli insegnamenti e le pratiche del suo credo, credendo che abbiano la supremazia su ogni altro sentimento spirituale. Anche la psicoterapia può essere considerata una pratica nella quale si sostanzia un atto di fede verso la psiche e l’inconscio.
Più in generale possiamo dire che l’amore per il mondo interiore si manifesta quando crediamo in esso, e quindi quando osserviamo il mondo esterno e lo agiamo attraverso una visione e una luce interiore. L’incontro con lo spirito, che sovraintende il destino, può essere dato solo da una buona armonia tra Amore e Psiche nell’anima. Cassandra è lieta dentro di noi quando anche nella nostra semplicità quotidiano ci commuoviamo o riflettiamo con sensibilità dinnanzi a fenomeni semplici, ma fondamentali per la vita stessa, che vengono di solito occultati dall’assordante cecità della superficialità narcisistica quotidiana. Mi riferisco a fenomeni naturali e archetipicamente spirituali, ad esempio al sorgere e al tramontare del sole, al cielo stellato, al battito del nostro cuore e del nostro respiro, alla semplice acqua che è già di per sé sempre miracolosa in quanto è fonte della vita.
Mi riferisco anche alla partecipazione solidale verso fenomeni che appartengono al vissuto dell’umanità e che vengono vissuti empaticamente, nella gioia e nel dolore, sebbene avvengano in luoghi lontani. Ci si allieta sapendo di un popolo che si è liberato dall’oppressione, ci si rattrista e si cerca di aiutare in qualche modo quando si viene a sapere che un altro popolo soffre.
Ecco allora che – in questa visione poetica, immaginale, spirituale, consapevole, armonizzante, di noi stessi, degli altri e di ogni cosa – il mondo interiore può avere una sua Pre-Visione del destino non più così angusta, morbosa o mortifera come quella che ci incute Cassandra quando non viene accolta, ritualizzata, coltivata. Così la ‘Sindrome di Cassandra’ si manifesta mandandoci a chiedere Pre-visioni sul destino attraverso prognosi mediche, o attraverso informazioni raccolte su internet, o dai giornali, o dal sentito dire, e con il rischio di dare interpretazioni malate, colpevolizzanti e angoscianti, vittimistiche e questuanti relative a se stessi e agli altri. Il peggio è che poi qualora la notte nera dovesse veramente arrivare ci troverà esausti, incapaci di fronteggiarla, di elaborarlo e allora il destino infausto si rivelerà ancor più crudele e ingovernabile di quanto potesse essere.
Ma se dentro di noi c’è una Cassandra che vive in una buona connessione immaginale e spirituale con l’invisibile, con l’inconoscibile, con l’alterità e l’al di là, allora qualunque evento, anche la morte – che è il compimento effettivo del destino personale di ciascuno’ – potrà essere Pre-Visionato ‘in pace’ e nella ‘Grazia della vita’, alla luce di In šāʾ Allāh (إن شاء الله) – che come ben si sa in lingua araba significa: “se Dio [lo] vuole”. Cassandra sa che il destino è innanzitutto nelle mani degli dei e poi anche degli umani; quando questa sapienza è perduta, allora tutto è perduto.
***
Licia Maglietta interpreta “Monologo per Cassandra”
da una poesia di Wislawa Szymborska – (Nel paesaggio dei Sassi di Matera)