Pier Pietro Brunelli
(TdN) Trauma da Narcisismo… ma da che dipende?
Quando nel 2010 ho proposto per la prima volta l’ipotesi diagnostica di Trauma da Narcisismo (TdN) nelle relazioni amorose, attraverso la rete si è aperta spontaneamente una nuova via di comprensione sulle dinamiche narcisistiche e borderline nelle relazioni di coppia. Ciò mi ha fatto molto piacere, ma sin dall’inizio mi sono preoccupati di quelle che potevano essere interpretazioni ed usi del concetto di TdN in modo fuorviante ed errato. Inoltre mi rendevo conto che il concetto di TdN implicava una questione cruciale circa la etiologia della malattia mentale. Cioè da dove vengono? Sono di origine organica o sono psicogene? Derivano dall’ambiente o sono innate? Dipendono da un insieme di cause? In effetti la sigla TdN è importante per quella piccola d, in quanto propone che vi sia un certo stato di condizione traumatica e post-traumatica che deriva dal Narcisismo.
Moltissime persone hanno interpretato quella N, non come Narcisismo, ma come Narcisista. Cioè hanno inteso che quel Trauma lo subisce una persona a causa di un Narcisista. In effetti io ho molto insistito sull’effetto disturbante e traumatizzante di un partner con uno stile di personalità narcisistica nei confronti dell’altro partner. In termini immaginali e metaforici, secondo l’uso diagnostico-terapeutico della psicologia junghiana, ho impiegato la figura del vampiro per evocare una dinamica amorosa vampirizzante e quindi psicologicamente dissanguante per il partner vampirizzato.
Tuttavia ho sempre insistito sul fatto che il partner vampirizzato che subisce il TdN, lo subisce anche perché ha a sua volta un problema di Narcisismo, ed in particolare di ‘ferita narcisistica’. Ciò gli comporta di colludere con il partner disturbante, di ‘offrirgli il collo’, e quindi di essere componente non solo passiva, ma anche attiva di una dinamica narcisistica. Ecco allora che il TdN è appunto un Trauma da Narcisimo e non da narcisista, come invece hanno inteso coloro che non si sono soffermati a fondo sulle mie avvertenze e precisazioni, per cui ho insistito sul fatto che il vero nemico del vampirizzato è il suo ‘vampiro interiore, ovvero un complesso che si colloca nella sua ‘ferita narcisistica’.
A questo punto il TdN deriva da una difficoltà affettiva in entrambi i partner dovuta ad una disfunzione narcisistica che si risolve con modalità negative opposte e compensatorie. In entrambi c’è una ferita narcisistica, ma mentre il ‘narcisista patologico’ cerca di sanare la sua ferita gonfiando la sua immagine, il suo egoismo e il suo potere seduttivo e di dominio del partner, chi subisce ciò nella sua anima è incline a considerare che la sua ‘ferita narcisistica’ può guarire solo a patto di ottenere una relazione amorosa, armoniosa e appagante, con il suddetto narcisista patologico.
Quindi il TdN indica una condizione traumatica che si instaura in un partner non soltanto a causa del narcisismo dell’altro, ma di un quadro che comprende anche le sue proprie problematiche narcisistiche che lo inducono a lasciarsi vampirizzare. Perciò Trauma da Narcsismo, significa proprio da Narcisismo e non da narcisista. D’altra parte se non si capisce bene il senso di una diagnosi ne deriva che la terapia risulta sbagliata o inefficace. Purtroppo devo avvisare che a causa di una diffusa mentalità vittimistica, talvolta esaltata per accaparrasi la fiducia di persone vampirizzate, le diagnosi e le terapie sbagliate all’insegna del TdN sono state possibili. E’ mio dovere dunque ribadire ai colleghi e a quanti si sono avvalsi del concetto di TdN sulla base di una lettura non ben approfondita dei miei testi che la mia ipotesi, anche dato l’interesse che ha riscosso, andrebbe discussa e corroborata, piuttosto che usata superficialmente, seppure in buona fede e con entusiasmo.
Lo dico ovviamente anche alle persone che trovandosi in una situazione di sofferenza amorosa sono andati a cercare una qualche spiegazione su internet e che si sono convinte che il loro problema dipenderebbe solo dal fatto che hanno avuto una relazione con un partner narcisista. Invece devono considerare che il loro principale problema da terapizzare è quello di avere una predisposizione interna – ovvero un ‘complesso’ che potremmo chiamare ‘vampirico’ che si costella nella loro ferita narcisistica – che li condiziona ad attaccarsi ad un partner narcisista, nonostante riconoscano in esso caratteri e modalità fortemente disturbanti per una relazione amorosa soddisfacente. Ovviamente con ciò non si vuole dire che chi subisce il TdN abbia una problematica psicologica della stessa negatività e gravità di chi lo infligge, ma che per curare il suo trauma deve riconoscere che questo è stato possibile anche a causa dei suoi problemi e complessi affettivi riferibili alla sua ferita narcisistica.
Un altro equivoco nella concezione errata ed essenzialmente vittimistica che alcuni hanno del TdN è che anche nei casi in cui sussistono problematicità relazionali – non afferenti a modalità disturbanti e vampirizzanti, e comunque dove il narcisismo non è la determinante patologica di tali problematicità – l’altro viene considerato affetto da narcisismo patologico, fino ad essere demonizzato come un vampiro, come il cattivo, unico vero colpevole dei problemi. Addirittura capita che narcisisti patologici metaforicamente considerabili vampiri ben pasciuti, dicano che è il partner da loro vampirizzato il vero vampiro, in quanto narcisista patologico, borderline, nevrotico o quant’altro. Vi sono poi casi di ‘vampirizzazione reciproca’ dove i rispettivi quadri narcisistici lottano l’uno contro l’altro.
Se il concetto di TdN viene considerato solo come trauma da narcisista, induce ad assumere una posizione vittimistica, per cui si tenderà a considerare di poter essere vittima del ‘potere narcisistico’ degli altri senza alcuna possibilità di cavarsela, perchè la propria sofferenze dipende solo da un altro. Se invece si capisce che dipende anche da una propria problematica, si può provare a risolverla e allora ci si sentirà più capace di fidarsi di se stessi e con ciò si hanno molte più possibilità di riaprirsi alla vita amorosa, altrimenti si resterà in uno stato di impotenza e di diffidenza evitante.
Va poi osservato che interpretare il Trauma da Narcisismo soltanto come l’effetto determinato da un altro, comporta che situazioni di crisi, di problematicità, che purtroppo compaiono nella vita di coppia, possano essere pregiudizievolmente interpretate come insanabili in quanto sarebbero dovuto solo al narcisismo dell’altro. Ciò non consente di mettersi in discussione, di vedere l’altro con un’ottica non solo vittimistica e colpevolizzante, e quindi aumentare la distanza ed il conflitto. E’ troppo semplice giudicare che è meglio troncare perché l’altro è cattivo ed è meglio fuggire (anche se poi non ce la si fa), invece potrebbe essere il caso di considerare che il TdN deriva da una problematica narcisistica che con misure e modalità diverse riguarda entrambi. In tal modo, seppure con pazienza e fatica, una relazione che pareva irrecuperabile a causa di un ‘pregiudizio diagnostico’ a senso unico, può essere elaborata e portare ad una riconciliazione o comunque ad una umanizzazione del conflitto che diventa più sopportabile, più volto alla comprensione, e quindi meno traumatico e tormentoso.
Un altro problema dell’etichetta di Narcisismo patologico’ o di DNP Disturbo narcisistico di personalità’ è che raramente le persone comprendono come esso consista in un quadro che si interseca con gli aspetti borderline e le cosiddette sindromi marginali. In pratica non c’è un accordo chiaro e scientifico a riguardo delle etichette psichiatriche e dei diversi modi di interpretarle. Si tratta appunto di quadri sintomatici generali e classificatori che vanno interpretati da specialisti, e che a volte possono limitare o confondere gli stessi specialisti. Infatti anche l’ultima edizione del DSM (la V – Manuale diagnostico statistico delle malattie mentali, 2013) ha fatto parlare di sé anche a livello divulgativo in quanto gli esperti non erano d’accordo se confermare o meno come patologia il DNP e invece di far confluire i sintomi in un più ampio e generico quadro di Personalità Borderline.
Ecco allora che essendo chi scrive interessato agli aspetti della psicologia clinica junghiana, e quindi anche all’impiego di immagini archetipiche, mitiche, leggendarie a scopo diagnostico-terapeutico ha privilegiato la figura del vampiro, finalizzandola ad evocare quella collusione narcisistica di entrambi i partner che lega l’uno e l’altro in una dinamica amorosa vampirica. La figura del vampiro evoca il processo di svuotamento energetico che una persona con ferita narcisistica subisce per aver colluso con un partner che ha bisogno di svuotare l’altro per occultare la sua propria ferita narcisistica e renderla una risacca di potere patologico.
Come ho detto io ho cercato di effettuare indagini, teoriche ed anche e soprattutto a livello dell’esperienza clinica per comprendere ed aiutare le persone che a causa di un loro problema narcisistico subiscono la vampirizzazione di partner disturbati e disturbanti nella vita erotico-affettiva, a causa di loro problematiche narcisistiche e borderline (e ho cercato di spiegare come i due aspetti siano paralleli e convergenti).
Vi sono poi altri errori dovuti a considerare vittimisticamente che i propri traumi amorosi dipendano solo dal narcisismo del partner. Per affermare questa tesi si è accentuata la negatività del partner, che certamente sussiste, con aggettivi negativi impropri e che non hanno molto senso. Per esempio si parla di ‘narcisista perverso’ , per intendere che è dotato di particolare malvagità. Tuttavia la perversione in senso psicopatologico riguarda le parafilie e quindi le pratiche sessuali non espresse prioritariamente attraverso il coito e la genitalità. Un narcisista patologico è quindi sempre perversamente manipolatorio, ma non è affatto detto che lo sia in senso sessuale. Può invece fare breccia nelle fantasie sessuali eventualmente perverse trasgressive del partner da manipolare al fine di sedurlo nella sua intimità più segreta. Oppure si è parlato di ‘narcisista maligno’ servendosi impropriamente del concetto di ‘malignità nel senso diagnostico. Tutti i narcisisti-borderline sono presi da pensieri distruttivi e mettono in atto strategie psicologiche effettivamente malvagie per ferire il partner. Ma la nozione di ‘maligno’, adoperata in particolare da Kernberg indica l’incurabilità di certe personalità narcisistiche, mentre altre sono considerate ‘benigne’, quindi curabili, seppure con moltissima difficoltà.
Insomma si vede come il vittimismo finisca con l’esacerbarsi della convinzione che la causa del proprio male siano la malignità, la perversità, il narcisismo, il vampirismo e tutto ciò ci possa essere negativo del partner di cui, nonostante tutto si è innamorati. Ora seppure ciò è vero, è pur vero che bisogna chiedersi perché si è finiti ad innamorarsi di un partner così disturbato e disturbante e di non riuscire a sottrarsi alla sua seduzione, e di continuare a sentire di non poterne fare a meno… nonostante tutto, e anche in seguito alla rottura della relazione che risulta sempre drammatica e traumatizzante.
Ma andiamo con ordine e ritorniamo sul senso di quella piccola d che unisce la T alla N, TdN, cioè un Trauma amoroso che deriva dal Narcisismo, e quindi non soltanto dal narcisista. Qui il Narcisismo è considerato come una forza che induce all’egoismo, all’avidità, al distacco da una concezione dell’amore e della relazione in modo ‘amorevole e relazionale’. Purtroppo anche chi si innamora di un vampiro, per quanto si senta sinceramente innamorato con tutta l’anima, in verità persiste nel legarsi entro una dinamica distruttiva, lontana dall’amore e da una relazione che in quanto tale si basa su una reciprocità, e non su una sfida a resistere pur di stare con chi ci fa del male.
Quella d dunque indica un Narcisismo in quanto forza sovrapersonale che si oppone alla relazione. Per questo motivo Eros il dio della relazione era sempre in lite con Narciso che è considerabile come un semidio che esalta l’Io e la soggettività. In tal senso Narciso non è affatto negativo, in quanto la propria individualità è il valore essenziale di ogni essere umano, ma ciò diventa un disvalore quando impedisce la relazione, finanche a distruggere l’amore. Narciso diventa particolarmente negativo anche a causa di uno ‘spirito del tempo’ che esalta a livello psicoculturale il narcisismo quale ideologia che implica la supremazia dell’immagine dell’Io, ottenuta attraverso la mercificazione consumistica della persona e della sessualità, il dominio sull’altro, l’esibizione narcisistica sui social, con i selfie, la moda, i miti di successo e di potere che l’attuale società narcisista e antisociale diffonde e sostiene per scopi di controllo e di business.
Si parla spesso anche di ‘dipendenza affettiva’, quale causa del proprio attaccamento ad una persona sbagliata, ma semmai non è la causa è l’effetto, e comunque è normalissimo che se c’è un affetto c’è anche una dipendenza. Anzi una relazione amorosa è tale perché c’è una dipendenza, tuttavia grazie a Narciso non si finisce nella fusionalità e nella simbiosi, in quanto un equilibrato narcisismo
fa in modo che Eros non prenda tutto il campo e ciascuno possa mantenere la sua propria individualità, e quindi una giusta indipendenza. Evidentemente se il Narcisismo eccede il bisogno di indipendenza si estremizza generando o l’evitamento della relazione, oppure il suo utilizzo opportuinistico, volta a soddisfare il proprio bisogno di potere e di dominio. Ma un certo bisogno di potere e di dominio sta anche nell’ostinazione del partner vampirizzato a voler a tutti costi conquistare l’anima del vampiro. Quindi è superficiale considerare che il Trauma amoroso derivi da ‘dipendenza affettiva’ rispetto ad un partner, oppure che ne sia la causa. In verità la ‘dipendenza affettiva’ è tale rispetto alla propria ferita narcisistica, la quale fa dipendere dal proprio ‘vampiro interiore’ che costringe nevroticamente a mantenere l’attaccamento con un partner negativo.
Non possiamo qui soffermarci più di tanto sulle varie questioni perché come promesso nel titolo dell’articolo ci stiamo concentrando a comprendere il senso di quella piccola, ma importante d la quale altrimenti può generare diversi equivoci e pregiudizi. Stiamo quindi parlando della eziologia, nella fattispecie dell’agente o delle condizioni che provocano un certo stato morboso nelle dinamiche amorose caratterizzate da problematiche narcisistiche. La questione dellò’eziologia e quindi del processo o dell’agente che reca certe malattie e disfunzioni mentali è di enorme portata, forse una delle più importanti di tutta la storia della psichiatria e della psicopatologia. Qui noi consideriamo che tale stato morboso, inquadrabile come uno stato di traumaticità psichica della sfera erotico-affettiva sia dovuto da un’interazione tra due partner aventi modalità opposte e patologicamente compensatorie nei loro rispettivi modi di reagire e di difendersi da problematiche narcisistiche e borderline. Detto questo, non abbiamo detto gran ché, se non come apripista per effettuare i dovuti approfondimenti.
La storia della diagnosi e della terapia della malattia mentale e quindi dello studio delle cause che la provocano risale a concezioni di natura morale e demonologica, trasformatesi poi in diversi punti di vista in termini psichiatrici e psicopatologici. Fino agli inizi dell’800 le problematiche mentali erano riferite a forze maligne che si impossessavano di una persona, la quale spesso era considerata a sua volta portatrice di una natura malvagia, immorale, indecente, cattiva.
La strega, l’orco, l’indemoniato, e per l’appunto anche il vampiro andavano a rappresentare attraverso mille narrazioni e leggende come il diabolico si personificasse e inducesse a comportamenti aberranti e a stati d’animo penosi e disturbanti. Il depresso ad esempio, poteva essere considerato un vampirizzato, il quale però doveva avere anche le sue colpe; altrimenti perché il vampiro avrebbe scelto proprio lui o lei? E quindi doveva espiare. In particolare il mito del vampiro indica la sua capacità di dissanguare l’anima dell’altro attraverso la seduzione erotica. I vampiri dell’anitiche cultura mesopotamica, le Lamie e le Empuse erano energie femminili seduttive che rapivano l’anima per via seduttiva ‘sirenide’. Non si tratta di un femminile come genere, ma di un genere di energia che ha potere vampirizzante attraverso la seduzione. Al maschile troviamo del resto il dongiovannesco Dracula. Così a causa dell’invasamento di foerse demoniache (i vampiri secondo la leggenda sono creature semiumane al servizio del diavolo) occorreva un esorcismo, un rito magico o religioso per salvarsi dal demonio, cioè dalla moderna malattia mentale. Ovviamente si tratta di superstizioni e storie da medioevo, ma sono pur sempre figure che evocano fenomeni incosnci e relazionali di carattere orale, fagocitatnte e distruttivo. D’altra parte anche la moderna psichiatria si è evoluta ammettendo le sue superstizione ammantate di logicità e scientificità. Molti studiosi critici della psichiatria e della visione scientificamente riduttiva della malattia mentale hanno contribuito a far evolvere le concezioni psichiatriche, e così anche il rispetto della malattia mentale come qualcosa che non può essere stigmatizzato solo come malattia e anormalità.
In tal senso la Psicologia analitica di Jung, e poi la Psicologia archetipica di Hillman hanno proposto un punto di vista capace di recuperare il senso dei miti e delle leggende, senza farli ricadere nella superstizione, e di uscire da una visione positivista e riduttiva della malattia mentale, posta sotto lo sguardo logico delle scienze esatte, dimostrabili in laboratorio. Simboli, miti, figure leggendarie non sono solo fantasie popolari o credenze, ma anche prodotti dell’inconscio collettivo, e come tali vanno considerati per comprendere e per curare i ‘problemi aventi una loro oscura radice nell’inconscio’ quindi anche i problemi e le sofferenze della vita amorosa. Stiamo quindi parlando di questioni che non riguardano solo la struttura del sistema nervoso o di relazione meccaniche di causa-effetto attraverso le relazioni interpersonali, i vissuti famigliari, l’ambiente, ma anche dell’intima soggettività dell’anima umana che non è leggibile come una cosa da mettersi sotto un microscopio o un fenomeno da indagarsi attraverso ripetuti esperimenti in laboratorio.
Comunque sia, agli esordi, e cioè con Kraepelin (1856-1926) la malattia mentale, che nelle sue forme più gravi si declinava in Demenza precox, Catatonia, Ebefrenia, ecc. sarebbe derivata non più da forze demoniache, ma da cause organiche, e quindi da disfunzioni fisiologiche del sistema nervoso. Per quanto questa idea, sin dalle origini sia stata messa in discussione, ancora oggi la moderna neuropsicologia tende a spiegare ogni disturbo dell’anima come derivato da un qualche neurotrasmettitore, ormone, disfunzione sinaptica, ecc. Ma già ai tempi di Kraepelin di Bleuer, Janet, Charcot, e quindi fino a Freud, si considerava che le malattie mentali, quindi le psicosi e le nevrosi potessero avere cause psicogene e relazionali. Il primo a considerare che, escluse le cause organiche, la eziologia doveva riguardare complessi e dinamiche famigliari risalenti alla primissima infanzia fu Freud. Inizialmente Freud coniò la teoria del ‘trauma infantile’ considerando che le nevrosi e le psicosi potessero derivare da un abuso sessuale che il bambino avrebbe subito nell’infanzia, e che però avrebbe rimosso nell’inconscio. Una volta adulto non avrebbe più una memoria conscia di quel trauma, ma si sarebbe generato un nucleo inconscio dal quale si sviluppano sintomi e stati nevrotici psicotici. Successivamente Freud modificò questa teoria dal momento che si rese conto che quegli abusi potevano anche non essersi verificati, e che il bambino li aveva vissuti solo ad un livello fantasmatico, nei sogni e nelle sue immaginazioni e paure edipiche poi rimosse. Jung poi considerò che nell’inconscio individuale esistono anche componenti archetipiche innate e che quindi fosse riduttivo considerare che i problemi psicologi derivassero solo dall’infanzia dell’individuo, e che invece bisognava considerare anche come l’inconscio reagisce sviluppando fantasie che hanno valenze archetipiche (non solo quindi rigurdanti il vissuto famigliare) quindi rispetto a fattori innati appartenenti all’inconscio collettivo.
In tal senso il TdN non intende il Narcisismo solo come una questione relativa alla vita individuale, ma come una componente della natura umana con la quale la vita chiama a fare i conti in un modo in un altro. In modo assai drammatico laddove Narciso confligge con Eros e la vita amorosa diventa un inferno. Se dunque la causa è
anche di natura sovrapersonale, la terapia deve tenere conto di rendere conscio il paziente di come il suo ‘nemico’ non sia soltanto il partner ‘vampiro’, ma un aspetto d’Ombra che unisce in un abbraccio traumatico il suo proprio vampiro interiore e quello del partner vampiro.
Tale aspetto d’Ombra è appunto una componente archetipica presente originariamente nella psiche di tutti gli esseri umani e quindi non è soltanto il derivato di un’esperienza individuale relativa al proprio vissuto famigliare o all’ambiente circostante. Si tratta di una forza costituzionale dentro di noi, tutti noi, sia che siamo vampiri o che siamo vampirizzati, ed indipendentemente da come sono state le relazioni con i nostri genitori. Con questo non si vuol dire che non vi siano stati condizionamenti dalla vita famigliare, da ambienti e genitori disturbanti, ma si tratta appunto di condizionamenti, non di cause esclusive e radicali. Il modo di reagire ai condizionamenti negativi e soggettivo e dipende dalla possibilità di ciascuno di rendersi conto dell’inconscio che lo abita, un inconscio che non è solo il suo personale inconscio, ma che è anche collettivo e sovrapersonale.
Il TdN come diagnosi e come conseguente cura che ne deriva presuppone una concezione del Narcisismo in senso sovrapersonale, ovvero come quell’egoismo radicale e quell’istintualità predatoria con la quale l’umanità deve fare i conti, ed intal senso anche ogni individuo nella misura in cui lo agisce o lo subisce. Ma in ogni caso deve capire che il nemico che lo possiede e lo condiziona ad infliggere una relazione amorosa negativa o a subirla è una forza psichica negativa, ma ‘naturale’, cioè archetipicamente insita nella natura umana (in tal senso potrebbe avere anche la funzione di una sfida evolutiva, volta a far scegliere l’amore contro il male, piuttosto che l’odio, la distruttività, l’attaccamento disturbato). In tal senso la natura genera problemi, sfide ed anche malattie, affinché la specie umana sia costretta ad evolvere. In un mondo fortemente affetto dal narcisismo, il TdN potrebbe essere considerato come una risposta reattiva di grande tormento, e perfino a rischio di degenerare in esiti fatali, tuttavia costringe ad elaborare un mondo migliore dentro ed intorno a sé, perché guarire vuol dire rielaborare un nuovo e più autentico senso dell’amore, che non può essere quello degli attaccamenti disturbati, patologici e manipolatori.
D’altra parte anche Freud in Introduzione al Narcisismo e in Al di là del principio del piacere propone il concetto di ‘pulsione di morte’ come una forza distruttiva intrinseca in ogni essere umano, e che quindi non viene generata solo dall’ambiente e da relazioni disfunzionali nell’infanzia o con un partner. C’è dunque qualcosa di originario da cui dipende il malessere psicologico, una sorta di ‘peccato psicologico originale’ con il quale in quanto essere umani dobbiamo fare i conti. Spesso le pene della vita amorosa, come narra il mito di Amore e psiche ci costringono a fare i conti con questa ‘morte innata, la quale traumattiza e mortifica l’immortalità dell’amore, rendendoci quindi come vampirizzati, ovvero ‘morti viventi’.
Ma allora il TdN è uno stato di sofferenza che costringe a trovare risposte più profonde e più elevate rispetto a quelle che si limitano a fare psicoradiografia della malignità o della perversità del partner vampiro. Si tratta di risposte terapeutiche che contemplano aspetti filosofici e spirituali sulla natura umana e il senso ultimo della vita e dell’amore. La psiche per guarire deve evolvere in una condizione esistenziale per la quale la vita non è più solo preda attiva o passiva del Narcisismo, ovvero di un Io che pensa solo al proprio piacere, potere, sicurezza, successo, ma che invece si sente vivo e armonioso nella misura in cui è parte dell’universo e si relaziona con tale spirito alla comunità, all’umanità, ed anche al partner.
L’altro non è un oggetto da possedere, o al quale cedere fino alla morte, l’altro è un essere umano con un’anima, e che nei sensi e nell’anima, con le difficoltà e i limiti, con le gioie e i dolori ci consente di vivere ciò che percepiamo come immortale: cioè l’amore. Invece nelle dinamiche vampirizzanti l’amore è mortifero. Per curarlo bisogna recuperarlo all’immortalità, al suo naturale senso psichico e carnale, che reca pulsione di vita e che crea la vita.
Come si vede sono questioni assai delicate, complesse, persino romanticamente metafisiche, suscettibili di molteplici interpretazioni, tuttavia sono indispensabili affinché il concetto di TdN venga discusso ed impiegato correttamente in senso diagnostico e terapeutico. Non basta, ed è alquanto dannoso, semplificarlo come un’equazione vittimistica che personalizza e superficializza tutto in funzione di una relazione con un ‘cattivo’, seppure tentando di dare a ciò un alone di scientificità. E purtroppo questo è avvenuto e avviene a causa di una diffusione errata del concetto di TdN, e che a causa delle facili modalità di plagio e di vampirizzazione di internet, e di una modalità competitiva dannosa nel campo della ricerca clinica, non ho certamente potuto evitare.
Il TdN genera una condizione di traumaticità persistente, che esaspera tutti i sintomi di una classica sindrome ansioso-depressiva fino a generare una condizione di ‘quasi psicosi’, la quale raggiunge picchi di vara e propria psicosi, con quadri maniacali e deliranti. Tuttavia il soggetto che ne è colpito preserva una sua base nevrotica che lo ancora al principio di realtà e quindi resiste a minacce interne di vera e propria scissione e dissociazione. Cioè al rischio di una regressione psichica ad un livello schizoide, o di totale ritiro autistico, quindi di perdita di se stesso, di pazzia come destrutturazione della propria soggettività psichica. La persona affetta da TdN non impazzisce definitivamente perché vuole ad ogni costo preservare una sua integrità quale condizione irrinunciabile ai fini di un mantenimento della relazione con il ‘vampiro amoroso’. In pratica dall’inconscio si sviluppa una difesa che preferisce di attestarsi su uno stato di traumaticità (TdN) che pure preserva la coscienza dell’Io piuttosto che abbandonarsi al delirio conclamato, e quindi a stati schizoidi e allucinatori, che vengono esaminati nelle forme più gravi di delirio e delusione amorosa, come nel caso crepuscolare e schizofrenico seguente descritto da Bleuer (1911, p.216):
[…] quello di una signorina delusa in amore che vede realizzati nel suo stato patologico i suoi desideri e le sue speranze. Ella è in comunicazione allucinatoria col suo innamorato, si fidanza, si sposa, resta incinta e partorisce, infine, il bimbo. Tutto ciò che la circonda viene a far parte del suo delirio. I ricoverati dell’ospedale divengono membri della famiglia o ospiti in visita; altra volte vengono considerati come ostacoli o come nemici…
Ecco allora che a differenza del caso schizoide precedente il TdN determina uno stato di sofferenza psichica assai penoso, invalidante e anche pericoloso per tutta una serie di eventi negativi a catena che può provocare, incluse le fantasie suicidarie ed il passaggio all’atto, ma resta pur sempre una difesa estrema dal cadere in uno stato di psicosi grave, dove si perde il principio di realtà e subentra un mondo allucinatorio, nel quale il soggetto si dissocia da se stesso e dagli altri, o scinde la sua personalità come posseduto da un oggetto interno persecutorio col quale si identifica , e dal quale fugge.
Ecco dunque che poiché il Trauma da Narcisismo, deriva dal concetto di Narcisismo di cui abbiamo parlato esso è anche una difesa estrema che si ancora a preservare il Narcisismo dissanguato, e questo vuol dire che tende a resistere al rischio di una morte dell’Io , e quindi di un cedimento più profondo a forze inconsce che portano ad una follia psicotica conclamata. Quindi oltre ad essere una difesa estrema, il TdN è anche una sfida che l’inconscio impone attraverso una relazione amorosa disturbata, affinché la psiche possa evolvere in una dimensione di riequilibrio narcisistico, che vuol dire una buona armonia tra amore di sé e amore per l’altro.
Si vede allora come andando ad esplorare il senso ed il fine della preposizione da che stiamo esaminando, ovvero quella piccola d del TdN, si possono comprendere questioni importanti a livello diagnostico e terapeutico. D’altra parte si tratta di un’ipotesi diagnostico-terapeutica complessa perché è complessa ed indeterminabile la patologia nelle sue infinite anamnesi, che la rendono sostanzialmente ‘idiopatica’ cioè non classificabile in una noseografia generale, ciascuno ha quindi una sua propria modalità di contrarla, esprimerla, peggiorarla o guarirla. Usare superficialmente il concetto di TdN è come pensare di diagnosticare la patologia di un paziente senza
leggere le analisi, ma solo dal colorito e poi di dargli un po’ di aspirine, o di tagliargli un braccio perché gli fa male, o altre cose del genere… tuttavia mostrando di avere una diagnosi di successo in tasca.
Ora diciamo che la principale teoria che può corroborare l’ipotesi del TdN da un punto di vista eziologico, in quanto Trauma che deriva da una relazione disturbante, è quella esaminata da Bateson e dalla Scuola di Paolo alto sulle cause della schizofrenia. Questi studiosi hanno considerato come la madre e i genitori possano essere schizofrenogenici, ossia determinare una comunicazione ambigua che porta il bambino a sviluppare reazioni difensive psicotiche. Nel clima affettivo disturbato della vita famigliare, si sviluppano dinamiche comunicative a “doppio legame”, per le quali si afferma una cosa e il suo contrario, oppure si instillano dubbi sull’affettività, le regole, le reciprocità della vita famigliare: il bambino non si sente mai sicuro di essere amato, per quanto comprenda che è anche amato. Allora crede che sia lui ad essere incapace di amare o a farsi amare. Questo continuo clima di messaggi ambigui, induce un cronicizzarsi dell’insicurezza e dell’instabilità affettiva, alla quale possono manifestarsi reazioni acute o cronica di tipo schizoide, con scissione e dissociazione della personalità Ad esempio la madre abbraccia, ma con estrema freddezza o con teatralità. Oppure minaccia di non amare più il bambino se piange, o se fa o non fa questo o quello. Per cui si crea una dissonanza sulla possibilità di essere amato per quello che si è e si incomincia ad elaborare allucinatoriamente la possibilità di essere un altro o di non essere, cioè di annullarsi psichicamente. Sono molteplici e variegate le forme di ‘doppio messaggio’, e nella misura in cui si acuiscono e si cronicizzano possono diventare la causa basilare di molte forme di schizofrenia e di psicosi acuta.
Quindi la preposizione da di Trauma da Narcisismo può leggersi anche nel senso di essere stati ‘infettati’ da una relazione amorosa infestata da messaggi ambigui e a doppio legame trasmessi dal partner narcisista-borderline. Ciò certamente è una parte importante del processo che conduce al Trauma da Narcisismo conclamato, tuttavia non spiega perché un adulto non riesca a sottrarsi seppure con dispiacere da una condizione che pure riconosce disturbata e vampirizzante. Un bambino non può fuggire dalla famiglia disturbante, ed ecco che può sviluppare rimozioni e difese nevrotiche, fino a difese più primarie e quindi psicotiche e schizoidi come quelle di cui abbiamo fatto cenno. La teoria del ‘doppio legame’ dunque ci aiuta a dare un senso più preciso alla d del TdN tuttavia si limita ancora una volta a spostare la causa sul narcisista più che sul narcisismo, cioè non individua quell’aspetto di collusione che dipende anche dai problemi narcisistici del ‘vampirizzato’. In genere si può osservare durante la terapia che la persona vampirizzata è stata sottoposta nell’infanzia ad un’atmosfera famigliare basata sul ‘doppio legame’, e comunque caratterizzata da un’ambiguità affettiva (della quale si può essere coscienti, mantenendone il ricordo doloroso, oppure si può anche aver dimenticato, ma si tratta di una rimozione che resta nell’inconscio e genera condizionamenti e sintomi). Ecco allora che la persona vampirizzata è già predisposta a relazioni basate su un ‘doppio legame’ di accettazione-rifiuto, amore-odio, esaltazione-svalorizzazione, e cioè a quello stressante ‘bello e cattivo tempo’ che i narcisisti patologici impongono attraverso i loro sbalzi di umore, le loro minacce abbandoniche, i ricatti erotico-affettivie ecc. Quindi il Trauma da Narcisismo, deriva da un partner problematico e disturbante sul piano affettivo, ma anche da una problematica affettiva pregressa, non elaborata che siu ha in se stessi.
Comunue, in senso archetipico e sovrapersonale dobbiamo considerare che questa piccola fantomatica d del TdN va riferita al Narcisismo inteso come una causa originaria di tutti i mali della relazione tra gli esseri umani, cioè l’istinto egoistico e predatorio che degenera in involuzione e pulsione di morte, e che può avere il sopravvento quando il senso spirituale dell’Amore perde la sua natura propria di gratuità e di reciprocità, per trasmutarsi in manipolazione seduttiva, inganno, sopraffazione, dominio dell’anima dell’altro. Il TdN dunque è una diagnosi che per essere compresa nella sua profondità e quindi per consentire una terapia efficace, deve tenere conto della dimensione psicospirituale dell’essere umano che si incarna nelle passioni dell’anima e nel suo viaggio verso l’infinito, il numinoso ed il non conoscibile.
P.S. Spero che questo articolo aiuti ulteriormente chi soffre per un trauma amoroso. Ma CHIEDO PER FAVORE ANCHE DI AIUTARMI A DIFFONDERE QUESTO CHIARIMENTO. In particolare postandolo nelle pagine e nei forum relativi a questa problematica, su FB e su Internet e laddove c’è anche possibilità di dibattito dal vivo. E’ importante che questo articolo di chiarimento arrivi il più possibile a tutte le persone interessate per portare con umiltà, ma con convinzione ed esperienza, un contributo che può essere davvero determinante per chiarire aspetti essenziali per elaborare e guarire dai Traumi amorosi e per approfondire il dibattito e le ricerche in questo campo. GRAZIE.
Pier Pietro Brunelli Psicologo-Psicoterapeuta.
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Premesso che apprezzo questo blog e il suo lavoro, volevo fare acune considerazioni sulla base della mia terribile esperienza.
A volte, non sempre ma a volte, tra aggressore e vittima non c’è complicità, ma semplicemente lo stesso rapporto di forza che c’è tra uno che ti accoltella e uno che viene accoltellato. Come si fa ad insinuare “se fossi stato più forte ti saresti salvato, quindi è anche colpa tua”? Le persone non hanno il dovere di essere forti, non hanno nemmeno il dovere di sapersi difendere. Quasto vale nella giungla, non nelle società umane dove le persone hanno il diritto di essere deboli e vivere tranquille ugualmente e hanno il dovere di non apporfittarsi delle debolezze altrui. Cioè io capisco che il forte desiderio di trovare qualcosa di buono (amore o amicizia) te lo faccia vedere anche laddove non c’è, e capisco che ci sono modi migliori e peggiori di reagire al male ricevuto, ma centrare la terapia su presunte o reali debolezze della vittima secondo me allontana dal problema vero e più immediato e alla fine fa il gioco del carnefice. E poi, a volte il trauma consiste anche solo nel rendersi conto che persone a cui tieni ti odiano senza ragione o perchè sei felice e vorrebbero vederti soffrire, che il male e le cattiverie non arrivano da sconosciuti o bulli capitati per caso ma da gente di cui, per un motivo o per un latro, ti fidi e da cui è lecito e normale aspettarsi ben altro secondo me. E ancora, questi narcisisti non svolgono sempre il ruolo di partner di qualche donna crocerossina, cioè non è quella l’unico motivo per cui entrano nella vita di qualcuno secondo me. A volte, come nel mio caso, capita che sia semplicemente l’invidia a portarli ad entrare nella vita di una persona (che non è il/la loro partner) per cercare di smontarla, umiliarla “delicatamente” e rovinarne la felicità e la sicurezza. Fatto questo se ne vanno da soli, senza no contact e senza altro, raccontando che stai male perchè sei debole e fingendo anche di essere addolorati o stupiti. Quando in realtà è la persona bersaglio a restare sconvolta e stupita a dir poco. E secondo me queste persone scelgono di fare del male perchè sono contorti e invidiosi non perchè soffrono. Forse la vedo così perchè sono solo uno sconfitto arrabbiato, ma ormai sono più di 15 anni che pago le conseguenze del trattamento che ho ricevuto, un po’ rabbia credo sia normale. Io ho avuto a che fare con l’invidia di una persona del genere quando ero adolescente e mi ha a dir poco distrutto nell’anima. Poi le persone mi voltarono le spalle, gli psicologi hanno cercato più volte di curarmi malattie inesistenti ed io mi sono lasciato andare…e la situazione ormai è irrimediabile. Senza contare il lavaggio del cervello che quelle persone ti fanno per spingerti a comportarti in modo innaturale e dannoso per te stesso, ma nessuno se ne accorge di questo. Perchè sono queste persone a convincerti in qualche modo che comportarti in modo deleterio e controproducente sia la cosa giusta da fare, non è la depressione. E il risultato è che la mia vita è morta lì, la mia esistenza è rovinata del tutto ed ora sono una persona sfasciata, senza vita, senza esperienze, non so neanche più chi sono ormai. Non sono mai riuscito a ritornare in me, a realizzarmi e a realizzare qualcuno dei miei vecchi sogni. Non ho nemmeno più il tempo per recupare il tempo perso. Alla fine non ho nemmeno capito cosa è successo, ho incontrato sto tizio che sembrava volermi distruggere senza un motivo apparente, e che si volesse prendere il mio posto nel mondo e agli occhi degli altri…e credo che ci sia riuscito.
In ogni caso, per quello che vale la mia opinione, sencondo me le persone traumatizzate o bersaglio di invidia e cattiveria non vanno curate, vanno salvate, anche per evitare che magari finiscano a farsi del male da sole. Non so chi si dovrebbe prendere questa responsabilità di salvarle, ma qualcuno dovrebbe farlo anche solo per pietà o magari per soldi. Magari prima calmarle, aiutarle a riprendre il controllo di se stesse e poi fare domande per capire cosa è successo e ascoltare con interesse le risposte. Non è bella la sensazione che l’altro ti sta ascoltando solo perchè deve o che sta aspettando che finisci per cambiare discorso e parlare di cose più utili, a quel punto sarebbe meglio cambiare paziente. E poi, aiutarle a ricordare com’erano prima di incontrare quella persona, com’era la loro vita e chi erano prima di avere a che fare con quella gente…non dirgli di dimenticare. I ricordi e il passato sono l’unica testimonianza della vera identità e della vera personalità della vittima/bersaglio, e sono l’unico modo per conoscerla davvero e capire chi è. Poi non voglio insegnare il mestiere a nessuno dico solo cosa mi sarebbe piaciuto ricevere quando ero ancora in tempo per recuperare la mia esistenza e dare un senso alla mia vita. Alla fine, non tutte le storie sono uguali e non tutte le persone sono vittime di se stesse, purtroppo.
Molto acute e autentiche le sue osservazioni. Aggiungerei una considerazione. Le persone con accentuati tratti narcisistici e borderline, in un primo momento, e anche in certi periodi della relazione, vogliono provare a ‘guarire’, si impegnano e si illudono rispetto al fatto di essere riuscite a coinvolgersi amorosamente, in modo soddisfacente. In altri periodi invece si rassegano a stare insieme senza coinvolgimento autentico. Poi decidono che la colpa del loro non coinvolgimento è dovuta a difetti del partner. Se non li trovano fanno di tutto per mettere il partner in difficoltà, fino a farlo reagire con negatività e disperazione. Ecco allora che i difetti li hanno trovati e quindi si sentono autorizzati a punire e a distruggere il partner in quanto colpevole del loro mancato coinvolgimento, pur di non ammettere che è un problema dovuto a loro stessi. Del resto il partner fa di tutto per risolvere questo loro problema , sopportandosi, rendendosi amabile all’infinito, ma poi soccombe nella frustrazione , l’umiliazione, l’ansia abbandonica, la svalorizzazione, sicché si rende poco amabile, nonostante abbia fatto di tutto per essere il contrario. In tutto questo iter contorto il ‘partner narcisista_border’ sviluppa anche progetti parassitari e di sfruttamento sentendosi autorizzato dal mome4nto che in fondo sarebbe colpa dell’altro/a il loro mancato, carente o ondivago coinvolgimento. Del resto quando l’altro impazzisce o quasi, diventa implorante, a sua volta contromanipolatorio, disposto a tutto, come uno zerbino o un cestino dei rifiuti, come si fa ada amarlo/a? Insomma è una giostra infernale, dalla quale si scende solo quando si comprende che si ha una propria volontà, che si può scegliere di farlo e che si è scelto di salircie di restarci a lunco, non solo per fatalità, ma anche per per proprie debolezze e problematiche irrisolte. E’ quindi una grande occasione di crescita, riscatto e liberazione ritornare a se stessi e rendersi disponibili per un amore più bello e più sano.
Egr.dott. Pietro Brunelli, vorrei capire qualcosa della mia storia e perché per tanto tempo ho lasciato che mi si trattasse così.
Intanto per un quadro completo bisogna che le dica qualcosa della mia adolescenza.
Dai quattordici anni in su mio padre, alcolizzato, incomincia a picchiare me e mia sorella quasi tutti i giorni e le frasi del tipo “sei una stupida, non capisci niente” sono quotidianamente.
Nel frattempo si è ritenuto che io e mia sorella maltrattate fisicamente e psicologicamente fossimo da curare con farmaci e da ricoverare ripetutamente in ospedali psichiatrici.
E’ in questo quadro che a ventun anni incontro colui che poi sarebbe diventato mio marito.
Forse all’inizio volevo fuggire da quella situazione familiare ma poi me ne innamorai.
Credo che uno dei miei maggiori sbagli sia stato quello di ricercare in lui tutte le mancanze affettive che avevo avuto.
Però anche lui come sposati incomincia a trattarmi duramente .
Cosa strana però riuscivo a sopportare di più questo che i suoi continui tradimenti.
Ho resistito ventun anni mi matrimonio e ancora non so perché. Forse perché mi è stato insegnato così, forse per i miei figli, forse perché speravo in un cambiamento della situazione e non accettavo questo stato di cose o forse sono tutte scuse.
Comunque per questioni economiche ma soprattutto per vedere giornalmente i miei figli dopo il lavoro decido di condividere il suo appartamento.
Questo è successo per quattro anni fino a che poco tempo fa, dopo un litigio, mi caccia via.
Mi sembra che io non aspettassi altro.
Ora sto prendendo in mano la mia vita.
Qualche volta sento dei vuoti enormi ma altre volte mi sento abbastanza bene.
Vorrei elaborare quello che mi è successo e dargli un senso.
E mi chiedevo anche se è possibile che il mio ex marito fosse un narcisista che tra l’altro ha dato sempre la colpa a me se le cose tra noi non andavano, non mi ha mai chiesto scusa e mai una volta dato ragione.
Ma arrivata a questo punto forse non ha nemmeno grande importanza.
Lei cosa ne pensa di tutto quanto le ho scritto?
Distinti saluti.
Gentile Mara, per ragioni deontologiche e di tempo non psoo rilasciare consulenze private on line e sulla base di poche righe. Io le consiglio di verificare con un consulto specialistico quanto lei ipotizza o che vorrebbe chiarire. In questo blog può comunque trovare tanti documenti e articoli, e può confrontarsi con gli altri https://www.albedoimagination.com/2017/07/5752/. Il forum è in genere è rivolto ad esaminare questioni generali, chiarimenti sulle nuove scoperte e teorie, che certamente riguardano l propria vita, ma difficilmente si può entrare nello specifico. Io in particolare non posso farlo perché ha una responsabilità professionale, come qualunque terapeuta, su questioni così delicate, si si può pronunciare solo previo consulto privato, che mi si può richiedere come indicato nel blog.
Tutto vero, la patologia è comune. Mi chiedo solo una cosa, quanti non hanno sperimentato il doppio legame? Secondo me, pochissimi, quindi, siamo tutti un po’ narcisisti, come abbiamo altre subpersonalità. Chi è patologico ha una malattia, in. questo caso della psiche, ma ciò non impedisce di conservare i valori etici sui quali si costruiva l’educazione del passato. Chi infierisce con sadica insistenza, non è solamente patologico, è anche cinico e spesso viziato, agisce intenzionalmente.
Giuste osservazioni, il narcisismobe il vampiro cone ‘complesso’ è in tutti noi, ma in alcuni prende teoppo il sopravento.
Gentile dott. Brunelli, ho appena finito di leggere il suo libro ” Amori distruttivi e vampirizzanti, come difendersi e come uscirne”. Dottore io la ringrazio sentitamente per questo libro che per me che ho vissuto il trauma che lei ha descritto in modo magistrale, rappresenta un prezioso aiuto. Grazie, veramente! Anche per l’apertura spirituale della sua prospettiva terapeutica che non inchioda gli esseri umani in sterili etichette psichiatriche ma la apre a possibilità di crescita in senso spirituale e sovrapersonale, in un’ottica di miglioramento personale e interpersonale, collettivo. Grazie veramente! Perché dà la speranza che tutto ciò che è stato vissuto non sia solo ” morte” come la si percepisce, ma una specie di anticamera della resurrezione, come l’enorme balena di Giona che lo nasconde in un ombra mortifera il tempo necessario ad una qualche crescita di sé e poi lo riconsegna di nuovo alla vita e al suo destino. Trauma amoroso come possibilità di crescita nella conoscenza di sé, e il dolore che ne deriva come il travaglio che precede la nascita di un bambino. In questa prospettiva feconda rinasce in me una piccola luce. Che farò in modo di coltivare e che spero di espandere per poter ritornare a vivere. Dalla terra di mezzo io la ringrazio ancora sentitamente e le auguro una buona giornata.
Grazie di questa sua preziosa testimonianza. Ci aiuta e mi aiuta a proseguire la ricerca e la sensibilità.
Buonasera dott. Brunelli
Complimenti per l’articolo che rileggerò più volte poiché contiene molte riflessioni importanti che finora non avevo fatto perché troppo presa a leccarmi le ferite .
Ferite che ho sicuramente inferto a mia volta ,ad un amore meraviglioso naufragato nella totale incomprensione e incompatibilità , l’amore per un uomo che ha letteralmente invaso la mia vita e portato enorme scompiglio ( reciproco , visto che entrambi ci siamo separati da rispettive famiglie per stare insieme ,,, può immaginare i contorni )
Mi ha letteralmente travolto ma
Ho avuto timore della sua prorompenza, mi sono sentita amata si ma più che altro posseduta come un trofeo … l’ho amato segretamente fino alla sua dichiarazione dove ho capito che eravamo allo stesso punto . Ed é stato magico ed indimenticabile , ma temo ( lui mi accusa ) di aver rovinato tutto col mio timore di seminare ulteriore dolore ,in primo luogo ai miei figli che lo conoscevano , e per seminare dolore intendo dire renderli partecipi di una mia relazione amorosa in tempi ancora molto vicini alla separazione . Questo rapporto segreto( ma solo ai miei 3 figli poiché il mondo intero ne era al corrente)ha generato una infinita serie di scontenti , litigi , sospetti , paranoie , gelosie , che io ho giustificato con un suo desiderio incontenibile di vivermi tutta e appieno con i miei figli e tutto , spazzando via in un attimo tutto ciò che vi era stato attorno ,
Poi anche il mio lavoro era scomodo , troppi uomini attorno ..sempre con battute ma fastidiose .insinuanti… destabilizzanti
Ho vissuto come in una lavatrice per quai due anni arrivando a non capire più cosa fosse giusto o sbagliato , costantemente criticata e offesa velatamente , con un grande senso di inadeguatezza perché questo uomo pur dicendo di amarmi e di essere meravigliosa e tanto altro, in realtà aspettava sempre una mia mossa falsa , una parola non giusta , un tempo troppo lungo per lui per non perdere l’ Occasione di farmi sentire in difetto dicendomi quanta sofferenza fossi in grado di arrecargli .
La storia e un po’ lunga da raccontare , ma il finale è interessante perché dopo l’ennesimo litigio e distacco recioroco in cui entrambi arroccati sulla propria Torre , ad una mia richiesta di vederci dopo un paio di settimane di stacco e tanti tira e molla , lui mi ha fatto sapere tramite un messaggio che finalmente aveva trovato un amore corrisposto e di non disturbalo oltre( una donna più giovane di me con un figlio piccolo…) e che io di amore non so nulla , che sono una falsa , volgare , promiscua , che non merita neanche di essere ricordata … della serie accusa me di cose assolutamente non vere e lontanissime dalla mia natura . Ha voluto offendere la mia etica , la mia morale , la mia femminilita … ora io mi chiedo : si può smettere di desiderare una persona che non si concede fino in fondo o per le qualsivoglia ragione , ma il motivo di tanta cattiveria non lo riesco a spiegare . Un’altra Persona
Così non è rimasto nulla di una amicizia , di una relazione difficile si ,ma molto significativa , considerata la provenienza di entrambi ,
bruciano i bei ricordi , un’ intimità speciale mai provata prima ,un guado importante attraversato insieme ,
Stesso giorno di compleanno
La passione della musica in comune
Il nulla
Il silenzio se non
L’eco della mia voce che rimbomba solo dentro di me
Te ne si andato, va bene
Ma mi dovevi proprio distruggere?
Sono arrivata a pesare 46 kg
Perché dottore ho permesso tutto questo?
Perché io so di averlo permesso
I miei campanelli hanno suonato più volte
Perché si finge di non sentire quei campanelli ?
Paura di fallire di nuovo?
Lui sempre attento a ricordarmi che i miei sensi di colpa avrebbero rovinato tutto
Tu sei il carnefice , mi ha detto , fai poco la vittima
Mai più sentito
Mai più una domanda sui miei figli che tanto amava di cui si è sentito privato
Mi sento una convalescente sotto shock,ma consapevole del fatto che sono stata io sempre a respingerlo per la sua maleducazione e prepotenza .
Questo deve averlo indispettito
Provavo a staccarmi ma non ci riuscivo
Ha aspettato lui il momento giusto per farlo
Ma di noi non ha salvato nulla
Ha una nuova vita
Io a malapena riesco a fare il mio dovere
Mi sono spenta come una candela finita
Ha una parola di conforto per me ?
Grazie per aver letto …
Grazie. Spero davvero che lei continui a riflettere terapeuticamente, cosa che aiuta anche gli altri a comprendere e a trasformare.
Grazie dottore per i suoi articoli illuminanti e preziosi, che mi hanno fatto capire molto di quello che ho vissuto e sto vivendo. Condivido con lei la mia storia perché sarebbe per me prezioso ogni consiglio o suggerimento voglia darmi e condivido con chi legge in questo blog perché per esperienza so che quando si vivono certe cose si fatica a vederle, le si vede e le si comprende meglio attraverso il racconto di ciò che di simile è capitato ad altri.
Sto cercando di riprendermi da una relazione durata 4 anni con quello che si può definire un narcisista patologico. Io sono stata nella mia ferita narcisistica il suo “incastro” perfetto, complementare al massimo grado. Bambina profondamente trascurata, abituata a fare da me, niente cura né da padre né da madre. Padre in carriera assente e quando presente irascibile o distratto, madre orfana in depressione fredda. Sono cresciuta con un nucleo fragile nascosto e ben protetto. A quarant’anni, sposata da sedici, in un matrimonio tiepido, problematico e tre figli, incontro LUI, vent’anni piu grande di me, ed è follia. Si propone come il saggio che comprende il mio nucleo fragile e doloroso. Si fa carico inizialmente della bambina, la prende per mano la fa uscire dal suo nascondiglio e se ne cura. Io me ne innamoro perdutamente rischiando tutto, sì perché fin dall’inizio un lungo inizio platonico che dura mesi, io parlo con mio marito di quello che mi sta succedendo, lasciando a lui la scelta se lasciarmi o rimanere. Lui rimane perché io si può dire che rinasco letteralmente, riscopro la mia femminilità il piacere di vivere, ritrovo molte energie che avevo seppellito dentro di me. Ma la relazione con il Narciso poi si complica, lui diciamo cambia, si fa a tratti più distante freddo, chiude per giorni a volte per settimane. Io incomincio a soffrire ma non posso più allontanarmi, l’idea di stare senza di lui mi getta nel panico. Lì il mio matrimonio entra in crisi. Piano piano con il senno del poi capisco che questi trattamenti del silenzio sono una forma di addestramento. Lui mi addestra ad essere come vuole che io sia, io perdo in soggettività, non posso pensare o desiderare diversamente da come lui vuole, pena la punizione che lui esercita privandomi di sè. E io ho proiettato su di lui così tanto che perderlo significherebbe cadere in un vuoto orrendo. Sono diventata un’estensione del suo sé, come lui stesso una volta mi disse. Questo lui desiderava, questo gli piaceva. Sono un oggetto che lui usa e poi ripone a suo piacimento. E in più: triangolazioni ad arte per ingelosire, critiche al mio corpo, promesse mai mantenute. Quando sono con lui mi sento sempre più insicura, ho sempre paura di fare o dire qualcosa che scateni il suo disprezzo. Mi confondo, non so più parlare e non so fare cose semplici, mi viene l’ansia. MI trovo a scusarmi per tutto. Non mi riconosco più, sono ritenuta da tutti una donna molto forte.
Incomincio a sviluppare dei sintomi: insonnia, controllo alimentare in senso anoressico, difficoltà a concentrarmi, pensiero ossessivo, ansia generalizzata, mi rivolgo ad un terapeuta Ma i sintomi non migliorano. Dopo circa sei mesi di terapia riesco a dire al mio narciso ciò di cui ho bisogno: che ho bisogno di più cura, che ho bisogno di affetto, che ho bisogno di essere riconosciuta nel mio bisogno affettivo….lui dopo un breve scambio di mail in cui si dichiara indisponibile a corrispondere a quell’affettivo che richiedo senza spiegare il perché, conclude poi dicendomi “Ti scriverò in futuro, ora ciao” e poi sparisce. Il più lungo trattamento del silenzio la punizione più terribile. Sarà circa un paio di mesi che è sparito: io non dormo più, non mangio quasi più, ho continui pensieri suicidari, impulso autolesionistico seguito da alcuni episodi agiti, difficoltà a concentrarmi, pensiero ossessivo, depressione. ciò che faccio lo faccio per i miei figli, per pura forza di volontà.Fingo, e cerco di congelare il dolore, per poter vivere per i miei figli, ma a volte lo ritrovo tutto insieme in tutta la sua forza distruttiva. Io sono scomparsa in Lui come fa una goccia nel mare….ora non mi ritrovo più…..Pur facendo terapia non mi sembra di stare migliorando, i pensieri sono sempre più negativi, non mi concedo la possibilità di esistere senza di Lui…vivo come in una grande allucinazione…non riesco a capire come fare per uscirne….soffro molto….mi scuso per la prolissità e per lo sfogo….e la ringrazio ancora per quello che fa con i suoi articoli e i suoi preziosi libri.
La terapia è fondamentale. Talvolta è importante sviluppare una migliore relazione con lo/la psicoterapeuta adatto. Ma è anch4e fondamentale iol fattore tempo, le vamicizie, i parenti ‘giusti’, il lavoro, il riposo, la creatività, la spiritualità, a volte anche lo psicofarmaco giusto, seguito da specialista. Le posso consigliare di seguire almeno il mio manuale AMORI DISTRUTTIVI Em> VAMPIRIZZANTI< /e, Manuale di Auto-Aiuto
La ringrazio per i consigli e sicuramente leggerò il suo libro. Dopo aver scritto sul suo blog e.aver letto e riletto questo articolo e altri sull’argomento è successo qualcosa di nuovo che ha portato un certo sollievo e che mi sembra un punto di partenza nuovo e positivo di cui sento di doverla ringraziare e che vorrei condividere con lei e con chi sta vivendo questo terribile dolore post traumatico.
Leggendo gli articoli, in particolare questo, sono stata profondamente colpita da alcune delle immagini inserite
Ho sentito che che se non riuscivo a comunicare con il mio nucleo di dolore attraverso le parole, se non riuscivo a razionalizzare in alcun modo il mio dolore, avrei forse potuto farlo attraverso delle immagini. Ho pensato che avrei avuto bisogno di “mettere in scena” un dialogo con il mio nucleo di dolore. Sentivo la mia anima agonizzante immersa nelle tenebre. MI sono vestita di nero, a lutto, mi sono prostrata a terra, ho ascoltato una mantra tibetano dalla caratteristica piuttosto “luttuosa” per la tonalità bassa delle voci. MI sono fatta trascinare anche io nel canto modulando la mia voce sulla melodia della base e mi sono trovata ad emettere in modo spontaneo una specie di controcanto con suoni totalmente spontanei che fuoriuscivano da me senza che io quasi li riconoscessi come miei. Seguivano movimenti del corpo che mimavano una risalita verso l’alto, una rinascita, e piano piano accendevo alcune candele fino ad illuminare completamente la stanza. Quando la stanza è stata ben illuminata dalla luce ho messo musiche di tonalità più alte sempre a carattere mantrico ma con una maggiore leggerezza di fondo e infine ho bruciato dell’incenso. Mentre guardavo il fumo dell’incenso salire verso l’alto ho immaginato fosse come lo spirito divino che mi invitava a salire. Con le mani a coppa mimavo l’atto di prenderlo e di portarlo alla bocca per abbeverarmi del suo profumo e del suo potere di “elevare”, di risorgere. Ad un certo punto ho sentito una calma ed una “centratura” che non avevo da quando si è interrotta così bruscamente e brutalmente la relazione con la persona di cui avevo fatto il mio assoluto.Credo dottore di aver inconsapevolmente praticato per una forza interiore spontanea quello che ho scoperto che nel blog lei chiama il teatro interiore, può essere dottore o sono solo completamente folle?Fatico ad avere fiducia nel mio giudizio, essendo stata in una relazione assurda per quattro anni, credo di avere una capacità di giudizio su me e sulla realtà che vivo piuttosto compromessa. E mi trovo in difficoltà anche a parlarne con il mio analista ( freudiano) che ha un’impostazione per così dire piuttosto razionale. Cioè quello che ho fatto mi ha fatto stare bene ma non so se in sè è un bene o è un avvicinarsi ad un territorio in ombra inesplorato che visitato da sola in uno stato già di prostrazione emotiva potrebbe essere in qualche modo ancora più deleterio per il mio equilibrio psicologico.E’ come se mi fossi trovata in una situazione di leggera trance che mi ha dato molto sollievo, che è durato inalterato per due giorni per poi lasciare di nuovo posto ad una certa confusione e ad un certo dolore non più devastanti come prima. Ecco mi riscuso per la prolissità ma dopo aver fatto questa esperienza per me totalmente nuova, scaturita da un movimento spontaneo interiore di cui sento una forte attrattiva un forte richiamo, mi chiedo e le chiedo se così facendo a suo avviso mi espongo ad un pericolo ulteriore o ad un percorso ragionevole di autoaiuto. La ringrazio sentitamente…..
A me pare che sia staa una bella esperienza di immaginazione attiva. Dovrebbe parlarne con il suo terapeuta, razionalizzando le interpretazioni troppo esaltanti. Comunque le consiglio il mio libro IL TEATRO INTERIORE https://www.lulu.com/shop/pier-pietro-brunelli/il-teatro-interiore-parateatro-antropologia-teatrale-psicodramma-immaginazione-attiva/hardcover/product-16171345.html e di leggere gli articoli sull’immaginazione a ttiva e altre pratiche di arteterapia in questo blog. Cordialissimi saluti
Non poteva essere più chiaro di così. In commercio ci sono persino delle guide pratiche del tipo ” identikit del serial killer dell’anima” e via dicendo, dove la “vittima” è praticamente deresponsabilizzata…ti danno un conforto, ma solo passeggero. Lo sapevo di mentire a me stesso…non volevo accogliere la mia ombra…volevo apparire a me stesso come la vittima della sfortuna…ho capito che non è così…anzi il mio “vampiro” non era neppure più di tanto manipolativo, ho fatto quasi tutto da solo. Adesso voglio affrontare questa sfida la che mia psiche mi ha imposto e mi conforta sapere che, sotto sotto, sta cercando solo di difendermi. Grazie professore.
Scusi ho avuto problemi tecnici. Per i commenti. La ringrazio per il suo intervento. Auguri 2018
Salve, è possibile che il trauma da narcisismo venga fuori a seguito di una relazione disfunzionale con una persona affetta da disturbo schizoide di personalità?
L’area del narcisismo comprende tutti i tipi di problematica che rendono difficile la relazione con gli altri. Inoltre il ‘narcisismo patologico’ può sussistere in comorbilità (cioè insieme) ad altri disturbi. In ogni caso le etichette psichiatriche vanno sempre impiegate con la supervisione di specialisti, e vanno riferite sempre alla specificità del soggetto.
grazie per i suoi sforzi e per la chiarezza e il modo organico con il quale ha rappresentato quella piccola d
Grazie anche a lei per l’incoraggiamento. Eventualmente il blog è aperto ad interventi e collaborazioni che lei volesse indicare.
Saluti.
Dr. Brunelli
Molto bene.
Conclusioni, profonde.
Richiesta di diffusione, encomiabile.
Complimenti, dott. Gabrielli.
Grazie collega. A volte ho difficoltà ad incontrare colleghi con i quali collaborare. Eventualmente possiamo sentirci telefonicamente. Questa è la mia mail privata pietro.brunelli@fastwebnet.it
Saluti
Dr. Brunelli
Mi scuso se mi impossesso in qualche modo ancora una volta di questo spazio, ma a volte i pensieri fluiscono da soli ed è bello condividerli con chi avrà voglia di farlo. Sicuramente il rapporto con la mia “madre nera” (definizione non mia), evitante e anaffettiva, ha avuto un ruolo decisivo nella mia storia. Preponderante, insieme ad altri fattori individuali e collettivi, come ha ben espresso il dott.Brunelli nelle sue analisi.
Il punto è cosa succede quando si prende coscienza, almeno in parte, dei meccanismi celati dalla nostra Ombra. E’ allora che il viaggio inizia davvero. Per me ha significato e sta significando – sono forse appena all’inizio del mio percorso – accettare che certe cose sono così e basta e non c’è niente da fare. Che quel ghiaccio che lei ha dentro non si scioglierà mai e che quel muro di gomma continuerà a rimbalzare indietro slanci e sentimenti. Ma soprattutto guardare con compassione quella bambina e dirle che può vivere nonostante e oltre quel rapporto che nessuno può aggiustare. Nessun uomo, nessuna relazione. Nessun altro amore. Ma che allo stesso tempo si può ancora amati ed essere amati. Si inizia cosi’ a sprofondare in se stessi, ad essere invasi da un dolore “sano” questa volta, in cui possiamo immergerci e scoprirci in esso piu’ autentici e luminosi. Mentre gli alibi dietro cui ci celiamo iniziano a vacillare sotto la spinta del coraggio. Coraggio che spesso è il nostro unico compagno di viaggio, un viaggio fisicamente o simbolicamente solitario, perchè ci sono frammenti di anima difficilmente accessibili a noi stessi, figuriamoci agli altri. Nessun amico, compagno o familiare può arrivare dove solo noi possiamo arrivare. Poi mi piace pensare che un giorno ci si svegli accorgendosi che la musica interiore è cambiata – parafrasando un passaggio di un certo manuale del guerriero – e che finalmente si SENTA di essere sopravvissuti davvero. E che il Paradiso è ad un passo.
Spesso la vita ci pone davanti avvenimenti che ci stravolgono, non voluti e non cercati. Ma anche noi siamo vita e la vita possiamo prenderla e stravolgerla anche noi, in ogni istante. Possiamo agirla e non esserne agiti, e nostra responsabilità è non delegare a nessuno questo potere.
Mi chiedo se le montagne russe emotive continueranno ad esercitare su me il loro fascino diabolico, e se sarò mai in grado di assumermi la responsabilità di un rapporto sano, in cui mettermi in gioco davvero. Questo non lo so. Quello che so è che non voglio perdere questa chance di svoltare, se così si puo’ dire. Che significa indubbiamente fare i conti con la madre nera che sento anche dentro di me reclamare il suo spazio nel rapporto con i miei figli, in una catena generazionale che deve trovare una fine, prima o poi.
Dedico questi pensieri a chi sta affrontando il proprio viaggio in questo stesso istante, e a chi si sta preparando ad esso ma ancora non lo sa.
Grazie anche al mio vampiro, che invece il coraggio di affrontarlo non lo troverà mai.
Per le amiche e gli amici – come lei – di Albedoimagination le consiglio un ‘dono immaginale’ per un viaggio di trasformazione interiore: tre audiovisivi + sessione di ‘autoartherapy’ ispirati al libro di Pier Pietro Brunelli (Psicoterapeuta), Se l’amore diventa un inferno (Rizzoli, 2016) e con le musiche originali di Enten Hitti (Pierangelo Pandiscia, musicoterapeuta)
https://www.albedoimagination.com/2016/12/viaggio-immaginale-tra-inferno-e-paradiso/
Buongiorno,
mi riconosco nel suo articolo e nei commenti lasciati da Lucy soprattutto. ho 46 anni e da dieci in analisi, mi sono ritrovata in una relazione perversa e certamente riconosco la mia parte ma ho trovato sempre più impossibile affrontarmi. vorrei poter parlare con lei o con qualcuno a roma io ne ho veramente bisogno, in dieci anni mi sono consumata e ho sempre avuto grandi capacità di ripresa ed entusiasmo ma ora sono di nuovo spezzata dentro. peso 46 chili e ho passato gli ultimi dieci anni a difendere una relazione che mi stava uccidendo e avevo pure la presunzione di dirglielo….una parte di me sabene che non volevo guarire che magari ero contenta di avere incontrato un sadico narcisista ma non credevo che un dottore si mettesse a lottare con me. sicuramente è ciò che ho incontrato di me stessa ma credevo mi aiutasse ad entrare in contatto con me stessa invece di trovarmi di fronte un vampiro.
ero entrata in analisi perchè ho un passato di relazioni perverse e speravo di incontrare qualcuno che potesse credermi perchè io l’ho sempre sentita questa ambiguità dentro di me ero disposta a guardarla e invece ecco che trovo il carnefice perfetto. e chi può credermi? e devo solo, come ho letto nel post di lucy o nella sua risposta, accettare che questa ferita non possa guarirla nessun amore o relazione e avere il coraggio di sentire questo dolore…..ora devo anche piangere la mia morte interiore. e io non ho più le energie per farlo da sola, le ho sprecate tutte nel tentativo sbagliato. e ho investito tanto perchè credevo di essere nel posto giusto.
scusatemi io non ne posso piu vorrei solo parlare con qualcuno e liberarmi di questa ossessione.
m.
Questi tipi di malessere si possono superare. Bisogna capire che si tratta di una specie di ‘allucinazione emotiva’ che ingigantisce il dolore in modo enorme, ma la realtà ha moltissime possibilità di diventare tutta altra cosa. Questo sia per le risorse interiore che si ha, ma non si sa di avere e non si riesce ad usare, e sia perché la realtà esterna offre molto di più di quanto non si possa credere. Certo fare un percorso terapeutico aiuta moltissimo a capire e a mettere in pratica queste cose. Per avere indicazioni e orientamento in tal senso è necessario chiedere al medico curante, sul sito dell’Ordine degli psicoterapeuti o anche al sottoscritto.
Saluti
Dr. Brunelli
Per le amiche e gli amici di Albedoimagination un ‘dono immaginale’ per un viaggio di trasformazione interiore: tre audiovisivi + sessione di ‘autoartherapy’ ispirati al libro di Pier Pietro Brunelli (Psicoterapeuta), Se l’amore diventa un inferno (Rizzoli, 2016) e con le musiche originali di Enten Hitti (Pierangelo Pandiscia, musicoterapeuta)
https://www.albedoimagination.com/2016/12/viaggio-immaginale-tra-inferno-e-paradiso/
Dottore avrei un chiarimento da porle, se posso. Sto leggendo Quando l’amore diventa un inferno e sono appena arrivata ad un passaggio che mi ha colpito molto, in quanto mi ci sono riconosciuta particolarmente, ma che non ho compreso del tutto. Si tratta della ossessione in merito alla vita privata del vampiro, nel mio caso sposato. È sorto quasi da subito in me il desiderio di essere al posto di quella donna, che neanche conosco, in una vita che lui ha sempre ammantato di mistero salvo lasciar trapelare qualche barlume a tratti idilliaco, a tratti il contrario… ovviamente. Ma io mi chiedo come è possibile desiderare la vita di qualcuno di cui non si sa nulla, accanto ad una persona che si sa essere sbagliata e verso la quale non si nutre alcuna fiducia? Come tutti ho tanti difetti, ma gelosia e invidia non hanno mai fatto parte del mio modo di essere. Non sono mai stata gelosa neanche dei miei figli, ai quali per inciso spero di non aver causato danni permanenti in questi quasi tre anni di distacco emotivo, causati dalla mia ossessione dalla quale sto cercando di uscire.
Grazie.
E’ molto interessante la sua testimonianza. La ringrazio. Vede, io non posso entrare nello specifico del suo caso, in quanto non so di lei e della sua vita. Comunque, secondo una certa dinamica, in termini psicoanalitici, possiamo dire che la fascinazione nasce dalla possibilità di riprovare un turbamento affettivo, di tipo ambivalente, tra attrazione e timore, tra pienezza della relazione e la sua carenza e ambiguità, che si è già provata nei confronti di un genitore. In genere la bambina con il padre, ma può essere anche con la madre. Si tratta di un’atmosfera affettiva infantile che in qualche modo è stata rimossa, e che rappresenta l’immagine di fondo che poi si proietta sulla relazione adulta di fascinazione romantico-erotica verso un partner similmente non affidabile, ma nel contempo seducente… Tutto questo perché c’è una specie di sfida e di tentativo riparatorio fondato sul conquistare l’altro, che un tempo, nei panni del genitore non si era riusciti a conquistare nel modo pieno e desiderato, lasciando interiormente ferite, condizionamenti, insicurezze… Vogliamo o sogniamo di poter riparare qualcosa che ci è mancato da bambini, ed ecco che ci appare di poterlo fare nella relazione erotico-affettiva con una persona manchevole4, che spesso si rivela abbandonica e delusiva, ma alla quale ci ostiniamo di restare attaccati, come avevamo fatto da bambini con il papà o con la mamma.
Il resto un po’ lo sappiamo, ovvero si soffre molto, ma delle volte può anche valerne la pena, è come un destino di cui abbiamo bisogno per diventare noi stessi… Ma questa è solo una visuale, ce ne sono altre, e poi ciascuno, nel suo intimo , e anche ccon l’aiuto dell’analisi può trovare la sua, nella sua propria storia.
dott.Brunelli,
Lei è un filosofo oltre che un terapeuta.
Sono d’accordo sul discorso del vampiro interiore, sul vampirismo di buona parte della società intera, ma per quanto riguarda me stessa, posso dire sì, di avere e aver avuto una forte attrazione per i miei vari narcisi. Ma posso anche affermare che ciò che mi teneva e tiene legata non è un istinto mortifero, quanto piuttosto il non voler rinunciare al sogno che ti regalano all’inizio e poi nel corso della relazione, nei brevi momenti di love bombing, alternati ai maltrattamenti. Al di là del concetto del doppio k legame (cui pure io sono stata sottoposta da bambina) e altri traumatismi familiare. posso dire che una persona con t d n versa in una condizione di debolezza estrema, inimmaginabile prima di cadere nel tranello
Non sono sempre stata così. Io ero una ragazza piena di vita cuore e speranze. Questi rapporti ti logorano completamente, ma ciò che ci tiene legati non credo sia una pulsione di morte,quanto il terrore di non sentirci amati e non farcela da soli.
Comunque ora che con il mio borderline (diagnosticato), sto cercando di riappropriarmi di un minimo di spazi, lui dice sento un forte distacco. So già che questa è l anticamera dell’abbandono e mi sento già disintegrata,prima addirittura di essere stata lasciata, perché è già avvenuto in passato. Sono comunque molto stanca anche di soffrire per queste persone, oltre che per me stessa.
Ma io credo che se lei fa un percorso psicoterapeutico adatto alle sue esigenze, lei potrà trasformare le sue esperienze in ‘storie di crescita e di conoscenza di se stessa’. Dobbiamo non soltanto guarire dalla tendenza ad accettare relazioni che ci fanno soffrire, ma capire che in quella tendenza c’è anche un’energia di amore e di bellezza che può renderci più forti ed armoniosi. Però la principale relazione che ci fa soffrire e che invece merita di essere slavata, trasformata, valorizzata, e per la quale dobbiamo lottare … non è’ con un’altra persona, ma con noi stressi. Restare single per un po’, autofidanzandosi, avendo cioè fiducia in noi stessi (autostima), provando felicità di essere con se stessi, riconoscendo che in noi c’è un essere interiore che chiede di essere amato da noi e con il quale invece siamo in conflitto… questa è la via maestra per renderci più forti e armoniosi nelle relazioni con gli altri e che ci consente di amare e di essere amati, non senza sfide, perché la relazione è sempre complessa, ma senza essere soggiogati da forze negative e distruttive che covano nell’Ombra di noi stessi e dell’altro.
Forza e buon lavoro!
Con l’analisi del dottor Brunelli mi si è aperto un mondo. Sto cercando di lasciarmi alle spalle un rapporto (non posso definirlo relazione, non siamo mai stati una coppia), in cui l’altro mi ha regalato un biennio di comunicazioni a “doppio legame” che mi ha lasciato prostrata e devastata. Iniziando a documentarmi, tutto in effetti mi ha portato a vedere in lui il carnefice borderline (per non dire altro, non scendo nei dettagli del suo comportamento ) ed io la vittima inconsapevole. Leggendo le sue parole ho iniziato a far luce dentro di me e ho intravisto la dinamica vissuta… fin dal primo incontro un campanello d’allarme era risuonAto in me, ma sono stata travolta da un’attrazione tipo calamita. Il mio vampiro interiore si era risvegliato. Mi sono legata a lui mentalmente ed emotivamente, in modo totale, conscia di non ricevere nulla in cambio se non bugie controllo e contraddizioni destabilizzanti. Ma rimanevo li. Perché volevo conquistarlo a tutti i costi pur sapendo che non era giusto per me. Le mie fantasie masochistiche si agganciavano al suo atteggiamento autoritario e seduttivo.
Questo in poche frasi.. ovviamente ancora soffro pur avendo chiuso ogni contatto. Ma ogni giorno è una lotta con me stessa, ogni giorno devo analizzarmi per non ricaderci perché so che da me stessa devo ripartire. Per non ricadere nuovamente in dinamiche distruttive e demolenti.
le chiedo quale dei suoi libri potrei consultare per primo per procedere in questo mio percorso, data la mia impossibilIta attuale di intraprendere una terapia.
Grazie dell’attenzione.
Lei non solo ce la farà senz’altro, ma anche ne uscirà trasformata, e la vita le verrà incontro con amore… ma deve tenere duro, soprattutto duro con se stessa, capire che c’è un periodo di sofferenza e di resistenza da affrontare ove occorre un grande sforzo di volontà… nel contempo però si deve dare premi e soddifazioni come è possibile, deve dimostrare a se stessa di amare se stessa, e l’amore, si sa, è anche fatto di piccole cose, di attenzioni , di delicatezze… ma anche di cose importanti e quindi cura per la propria salute, cura del proprio impegno lavorativo e del tempo libero, riconciliazione e riscoperta delle relazioni con gli altri, attenzione compassionevole per gli altri, gentilezza, belle maniere, comprensione, disponibilità per sé e per gli altri in generale, ma in particolare per chi lo merita, per chi ne ha bisogno… accettare il principio che ci si è sbagliati e si è indugiato a lasciarsi andare per una persona sbagliata, ma anche a causa di dinamiche di ombra nel proprio mondo interiore che ci hanno sviato ad amare nella negatività, invece che nell’amabilità… non è che si può amare solo chi è perfetto, questo non esiste, ma almeno una persona capace di non distruggere l’amore, di non usarlo per dominare, di considerarlo sempre un immenso dono, perché l’amore è tutto, è sopra ogni cosa, e abbiamo il dovere di impegnarci con tutta l’anima affinché si rivolga al bene… e se siamo caduti e ci siamo sbagliati, occorre capire, lottare e rialzarsi, non aver paura, avere fiducia nell’anima -psiche che tornerà a volare quando amiamo come lei in noi sente e sa… non è un discorso religioso, è certamente un discorso anche spirituale, non solo psicologico, ma il mistero dell’amore è psiche e spirito insieme, perciò è importante avere fede nelle forze buone dell’amore e riconciliarsi con esse dentro di noi… Un caro saluto.
Accettare di aver sbagliato, di aver donato la parte più intima di noi proprio a chi non meritava, e sentirsi violati per questo.
E’ ciò che c’è di più difficile.
Oltre sicuramente al lavoro prezioso ma arduo su se stessi.
Grazie per l’attenzione e per le sue parole.
HO DA 45 ANNI DEI QUADRI CON DEI FIORI FIRMATI R. ROSSINI,PENSAVO DI TROVARE NOTIZIE UTILI sulla sua vita. Ma nel vedere queste figure sono rimasta un tantino scossa.
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Vorrei solo dire, da lettore del suo blog, che è molto chiaro in tutti i suoi articoli sul tema che si parla sempre di ferita narcisistica. Tant’è che per me è stato illuminante per passare a una autoanalisi e intervenire sulla ferita narcisistica prima e poi sull’ “equilibrio narcisistico” (mi perdoni, lo dico a parole mie per la mia esperienza), ovvero corretta autorappresentazione e identità armonica, che poi ti mette in grado di non cercare nella relazione una cura a questo disequilibrio. La parola narcisismo è connotata da una macchia di negatività, quanti siti e blog ci speculano, ma in termini psicodinamici (credo si dica così) è una parte strutturale dell’identità che se trascurata ci rende vulnerabili a certi personaggi, che a conti fatti (con se stessi) appaiono non più demoni ma vittime di se stessi e della loro storia recidivante.
La difficoltà, almeno per me, nel dover fare i conti con il proprio narcisismo, ha riguardato l’ammettere di aver avuto una parte attiva nel “teatrino” e al contempo integrare questa consapevolezza e responsabilità con il fatto di aver comunque subito una attacco violento. Durante il trauma è comodo (inevitabile) vedere l’altro come un vampiro, se non lo fai rischi di scivolare di nuovo nel pensarti inadeguato, colpevolizzarti che non abbia funzionato e ricadere nella cattura. Per me è stato così, a ogni passo in cui mi mettevo in discussione aprivo una porta al ritorno. Poi si passa a integrare le due cose, d’altronde si apre una finestra sul buio interiore con cui non si è fatto i conti in passato e fa paura. Quante proiezioni facciamo, anche del nostro lato “perverso” (come scrive nell’articolo), se così vogliamo chiamarlo, con cui si deve fare i conti. Ecco che alla fine la dinamica vampirizzante appare in pieno, non la si nega, solo si vede per quello che davvero è e ci si sottrae, ma non dalla persona specifica (anche quello), ma dalla dinamica interiore. Come scrive più volte, si combatte il male, non il portatore, e il male non trova radici se non siamo predisposti a riceverlo.
Grazie infinite per il suo lavoro di informazione, aiuta tante persone.
Articolo utilissimo e diverso dagli altri che girano in rete. Effettivamente biaogna mettersi in discussione. Sono stato in terapia per una non relazione (per me di amicizia, per lei d’amore, assolutamente finto, ma comunque aveva in mente una storia basata su una pura fantasia) e ho messo il grosso alle spalle, alcuni nodi però nemmeno la terapista è riuscita a slegare.
Ad esempio facevo fatica ad accettare che il pubblico (colleghi) si fossero fatti quasi tutti condizionare da lei sulla mia persona. A dirla tutta faccio ancora fatica ad accettarlo infatti quando ho l occasione tendo a rinfacciare di essere stato lasciato solo in questa battaglia.
Questo perché privatamente la narcisista mi illudeva con gesti, mezze frasi, attenzioni che fosse presa da me (provandoci anche materialmente ma fu rifiutata) pubblicamente si trasformava in una gelida e normale collega e aspettava (anzi pretendeva a volte) che fossi io a manifestarle vicinanza. Per la serie, Mamma Ciccio mi tocca, toccami Ciccio tanto mamma non vede! L ho trovato vile e appena accorto di ciò ho esso di dare nutrimento narcisistico e da li sono iniziati i guai, minacce e le percosse. Mi da fastidio l idea che sei sette colleghi (alcuni dei quali anche amici o pseudoamici) messi a conoscenza di quel che faceva privatamente, se ne lavassero le mani anche dietro ad atti psicologicamente violenti. Non riesco a tollerarlo.
Altra situazione strana è che finché sono stato per tre anni nell.ufficio con la narcisista non riuscivo in nessun modo a equilibrare il rapporto. Se non le davo le attenzioni lei mi cercava finché non cedessi e tornassi simbolicamente da lei, se invece la cercavo mi usava per mostrarsi di nascosto da me come la donna di fascino coi colleghi per vantarsi. Appena mi hanno cambiato di ufficio, senza motivo mi ha dato il ben servito “adesso on mi vedrai ne sentirai più” dopo decine e decine di racconti sul suo bisogno di me e dell amicizia in generale… Sono rimasto in contatto e.mi sento con tutti i colleghi tranne lei, quindi se voleva poteva comunque continuare a usarmi invece ha interrotto i contatti dopo tre anni in cui era lei a cercarmi continuamente (io cancellando il suo numero, lei non l ha fatto e di tanto in tanto fa vedere che si preoccupa di me per condoglianze una volta l anno o scrivendo sui social solo quando lo faccio anche io… infatti mi sono cancellato.anche da quelli).
Adesso se.mi.rivede alle cene fa.vedere.si essere felice sebbene tutti riconoscano che nasconde delle ferite interiori e una vita infelice. A volte mi saluta alle cene, altre volte è l unica a non mostrarsi felice nel rivedermi addirittura dopo 1 anno tutti mi fecero le “feste”, lei sedette accanto a me e nemmeno si degnò di salutarmi.. nell imbarazzo dei colleghi ma anche di qualche risatina di troppo da parte loro.. portandomi a litigare con alcuni che pensavo fossero miei amici!
La sua testimonianza fa comprendere quanto le dinamiche narcisistiche possano essere ambigue, contorte, differenziate. Nel suo caso traspare anche una relativa semi-inconsapevolezza di una personalità che recita con se stessa, quasi volesse a tutti i costi esaltare i suoi sentimenti. Una sorta di insicurezza affettiva che poi viene fatta pagare all’altro.
In questi casi la cosa migliore è almeno fare un ulteriore consulto specialistico, che comporta circa 2/3 sedute. Per reagire è fondamentale comprendere i fattori profondi che ci hanno legati ad una persona che ci reca sofferenza, e si comporta in modo subdolo. Fortuna averlo già fatto, ma a volte è bene continuare anche con altri specialisti, o ritornare presso lo specialista che ha avviato il percorso. Purtroppo è così, a volte le storie amorose problematiche generano quadri patologici che vanno terapizzati per evitare di portarseli dentro a lungo o che conducano ad altre complicazioni. Lei ha iniziato bene, ma deve fare qualche passo in più sulla strada della terapia.
Grazie articolo molto utile mi chiedo se si rimane nonostante la guarigione sempre più traumatizzabili rispetto a chi non ha avuto questa esperienza
Se si lavora su se stessi, seguendo un approccio terapeutico che tiene conto della complessità del TdN, e quindi che non dipende solo dall’altro, ma anche da se stessi, non soltanto si guarisce, ma avviene anche una trasformazione ed una crescita della personalità, in senso creativo, relazionale e spirituale. Non è facile, ma è sempre possibile a patto di darsi un po’ di tempo, di impegnarsi in un adeguato percorso terapeutico, assistito ed anche autogestito (vedi il Manuale di auto-aiuto psicologico, corporeo, sociale, spirituale, acquistabile con consegna a domicilia al seguente link https://www.lulu.com/shop/https://www.lulu.com/shop/pier-pietro-brunelli/amori-distruttivi-e-vampirizzanti-come-difendersi-e-come-uscirne/paperback/product-22646438.html?fb_action_ids=10153322309500914&fb_action_types=og.likes)