Sembra assurdo, ma le più profonde forze e conoscenze, secondo la saggezza tolteca, degli sciamani dell’antico Messico, di altre antiche tradizioni, vengono attraverso la capacità di resistere contro il tiranno e di trasformare le sue energie negative in energie positive. I tiranni in tal senso, per quanto siano terribili e feroci, o siano dei subdoli e vigliacchi manipolatori che fanno finta di essere democratici sono da considerarsi come la ‘palestra per fortificare l’umanità’. Nonostante le loro atrocità e i loro odiosi imbrogli avviene infatti che l’umanità vada avanti e conquisti sempre più elevati livelli di libertà e di civiltà, sebbene spesso vengano fatti due passi avanti ed uno indietro. Va poi detto che nella vita se non si è tiranni nelle relazioni affettive e sociali capita spesso di avere a che fare con qualcuno di questi. In particolare in questo blog parliamo di ‘tiranni affettivi’ e per la prima volta da questo blog il sottoscritto ha parlato del ‘VAMPIRO AMOROSO” e del “VAMPIRO INTERIORE” in quanto collusione tra ‘preda vampirizzata’ e manipolatore affettivo ‘vampirizzante’ che induce al TRAUMA DA NARCISISMO. Ci sono poi i tiranni in famiglia (genitori o figli tormentanti), nelle scuole (professori, maestri o assistenti odiosi), nei condomini (condomini impossibili) e sui posti di lavoro (mobbing e sfruttatori), nei gruppi d’amici (boss, capibranco, primedonne, ecc.). Non parliamo poi delle comunità dove tiranneggia la malavita. Oppure della tirannia finanziaria e fiscale, dei prezzi e dei salari, quali forme di strozzinaggio, sfruttamento e truffe legalizzate ai danni quasi sempre dei più deboli. Insomma come vedete di tiranni ce n’è per tutti, e a volte questi si accaniscono con particolare cattiveria e specifiche forme. Meglio non averne si dirà, ma d’altra parte… fortunatamente … qualcosa si trova sempre!!! Cosa stiamo dicendo? No, non è un errore, almeno nel senso di diverse tradizioni come quella che abbiamo citato all’inizio e che viene narrata magistralmente e magicamente da Carlos Castaneda nel seguente brano tratto dal suo libro IL FUOCO DAL PROFONDO (1984). Questo brano ci introduce a capire che il nostro più grande potere di guerrieri della luce possiamo trarlo proprio dai tiranni che ci tormentano e vogliono gettarci nel buio. Addirittura un tempo accadeva che se un ‘uomo o una donna di conoscenza’ restava senza il suo tiranno dal quale cavare energia, perché moriva o perché si pentiva di fare il tiranno, si facevano riunioni per trovarne un’altro, e possibilmente di elevata tirannia (comunque ciascuno deve poterne trovarne uno del suo calibro e imparare a ‘trattarlo’… su temi analoghi è specifica l’opera artistica, letteraria e ‘psicomagica’ di Alejandro Jodorowsy ).
Certo! Stiamo parlando di immagini e narrazioni che dobbiamo considerare nel loro aspetto psicologico e simbolico, ma anche concreto. Va poi detto che il tiranno non è solo una figura del mondo esterno, esso in qualche modo è un potenziale sabotatore e offensore che c’è in ognuno di noi e che infierisce sia contro noi stessi e sia contro gli altri (rendendoci vittime indebolite e richiedenti o carnefici). Questa figura negativa interne ed esterna è stata indagata nel film LO SFIDANTE (del quale in fondo all’articolo c’è il link ed il testo completo in conformità con alla licenza Common Press) da diversi esploratori del mondo interiore e dello sciamanesimo tra i quali lo stesso Carlos Castaneda, Eckhart Tolle, John Michael Abelar, Don Miguel Ruiz . Lo sfidante è il predatore interno ed intorno a noi, che vola come un’oscura ombra nell’anima individuale e nell‘Anima Mundi, e che in ‘messicano’ è detta VOLADOR, quale specie di “VAMPIRO INTERIORE” (che ho ripreso anche nel mio romanzo noir L’uomo nero ha ucciso Cassandra. Storia di un vampiro interiore ,2015 – Premio speciale Kafka, ho narrato con un thrilling psicologico una vicenda di incontro ‘metropolitano’ con questa forza oscura). Ma al termine dell’articolo anche uno video nel quale è esposto un testo di Carlos Castaneda sul PERCHE’L’ESSERE UMANO E’ SCHIAVO… (e vi consiglio, se potete, di leggere questo articolo di far partire il video per ascoltare contemporaneamente la musica che è molto bella e profonda).
Non si tratta di arrivare a distruggere l’ìavversario, infatti giacché questi vuole la distruzione, il conflitto, la negatività si finirebbe con il fare il suo gioco. Questo concetto è basilare nella spiritualità e nella ‘psicologia alchemica’, ed con fondamenti diversi, ma simili nell’essenza, nell’insegnamento di ogni religione. Ciò è grandioso ed è santo, ma qui stiamo parlando di come trarre il bene dal male, o comunque di fortificarsi facendo in modo di usare le forze negative dell’avversario (in tal senso siamo più vicini ad i principi alchemici e sciamanici). Qualcosa di simile accade attraverso la filosofia e la pratica dello AIKIDO: un’arte di lotta degli antichi samurai che più che mirare a vincere mirava a trasformare, ed in tal senso ad una ‘giusta vittoria’, capace nella sua essenza di portare rinascita piuttosto che uccidere il nemico. In tal senso riporto il seguente brano tratto da Wikipedia alla voce AIKIDO:
“Nell’aikido trova piena applicazione il tipico concetto orientale del principio di non resistenza nella sua più alta espressione, il quale esprime esattamente il concetto opposto del noto principio occidentale frangar, non flectar. È importante però evidenziare come il concetto di non resistenza non significhi restare imbelli nei confronti di un ipotetico avversario; significa invece che la scelta fondamentale e prioritaria fra tutte le opzioni possibili volte alla risoluzione di un conflitto, consiste innanzi tutto nella ricerca della massima conservazione della propria integrità fisica, la quale è possibile solamente quando ci si faccia scivolare di dosso il peso del conflitto senza subire le conseguenze che derivano dalla contrapposizione forza contro forza. Il tipico esempio orientale del ramo del salice che flettendosi sotto il peso della neve abbondante se la fa scivolare di dosso lasciando che cada a terra per effetto della stessa azione del suo peso e in questo modo si mantiene ben integro e vegeto, simboleggia giustamente il principio di non resistenza, al contrario del ramo della quercia che invece, non potendo sopportare lo stesso carico di neve e non volendosi piegare, si spezza e muore. Il principio di non resistenza, non rende dunque imbelli o non porta ad accettare supinamente gli eventi e il compimento dei fatti, bensì educa e favorisce lo svilupparsi della capacità di sottrarsi agli eventuali effetti negativi delle azioni altrui, lasciando che queste ultime si esauriscano naturalmente senza che, per questo, ne derivi un danno per l’aikidoka. Solo in questo modo si può giungere alla condizione di rendere vana la voglia e la volontà aggressiva di un eventuale avversario e rimuovere quindi all’origine il presupposto del suo attacco (condizione chiamata dal fondatore: shin bu); infatti quand’anche, rimanendo nella logica occidentale del frangar, non flectar, si riuscisse a sconfiggere l’avversario, poiché anche costui è in tale logica e avendo di conseguenza subìto sicuramente dei danni, avrà ancora di più la voglia e la volontà di rifarsi, alla prima occasione. In tal modo la difesa è solamente provvisoria e apparente e si rimane esposti facilmente all’evenienza di essere nuovamente attaccati dall’avversario, che quindi continuerà a costituire una continua e costante minaccia. Questo è l’ambizioso traguardo spirituale, morale e sociale dell’aikido, che chiede all’aikidoka di essere sempre prioritariamente disposto a rinunciare alla finalità di ricercare la sconfitta di colui che si è posto nel ruolo di avversario, al contrario delle usuali discipline di combattimento che invece accettano di lasciarsi coinvolgere nell’antagonismo ed in tale ruolo si prefiggono lo scopo prioritario della risoluzione del conflitto attraverso il combattimento, cercando a tutti i costi di infliggere dei danni all’avversario anche a costo di ricevere anch’essi danni notevoli, pur di essere riusciti a portare comunque i propri attacchi all’avversario”. (da WIKIPEDIA) Ecco allora come nella VIA PER DIVENTARE GUERRIERO DI PACE E DI LUCE, cioè per evolvere ed entrare in contatto con forze positive del Sé e della vita, può diventare destinale doversi confrontare con il male, il ‘lato oscuro della forza’ per dirla anche con il celebre Star Wars, (saga che è stata artisticamente concepita e rivisitata dalla critica sulla base dell’archetipo dell’Ombra individuato da Carl Gustav Jung). Ecco allora che occorrono saperi ed atti “psicomagici” per diral con Jodorowsky per affrontare il male, il malessere , la malattia ed il maligno… Ed ecco allora il seguente sorprendente brano di Castaneda come arriva a farci comprendere la necessità del confronto con il male:
Mentre continuavo a parlare, cominciai a perdere il mio impulso iniziale. Infine mi fermai perché mi resi conto dell’inutilità dei miei argomenti. Mi resi conto che Don Juan aveva ragione quando diceva che io avevo il pallino di fare il difficile. Don Juan allora disse che negli inventari strategici dei guerrieri, l’importanza personale figura come l’attività che consuma la maggior quantità di energia e per questo si sforzavano di vincerla. “Una delle prime preoccupazioni del guerriero è liberare quell’energia per affrontare con essa l’ignoto” proseguì Don Juan. “L’azione di ricanalizzare quell’energia è l’impeccabilità. “ Disse che la strategia più efficace fu sviluppata dai veggenti della Conquista, indiscutibili maestri dell’agguato, che consiste di sei elementi che hanno influenza reciproca..Cinque sono detti attributi del guerriero: controllo, disciplina equilibrio, témpismo e intento. Questi cinque elementi appartengono al mondo privato del guerriero che lotta per perdere l’importanza personale. Il sesto elemento, forse il più, importante di ogni altro appartiene al mondo esterno e, si chiama il pinche tiranno, cioè piccolo, meschino, da poco. Mi guardò come se, senza parlare, mi chiedesse se avevo capito o no. “Sono davvero confuso” dissi. “L’altro giorno mi disse che la Gorda è la piccola tiranna della mia vita. Cos’è esattamente un pinche tirano?” “Un pinche tirano è un torturatore,” rispose “qualcuno che ha potere di vita e di morte sui guerrieri, o che semplicemente gli rende la vita impossibile.” Don Juan sorrise maliziosamente e disse che i suoi veggenti avevano sviluppato una loro propria classificazione dei pinches tiranni. Nonostante il concetto fosse una delle loro scoperte più serie e importanti, i nuovi, veggenti lo prendevano molto alla leggera. Mi assicurò che c’era un tocco di malizioso humour in quelle loro classificazioni, perché il senso dell’umorismo è l’unico modo di far fronte all’umana costrizione di noiosi inventari e classificazioni. In conformità con le loro pratiche umoristiche, i nuovi veggenti reputarono corretto iniziare la classificazione con la fonte primaria di energia, l’unico e supremo monarca dell’universo e lo chiamarono semplicemente il tiranno. Naturalmente trovarono che gli altri despoti e dittatori restavano molto al di sotto della categoria del tiranno.Paragonati alla fonte di tutto, gli uomini più temibili sono dei buffoni; di conseguenza i nuovi veggenti li classificarono come meschini, piccoli, da poco: pinches tiranos, appunto. La seconda categoria consiste in qualcosa meno del meschino tiranno, qualcosa che loro chiamarono pinches tiranitos, tirannucci meschini, persone che perseguitano e fanno danni ma senza di fatto provocare la morte di nessuno. La terza categoria la chiamarono dei repinches tiranitos, tirannucci , i meschinetti, oppure dei pinches tiranitos chiquititos, i meschini tirannucci da niente, e vi inclusero le persone che sono solo esasperanti e moleste a più non posso. Le classificazioni mi sembrarono ridicole. Ero sicuro che Don Juan si stesse inventando i termini spagnoli. Gli chiesi se fosse così. “Assolutamente no” rispose con espressione divertita. “I nuovi veggenti erano favolosi a fare classificazioni. Senza dubbio Genaro è tra i migliori; se lo osservi con attenzione, ti renderai conto con esattezza di quel che sentono i nuovi veggenti per le loro classificazioni. “ Quando gli chiesi se mi stesse prendendo in giro, scoppiò in una risata fragorosa. “Non lo farei mai” disse sorridendo. “Forse lo farebbe Genaro, ma io no, soprattutto quando so quel che rappresentano per te le classificazioni. E solo che i nuovi veggenti erano tremendamente irriguardosi.” Aggiunse che la categoria dei meschini tirannucci era stata ulteriormente divisa in quattro parti., Una era composta da quelli che tormentavano con brutalità e violenza. Un’altra da quelli che lo fanno creando un’insopportabile apprensione. Un’altra ancora da quelli che opprimono con la tristezza. L’ultima da quelli che tormentano facendo infuriare. “La Gorda è in una categoria speciale. Ti rende la vita impossibile, per il momento. Ti dà perfino degli schiaffi. Con tutto questo ti sta insegnando a essere imparziale, a essere indifferente. “ “Ma com’è possibile?” protestai. “Tuttavia non hai ancora messo insieme gli ingredienti della strategia dei nuovi veggenti” disse. “Una volta che l’avrai fatto, saprai quanto sia efficace e ingegnoso lo stratagemma di usare un meschino tiranno che non solo elimina l’importanza personale, ma prepara anche i guerrieri a capire che l’impeccabilità è l’unica che conti sulla via della conoscenza. “ Disse che la strategia dei nuovi veggenti era una manovra mortale nella quale il meschino tiranno è una vetta montagnosa e gli attributi dell’esser guerriero sono come dei rampicanti che si abbarbicano fino in cima. “In genere si usano solo i primi quattro attributi” proseguì. Il quinto, l’intento, si riserva sempre per l’ultimo confronto, per cosi dire, per quando i guerrieri affrontano il plotone di esecuzione” “A che si deve questo?” “Al fatto che l’intento appartiene a un’altra sfera, alla sfera dell’ignoto. Gli altri quattro appartengono al conosciuto, esattamente dove sono i meschini tiranni. Infatti, quel che trasforma gli esseri umani in meschini tiranni è proprio l’ossessiva manipolazione di quanto si conosce.”
Don Juan mi spiegò che solo i veggenti che sono guerrieri impeccabili e che hanno il controllo dell’intento ottengono il collegamento di tutti e cinque gli attributi. Un’azione di questa naturaè una manovra suprema che non può realizzarsi al livello umano di tutti i giorni. “Per trattare con i tiranni meschini peggiori sono necessari solo quattro attributi” continuò. “E chiaro, sempre e qualora si sia incontrato un meschino tiranno. Come ho detto, il meschino tiranno è l’elemento esterno, quello che non possiamo controllare, é l’eleménto forse più importante dì tutti. Il mio benefattore diceva sempre che il guerriero che incontra un meschino tiranno è un guerriero fortunato. La sua filosofia era che, se non hai la fortuna di trovarlo. Tu devi andare a cercarlo.” – Mi spiegò che uno dei più grandi successi conseguiti dai veggenti dell’epoca coloniale fu uno schema che lui chiamava la progressione trifase. I veggenti, comprendendo la natura dell’uomo, erano giunti alla conclusione che se uno può vedersela con i meschini tiranni,è certamente in grado di far fronte all’ignoto senza pericolo e allora addirittura può sopravvivere in presenza di ciò che non si può conoscere. “La reazione dell’uomo comune è pensare che si dovrebbe invertire tale ordine” prosegui. “E naturale credere che un veggente, se può far fronte all’ignoto, può senza dubbio tener testa a qualunque meschino tiranno. Però non è così. Ciò che distrusse i superbi veggenti del passato fu questo assunto. Lo sappiamo solo ora. Sappiamo che nulla può temprare lo spirito di un guerriero come trattare con persone impossibili in posizioni di potere. Solo in queste condizioni i guerrieri possono acquisire la sobrietà e la serenità necessaria per fronteggiare l’inconoscibile.” Espressi rumorosamente il mio disaccordo. Gli dissi che, secondo me, i tiranni trasformavano le proprie vittime in esseri indifesi o tanto brutali quanto gli stessi tiranni. Gli feci notare che erano stati effettuati innumerevoli studi sugli effetti della tortura fisica e psicologica su questo tipo di vittime. “La differenza sta in qualcosa che hai appena finito di dire” ribatté. “Tu parli di vittime, non di guerrieri. Anch’io la pensavo come te. Ti racconterò quel che mi fece cambiare, però prima torniamo ancora a quello che ti stavo dicendo dei tempi della colonizzazione. I veggenti di quell’epoca ebbero la migliore opportunità. Gli spagnoli furono tali pinches tiranos da porre a dura prova le più recondite abilità dei veggenti; dopo aver avuto a che fare con i conquistatori, i veggenti erano pronti ad affrontare tutto. Loro furono davvero fortunati. A quel tempo c’erano meschini tiranni ovunque: erano prezzemolo in ogni minestra. “Dopo quei meravigliosi anni di abbondanza, le cose cambiarono molto. I meschini tiranni non tornarono più ad avere tanta potenza; solo in quell’epoca la loro sovranità fu illimitata. L’ingrediente perfetto per produrre un perfetto veggente è un pinche tirano dalla sovranità illimitata. “Disgraziatamente ai nostri giorni i veggenti devono giungere agli estremi per incontrare un tiranno che meriti. Per lo più devono accontentarsi di roba da poco.” “E lei, Don Juan, ha trovato un pinche tirano?” “Ho avuto fortuna. Un vero e proprio orco trovò me. (continua a leggere questo brano in https://www.gianfrancobertagni.it/materiali/maestri/tiranos.htm oppure nel libro IL FUOCO DAL PROFONDO di CARLOS CASTANEDA (Prima ed. italiana 1984) Film e altri materiali tra cui il testo in https://losfidante.marenectaris.net/ SCARICA IL TESTO COMPLETO IN PDF DE “LO SFIDANTE” httpv://www.youtube.com/watch?v=evWvTAb1BIU PERCHE’ L’ESSERE UMANO E’ SCHIAVO – Testo di Carlos Castaneda httpv://www.youtube.com/watch?v=-37cm73oEYM Vedi anche il seguente link https://www.carloscastaneda.it/Voladores.htm
One Comment
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Dearest Prof. Brunelli,
thank you so much!
You mention the sciamanic culture, so dear to my heart.
May I quote the HOPI ELDERS SPEECH I have sent you this week?
It’s powerful:
“Questa è l’Ora
il tempo di annunciare la Verità.
Il fiume scorre sempre alla sua meta.
In questo momento della storia
non dobbiamo considerare niente personale
tanto meno noi stessi…
perché se lo facciamo
la nostra crescita spirituale e il nostro viaggio
giungono alla fine.
Il tempo del lupo solitario è finito.
Uniamoci!
E tutto ciò che deve accadere ora
sia fatto in modo sacro
e con devozione.
Noi siamo quelli
che aspettavamo!”
Chiaramente, è un discorso escatologico, non psicologico.
Mi ricollegavo alla citazione sulla pozzanghera di luce che ci resta. Dobbiamo riparare il Koyanisquatzii, il grande caos prima della fine (vale la pena rivedere l’omonimo film-documentario).
Inoltre, sempre quando lavoriamo per noi stessi e non per la Verità, e prendiamo le cose come personali, è allora che la nostra luce si spegne, e siamo vittime di tutti i vampiri…
In Peace and Light, Angelica Born Free