A CORREDO DI QUESTO ARTICOLO PROPONIAMO UNA COLLEZIONE DI IMMAGINI TRATTA DALLA MOSTRA “LA GRANDE MADRE”
Mostra “La Grande Madre” – Milano Palazzo Reale – Piazza Duomo 12. 25.08 / 15.12.2015 Fondazione Nicola Trussardi – Comune di Milano Grazie ai materiali della cartella stampa inviataci dalla Fondazione Nicola Trussardi pubblichiamo oltre alle immagini anche la seguente presentazione del curatore Massimiliano Gioni La mostra “La Grande Madre” analizza l’iconografia e la rappresentazione della maternità nel corso del Novecento attraverso le opere d’arte di oltre cento artisti e numerosi documenti provenienti dalla storia visiva degli ultimi cent’anni, dal 1900 a oggi. Dalle veneri paleolitiche alle cattive ragazze del post-femminismo, passando per la tradizione della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternità, la storia dell’arte e della cultura hanno spesso posto al proprio centro la figura della madre, assunta anche a simbolo della creatività e metafora della definizione stessa di arte. Nel corso del Novecento – nella storia dell’arte moderna e contemporanea in particolare – la maternità appare costantemente messa sotto attacco: il corpo della donna si trasforma in un campo di battaglia sul quale si combattono lotte ed esplodono scontri attraverso i quali si delineano nuovi confini tra ruoli e generi sessuali. L’influenza della psicoanalisi, la rivoluzione delle avanguardie, l’accelerazione della modernità e della tecnologia, le politiche degli stati totalitari e le lotte del femminismo sono alcune delle profonde trasformazioni sociali che investono la sfera della maternità e della famiglia, modificando radicalmente le relazioni tra i sessi e tra gli individui e lo stato. Paradossalmente, infatti, quando si parla di madri e di maternità nel Novecento, si finisce sempre per parlare anche di padri – troppo spesso padroni – e di stato e nazioni. Raccontare l’iconografia della maternità significa quindi anche domandarsi chi ha il diritto di decidere del proprio corpo e chi ha il diritto di rappresentarlo. “La Grande Madre”, pertanto, può essere descritta anche come una mostra sul potere della donna: non solo sul potere generativo e creativo della madre, ma soprattutto sul potere negato alle donne e sul potere conquistato dalle donne nel corso del Novecento. Partendo dalla rappresentazione della maternità, l’esposizione si amplia per passare in rassegna un secolo di scontri tra tradizione ed emancipazione, raccontando le trasformazioni della sessualità, dei generi e della percezione del corpo e dei suoi desideri. Concepita come un museo temporaneo nel quale si combinano storia dell’arte e cultura visiva, l’esposizione ricostruisce una narrazione trasversale del ventesimo secolo, esplorando miti e cliché del femminile e seguendo le metamorfosi dei ruoli sessuali nel corso del Novecento, per dar vita a una complessa riflessione sulla figura della donna come soggetto e – non più solo – come oggetto della rappresentazione. Come in un grande album di famiglia, la mostra raccoglie immagini e ritratti che raccontano avventure esistenziali nelle quali la storia ufficiale si intreccia alla biografia personale. Da molte opere in mostra emerge un’immagine molteplice della madre, lontana dagli stereotipi più abusati: è il lato più oscuro, quasi lunare della maternità che molti artisti e artiste del Novecento hanno descritto nelle loro opere. Vista attraverso le testimonianze figurative di cent’anni di storia, la maternità appare immersa in un’atmosfera straniante, in cui si mescolano sentimenti opposti, affetti profondi e rifiuti spietati. Attraverso questi molteplici punti di vista, questa mostra restituisce un’immagine della madre forse meno rassicurante, ma assai più complessa e potente: una figura sulla quale l’intera società occidentale, per oltre un secolo, ha proiettato desideri, ansie e aspirazioni individuali e collettive.* (Massimiliano Gioni) Alcune immagini della mostra “LA GRANDE MADRE”
3 Comments
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Another masterpiece, dear Prof. Brunelli!
Thank you. As usual, you are going to help many people.
I feel this complex topic underlines the necessity, for psychology, to work in synergy with sociology and antropology.
I think there should be a sort of “social psychology”, certain attitudes deriving from intimate structure of a definite group.
Don’t you agree?
As to me, the sweet Mother of my heart is the Virgin Mary,Who wants us all to develop ourselves accordigly with GOD’s plan.
This is what all parents should do.
Love, Angelica
Thank you dear Angelica. You know that always I looking for a sensitive translation in english. The new “Manual” has a language quite simple. I’m sure can help many people. So that it would be very important an enghlish translation. All the best for you.
Mi rendo conto leggendo l’ articolo di trovarmi di fronte ad un argomento enorme di cui vivo tutta la complessità essendo donna e figlia e madre.
Certamente una madre deve essere consapevole dell’ ambivalenza che suscita nei figli, soprattutto se non è supportata da un padre che faccia il padre (e non il figlio, l’ eterno puer che sodalizza con gli aspetti più regressivi del vero figlio o figlia, esercitando cosi ancora attraverso i figli tutta la sua aggressività verso la donna, ex moglie e madre dei propri figli). la cosa molto triste è che una madre non può fare la madre dolce e accudente se il padre dei figli è disfunzionale perchè rischia di provocare una attaccamento ambivalente nei figli. Deve fare necessariamente anche il padre, esercitare l’ autoritas, un impegno doppio, che soprattutto in presenza di figli con carattere forte o molto dotati è spesso superiore alle sue proprie forze. Conosco molte madri che si sono ammalate, che sono sfinite, depresse, che hanno rinunciato a fare la madre e si sono risolte ad accudire solo cani, un cane, poi due cani oppure gatti. Proprio a causa dell’ immaturità e irresponsabilità o assenza dei padri, l’ archetipo della madre nell’ inconscio dei figli rischia di innescarsi come una bomba, che prima o poi farà esplodere la relazione, l’ affetto, la vita di madre e figlio/figlia.