Una bella sintesi/recensione a cura di Maria Grazia Monaco del libro di Marta Breuning L’arte di Afrodite, (vedi https://artediafrodite.weebly.com/la-consapevolezza-psicologica.html )per i lettori di Albedoimagination che vogliono gettare uno sguardo su alcuni aspetti psicomitici dell’esperienza amorosa, tra istinto e spirito, tra sesso e sentimento, tra corporeità e anima… Gli dei rappresentavano forze che sovraintendono alla psiche umana, e che Jung ha individuato come rappresentazioni di “archetipi”: i fattori fondanti della psiche individuale e collettiva. Questo testo breve quanto puntuale, permette di recepire, in modo mitopoietico e immaginale, come la libido sia un’energia complessa e spirituale, che non riguarda solo il sesso, giacché esprime molteplici aspetti e funzioni della totalità della psiche, in quanto ‘mondo interiore’ ed ‘essere nel mondo’. Buona lettura (Pier Pietro Brunelli)
Adone ed il cinghiale bianco
La cultura greca celebra in Zeus il principio divino in grado di educare gli uomini attraverso la manifestazione in “ambiente controllato” degli istinti, delle pulsioni e della volontà di autoaffermazione (libido). La competizione agonistica, lo sviluppo dei talenti corporei e la ricerca della perfezione psicomotoria rappresenta il primo atto di un lungo processo di contenimento della pulsione animale all’interno della psiche.
Ma quando i tempi dei giochi si esauriscono, allora Zeus invia di volta in volta Eros, Amor ed Ermes a risvegliare nell’ anima la passione per le emozioni (Eros e Psiche) – vedi in Albedoimagination MITO AMORE E PSICHE – , i sentimenti corporei (Venere e Adone) e la conoscenza della mente umana (Zeus e le amanti). L’educazione alla consapevolezza sensoriale, principio fondatore di ogni vera coscienza di sè, avviene naturalmente attraverso l’esperienza ludica ed estetica (Eros/Cupido), l’esperienza creativa e amorosa (Amor/Cupido) e infine riflessiva e meditativa (Hermes).
Essere consapevoli delle proprie sensazioni non significa tuttavia percepire la realtà in tutte le sue innumerevoli contraddizioni. Provare sensazioni positive o negative non significa comprendere i fatti, né tantomeno conoscere la verità nascosta nelle trame della vita.
La comprensione della realtà e la conoscenza della verità richiede l’esercizio della percezione sensoriale.
La saggezza greca invita alla riflessione sulla conseguenza delle proprie azioni. E’ questo il senso di ciò che gli induisti chiamano “il karma generato dalle proprie azioni”.
L’occidente ha rimosso completamente la comprensione di questo “meccanismo perverso” di reiterazione dei propri errori generati dalla libido di prevaricare, sostenuta ed eccitata dalla sicurezza di rimanere impuniti. Le parole sono un potente mezzo di persuasione.Da quel che sappiamo risulta con certezza che la psiche originaria non possiede ancora coscienza alcuna di sè. La coscienza di sè si è andata formando nel corso di uno sviluppo che appartiene parzialmente all’epoca storica. Anzi è probabile, considerate le notevoli che la coscienza ha di differenziarsi notevolmente, che oggi questa si trovi ancora su di un gradino relativamente basso. Comunque sia, sembra che, grazie al suo grande sviluppo e alla conseguente autonomia, essa abbia dimenticato la sua dipendenza dalla psiche inconscia. Di questa liberazione essa mena gran vanto” (Jung, 1942-1954).
Nelle “allegorie di caccia”, diffuse in tutta Europa sin dal rinascimento, è evidente che le finalità dell’opera sono concentrate sull’interpretazione dei simboli in rapporto ai sentimenti corporei sperimentati durante l’azione. L’attenzione focalizzata alla ricerca della preda, o dell’oggetto del desiderio, stimola un livello superiore di consapevolezza. L’eccitazione psichica produce l’adrenalina (il mercurio volatile degli alchimisti) e quindi una particolare capacità degli organi della percezione (vista, udito, fiuto) di attivare una più profonda consapevolezza finalizzata al raggiungimento di uno scopo.
In questa occasione Venere, dea della consapevolezza sensoriale, si trasforma in “Diana Cacciatrice” e utilizza le freccie, simbolo della percezione cognitiva, come strumento di indagine della realtà e della verità.Le frecce di Diana rappresentano in metafora l’intuizione percettiva tipica delle donne che avvertono in anticipo quando il bambino, ancora incerto sulle gambe, sta per cadere. Allo stesso modo Venere avverte che Adone è spericolato, non è consapevole delle possibili conseguenze delle sue azioni, e quindi guida l’amato verso prede più mansuete.
Tiziano (1553) mette in risalto il momento in cui Adone non ascolta più i consigli dell’amata e decide di andare con i due cani (istinto e pulsione) a cacciare prede più aggressive. Ma quale “senso tragico” acquista la vicenda di Adone, ucciso da un cinghiale inferocito?
Se impari a percepire la realtà con i sensi di Venere (ghiandole, epidermide e membrane) puoi evitare di farti male. L’artista e l’individuo creativo è come Adone. Si sente sempre in competizione e si confronta aggressivamente per essere considerato più bravo e competente degli altri. Adone è l’emblema dell’individuo in grado di cogliere i frutti della percezione cognitiva (gioia, piacere, eros, bellezza), ma non è capace di stabilire un intervallo di tempo tra pulsione e soddisfazione, per cui cade, prima o poi, vittima del suo “destino tragico”.
La trama di “Adone e il cinghiale bianco” descrive gli effetti ineluttabili, disastrosi e spesso mortali provocati da tale impulso. Accade prima o poi, che l’irruzione di un evento o di una reazione di natura psichica, destabilizzi l’ordine in cui la coscienza razionale si era abituata a modulare le proprie risposte in rapporto alle esigenze esterne.
Il rapporto che la percezione (Venere) instaura con l’azione impulsiva (Marte) induce un intervallo di tempo indispensabile per provare non solo quelle sensazioni che sono all’origine della “consapevolezza interna” (Marte/Venere), ma anche quel tipo di sensazioni che sono prerogativa di una primaria consapevolezza esterna (Adone/Venere) che si dimostra spesso chiaroveggente.
Quando le due funzioni di Venere sono disgiunte, l’individuo sviluppa una consapevolezza estetica privo di consapevolezza di sè (Adone) per cui, per quando possa apparire “educato”, è incapace di contenere le passioni dell’Io. Una parte di sè rimane inascoltata, inespressa e spesso negata ed è inevitabile il suo doppio (Marte) sia “geloso” al punto da provocare una “compensazione inconscia” (il cinghiale bianco) che altera improvvisamente gli schemi di comportamento, modifica le risposte alle sollecitazioni psichiche e provoca la “morte” delle certezze, la fine delle illusioni, delle convinzioni personali e della presunzione di razionalizzare le relazioni umane, fondate invece su “regole di gioco” che vengono sempre eluse, disattese, falsate e trasferite sul piano simbolico da una forza di compensazione a cui è impossibile opporsi.
A questa forza irrazionale e imprevedibile la ragione scientista ha dato il nome di inconscio, ma per gli antichi era sinonimo di fato, destino, vocazione, carattere, daimon, fondo dell’anima e “follia divina”, a seconda delle situazioni in cui contrastava l’azione. Niente può opporsi al potere perturbante dell’inconscio, la cui forza di compensazione origina dell’Equilibrio Universale che gli orientali hanno ben delineato con i concetti di Karma (obbligo che trascende la volontà umana) e Dharma (vocazione che trascende la limitatezza umana).
Occorre quindi orientare la coscienza a ‘dialogare’ con la percezione prelogica (psichica, sensoriale, intuitiva) di Venere in grado di avvertire Adone di astenersi dalla “caccia” per non cadere vittima della violenza inconscia con cui la “Legge di equilibrio” dispiega il suo potere di opposizione.
La vicenda mitologica fa emergere il ruolo svolto dalla percezione nel mitigare, contenere e a volte inibire le passioni dell’Io. L’equilibrio biopsicosomatico (terrestre) e l’equilibrio universale (celeste) coincidono con “l’Amore di Venere” che, nella visione terrena del simbolo, equivale alle raccomandazioni della madre, ai consigli del partner e ai suggerimenti dei consulenti. Infatti la percezione è un processo di sintesi che investe primariamente le sensazioni corporee, le emozioni del cuore e i sentimenti che la mente inconscia traduce in immagini in grado di assumere un valore pre-cognitivo.
All’interno, invece, di una visione psicologica, Venere diventa la “funzione trascendente” in grado di integrare la coscienza razionale all’interno di un “cerchio più grande”, metafora utilizzata da Jung per descrivere un aumento di personalità che emana dalla conoscenza dell’inconscio, i cui confini non possono essere limitati, ma solo avvertiti e ampliati dalla percezione dell’individuo che trae ispirazione dall’universo simbolico generato dalla consapevolezza delle sensazioni, dalle emozioni e dai sentimenti dell’anima.
“Per conseguenza, non può essere delimitato neanche l’ambito della personalità che si va gradatamente sviluppando. Ho chiamato questo processo di attuazione: “processo di individuazione”. (Jung, 1942 – 1948)
MARTA BREUNING, liberamente tratto.
One Comment
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Meraviglioso!
Un pensiero al volo: la cosiddetta “rivoluzione sessuale” non ha invalidato questa proficua distanza tra Venere e Adone? Io penso che la rivoluzione andasse fatta ma nella direzione opposta: gli uomini doveva venire ad assomigliare più alle donne, con la conseguente valorizzazione della sessualità. Invece è accaduto l’opposto, e la povera Venere, travestita da Adone, è ormai vittima di un ancor più terrificante cinghiale bianco: la mancanza dell’amore vero…
Angelica Born Free