Ferita narcisistica e dinamiche vampirizzanti narcisistiche/borderline
Le etichette diagnostiche della moderna psichiatria sono strumenti straordinari per inquadrare le cause e le sintomatologie della sofferenza amorosa, e quindi possono fornirci un orientamento terapeutico al fine di elaborarla e lenirla. Tuttavia va sempre tenuto presente che le pene d’amore sono incommensurabili, irriducibili e indefinibili. La ratio più fine non basta per comprenderle. Per quanto ci si sforzi risulta impossibile ‘farsene una ragione’, se non quella dei poeti e dei mistici. D’altra parte ogni terapeuta della salute mentale sa che ogni etichetta diagnostica è un inquadramento, una ‘cornice’. Ciò che più conta è comprendere l’immagine che c’è in quel ‘quadro’, cioè il ‘dipinto’, ovvero l’estrema soggettività di ogni vissuto nella sua fenomenologia. In modo particolare, un ‘pathos’ amoroso, o il tautologico patimento per passione, per quanto possa essere classificato con un’etichetta psichiatrica o psicopatologica trova un suo senso autentico, unico e irripetibile nel suo vissuto particolare (la erlebnis, come si dice nella fenomenologia: la conoscenza riferita alla esperienza interiore e relazionale effettivamente vissuta sulla propria pelle e nella propria anima).
L’intento di questo [libro] consiste anche nell’offrire un’interpretazione ‘immaginale’ di certe etichette diagnostiche – in particolare ‘narcisismo’ e ‘borderline’ –[1] al fine di comprenderle secondo i simbolismi della vampirizzazione amorosa. Essa si manifesta come una sorta di rapina energetica della ‘realtà psichica’ di una persona, del suo mondo immaginale popolato da simbologie e narrazioni pregne di emotività e di affettività. Si viene colpiti nel profondo, offesi, umiliate, dissanguati psichicamente, quindi traumatizzati nel corso di una ‘malia amorosa’. La persona che ha subito una vampirizzazione amorosa sente che il suo Eros è stato violentato nella sua dimensione immaginale ingenua e amorevole, nella sua più pura dolcezza ed ‘ignorante innocenza’. Nonostante tutti gli Dei siano adulti, Eros è un putto, un bambino, ed è esso che viene vampirizzato nell’anima dell’innamorato. L’anima è traumatizzata come se avesse subito una specie di crudele abuso pedofilo, sul piano affettivo e sessuale.
E’ bene comprendere quest’immagine dell’Eros, puttino, puer, fanciullino, accoglierla, consolarla, incoraggiarla, ma è anche bene non assecondarla troppo, e portarla invece, con le dovute cautele a prendere coscienza delle sue responsabilità originarie e rimosse, e più o meno inconsce. In realtà questo Eros vampirizzato non potrà guarire e maturare se non comprende le sue proprie responsabilità inconsce, relative al suo ‘complesso infantile’ che lo induce a legarsi amorosamente a ‘vampiri amorosi’.
Va quindi evidenziato che il Trauma amoroso, giacché deriva da una relazione condivisa e volontaria, non può e non dovrebbe essere compreso e curato in una logica vittimistica. Chi lo subisce ha – inconsciamente – una sua responsabilità e una sua predisposizione in tal senso. D’altra parte un Trauma amoroso può derivare anche da una reciproca incompatibilità e/o immaturità, ovvero anche dall’esaurirsi, per molteplici ragioni, della relazione amorosa. In tal senso le responsabilità inconsce sono reciproche, ma nelle dinamiche vampirizzanti sono di segno alquanto opposto: il vampirizzato è responsabile di negare se stesso e lasciarsi fare del male per amore, mentre il vampiro per affermare se stesso arriva a fare del male a chi lo ama.
Avere responsabilità, non vuol dire avere colpa, ma un’involontaria attitudine, tendenza, debolezza a determinare una certa dinamica di sofferenza.
Spesso, per quanto dolorose, le pene d’amore costringono, per uscirne, a comprendere se stessi e gli altri, e quindi possono essere un’esperienza essenziale e necessaria per conoscersi e crescere. Ciò può però comportare ferite che vanno curate, e alle quali va dato un senso affinché non prosciughino il ‘sangue dell’anima’.
Quando però parliamo di ‘Trauma da narcisismo’, o ‘da vampirizzazione’, ci riferiamo a una seria destabilizzazione psichica che crea danni nel proprio vissuto interiore, famigliare, lavorativo, sociale attraverso l’emergere e l’esplodere di un nucleo complessuale che il traumatizzato ha già dentro di sé. E’ come se qualcuno mettesse il piede su una mina, l’esplosione è dovuta alla mina, anche se questa è stata causata dalla pressione del piede. Il punto è che il ‘vampiro amoroso’ sembra proprio voler andare a caccia delle mine che stanno nel sottosuolo dell’anima di un partner, e non teme di farle saltare poiché la sua ‘anima vampira’ in quanto tale non può morire. Far saltare quelle mine serve a far dilaniare la ferita del partner, per poi poterne meglio bere il sangue.
Un’immagine tipica del lugubre mondo dei vampiri, è data dall’ attrazione che essi provano per una ferita occulta e non curata, dalla quale fuoriescono anche solo poche gocce di sangue. Essi riescono ad individuarla, come fossero iene o squali.
Il partner vampirizzato ha la responsabilità di non aver curato le sue ferite, e di non aver sminato certe parti del suo sottosuolo, lasciando che la sua anima bambina vi andasse a giocare e a raccogliere i fiorellini dell’amore. In tal modo ha rimosso, cioè ha occultato nel sottosuolo dell’inconscio, quelle pene e quelle frustrazioni infantili che lo avevano ferito, e che sono diventate ferite occulte e non curate, che nascondono mine esplosive. Queste metafore indicano un “complesso inconscio a tonalità affettiva” (Jung) che ho analizzato in varie occasioni con il simbolismo del “VAMPIRO INTERIORE”, quale inclinazione e forza negativa e occulta nel vampirizzato (nella sua Ombra per dirla ancora con Jung) che lo spinge a colludere con il ‘Vampiro esteriore’ che domina la psiche del partner vampirizzante.
C’è un destino che condanna una persona con un difetto di autostima ad essere vampirizzata. La sua colpa consiste nell’essersi rassegnata a vivere covando uno scarso amore per se stessa, cioè con una ferita narcisistica occulta e non curata. Il narcisismo infatti può essere considerato come un amore primario per se stessi che poi consente di dare e ricevere amore nella relazione nel modo più equilibrato possibile. Quando vi è poco amore per se stessi si instaura una ferita narcisistica che si cerca in ogni modo di occultare e di rimuovere, senza però decidere di affrontarla e di curarla davvero. Ciò rende chi ha la ferita narcisistica alquanto capace di attaccamento amoroso, ma scarsamente capace di amarsi. Infatti ha poca capacità di trattenere la libido su di sé, e quindi è particolarmente sbilanciato nel volerla offrire all’amato/a.
Quando invece, sempre a causa di frustrazioni e ferite infantili, si risponde con un eccesso di narcisismo, si viene ad instaurare una qualche forma di ‘narcisismo patologico’, che consiste nell’ amore superficiale per la propria immagine, che è pur sempre assai carente di vero amore per il proprio Sé. Il narcisista patologico dunque ha un’attrazione enorme per l’immagine di se stesso, ma non ama veramente se stesso, solo la sua immagine; contestualmente ha una scarsissima o quasi nulla capacità di amare l’altro (al punto che non sa bene cosa si provi ad amare, in quanto non ama neppure se stesso). Vi è poi un ‘narcisismo sano’ che invece consiste in un equilibrato amore per il proprio Sé autentico, che permette di amare l’altro, nell’integrazione tra la sua immagine e il suo mondo interiore, ed è quindi rivolto al Sé dell’amato. Quindi una ferita narcisistica non curata ha comunque una forma di narcisismo patologico che lo spinge ad avere scarso amore per il proprio Sé ed eccessivo amore e in modo disequilibrato o scisso tra l’immagine e il Sé dell’amato. In effetti l’impossibilità di idealizzare il vampiro amoroso in modo sufficientemente integrato tra il mondo dei sensi e il mondo interiore, tra sesso e sentimento, e tra le sue parti buone e quelle cattive genera nell’innamorato vampirizzato sentimenti e proiezioni di rifiuto e anche di odio verso il vampiro che pure stra-ama. Nel vampirizzato si viene così a creare un dilaniante conflitto che lo induce ad amare disperatamente nonostante riconosca le parti odiose del vampiro, al punto di volersi ribellare e a volte vendicare.
Ecco allora che si creano le condizioni per un tragico incastro amoroso ‘patologico’, ovvero ‘inautentico e degenerativo’. Chi ha una ferita narcisistica aperta e sanguinante (un po’ ce l’abbiamo tutti, ma anche a seconda del momento della vita può essere più aperta) nella sua destabilizzazione vede nel narcisista patologico quella quota in più di narcisismo con la quale potrebbe curarsi, ma non vede che si tratta di amore falso e superficiale, così come non vede la sua propria ferita narcisistica. Eco, la ninfa da Narciso, invoca il suo nome incessantemente, come una ‘eco’ che ossessiona. Eco cerca non solo il suo Narciso perduto, ma anche e soprattutto il suo narcisismo perduto. Quando si cerca incessantemente il partner abbandonico, fantasmatico e feritore – e lo si cerca con i pensieri e le azioni – si cerca di riotttenere il proprio narcisismo, dissanguato da un’emoraggia vampirizzante. A sua volta il partner con stile di personalità di tipo narcisista/border – in un misto tra invidia e disprezzo – vede in chi ha la ferita narcisistica una mancata capacità di trattenere una sufficiente dose di amore per se stesso, ma nel contempo anche una forte capacità di amare l’altro. Il partner ‘vampirizzabile’ ha una predisposizione ad offrire il collo all’altro, cioè al narcisista patologico/borderline – nella nostra immagine: il ‘vampiro amoroso’ – il quale o la quale non si lascia sfuggire l’occasione. Questo ‘sangue dell’anima’ che viene dal partner con ‘ferita narcisistica’ viene dissipato dal il ‘vampiro amoroso’, in quanto non riesce ad adoperarlo per trasfonderlo nella sua anima, e quindi vedere attraverso la sua Ombra anche il suo Sé – questo nutrimento d’amore serve invece per ravvivare la sua propria immagine di potere, e quindi per far trionfare il suo narcisismo malato. Intanto, il partner con ferita narcisistica nel tentativo di far innamorare il vampiro amoroso – si dissangua sempre più, con il rischio di restare colpito da una terribile forma di trauma amoroso, da me individuata e denominata con l’ipotesi diagnostica di TdN (Trauma da Narcisismo; o da ‘vampirizzazione amorosa’).
Va poi detto che la persona con ferita narcisistica porge il collo in quanto le pare che il narcisismo patologico dell’altro possa essere una medicina che le permette di far aumentare il suo proprio narcisismo; invece si tratta di un veleno intossicante ed infettivo. Possiamo immaginare l’intossicazione come quella provocata da una sostanza psicogena, – una droga – che dà dipendenza. Invece l’infezione è data da una sorta di ‘virus psichico’ che indebolisce il sistema immunitario psichico esponendolo ad una serie di sintomatologie e disturbi sempre più invalidanti. E’ nel prendere atto di questa sua condizione psicoenergetica che il ‘vampirizzato’ si sente immerso in una dimensione traumatica permanente, assai simile a quella del Disturbo Post Traumatico da Stress[2].
Vampirizzazione narcisistica e borderline
Per quanto attiene la differenza tra la vampirizzazione narcisistica e quella borderline, possiamo così sintetizzarla:
– Nella vampirizzazione narcisistica il partner viene vampirizzato inizialmente perché il o la ‘vampiro/a’ inizialmente crede davvero di potersi curare con l’amore dell’altro e quindi di potersi innamorare; poiché non riesce in ciò (occorrerebbe invero una grande terapia) si accanisce nel punire l’altro per non essere stato capace a guarirlo mettendolo in grado di innamorarsi. Il narcisista patologico odia il partner che lo ama e che non riesce ad amare – ritiene che ciò sia dovuto a subdole manovre del partner e alle sue debolezze, considerate come ignobili negatività. Il narcisista patologico disprezza e svaluta il partner considerandolo colpevole della sua patologica impossibilità di amare e in più lo invidia per il fatto che egli o ella può amare. Il vampiro sa chiaramente di essere amato, ma considera ciò come lo sfruttamento della sua immagine, senza dare alcunché in cambio. Il partner va quindi punito, sfrutatto e svalutato al fine di ottenere non una relazione d’amore, ma di potere, nella quale è tanto più potente colui che quanto più fa soffrire lo’altro tanto più viene amato. L’ottenimento di questo potere malato, invidioso e sprezzante è l’obiettivo e il senso della vampirizzazione del partner fino all’ultima goccia per trasformarla in nutrimento rinvigorente l’immagine del potere narcisistico. Il sangue dell’anima dell’innamorato nutre e tiene in vita il vampiro, la cui vita però coincide con la sua immagine. Quando quel sangue finirà e non sarà più buono perché la preda si ammalerà o impazzirà, allora il vampiro la abbandonerà, in modo distruttivo e umiliante, come un vecchio limone spremuto.
– Nella vampirizzazione borderline il partner viene vampirizzato con comportamenti diversi nella forma e per ragioni leggermente diverse da quelle del narcisismo patologico, ma che nella sostanza sono analogamente vampirizzanti. Nel borderline l’attaccamento funziona di più rispetto a quello del narcisista patologico dove non funziona per nulla. Si tratta però di forti oscillazioni tra attaccamento e rifiuto, in una imprevedibile e destabilizzante ambivalenza. Ciò comporta che il/la vampirizzata vengono odiati perché in qualche modo hanno provocato un’attaccamento che il borderline considera però come una trappola dalla quale fuggire, giacché è sempre insoddisfatto e alla ricerca di prede che potrebbero sembrargli migliori. Ciò avviene anche nel
narcisista, ma mentre questi è più subdolo e prepara occultamente uno ‘tsunami’ che pareva imprevedibile, il borderline è più plateale e quindi la sua contraddittorietà e distruttività ha un andamento più espresso e ad ondate più ravvicinate. Mentre il narcisista appare più egosintonico, falsamente sicuro di sé e senza problemi ansioso-depressivi evidenti (ma non è vero), nonostante possa diventare lamentoso e ‘inverso’ con il mondo in generale – il borderline appare più egodistonico, disfunzionale e in preda a stati di rabbia e malumore più espliciti. Perciò a differenza del narcisista che nega con superbia ogni necessità di curarsi, il borderline tende a medicarsi psichicamente, con uso di sostanze e anche con trattamenti psicoterapeutici (che però, in genere lo mantengono in uno stato conservativo: non peggiora, ma non migliora).
Mentre il narcisista trama in segreto di punire il partner credendo che questi lo abbia sfruttato e illuso – non essendo stato capace di farlo innamorare, e quindi lo abbandona con odio distruttivo – il borderline teme in modo angosciante l’abbandono come umiliante perdita di potere e rischio di dissociazione, al punto di tenere il partner sotto continua minaccia abbandonica in modo da mantenere potere di vita o di morte sulla relazione. In tal senso la miglior difesa è l’attacco, giacché la relazione amorosa viene vissuto come un gioco di potere tra amore e odio, tra fiducia e tradimento, attaccamento e abbandono.
La pulsione di morte interiore del narcisista come del borderline viene da essi percepita come una minaccia orribile e suscita la difesa disturbata e ‘psicotica’ di potersi salvare solo succhiando il sangue dal partner e distruggendo la sua capacità psichica di amare. Ma di questo non c’è una vera consapevolezza. Solo a tratti il ‘vampiro se ne rende conto, ma trova subito giusti motivi per perseverare nella sua distruttività dalla quale trarre potere e convenienze, e ciò lo rende in diverse situazioni doloso oltre che colposo.
La preda, con ferita narcisistica, viene dissanguata un po’ alla volta, con periodi di pausa affinché possa riformare il sangue buono da avvelenare e da succhiare nuovamente, ma il ‘risucchio’ narcisista è più continuativo e ha oscillazioni più lunghe, mentre quello borderline può arrivare al parossismo con continui mutamenti e un maggior egocentrismo centrato su un malessere esistenziale che mira ad essere sempre esaltato per fare da protagonista. Quindi se il vampiro amoroso narcisista provoca un pathos crescente ed una fine che lascia in un’angoscia senza fine, il borderline tende a provocare un angoscia senza fine più continuativa, senza mai giungere ad una vera e propria ‘fine’ (se non quando si giunge a limiti e a fatti di notevole gravità). Ma in generale le dinamiche distruttive sono pressoché le stesse secondo un continuum che riprende tratti dei vari disturbi della relazione dal narcisismo, al borderline e finanche alla psicopatia. In tal senso adopero la metafora della vampirizzazione come dinamica patologica della relazione che sussume varie forme di disturbo della personalità o di alcuni suoi tratti.
Il vampiro, la vampira, di qualsiasi specie vuole avere potere su qualcuno, vuole potersi sfogare su qualcuno ed anche vendicarsi su qualcuno delle sue frustrazioni e dei suoi problemi e conflitti interni, non c’è di meglio che servirsi vigliaccamente delle disponibilità e delle debolezze di un partner innamorato, il quale per di più – ricordiamocelo – ha anche una sua ferita, complesso e disponibilità inconscia a farsi vampirizzare. Ecco allora che il vampiro destabilizza il partner con comportamenti ambigui, ambivalenti, menzogne, esplosioni di rabbia incomprensibili, doppi messaggi, astinenza e condizionamento della sessualità, e continue minacce abbandoniche ed estenuanti tira e molla. Ma accanto a queste smanie svalutative e distruttive attua anche sistemi di riparazione volti a ricostruire e rivalutare, con condotte seduttive frammiste di capricciosità e cambi di umore… Quando è dolce e amorevole non necessariamente finge, ma si convince di se stesso, del suo personaggio in quel momento, sente di provare qualcosa e può anche accentuarlo… ma poi nuovamente si scatena in esso l’ansia paranoidea e schizoide della relazione e quindi il bisogno di vampirizzare il partner. Sono questi suoi aspetti affettivi e riparatori che, per quanto siano coartati e ambivalenti, lo rendono subdolamente irriconoscibile e affascinante… fino a cascarci e poi a perseverare in questa ‘caduta’. Intanto persevera condotte volte al tradimento seriale o a relazioni seduttive e ambigue ovunque, perché ha sempre bisogno di rifornimenti narcisistici e di possibili fonti di altro sangue dell’anima.
In entrambe queste dinamiche, narcisistica o borderline, l’esito nel partner vampirizzato che le subisce è il TdN (Trauma da narcisismo) – cosiddetto non solo perché è stato provocato da una personalità narcisista, borderline o con altri disturbi, ma proprio perché viene traumatizzato il suo narcisismo, quindi la sua ferita narcisistica si squarcia e si infetta procurando emorragie, dolori e intossicazione, che possono essere veramente devastanti, ma che una terapia poetico immaginale può e deve curare (così come ho avuto modo di verificare nella maggior parte dei casi clinici ho potuto trattare).
Questi libri sono disponibili anche con spedizione al proprio domicilio (Amazon e altri distrubutori – o su richiesta in libreria)
[1] E’ sempre più diffusa in termini divulgativi, un’interpretazione in chiave psicopatologica e psichiatrica di stati e comportamenti dolorosi e disturbati che sopravvaluta la ‘cornice’ rispetto al ‘dipinto’; perciò molte persone, avvalendosi in particolare di internet, tentano di ‘farsi una ragione’ attraverso un’etichetta ‘autodiagnostica’. Spesso questa ‘cornice autodiagnostica’ finisce addirittura con l’impedire una comprensione dell’esperienza vissuta in prima persone. Invece di chiarirsi ci si confonde e ci si arrovella cercando la classificazione psichiatrica più appropriata che ‘spieghi’ il problema e la sofferenza. Nei casi peggiori, purtroppo assai frequenti, le etichette che vengono adottate per spiegarsi una sofferenza amorosa possono essere errate, inappropriate, superficiali e finiscono addirittura con l’occultare o distorcere il dipinto: un dipinto di lacrime e sangue dell’anima che non può essere in alcun modo omologato e inscatolato riduttivamente attraverso nozioni e concezioni classificatorie, schematiche, meccanizzate, scientificizzate. In un mondo ove internet esorta spesso al ‘fai da te’ e al download per qualunque cosa, molte persone che soffrono intensamente per amore tendono ad autodiagnosticarsi psicopatologie e disturbi attraverso etichette classificatorie ‘para-psichiatriche’. Molto più spesso però si tende ad attribuire tali etichette a partner o a famigliari problematici – talvolta con giudicante disprezzo e come arma di vendetta, talvolta con compassione e per il bisogno di ‘farsi una ragione’… che tuttavia non soddisfa mai.
Ormai certe etichette psichiatriche rientrano nel linguaggio comune, quindi invece di attribuire a qualcuno l’etichetta offensiva di ‘pazzo’, da diverso tempo si preferiscono termini più specialistici, ed in particolare: ‘borderline, psicopatico, narcisista’. L’etichetta di ‘isterico/a’ è invece un po’ fuori moda, anche perché era erroneamente riservata alle sole donne. Si tratta comunque di etichette corrispondenti a quel gruppo di disturbi della personalità che, oltre a disturbare chi ne è affetto, si rivelano particolarmente disturbanti per il partner.
[2] Per approfondimenti sull’eziologia e la diagnosi del TdN si veda P.P. Brunelli, Trauma da Narcisismo… op. cit.; nel capitolo seguente viene invece approfondita la descrizione fenomenologica e psicodinamica della sintomatologia.
84 Comments
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Professore , grazie per i suoi articoli.
Sto leggendo i suoi libri , e mi stanno aiutando a comprendere ed a guarire.
tuttavia non riesco ad eliminare il veleno psichico , generato da una relazione distrurbata,
per più di 8 anni , con una vampira con distrurbo borderline di personalità.
Se devo essere onesto , sembrava tutto rose e fiori , salvo alcune improvvise ed estemporanee
esplosioni di rabbia , ma negli ultimi 3 mesi è stato un’infernale tira e molla , finalizzato
alla mia sitruzione psico-fisica . alla fine sono riuscito a troncare bruscamente questa relazione
malata , ma seppure ho optato per un contatto zero , da oltre 3 mesi , continuo a soffrire
di ansia , e malesseri di vario tipo. se fossi di milano , sarei già nel suo studio per farmi
aiutare .
che consigli mi può dare , cosa posso fare per guarire più rapidamente ?
ho troncato tutto , ma mi trovo nella paradossale situazione , dove in alcuni frangenti
sarei quasi tentato (pur non facendolo mai nella pratica) di richiamare la vampira.
Grazie per il suo riscontro e per il suo consiglio.
Giuseppe.
Buongiorno, come vede faccio già tutto il possibile per aiutare con articoli, commenti, libri, video, conferenze… Anche fare da moderatore in questo blog (circa 5000 commenti e testimonianze) spero tanto sia un modo per aiutare a riflettere, con l’aiuto di voi partecipanti. In effetti è come incentivare forme di auto-aiuto di gruppo. La prossima occasione di incontro dal vivo sarà nel convegno a Sarzana Sabato 3 febbraio ed è gratuito e aperto a tutti. Poi ce ne sarà un’altra il 9 e il 10 marzo a Padova. Poi come dico sempre, è importante un consulto individuale, che si compone di almeno due sedute, che si possono svolgere su appuntamento o anche via Skype. Per le modalità è necessario contattarmi in privato.
Un caro saluto e FORZA!
Dottore ho fortemente bisogno di lei, ho una bambina piccola di un anno e mezzo e devo salvarmi per lei. Come posso contattarla in privato
Guardi ci sono i miei riferimenti nei contatti, comunque la mail è pietro.brunelli@fastwebnet.it
Sarò forse esplicito….
Sono un ragazzo extracomuntario. Sono nato e cresciuto in un posto dove bombe, guerra, missili, droghe, armi erano all’ordine del giorno. Quando a sette anni senti quel rumore, l’allarme e poi il boom. Esci da casa e senti l’odore di carne bruciata, corri e aiuti la gente sotto le macerie. A nove anni vieni stuprato da un tuo vicino di casa.
Ci sono certe situazioni che ti fanno ” crescere in fretta” ti fanno diventare uomo quando vedi, vivi e fai “cose da grandi”. Allo stesso tempo certe cose ti fanno diventare migliore… e dici a te stesso ” voglio salvare vite, voglio fare il medico. Non può esistere tutto questo male nel mondo. Non è giusto!”
A 21 anni arrivo in Italia. Tra mille difficoltà entro in Medicina. Vado avanti… rimango in dietro. Lascio per due anni ( ero al quarto anno e un professore non faceva mai passare un esame) depressione, anoressia, da 132 kg arrivo a 67kg, mi vergogno di farmi vedere dalla mia famiglia ( tre anni non li ho visti), la mia fidanzata mi lascia in mezzo al casino… se ne va a letto con Gente di un’altra etnia con la quale non vado tanto d accordo per i motivi sopracitati e me lo fa sapere.. due anni di inferno.
Mi sgancio da questa situazione. Lavoro. Mi riprendo. Torno all’università. 1,2, 3, 4 esami tutti 28 e 30.
Studiando in biblioteca incontro lei. La mia futura pena.
Bella, attraente, studiosa… sguardi. Passa l’estate. Settembre, la mensa universitaria, sguardi. Poi ottobre si volta e saluta. Chiede di me su facebook ( che non ho perché l’altra mi faceva esasperare e l’ho chiuso), me lo dicono gli amici… ci conosciamo, amore meraviglioso. Due anni e mezzo d’amore è gioia mai vissuti prima.
Mi laureo. Non mi sento in gamba. Voglio tornare a casa per fare un tirocinio pagato per un anno che mi renderà un medico bravo… e lei mi asseconda. Esame, lo passo. Torno da lei e le dico che dovrei fare il tirocinio ( terminarlo entro massimo due anni dall’esame) piange… mi dice ” ti lascio”, piango. Rimaniamo insieme e le prometto che ci vedremo presto. Passano due mesi e anche lei ( alla quale ho raccontato tutta la mia vita dai missili, allo stupro solo lei me sapeva qualcosa, alla storia con l’altra e alla gente con la quale è stata) mi lascia e si mette con uno di loro, di etnia diversa. Del resto ha sempre detto che lo odia.
È stata un’estate difficile. Era capace di chiamarmi di notte per dirmi ” uomini che mi sanno… per bene contro il muro” di dirmi che non sono “uomo vero”… si laurea… loro c’erano alla sua laurea e io no. Le ho chiesto il permesso di assistere alla sua laurea, ero pronto a fare il biglietto aereo per due giorni… me l’ha negato. Ha rifiutato il regalo che l’ho fatto con quasi tutto il mio primo stipendio e l’ho mandato tramite amici.
Settembre… passata la sua estate in discoteca… tregua! Biglietto andata e ritorno cosato 1200 euro per stare da lei 36 ore. Ci abbracciamo. Siamo d’accordo che il passato è passato… le sue lacrime di coccodrillo.
Inizia la mia passione.
Per 10 mesi ogni mese lei viene a casa mia oppure io vado da lei… circa 3 settimane. Biglietti fatti da me, alberghi, viaggi… ogni volta mi vuole lasciare, siamo insieme e lei si mette con i tanti suoi “amici” su facebook.. lo scopro dopo mesi quando sotto la sua insistenza faccio Facebook per “condividere i nostri momenti magici sui social”… le chiedo io o loro. Dopo 7 mesi insieme vengo a sapere da lei che con tutte le persone cin cui è stata ha avuto rapporti non protetti… diverse (tante) persone in 4 mesi… e essendo medico capisco il rischio e le chiedo di fare i test… vengo accusato di pensare che lei sia ” poco di buono” mentre io volevo solo fare qualcosa per salvaguardare la nostra salute. Nello stesso periodo mi fa vedere le foto della sua laurea dove erano presenti i suoi “amici” dell’estate… facendo nomi e presentando la gente nelle foto… Passano mesi in cui non vede l’ora di vederci ma ogni volta ( ogni viaggio suo io spendo quasi 2 mila euro) e ogni volta mi vuole lasciare…
Passa l’anno torno da lei. Dopo una settimana a casa sua mi butta le valigie ( perché mi lamento che ho paura di non trovare lavoro come medico) e mi caccia da casa dei suoi genitori… loro impediscono tutto. Rimango faccio l’interprete… due mesi in cui vengo minacciato di essere lasciato, vengo mollato in mezza alla strada, mani messe addosso… vengono i miei per conoscere i suoi… mentre si trovano li… lei una sera ci prova. Io che ho detto ai miei che faccio il medico (bugia) non avevo voglia… accusato subito di ” pensare ancora al passato, di pensare di stare con una prostituta e che devo andare dalle prostitute così mi sento meglio e saremo pari!.. tanto ora sale e mi fa le valigie così torno a casa con i miei”
Passano due mesi d’inferno. Trovo lavoro in altra città. Mi trasferisco, lei viaggia di più perché faccio il sabato e non avendo macchina devo prendere il treno…
Mesi così così in cui vengo accusato che non viaggio, che non l’amo tanto, che chissà quante donne ci provano con me…
Soluzione? Mi obbliga a vivere con lei… perché io ” non l’amo altrimenti farei qualcosa per lei”… lei non ha mai vissuto mai fuori, non lavora e deve fare un concorso. Poi le piace uscire spesso… la nuova città è piccola e non ce tanta vita. Alla fine cedo. Inizia la convivenza.
Da dire che io non l’amo perché ” altrimenti accetteresti di avere rapporti intimi mentre ho le mestruzioni”… Non ricorda il mio dolore da piccolo, essere obbligato ad avere rapporti, vedere il sangue dopo un rapporto e apparato genitale maschile!
Io lavoro, porto da mangiare, porto assorbenti, libri, Internet…. tutto. Ma lei si secca… le faccio conoscere un sacco di gente… ma tutte le ragazze ” ci provano con me e mi piacciono e chissà cosa faccio con loro quando lei va a vedere i suoi”… è gelosa della mia ex con la quale non trattenevo rapporti da anni e persino della mia fidanzata del mio paese d’origine di quando avevo 14 anni! (Non ho mai guardato nessuna da quando sto con lei. Anche quando ci siamo lasciati e ci divedevsno 3000 km).
Non posso fare nulla in casa perché non so fare le cose, non posso ospitare i miei a “casa nostra” anche se li vedo 10 giorni all’anno, non posso fumare sul balcone… ogni volta ” sai che odio queste persone ma se vuoi usciamo con loro”. Poi spesso mi dice che si sente mantenuta e non vuole lavorare e quando va a lavorare mi rinfaccia le cose… per una bottiglia di acqua o per una qualsiasi cosa potrebbe farsi le valigie e minacciare di andarsene… mi chiede di sposarla e dopo quakche giorno mi minaccia, mi accusa di stare con altre persone, mi controlla il pc, la mail, il cellulare…
Mi vuole mandare via dalla mia “famiglia perfetta”. Mi ama e mi odia allo stesso momento. Sono il migliore è il peggiore allo stesso momento. Le compro roba buona ( lei non lavora l) e per me roba dal mercato…. devo sostenere me, lei, viaggi, regali, una casa e poi il cane.
Non avendo spazio ed avendo un futuro davanti… ma ” tu non ami un ca**o altrimenti faresti qualcosa per me” detto davanti a gente con la quale si esce per la prima volta. Poi la palestra, le misure, e tutte le ragazze della palestra che sono gelose di lei e del suo corpo.
Non posso sistemare la mia roba dove voglio… Poi minacce di dare botte alle mie colleghe… Poi sul suo instagram mentre cerchiamo cibo per il cane insieme… scopro un giocatore di basket ( io amo il basket) e le chiedo ma è famoso?… va in palla, lo cancella e poi capisco che è stata con lui! Non capisco quando, non Faccio domande… incasso.
Non ce la faccio più a perdonare… Non ce rispetto, non ce amore, non ce sincerità. Da qual giorno la vampirizzazione finale… accuse, grida, ricatti emotivi, ricatti sessuali, minacce… io non faccio la doccia per giorni, non voglio essere toccato o avvicinato… mi sento dire ” vecchio con problemi di prostata” “schifoso e puzza” ” braccino corto”…. la porto dal cardiologo ( un conoscente) e dopo due giorni scrive ” tutto può cambiare”. Voglio uscire con la gente ma mi trattiene a casa con la scusa della “nostra serata” e poi si addormenta dopo 20 minuti. Non mi parla più, ore al telefono, diventa aggressiva… riceve una borsa si Studio, finisce un corso di preparazione per un concorso, supera un esame di abilitazione… quel venerdì mi dice che non ce la fa più e se ne va il sabato mattina con i suoi che la vengono a prendere. Non la vedo più da quel giorno.
Vengo accusato di non avere pagato la palestra e si avere fatto un biglietto daereo che i suoi le hanno regalato!
Vi dico che in tre anni non mi sono specializzato, che potevo rimanere a casa mia e ricevere dal mio stato 100 mila euro si bonus per specializzarmi in Medicina interna e che io da quando sono tornato con lei ho speso quasi 65 mila euro! Non ho avuto la possibilità di guardare neanche una partita della mia squadra del cuore.
Decido di tornare a casa mia e vengo accusato si essere falso e traditore. Lascio la casa, pago l’affitto per due mesi in più perché lei ha lasciato la sua roba li e non volevo fosse buttata…. mi continua ad accusare… appena lasciati il primo che aggiunge su facebook è lui dellatra etnia con cui è stata quell’ estate della sua laurea. E mi continua ad accusare di tutto.
Se siete arrivati qui io vi ringrazio. La sindrome post traumatica da stress… la voglia di morire, il ritorno a casa mia, 13 anni in Italia! La difficoltà di svuotare casa mia e di buttare pezzi della mia vita… l’aereo… l’arrivo, il cellulare che squilla “ma la stampante, le lenzuola e la tv… dove li hai lasciati”… era lei! Io che in quel momento in Aeroporto ero senza direzione… senza nulla in mano e avevo bisogno di sentire il calore umano della mia famiglia, mi sentivo talmente solo in questi anni… Non avevo nessuno tranne lei e invece di proteggermi mi ha solo accoltellato! Ho lasciato il mondo per lei…
A lei interessano la tv… pagati con i soldi della mia fatica!
Per dire tutto… mi sono sentito violentato nell’anima ogni santo giorno.
Scusate…
Mi spiace che lei abbia avuto questa brutta delusione. Però spero che possa essere da lei considerata anche come una sfida e una opportunità per maturare e fortificarsi. L’importante è capire che la vita deve andare avanti, imparare dagli equivoci e dalle disavventure, per diventare più forte. Un po’ alla volta lei deve ritrovare equilibrio e coraggio, fiducia in se stesso e allora anche nuovi amici e relazioni affettive più sane saranno possibili.
FORZA! PAZIENZA! CORAGGIO! DETERMINAZIONE! VOGLIA DI RICOMINCIARE E CAMBIARE NEL BENE!
Salve dottore!
Ho scoperto da poco, insieme alla mia terapeuta, di essere stata “vampirizzata”.questo suo articolo mi ha aiutato molto a capire la mia situazione anche se ancora non sono riuscita ad adattare il tutto alla mia storia! Ho avuto una storia di 6 mesi con un ragazzo che mi ha fatta innamorare mostrando il meglio di sé all’inizio! Ma dopo questi sei mesi “d’amore” ha cominciato ad allontanarmi, a dirmi che non poteva più darmi quello che volevo e aveva ed ha ancora degli atteggiamenti contraddittori… All’inizio mi cercava e mi diceva che voleva comunque sentirmi poi mi ha detto di cercarlo solo per avere dei chiarimento però poi è lui a cercarmi o comunque a farmi capire che mi sta cercando ancora… Io dal canto mio ho cercato di fare di tutto per riprenderlo fino a mettermi l’orgoglio e la dignità sotto i piedi.. era diventato anche un’ossessione per me perché non capivo come potesse cambiare così tanto in così poco tempo! Sinceramente sapevo che lui fosse molto narcisista ma non credevo ci fosse una “patologia” per questo e non credevo neanche di avere una ferita narcisista io! Ora con la mia terapeuta stiamo cercando di affrontare questi due problemi! Ma la cosa che mi fa più rabbia è quella di esser caduta in questa “trappola” e di esser stata, e ci sto tutt’ora, così male per questa persona! Però come le dicevo prima non sono ancora sicura che la mia storia sia di vampiro e vampirizzata, forse perché ancora non voglio accettarlo o perché non abbiamo analizzato tutta la storia con la terapeuta! Però mi sono ritrovata in questo articolo su molti punti e grazie a lei ho capito molto sull’argomento!
Per approfondire l unica possibilità è di farsi seguire dalla sua psicoterapeuta, ed anche se si puo e si vuole di chiedere consulti e parei specialistici.
Salve dottore,
anche io sono stato vampirizzato, per 5 mesi … Leggo di gente vampirizzata da anni qualcuno anche per quasi una vita… posso dire che anche in 5 mesi il vampiro fa danni e la ” mina” come la chiama lei esplode in maniera fragorosa e devastante… Ho da subito capito che c’era qualcosa che non andava nel rapporto con la donna che frequentavo ma tendevo ad essere comprensivo ho persino contattato il mio ex terapeuta per aiutarmi a non rovinare questo rapporto idilliaco che stavo rovinando ( a detta della vampira) per eccessivo impeto ed amore… Il mio inconscio però dava calci, segnali, addirittura mi si è svelata la natura del vampiro con un evento “sincronico” del quale sono rimasto stupefatto ma che solo ora riesco a vedere la portata. Le ho parlato di un terapeuta perchè circa 10 anni fa ho iniziato con un gruppo per smettere di fumare ( e non fumo più!) e poi ho continuato un percorso di psicoterapia che sicuramente mi ha consentito di individuare più velocemente certi tipi di dinamiche perverse tossiche ed invalidanti ma che a quanto pare dopo circa 5 anni non ha estirpato le cosiddette “mine” dal sottosuolo… Ora individuato il problema della ferita narcisistica sto lavorando con il mio terapeuta ( lo stesso dei 5 anni interrotti da due di pausa) ma ho dei dubbi… Pur stimando e riconoscendo professionalità al mio terapeuta mi chiedo se sia il caso di proseguire con lui. Mi chiedo perchè essendoci stati altri casi di narcisiste ( non riconosciute da me come tali all’epoca) nella mia vita sentimentale non siamo riusciti ad estirpare queste benedette mine…Le chiedo pertanto un consiglio su come comportarmi , dare fiducia o cambiare approccio e persona?
Grazie,
Antonio
Ma io direi che senz’altro dovrebbe proseguire, visto che mi dice che già in passato si è trovato bene. Può anche capitare che si senta l ‘esigenza di confrontarsi con un altro terapeuta. Si ha diritto di fare anche delle prove. A quel punto è anche normale provare un po’ di imbarazzo, quasi che si tradisse il proprio terapeuta. In verità non è un tradimento, ma l’esigenza di provare altri percorsi e altri approcci. Perciò si può parlare al proprio terapeuta e far presente che si vuole attuare questa intenzione, mantenendo comunque sempre una buona intesa che permette poi di eventualmente di riprendere il dialogo terapeutico, anche saltuariamente, e comunque di serbare un reciproco rapporto di fiducia e gratitudine. E’ difficile, me ne rendo conto, ma la psicoterapia serve anche per renderci liberi e aperti nel parlare e comunicare noi stessi, le nostre esigenze per quanto siamo complesse, e accogliere allo stesso modo quelle degli altri che ce lo propongono in un modo gentile e sincero.
Ancora a Giuliana tu dici:l’ho conosciuto e ora so che la miA vita non poteva essere migliore accanto a lui io dico che E un modo per non soffrire come io da piccola mi dicevo:che me faccio di uno che non mi vuole e mi sentivo fortissima
Per quanto riguarda l abbandono e una questione culturale tutta la famiglia di mio padre riteneva fosse legittima in quanto non certa poi io sono primogenita non era sposato e in quel momento nemmeno fidanzato colei che lo ha sposato sapendo ha taciuto poi anche ai loro fogli nati inseguito ora il bel castello e crollato
Vorrei aggiungere solo una cosa sicuramente c’è chi ha vissuti piu drammatci come chi nasce e cresce in Africa certo è che con un padre benestante come lui è io tante difficolta picologiche ed economiche non le avrei avute sarei stata meglio avrei fatto scelte sentimentali diverse avrei vissuto di piu la mia gioventu avrei fatto forse tante scemenze forse mi sarei laureata ma soprattutto sono sicura che avrei scelto uomini diversi .Poi c’è un altro evento molto forte che la mia famiglia ha dovuto superare un incidente che ho avuto nell’infanzia per fortuna evolutosi positivamente ma che ha scioccato tutti noi oggi non voglio scaricare tutto su mio padre ma certo è che è stato assente ed essere rifiutati cosi il non prendersi nessuna responsabilità di certo ha il suo peso
Come vede vi è un insieme di eventi e poi vi sono anche quelli che ci sfuggono. Se almeno servisse individuare un solo ed unico fattore alla base di tutto, allora sarebbe terapeutico, ma se invece ciò impedisce di fare un’analisi di se stessi più approfondita e che considera tutti i fattori, allora ci si blocca in unico punto di vista. Ciò restringe altre possibili risoluzioni ed altre risposte psicoenergetiche più evolutive. Perciò direi che vale la pena approfondire.
Gentilissima Maria,
l’ esperienza del sentirsi rifiutati, non amati e accolti è una delle ferite più dolorose che un’ anima puo’ conoscere, ma ti voglio dire che la nostra infanzia e le colpe dei nostri genitori non devono rovinarci tutta la vita, che non è fatta solo di infanzia ma di maturità e di adultità che abbiamo il diritto di vivere nella pienezza. Certo quella bambina dentro di noi che si è sentita abbandonata o respinta, continuera’ sempre ad affacciarsi, magari guardando con invidia quelle donne che, figlie di padri presenti, sembrano andarsene in giro per il mondo spavalde e sicure, compiere le scelte giuste, accoppiarsi con uomini “giusti” e dimostrare di essere capaci di tenerseli stretti. Quante volte l’ ho pensato anche io, abbandonata da mio padre insieme alle mie due sorelle, figlie nate da un regolare matrimonio e legalmente riconosciute, eppure il suo disinteresse, la sua anaffettività nei nostri confronti si sono manifestate per quasi tutti gli anni della mia infanzia, per tutta la mia adolescenza, facendomi sentire una povera “orfanella” in tantissime situazioni….Ma sentirsi orfane o non amabili non deve essere l’ immagine che coltivi e di te stessa: devi liberartene ed in fretta. Altrimenti questa immagine continuerà a attrarre a te eventi dolorosi e di rifiuto. Ci sono dei percorsi terapeutici dove l’ abbandono subito viene “depotenziato” della sua carica traumatica e puoi creare una nuova immagine interiore di te e di conseguenza un nuovo progetto di vita. Meriti di liberarti dal dolore del passato, sei una donna sensibile ed empatica anche grazie ahimè a questo dolore e credimi, non tutte le donne lo sono. Questa è già una qualità per attrarre a te uomini sensibili e che non vogliono donne viziate e superficiali (sono più di quello che pensi). Per quanto riguarda mio padre l’ ho risentito e rivisto dopo molti anni perchè lo avevo cercato io. Ho trovato in lui una persona incapace di sentire la colpa ed ammettere di aver sbagliato, adesso che è più vecchio soffre (un po’, non credo molto) perchè non vede e frequenta i suoi “nipoti” ossia i miei figli e quelli delle mie sorelle. Gli anni lo hanno reso un po penoso, come tutti i vecchi vanitosi che hanno pensato tutta la vita solo a loro stessi, con i suoi due altri figli che pure ha cresciuto, ha un rapporto banale, superficiale, ne parla anche male. Questo mi fa pensare che se lo avessi avuto accanto non avrei potuto sviluppare la mia vita come ho fatto, anche se ho dovuto faticare piu di altre mie amiche e compagne che avevano il supporto di un padre, economicamente e moralmente. Non sentirti più un orfana, liberati da questa immagine prima che diventi il tuo destino. Se puo’ un po consolarti ti dico che tuo padre già affronta le conseguenze negative dell’ averti abbandonata: visto che tutti lo sanno che sei sua figlia, cosa credi che pensino i suoi altri figli di lui? come possono percepire positivamente un padre che è stato capace di chiudere il suo cuore in questo modo a te? anche se nessuno verrà a dirtelo stai certa che la percezione che hanno di questo padre è quella di una figura piena di ombre e di inaffidabilità e anche lui, fosse solo a livello inconscio lo sa che è una “merduzza” . Auguri carissima e splendi alla vita!
Grazie per le belle parole Giuliana spiego un Po non mi sono sentita tanto orfana ma rifiutata si della paternità sanno solo o famigliari stretti la cosa so diffonderà a breve visto che ho vinto causa e aggiungerò suo cognome e o suoi figli sapranno a breve ..per quanto riguarda gli uomini incontrati beh di sensibile avevano ben poco e solo per le loro cose o giusto il tempo di conwuistarmi poi si sono rivelati pessimi io si empatica forse troppi speriamo nei prossimi grazie ancora
oggi parlerò della mia ferita sono nata da una relazione breve iniziata e finita non appena si è saputo della maternità mio padre si è rifiutato di prendersi le sue responsabilità lasciando mia madre e rinnegando la paternità.Ha fatto sempre finta di nulla si è fidanzato di nuovo con quella che era la sua ex creato una famiglia avuto altri figli(in un altra città) sapendo che a qualche centinaia di km cresceva una figlia a sua immagine e somiglianza.Mia madre lo ha cercato invitato a farsi vivo ma nulla come se niente fosse .Tutta la sua famiglia di origine nonni zii cognati nipoti mi vedevano crescere ma nessuno a mai affrontato il problema come se fossi nata sotto un cavolo .tre anni fa cambiate le leggi in materia l’ho cercato dinuovo ho provato un contatto bonario ma nulla diceva di non sapere poi di non essere certo della paternita siamo andati allora per vie legali il dna non da scampo sono figlia sua .Mi ha vista una sola volta quella dell’ esame non mi ha piu cercata nememno davanti all’evidenza
ho avuto un nonno presente che ha cercato di sostituire la sua figura ci ho vissuto insieme e lho chiamato papa’ ma la mia vita sentimentale è stata infelice collezionando uomini sbagliati insicuri che poi mi lasciavano ,tradivano ancora oggi continuo a sceglierli cosi
Gentile Maria,
In questi casi un dialogo terapeutico può aiutare moltissimo. Nella sua testimonianza la cosa che si evince è che lei considera questo abbandono e totale assenza del padre come la causa quasi unica e radicale di tutti i suoi problemi affettivi. E se invece fosse stato un padre presente, ma cattivo, oppressivo, presente, ma in realtà assente? Tante persone hanno avuto il padre e la madre presenti e hanno avuto lo stesso notevoli problemi affettivi. Talvolta si trattava anche di genitori non così terribili. Lei ha avuto un bravo nonno, l’ha chiamato papà… vede questa è un’esperienza bellissima, fa capire come l’amore ci viene incontro sempre e questa è la cosa più importante, il dono che lei ha avuto e che può testimoniare… suo nonno non va certo visto come un papà di scorta, ma come un uomo che ha il vero senso della paternità cosa che molti padri biologici, anche presenti non hanno affatto. Diciamo che dal punto di vista psicologico lei ha avuto un ‘vero papà’.
Purtroppo in Africa, in Sud America, nel mondo, e pure in Italia sono moltissimi i bambini senza padre, ma non è vero che questi hanno maggior probabilità di avere una vita amorosa infelice rispetto a quelli che ce l’hanno. Si consideri poi che sempre più spesso ci sono mamme che scelgono di avere un bambino da sole, attraverso la fecondazione assistita, ecc.
Dunque quello che davvero ferisce non è il fatto di non avere avuto il padre, ma è di come ciò è stato interpretato e raccontato nel ‘romanzo famigliare’, e quindi anche come lo ha vissuto la madre. Non so se sia riuscita a reagire bene da una prima reazione depressiva… se abbia trovato poi un altro uomo con il quale essere felice, o altre soddisfazioni che valorizzassero la sua autonomia… E’ ovvio che comunque è difficile e si avverte una mancanza originaria, ma quello che conta è come questa mancanza viene interpretata, raccontata, e persino mitizzata. e poi come viene compensata. Se io credo che i miei problemi derivano da quella specifica cosa del passato, poi alla fine è così, ma non perché è così, ma perché lo credo. E poi non posso nemmeno risolverli perché non posso cambiare il passato, ed anche perché non riesco a vedere che invece le questioni determinanti possono essere state altre. Ripeto che comunque un percorso terapeutico aiuta moltissimo pere elaborare un differente punto di vista compensatorio e di diverso valore, altrimenti se restiamo nel punto di vista abbandonico restiamo ovviamente sempre abbandonati.
Vorrei aggiungere che a volte si riesce a curare le proprie ferite conoscendo e curando quelle degli altri, o vedendo gli altri come se le curano, quindi qui di seguito le trasmetto questo articolo dal quale potrebbe trarre un suggerimento, anche ‘operativo’:
ROMA – A volte mamme non per propria scelta, perché vittime di violenza. A volte ragazze abbandonate, illuse da uomini che si rifiutano di fare da padri ai figli che hanno concepito. Oppure coppie che, prive di un lavoro o di una casa, faticano a gioire dell’arrivo din un figlio. Perlopiù immigrati, tutti costretti a vivere una quotidianità difficile, ma con il desiderio di garantire ai figli una vita migliore. Sono le persone che si rivolgono all’Associazione I diritti civili nel 2000 ? Salvabebé/Salvamamme, che ieri ha presentato il dossier “Figli di Dee minori?”.
L’Associazione assiste attualmente circa 1300 donne in gravidanza o neomamme e 1500 bambini. “Quasi il 45% delle donne che seguiamo è stata abbandonata dal partner prima o immediatamente dopo la nascita del bambino, ? racconta Maria Grazia Passeri, presidente di “Salvabebé ? Salvamamme”? ogni giorno siamo testimoni di storie estremamente drammatiche, a volte atroci. C’è sempre un comune denominatore: “lui” se n’è andato, sono rimasta senza casa, senza lavoro, senza risparmi, senza il mio amore, la mia famiglia è lontana e sono incinta”.
Di fronte a questa realtà Passeri si è chiesta: “Stanno nascendo figli di Dee minori? C’è un sommerso di discriminazione verso la donna immigrata e il figlio che si è avuto da lei?”. Da queste è altre domande è nato il dossier che denuncia i casi di mancato riconoscimento e di abbandono affettivo ed economico del figlio da parte del padre. Le statistiche sono state fatte su un campione di 1107 donne. Il 74% sono straniere. Provengono per lo più dal Sud America (323), dall’Est Europa (255), dall’Africa (169) e dall’Asia (53).
Il 40% dei neonati sono abbandonati da un padre italiano e di loro il 15% ha la mamma straniera. “Generalmente ? dice Maria Grazia Passeri ? il papà italiano è un uomo benestante, professionalmente affermato. Le donne non vogliono sottoporre l’ex partner all’esame della paternità per paura che il figlio li venga tolto”.
Alla presentazione del dossier c’erano mamme sole, che si erano trovate costrette a dormire alla stazione centrale con il loro bambino di 10 mesi, neonati che avevano trascorso notti all’aperto, ammalandosi di polmonite.
Grazie al volontariato, alle offerte e ai fondi della Regione Lazio “Salvabebé-Salvamamme” aiuta le donne in difficoltà e i loro bambini offrendo gratuitamente indumenti e prodotti per l’infanzia di ogni genere, sostegno psicologico, assistenza medica e legale. Attualmente l’associazione ha due sedi, una a Roma e una a Frosinone. Inoltre a sostegno di chi abita in piccoli centri c’è un “Camper Salvamamme” che si sposta per l’intero territorio laziale.
Alessandra Mandarelli, assessore alle politiche sociali della Regione Lazio, è impegnata personalmente a sostegno del progetto. “Visto che le risorse non sono sufficienti per aiutare tutti – ha detto ? invito le famiglie benestanti ad adottare una mamma e il suo bambino da noi assistiti”.
SPORTELLO SALVAMAMME
Roma ? via Attilio Friggeri 57-61; telefono 06.35403823 ? 06.35404351;
Frosinone ? via Fedele Callosa 1; telefono 348.5534204
Numero verde: 800.283.110 (24 ore su 24)
http://www.salvabebe.org
no non ho vissuto in passato male questa situazione ne gli ho dat tanto peso lo sto facendo piu ora quando faccio il resoconto della mia vita sentimentale e cerco di darmi una risposta.ho avuto nonni presenti e una madre che con orgoglio e grazie all’Aiuto anche di questi ha portato avanti la gravidanza e il resto non riuscendo mai a trovare un compagno ideale .E stata una evento non cercato da entrambi entrambi non pronti un incidente non c’era un coivolgimento sentimentale forte perche il tutto si è esaurito in pochi mesi ne lei lo ha rinscorso ma sicuramente sperava in un supporto ho seguito video della sua conferenza dove si parla anche di attaccamento ecc…cose che conoscevo e studiato gia di mio e sicuramente ho qualche deficit da questo punto di vista sono stata allevata da mia nonna mia madre ha ripreso a lavorare subito dopo il parto un insieme sicuramente meglio di tante altre situazioni ma non l’ideale….non so se mia madre fosse depressa da bambina la vedevo come una donna forte e risoluta oggi mi appare diversamnete un po narcisa poco attenta ai miei reali bisogni attenta all’esteriorità ma poco empatica con me quando avevo 12 anni si è sposata e io sono rimsta per mia volonta con i nonni il matrimonio è durato circa 6 anni poi è tornata da noi e li le cose si sono peggiorate era depressa senza lavoro un vero disastro
Come vede per approfondire ed esprimere le emozioni che liberano da dinamiche inconsce disfunzionali può essere importante un percorso psicoterapeutico o altre forme di conoscenza ed evoluzione di sé. Comunque il suo intervento è stato importante per far riflettere. Questo articolo però è meno seguito di altri su altri aspetti del narcisismo, perciò è meno facile che si sviluppi un dibattito. Invito però altri partecipanti ad esprimersi e a risponderle, è sempre utile, ed aiuta se stessi ed altri. Un caro saluto
Invito a guardare i video della mia conferenza seminario AMORI PATOLOGICI https://www.albedoimagination.com/2016/04/amori-patologici-conferenza-di-pier-pietro-brunelli/
grazie
Gentile professore, ho letto i suoi libri e gli articoli pubblicati e devo dire che sono stati davvero preziosi.
Ho avuto una vicenda per me complessa e a tratti incomprensibile (ho messo molto tempo per orientarmi e capire che cosa mi era successo e mi stava succedendo) e ora mi trovo in una fase di passaggio avendo chiuso (spero definitivamente) la storia con il mio “vampiro esterno”, quello che ha fatto esplodere la mina in tutta la sua potenza e orrore.
La mia storia è breve e non so quanto comune. A me è sembrata unica e assurda ma, leggendo, ho visto che si tratta di un cliché che si ripete.
Figlia di una madre che ho sempre ritenuto anaffettiva (almeno con me) ma che ora posso forse definire egoista e narcisista e di un padre assente e poco incline al senso di protezione familiare, ho cercato di “salvarmi” accettando, non innamorata ma riconoscente, un lungo fidanzamento ed un matrimonio con un ragazzo e poi uomo che ho accolto e aiutato in tutto, sopportando interamente (anche economicamente) le responsabilità familiari conseguenti al matrimonio stesso. Ho sempre difeso e amato la nostra famiglia, impegnandomi a fondo nel mio lavoro (sono un avvocato, diventato dirigente in un Ente pubblico), nella cura dei figli e nella gestione della casa. Non mi sono mai risparmiata. Ho collaborato sempre anche nella riuscita professionale di mio marito, un giovane medico ricercatore universitario che ha fatto una brillante carriera e che ha avuto successo professionale ed economico. Posso dire di aver costruito con lui la sua fortuna.
Nonostante il fatto non fossi innamorata di lui non ho mai pensato ad altri uomini anche se sono stata molto corteggiata.
Non posso dire il contrario. Ho sempre saputo di sue “avventure” e di storie complesse alle quali però non ho mai voluto prestare ascolto respingendole in toto. Le ho rimosse e ho cercato sempre di dare una immagine di assoluta integrità e difesa familiare.
Ora capisco – dopo – che non volevo vedere la disfunzione del nostro rapporto spaventata all’idea di un abbandono che non avrei saputo gestire.
Ma non sono stati solo i tradimenti. Gli ho permesso in realtà molto di più. Non gli ho mai potuto parlare dei miei successi sul lavoro, dei miei concorsi vinti per merito, dei riconoscimenti ottenuti. Sono stata sempre silenziosa e mai esplicita. Lui non avrebbe gradito e le poche volte che ho tentato sono state ripagata con “l’ascolto avverso” o con commenti sarcastici e svalutanti. Lui “salvava le vite umane” io ero solo un povero travet.
Ma ancora di più. Gli ho permesso di isolarmi dalle mie amicizie. Il mio mondo era la sua famiglia (organizzata in clan) e i suoi amici, che lui sceglieva in modo tale da primeggiare sempre e comunque. Ma non me ne sono accorta. Assorbita com’ero nei compiti di cura e crescita della mia famiglia ero “serena” non volevo vedere niente. Sono arrivata così ai miei 45 anni. Chiusa in una gabbia d’oro.
Poi lo scherzo del destino. Cambio Ente (il mio viene soppresso e confluisco in uno molto più grande e importante) e scopro un mondo inimmaginabile. Persone, interessi, stimoli, opportunità che per una donna ancora giovane e brillante, con minore carico familiare, aprono nuove ed insperate possibilità. La situazione diventa magica, vivo un periodo di grande soddisfazione sempre più osteggiata da mio marito che mi mette sempre più spesso alla prova. Sono combattuta tra ciò che sento come un diritto sacrosanto e quello che lui mi chiede e che di fatto mi porterebbe ad una rinuncia totale. Non ci riesco, come le altre volte invece avevo sempre fatto, e questo rende la tensione insostenibile.
A questo punto si materializza il vampiro. Ma io non lo vedo così, anzi mi sembra l’uomo dei miei sogni, quello che ho sempre aspettato e mi innamoro pazzamente. Ho 50 anni ma me ne sento 15. Sono felice, pazza d’amore. Comincia una storia. Io, mai avuto un amante o un amore, mi lascio travolgere.
Un giorno che le angherie di mio marito sono insostenibili gli dico che ho una storia con un altro uomo. Mi sono vergognata per anni del senso di soddisfazione che mi ha dato quella dichiarazione che ho poi pagato con lacrime e sangue. Lui mi ha ucciso. Non lo ha fatto concretamente ma ha fatto in modo tale che il risultato fosse lo stesso. Ho creduto di impazzire. Lui che mi aveva sfruttato tutta la vita, che doveva a me il suo successo e che mi aveva tradito sempre mi ha isolato, denigrato offeso ingiuriato e portato via tutto. Ho difeso e tenuto stretto a me solo i miei figli.
In tutto ciò il vampiro, che mi aveva detto che avrebbe lasciato la moglie e al quale ho ingenuamente creduto perché troppo innamorata e perché sconvolta dalla reazione dell’uomo con il quale ero stata tutta la vita ma che non conoscevo, mi chiede di andare a vivere con lui. Io non ci riesco perché troppo sconvolta dal disastro familiare e perché i figli di 18 e 21 anni non sono in grado di subire un ulteriore trauma. Mio marito di fatto li abbandona e io non riesco a lasciarli per andare con lui. Il vampiro sa che io sono disperata perché combatto anche per difendere il nostro amore e, lo capisco dopo, strumentalizza la mia incapacità e così mi dice che può solo restare con la moglie perché io “non ci sono”.
Non capisco più nulla e entro in un girone infernale. Accetto di fatto di diventare la sua amante con tutto quello che ne consegue. Il dileggio di mio marito e dei miei ex amici, la vergogna, il tutto nel tentativo di trovare una motivazione a tanto dolore e tanta ingiustizia. Ma sono ancora innamorata e proseguo nel massacro. Ho problemi al lavoro, in casa, ovunque. Accetto una separazione capestro e sono sempre più sola. Guardo la vita felice del vampiro con la sua famigliola dal buco della serratura. Io sola. La mia vita e la mia famiglia distrutta. Sono disperata ma vado avanti, incredula, per tre lunghi anni. Poi comincio a fare richieste, provoco una reazione. Ma comincia un calvario di promesse e smentite, bugie colossali e offese straordinarie. Il tracollo e la crisi finale. Ho attacchi di panico sempre più violenti ed invalidanti. Litigo drammaticamente con mia figlia che non accetta di vedermi così e litigano tra di loro i ragazzi. Un orrore. Non posso più andare avanti. Approfitto di una delle sue fughe per chiudere. Si apre un periodo di vero è proprio stalking dove subisco pressioni di tutti i tipi: fiori, regali lettere promesse e minacce….tutto. Dopo un po’ di tempo mi fa dire che si è separato dalla moglie e che mi vuole sposare. Mi manda una mail sulla posta interna dell’ufficio con la proposta di matrimonio così tutti lo possono sapere. Mi chiede un incontro, una nuova possibilità….accetto. Che errore. Nel giro di un mese (nel corso del quale metto di nuovo in discussione la pace familiare che ero riuscita faticosamente a ricostruire) tornano le sue giravolte, le sue accuse di non essere all’altezza della situazione (nel frattempo non si è affatto separato) e comincia ad accusarmi di avere un amante e di averlo tradito. Mi dice di avere addirittura delle foto, la prova della mia infedeltà. Gli dico che è una follia ma insiste e alla mia presa di posizione mi dice che torna a casa.
Finito. Ho chiuso davvero anche se ancora non si accontenta e continua, continua, continua… alternando promesse roboanti a minacce, a insulti a offese. Uno scempio.
Mi sto riprendendo lentamente da tutto questo anche se ho l’impressione che la mia vita sia finita, distrutta sotto i colpi di questi due uomini malvagi. Sinceramente non riesco a perdonare né l’uno né l’altro anche se so che così si guarisce prima.
So anche di aver colluso con loro, che la mia ferita non curata è stata la ragione di tanto dolore e che forse, se il “bubbone” non fosse esploso così, magari mi sarei ammalata.
Mi chiedo però perché certi meccanismi di autotutela (se così li possiamo chiamare) non si palesano prima, quando c’è forse ancora il tempo e la forza per guardare al futuro. Sono troppo grande e mi sento sfinita. A tratti non so più neppure dove andare. Sono smarrita.
Ho però i miei figli che amo molto. Ho anche imparato a riconoscere come deve essere un amore vero. Finalmente. Ringrazio per questo e credo che sia stata comunque una lezione di consapevolezza e autenticità. Però è dura e non riesco ancora a superare la rabbia e trovare pace. Continuerò in ogni caso in quell’azione di riequilibrio di cui lei parla e nella quale ho imparato a credere.
Tutto questo per ringraziarla ancora dei sui libri e del senso di speranza che traspira dalle sue pagine. Sono certa che esperienze così forti possono uccidere ma che se si resta aggrappati alla realtà, sia pure solo con un filo, ci si può salvare.
Francesca
Chiedo scusa per il ritardo… c’è stao un problema tecnico. la sua testimonianza è molto toccante. Una sola cosa le voglio indicare di errato, quando lei scrive … “quando c’è ‘forse’ ancora il tempo e la forza per guardare al futuro”, è quel ‘forse’ che va eliminato a partire dal presente… e tutte le cose buie del passato devono lascaire il loro posto all’alba… e lei può iniziare tanti nuovi giorni.
Gentile professore,
non so davvero come ringraziarla. Si, sono un vampirizzato appartenente a quella categoria che cerca le “cornici autodiagnostiche” per lenire la sua sofferenza e farsene una ragione,
Ma questo bellissimo racconto metaforico mi ha aperto la mente più di ogni altra spiegazione.
Poetico-immaginale…che terapia interessante.
Spero di curare la mia ferita narcisistica senza porgere ancora il collo…E ammetto anche la mia responsabilità: gli incisivi del vampiro li avevo intuiti, ma ho voluto testardamente farmi mordere…
Con riconoscenza
Le faccio i miei sentiti auguri di ‘pronta devampirizzazione’ e di buone feste.
Gentile Proffessore,
Io devo tornare in Italia per mio lavoro e anche perche mi piace vivere in Italia ( ho vissuto in Italia quasi 22 anni.).
Io worrei di andare via da casa sua e di avere la mia casa anche se piccola e in affitto.Ma voul dire io devo affrontare con lui dirrettamente. Quando io worrei scappare da lui…lui mi ha chiesto scuusa con suo lacrime di cocodrilo e mi permetto di migliorare e diventato bravo. Poi mi sento cosi cattiva nell suo confronto poi alla fine sono ritornato con lui. Viviamo felice e contenti per 3 o 4 messi…poi lui cambiato ancora una volta, diventatto depresso, arrabiato e di colpare a me tutti le cose che non andavano bene secondo lui.
Mi ha fatto capire con suo silenzio oppure con sua accussa che non era ragionevuole. Poi cosi cattivo quasi come un mostro che io non riesco conoscerlo. E questo giro tondo gia quasi 8 anni…mi sento triste, sofferto, insonnia, diventata depressa anchio.
Invece di natura io sono persona allegra, sociovuole, simpatica, aperta e gentile.
Adesso intanto che scritto mi vienuta lacrime anche io sono qui in Indonesia…e lui in Italia..
Mi sento che lui mi seguitto….per questo ho bloccatto contatto con lui sia telephone o e mail.
Che cosa devo fare….sono conffussa.
Cara Tatik bisogna che lei ne parli a fondo con qualcuno. I suoi sintomi sono comprensibili e sono di tipo depressivo reattivo… l’importante è contenerli, ma per questo è bene chiedere un consiglio anche dal medico. Poi visto che va avanti da molto bisogna che lei faccia un po’ di psicoterapia… Un caro saluto
Buona sera,
Worrei racontare la mia esperienza personale. Ho conosiuto mio actualle compagno dopo 1 anno deceduto mio amatissimo marito.
Lui (N), l’ inizio era persona amabile, dolce nell mio confronto. Ma 6 mese dopo gia avutta flirt con mia amica. Poi ogni giorno ho scoperto che lui ha carratere molto strano. Per esempio si arrabiato per piccole cose, bugiardo, nega di una azione che appiena fatto, depressione, a volte cambia umore da felice e diventa arrabiato.
Quando parliamo voule che avere sempre ragione, dice sempre che lui e bravo, bello e perfetto continuamente. Lui invidia altri persone sopratutto confronto con nostro amici.Mi permetto di andare vacanza a Parigi…ma ne anche per andare a Via. Venti September lui rimandato sempre. Piace di stare a casa non fare niente…sempre depresso e asociale.
Durante nostro relazione lui ha fatto flirt con mia amica, con nostro domestica, altra volta con mia amica, con una persona che abbiamo incontrato di una festa, con proprieartario di albergodove siamo andati x vacanza.
E lui nega sempre …mi ha detto che sono gellossa invece per me e’ per mio principio lui era mancanza di rispetto nell mio confronto.
Poi quando usciamo per andare vacanza pretende che io pagato per lui ( con scusa non ha soldi), invece lui guadagno 5 volte piu di me.Idem quando noi usciamo con gli amici lui e’ molto antento per spendere soldi fino contare centissimo.
Ultimamente mi ha chiesto che io diventato sua garante per un prestito di un mutuo nella sua banca con somma totale e €75.000 e giustamente ho rifiutatto. Lui arrabiatissimo con me…mi ha detto tutto parrolace che non riesco
immaginare.Adesso io sono in Indonesia ( la mia terra di origine) con scusa per trovare la mia famiglia ma in pratica worrei scapare da lui per sempre.Ma a volte mi manchi tanto lui…
Ritenggo sono una donna indipendente , ho tanti amici sia in Italia e in Indonesia..non mi sento come una donna sotto messa e…altra parte di
me mi sento questo relazione con lui mi fatto tanto sofrire. Per favore mi dia Sua consiglio..Proffesore. La ringrazzia molto.
Nb. Adesso io ancora in Indonesia ma ho paura se rientro in Italia devo tornare a casa nostra io non riesco piu uscire da questo situazione.
Salve Dottore,
sono uscita un anno fa da una relazione di 4 anni con un narcisista patologico: la nostra relazione si è conclusa bruscamente perché lui ha deciso di lasciarmi (che poi in realtà ho dovuto fare tutto io perché non prende mai decisioni, nemmeno quando si tratta di rompere) dicendo che quando facevo qualcosa di bello per lui, lui non si sentiva come avrebbe dovuto e non provava nulla. A sua madre ha detto “Mi affeziono alle persone e dopo un po’ non provo più nulla, non so cosa farci”.
La madre di questo ragazzo è stata depressa per anni durante la sua prima adolescenza e telefonava di notte all’ex marito minacciando di uccidersi facendo saltare in aria la casa con il figlio dentro e lui si alzava la notte a spegnere il gas. Un giorno è tornato da scuola e ha trovato sua madre in u lago si sangue e ha chiamato appena in tempo i soccorsi, insomma una vera tragedia familiare. Un padre assente e che fuggiva dalle sue responsabilità. Nonostante tutto questo appariva una persona forte e stabile!! Sono stata ingenua e anche un po’ superba nel pensare di aiutarlo: una persona che ha subito questo e che ha sempre rifiutato l’aiuto dei medici non poteva essere normale, non capisco ancora oggi come abbia fatto a non rendermene conto. A distanza di una anno la sua presenza continua a tormentarmi come un’ossessione dunque ho fatto alcune ricerche e (so che lei ha scritto di evitare di analizzare il partner) non c’è uno dei sintomi del narcisismo maligno che lui non presenti!
Le vorrei fare alcune domande perché ha avuto alcuni comportamenti contraddittori.
– Mi ha lasciato per un’altra (anche se ovviamente diceva che non c’era nessuna!,) ma ai suoi amici mesi dopo ha detto “Ecco, questo è un portafoglio da Jo” prendendone uno da uno scaffale, lo ha soppesato e rimesso a posto. Ovviamente mi è parso molto strano quando me lo hanno riferito, perché non è da lui.
– Il giorno che ci siamo lasciati a me ha detto espressamente di non provare nulla quando facevo qualche bel gesto per lui (il tutto accompagnato da scena da Oscar con lacrime di coccodrillo) e poi ha detto non lo so, forse lascio prima di essere lasciato e brucio tutti i ponti per non dover tornare indietro! Poi dopo un mese ha presentato la ragazza a loro nello stesso posto dove aveva presentato me, l’ha portata subito a casa dei genitori, fidanzati in famiglia e quant’altro, come se non fossi contata assolutamente nulla!!! Poi i suoi amici mi hanno riferito alcuni episodi e mi sono resa conto con sommo sconcerto che le stava facendo fare cose che faccio io ma che non sono affatto nel suo carattere (es seguire la diete che seguo io, andare in palestra come facevo io mentre lei non lo fa, ecc)!!
– Mentre ci stavamo lasciando io ho fatto per andarmene visto che diceva di volermi lasciare e mi ha attaccato al muro dicendo ” Ma io non voglio che vai via!!” e poi “Non sono mica un mostro!”.
Ora, c’erano momenti in cui vedevo che fingeva di sentirsi in colpa, era palese, però in quei momenti sembrava sincero.
Quello che mi chiedo, è possibile che provi rimorso in certe occasioni o finge davvero così bene? è possibile che abbia troncato di proposito la relazione per timore di essere abbandonato (negli ultimi tempi scherzando diceva “tu mi hai trasformato in una mammoletta, ora lo so che mi abbandoni”), magari in concomitanza dell’infatuazione per questa ragazza?
Stando accanto a me le sue relazioni sociali sono migliorate molto, ha fatto carriera, è diventato più dolce, più affabile (per quanto possa essere affabile Terminator), più paziente, si è ripreso fisicamente, ecc.. Insomma è innegabile che sia migliorato molto.
Non vorrei che fraintendesse tutto questo con una speranza che possa tornare o altro, voglio proprio che stia il più lontano possibile. Mi ha fatto dei danni indicibili e ho compreso duramente e sulla mia pelle che non cambierà mai. Ma sapere che una parte di lui è umana, o comunque riuscire a comprenderlo, mi farebbe accettare meglio la cosa. Davvero mi risulta quasi impossibile comprendere l’esistenza di una persona del genere. è stato assolutamente orribile capire che non mi aveva mai amato davvero e che probabilmente non ne sarebbe mai stato in grado.
Gentile Giovanna io non posso dare pareri specialistici senza esaminare un caso attraverso un consulto diretto. Qui svolgo un ruolo di mederatore e metto a disposizione attraverso scritti la mia competenza specialistica. Mi auguro che lei attraverso il dialogo con altri e la lettura dei testi possa trarre il più possibile per comprendere il suo caso specifico. Nello stesso tempo data la complessità della sua relazione auspico che lei possa chiedere un consulto da uno specialista.
Giovanna mi hai fatto venire le lacrime agli occhi, il comportamento del tuo np è stato tale e quale al mio, che sembrava davvero il classico bravo ragazzo… anche lui piangeva mentre mi lasciava e intanto non vedeva l’ora di andare dalla sua amichetta, logicamente ha negato avesse l’altra… anche per me è stato un duro colpo capire che non mi ha mai amato…lui ha giocato molto sui miei sensi di colpa da buon np. Ti lascio la mia mail, deddy78@live.it se ti fa piacere contattami. Solo chi ha un trauma da narcisismo può capire… mi sento dire da tutti che devo riprendermi, che non ho perso nulla,non capiscono che il mio cuore sanguina dolore, e ancora oggi dopo tutto quello che mi ha fatto, tradimenti, manipolazioni, aver fatto leva sui miei sensi di colpa, avermi detto che ha smesso di amarmi per colpa mia, silenzi, negazione, denigrazione, critiche varie, be ancora oggi lo vedo il ragazzo buono,disponibile accondiscendente che si mostrava.. a volte credo sia solo un brutto sogno, e quando mi svegliero lui sarà accanto a me e sarà tornato il ragazzo che mi ha fatto innamorare… Deborah
Salve a tutti,
vorrei dare la mia testimonianza…che si discosta per alcuni tratti da quella di molti se non tutti.
In un momento molto delicato della mia vita ho incontrato questa donna “sorprendente” da tutti i punti di vista possibile. Il primo approccio per non dire anno e’ stato tremendamente ambiguo e emozionante. Si passava da momenti in cui sentivo di essere “a casa”, ad altri in cui vedevo comportamenti incoerenti e assolutamente non comprensibili razionalmente. Lei in particolari momenti, legati soprattutti a alta tensione emotiva personale cambiava persino il tono della voce, oltre che il carattere. Sembrava la protagonista di un film.
Le critiche su di me erano rare, ma quando c’erano erano pesantissime, da un lato mi mostrava amore assoluto nei gesti e nei modi, dall’altro trovava sempre il modo di mettere altri uomini in mezzo, come confronto. Si lamentava continuamente del fatto che gli altri la trattassero come una principessa ed io non ci risucivo. Ho sempre avvertito a pelle qualcosa che non mi permetteva di andare oltre un certo limite. Il suo sfogo dell’ansia nell’alcool era qualcosa che mi metteva in grossa difficolta’, non per il bere in se, ma perche’ le conseguenze del bere erano quel cambio di persona, che io non riconoscevo e da cui ogni volta avevo l’impulso di fuggire.
Lei non e’ mai scappata da me, sono io che l’ho fatto varie volte. Arrivavo ad un certo punto, a cicli di 6 mesi/1 anno, senza nessuna energia, e nei peggiori momenti al desiderio di suicidio… non riuscivo cmq a lasciarla andare. Quando ci provava o moriva un amico, o moriva un parente (questo purtroppo e vero) o le veniva un attacco di panico. A quel punto ho iniziato una tarapia di supporto, lei fece lo stesso. Le e’ stato individuato un disturbo Borderline, ma le sue dinamiche nei miei confronti erano ripeto le ritrovo differenti dalle vostre. Non ha mai perso la sua indole dolce. era qualcosa di lei che mi faceva impazzire e da cui non riuscivo a staccarmi. Era la dissociazione della persona che mi creava problemi. Il passare del tempo ha fatto progressivamente migliorare lei, ma io sono caduto sempre di piu’ in un buco. l’allontanarla era diventato una necessita per non stare male.
La relazione e’ andata avanti cosi’ per anni, fino a che lei non mi ha lasciato perche non volevo fare una famiglia con lei…ho provato a rifarmi una vita progettando di andare all’estero, quando l’ha saputo ha voluto rivedermi, ovviamente accusandomi del fatto che io non l’ho riportata a me. Io ero contrario a rivederla ma e’ cmq riuscita nell’intento… dopo un mese che sono partito…ho rievuto una sua proposta di matrimonio, ma che dava l’idea o torni e ci sposiamo oppure io cambio vita… al cui mio tentativo di spiegare che ero appena arrivato e’ seguito un addio per mail. Nel mezzo ovviamente ci sono state liti anche furiose, offese e denigrazioni da parte di entrambi…
In questi anni di relazione sono diventato uno schifo di persona non so se per reazione, o perche’ probablmente avro’ anche io qualche tratto di quel disturbo… o credo di averlo… non so se come codipendenza o perche’ quando sollecitati si tira fuori il peggio di se…
La mia terapia non denota disturbi psciologici oggettivi, ma cmq cio’ che mi viene detto spesso e’ che noi tutti abbiamo tratti che possono appartenere a questo o quel disturbo, ma cio’ che cambia e’ la risposta degli interlocutori (parente, partner, amici…)…
Una cosa mi ha colpito soprattutto dei racconti di Marco, ho dei veri buchi di memoria e se provo a ricordare qualcosa di negativo capitato con lei in realta’ e’ come se ora fosse tutto sfocato…mi resta solo una gran sensazione di vuoto. Non riesco a smettere di pensarla, e ammetto che il distacco cosi netto e improvviso per altro in un momento molto difficile della mia vita, lontano da casa, mi sta ammazzando.
vorei un parere da parte vostra e mi scuso se mi sono dilungato…
Luigi
Salve a tutti. La mia esperienza è di 20 anni di matrimonio e 8 di fidanzamento con un narcisista-borderline. Dopo una lunga terapia e dopo aver letto questo e altri blog ho chiara la mia storia. Tanti tradimenti, ma anche tanti gesti e atti che intaccavano il legame e la fiducia, e poi bugie e ambiguità, mancanza di risposte, di chiarezza. Forse unica cosa che non fa è la denigrazione plateale, anche perché mi sento una donna in gamba e non ho fatto lo zerbino. . Tanti ritorni di buone intenzioni ma poi riaffiora il suo essere sfuggente ed evitante. Siamo arrivati a capire che il nostro rapporto è patologico e sto cercando di attuare una separazione psicologica e fisica. Non riesco però a lasciare andare il sogno di vivere serena con lui. Non riesco a separarmi. Abbiamo tre figli e ora sto soffrendo come un cane perché per assurdo da quando erano piccoli ho sempre cercato di fargli avere immagine positiva del padre, sofffrendo in silenzio. Poi il mio dolore e la mia sana rabbia hanno preso il sopravvento. Adesso, loro hanno 19 e 17 anni vedono solo lui e io mi sento come mobbizzata in casa mia. Sono stata una mamma presente ma so anche che è più comodo stare con chi ti dice sempre si seducendoti e con chi è splendido piuttosto che con chi è triste. Anche la piccola subisce il fascino del padre. Non sono sola, so cosa sono le relazioni sane. Siamo vicini alla rottura eppure se in certi momenti sento la liberazione, in altri, una volta passata la rabbia, sento subito la nostalgia per ciò che poteva essere e non è. È stato l’unico uomo della mia vita. Grazie a chi vorrà darmi una parola.
Un po’ di sostegno da parte di una figura terapeutica e di mediazione può aiutare molto in questi casi. Ne vale la pena. In ogni caso è importante chiarire e cercare di capirsi indipendentemente da come le cose si possano sviluppare.
E’ davvero incredibile come queste storie siano sempre uguali. Continuo a leggere e continuo a sconvolgermi.
Leggendo ho trovato una spiegazione razionale alla sofferenza che ho provato e provo, all’ansia che mi ha attanagliato, alla perdita totale di energia e di senso della vita.
E già mi è andata bene. Grazie ad un aiuto prezioso in “soli” 4 mesi ne sono uscita. Ma sono davvero bastati a far sanguinare a fiotti quelle ferite su cui lavoro da anni e che credevo di avere in parte guarito.
So che non basta la comprensione razionale, ma è un inizio e una spinta a non ricaderci.
Grazie Marco per i tuoi bellissimi interventi.
Grazie a tutti per le testimonianze.
E ovviamente grazie Dottore!
Credo che uno dei più grandi pregi del dott. Brunelli sia proprio aver compreso che la razionalità terapeutica aiuta solo fino a un certo punto. Ho letto di tutto in questo anno, parlato con esperti, tante cose sono state utili per capire, ma è qui che torno sempre volentieri per ritrovare una cornice immaginifica coerente, un riferimento più profondo. Occorre risanare l’immaginazione violentata. Il trauma alla propria ferita narcisistica è grande e in questo senso anche pochi mesi fanno danni enormi. Chi non passa per simili esperienze non capisce, quantifica il tempo e crede che il senso di smarrimento che abbiamo provato sia senso di perdita, che invece (per la mia esperienza almeno) sparisce dopo poco proprio perché non c’era alcun legame reale, ma resta uno strascico di violenza subdola che torna sotto forma di ansia, risvegli notturni con pensieri angosciosi, addirittura momenti di panico. É pura violenza gratuita perpetrata alla parte più delicata del proprio animo, al puer. É interessante che nei dialoghi improbabili e impossibili che riuscivo ad avere con la mia tizia (scusate ma ormai la sento tale) l’unica cosa che sapeva dire a proposito delle mie rimostranze era una mia presunta paura dell’abbandono (una proiezione ovviamente, all’inizio infatti era gelosissima, prima di sentire che mi ero legato e iniziare le sue tattiche distruttive). É ben altro quello che si vive e l’abbandono è la cosa migliore che possa accaderti da parte di tali persone. Molti di noi saranno passati per diverse relazioni, finite come sono finite, e sappiamo bene cosa si prova per la fine di una relazione anche lunga. Qui si vive ben altro. Prima lo capisci prima ti salvi. Forza Sara!
Grazie Marco, anche per la sua partecipazione in termini di attenzione per gli altri. Aiutare gli altri è anche auto-aiutarsi.
Grazie Marco! Buona continuazione del viaggio anche a te!
Hai proprio ragione quando dici che chi non ci è passato non riesce a capire, e anche sul fatto che già pochi mesi possono fare danni enormi… ne ho avuto conferma leggendo qui e altrove… così mi sono almeno sentita meno “stupida”, “sbagliata”, etc. Se penso a come mi ero ridotta solo poco tempo fa mi sembra quasi impossibile che l’adesso (essere tornata in me) sia reale. O talvolta, al contrario, mi sembra irreale essermi potuta sentire così… ma poi a volte ancora questa verità la sento tutta: il ricordo di quei momenti o di lui e delle sue bugie mi riaccendono per un attimo quel dolore, o senonaltro mi danno accesso alla memoria di quel dolore. Da una parte vorrei dimenticare per sempre, dall’altra penso sia meglio ricordare eheheh…
È vero anche che a volte riappare ancora quel senso di panico legato al ricordo della violenza subdola, come ben dici, subita. Un dolore e un’angoscia diversi rispetto a quelli legati alla fine di relazioni più o meno “sane” e “normali” che ho avuto, dolore quello tanto legato alla mancanza e al senso di perdita. Questo è un dolore diverso e più… angosciante… è come se mi avesse rubato una parte di me… (ora l’ho ritrovata :) E cmq ho capito che sono stata io a dargliela..)
In definitiva ora sono davvero grata alla mia anima per avermi permesso di compiere questa dolorosissima esperienza… ho imparato tanto…
Mi ha fatto un gran piacere trovare questo blog, proprio ora che ho definitivamente chiuso una storia con un narcisista. Non è di quelli da manuale, perché in pubblico si è sempre mostrato timido e schivo, ma nel privato ha svelato tutti i tratti che conosciamo. sono stati anni di continui tira e molla. Io uscivo da una relazione importante quando l’ho incontrato, lui più giovane, io allora avevo solo 26 anni e lui 23. Mi sembrava una persona impacciata e problematica, volevo aiutarlo e proteggerlo, ma allo stesso tempo avevo bisogno di qualcuno che si curasse di me, in maniera sana intendo. Quel rapporto che sognavo è sempre rimasto un sogno, mentre quello che ho vissuto sono state scenate, scatti d’ira e violenza psicologica. Scopro i suoi giochi d’identità in rete, mi sembra di impazzire, lui nega e io degradata al livello di isterica, manipolatrice e vendicativa.
Inizio una terapia e poi la lascio perché talmente distrutta.. letteralmente quel rapporto mi risucchia tutte le energie. A intervalli lo lascio, mi ricompongo e poi inizia sempre la stessa identica sceneggiatura. Non mi sono mai sentita meno compresa e più usata, ma l’amo. Intraprendo una nuova terapia, ma non basta, sono proprio ridotta male. Psicofarmaci, deliri e sintomi di ogni genere che non auguro a nessuno. Mi riprendo, lui ritorna, ma decide di trasferirsi all’estero per lavoro. La nostra relazione diventa a distanza, meno litigi e più tempo per me stessa e le mie esigenze. Un giorno mi sveglio e capisco che devo riprendere le redini della situazione, che sono sola, ma ho delle amiche su cui contare, una famiglia e una vita da costruire. Trovo un lavoro che si trasforma in passione, sono sempre felice, spensierata, la terapia mi ha aiutato a rielaborare e fare tesoro di tutta questa brutta esperienza. Decido di lasciarlo e lui vuole a tutti i costi rientrare in Italia. Non ci sto, che torni pure, io voglio soltanto vivere e adesso so che non lo vorrei più accanto. Nessuna certezza, né presenza reale, soltanto atteggiamenti egoistici e distruttivi. Un uomo così non mi renderà mai felice. Ecco perché l’ho lasciato.
Un saluto a tutti, volevo aggiungere la mia testimonianza e soprattutto la riconoscenza per aver trovato in queste pagine un po’ di senso nell’assoluto “non-senso” di essere cascato – come si dice – “mani e piedi” in questa dinamica di relazione così distruttiva e destabilizzante.
Sapere di non essere il solo – soprattutto sapere che questo “può succedere” – prenderne consapevolezza, imparare in qualche modo anche ad accettarlo, significa poter fare almeno il primo passo.
Temo che il mio percorso per riprendere pieno possesso della mia vita, della mia serenità, magari desiderare nuovamente qualcuno vicino, sarà lungo e doloroso.
Certamente, ogni giorno, un giorno in meno di quanto sarebbe stato restare ancora preda inconsapevole della mia Vampira.
Purtroppo solo chi ha conosciuto direttamente il dolore e soprattutto il distacco dalla realtà di questo tipo di relazione può capire la devastazione affettiva e fisica che comporta.
Una lotta quotidiana nel cercare di riportare a termini quotidiani qualcosa che non ha alcun elemento di “normalità” (che è la normalità di ciascuno, ovviamente).
In questo momento non mi è rimasto molto da dare e da cercare: per fortuna – ma troppo tardi – avevo già avviato un percorso di terapia per avvicinare e fare pace con la mia ferita interiore, che avevo tenuto nascosta per tutta la vita.
Spero di riuscire a riportare questo percorso verso di me perchè ora la sorpresa e l’incredulità sono ancora troppo forti.
Credo sia importante imparare a riconoscere i propri limiti, le proprie fragilità e bisogni, che a volte diventano umane debolezze, bocconi prelibati per chi cerca di annientare – più o meno inconsapevolmente – colui o colei a cui – allo stesso tempo – fa una promessa per la vita.
I vampiri sono, sembrano, persone affascinanti, uniche e speciali.
Probabilmente non c’è niente di così desiderabile come l’immagine dei nostri desideri e bisogni proiettati su una persona che in realtà, almeno in parte, è solo uno specchio.
Oppure credere di aver trovato qualcuno che SEMBRA la persona della nostra vita, quella che abbiamo cercato e che ci è sempre mancata.
E’ una gioia immensa, riempie la vita e cancella tutta la fatica fatta per arrivare fino a lì.
Ma non era lei.
Giorno dopo giorno, una continua rincorsa verso qualcuno che in realtà non c’è mai, per noi.
In questo momento non ho rabbia, che sarebbe pur sempre un sentimento vitale.
Solo il dolore di aver dato tutto quello che avevo, anche nella presunzione di credere di poter “aiutare” questa persona a ritrovare la sua strada e – magari – poterla condividere.
Ora posso “guardare” da fuori quello che ero, aver perso il conto delle notti insonni, aver rischiato di mettere in discussione il mio lavoro e la mia salute per una persona che era, è, un buco nero.
Ma anche dover fare i conti con le proprie responsabilità, che non sono colpe, anche aver creduto così ingenuamente che qualcuno potesse da subito trovarci così “speciali” senza conoscerci.
Ognuno di noi ha un cammino e un suo modo verso l’alba di un nuovo giorno sereno, auguro a tutti di imboccarlo e di non voltarsi mai indietro, se non per potersi dire che il passato è passato.
E siamo – di nuovo – liberi.
Impressionante quello che scrivi, mi ritrovo in ogni singola parola e anche nel distacco solo apparente, che nasconde invece la profonda consapevole amarezza di chi durante l’incontro ha visto sia se stesso sia oltre se stesso ma è stato ridotto e avvilito. Non provi rabbia, non la provo nemmeno io da parecchio tempo. É un passaggio illuminato, non si può odiare un’immagine se quella immagine è dentro di sé. La si può solo recuperare, mettere al sicuro e archiviare il passato. Immaginando il futuro, è così che il passato resta passato.
Ciao
il mio e’ un caso molto particolare. Mi sono imbattuta in un narcisista perverso che conoscevo da anni sotto altre vesti. Un amico di infanzia che era dolce, disponibile, comprensivo. Anche un po’ vittima.
Particolare perché la frequentazione e’ durata solo 4 serate ed in questi solo quattro incontri, sono riuscita a trovare tutti questi tratti violenti e manipolatori da subito.
Compariva, spariva. Rifiutava, cercava.MI ciritcava sul vestito che indossavo, era violento dal punto di vista sessuale, e mi faceva sentire inadeguata e brutta. Ero anche io come sotto un’anestesia. Senza capacita’ di senso critico. Come contagiata da un virus che mi faceva sentire il pericolo, ma mi faceva comunque ricercarlo.
Ai miei rifiuti continui seguiva un vero e proprio stalking. MI sentivo di farmi del male ma continuavo a pensarlo. Non riiuscivo a farlo uscrire dalla mia testa. Anche stasera dopo sei mesi e dopo il suo “abbandono” catastrofico, ancora non riesco ad eliminarlo dalla mia mente.
Ho compromesso il mio rapporto con la mia famiglia, stavo perdendo il lavoro, ho cercato conforto negli antidepressivi (poi ho abbandonato l’idea) ho pensato in vari momenti di voler morire.
Questo in solo quattro incontri. Questo dopo mesi di accanimento da parte del vampiro sui social, o con watsapp
Un’esperienza che mi ha fatto sentire vulnerabile. Queste persone andrebbero segnalate.
spero di aver dato un contributo a chi legge.
quello che leggo è tutto vero…ma dopo aver vuto a che fare con queste persone come si guarisce? sono anni ormai che sto male anche se non li freuqento più, mi hanno scaricato…e sto sempre peggio. ho provato a chiedere aiuto ma il meglio che mi hanno detto è che ormai sono adulto,è passat tanto tempo e devo trovare la forza di voltare pagina , come se lo facessi apposta a stare male. non so più a chi chiedere aiuto, sfortunatamente a Torino non ho trovato associazioni come questa e non so come fare
Di tutte le patologie psicologiche, il narcisismo è una di quelle che fa più male a chi vi si relaziona. Quando si ha il sospetto di aver a che fare con uno di loro, il mio consiglio è sempre lo stesso: scappare a gambe levate e non guardarsi indietro!
Basta mettere anonimo o un nome di fantasia e chiedere che la mail non compaia. Adesso mi pare tutto a posto.
Caro Dottore, ci si approccia a questi preziosi scritti che lei condivide come degli assetati in un deserto, è comprensibile, è quello che ci troviamo a vivere, si smarriscono i riferimenti essenziali a un’esistenza serena. Ma a distanza di nemmeno un mese dalla mia “richiesta di aiuto” voglio aggiungere una nota positiva e di speranza, per chi si trova a leggere ora magari con lo stesso smarrimento che avevo solo poco tempo fa. Avviene esattamente quello che descrive, si arriva a lasciar andare, a negoziare con il vampiro interiore, a perdonare, addirittura a ringraziare chi ha sottoposto a stress continuo e vilipendio le nostre aspettative, i sogni. A provare tenerezza per l’anima infelice del “carnefice”. Non mi sono mai sentito vittima, questo punto da lei espresso è davvero fondamentale. Forse è proprio perché quest’ultima esperienza è arrivata in un momento in cui già avevo preso coscienza di tante cose che mi ha stravolto, forse proprio perché inaspettata dopo un percorso di crescita che credevo di aver intrapreso mi ha costretto a prendere contatto senza sconti con le parti di me non curate che ritenevo fossero cose ormai superate, con le ferite narcisistiche del passato, a fare un bilancio inesorabile ma al contempo salvifico. Sull’idealismo ad esempio, che ti fa partire in maniera cieca verso chiunque simuli il tuo oggetto perfetto, sulla modalità frettolosa con cui si cerca talvolta di bruciare le tappe del faticoso ma benefico incontro con gli altri, diversi in quanto portatori di diversità e di un mondo interiore loro, a riflettere sulla necessità di non farsi carico del male altrui come se questo ci rendesse migliori. Sull’arroganza con cui tutto sommato ho desiderato gestire qualcosa di profondamente sterile (che sia malato o no nemmeno mi compete né interessa stabilirlo), sull’incapacità di lasciar andare ciò che fa leva sul rimprovero, sulla sfida, sull’ambiguità d’intenti e sentimenti, che è poi una parte introiettata che viene stimolata dal vampiro per ragioni sue, a noi basta prendere contatto con il giudice interno, sull’anelito alla perfezione insomma, che ti frega l’esistenza. E tante altre cose che ora sono chiare non solo alla mente. Tornare ad emozionarsi, a sentire la bellezza del mondo (senza ignorare il male con cui si è venuti a contatto), sentire la poesia dell’esistenza, sognare, sperare e guardare con fiducia al futuro. Voglio aggiungere però che il contesto è importantissimo. In qualche modo la modalità homo homini lupus è stata oggi sdoganata, quasi c’è chi ammira un certo atteggiamento esistenziale predatorio, si richiede una doppia forza d’animo per sottrarsi a tutto questo, ma ne vale la pena. Ripartire dagli affetti più cari, da chi ti vuole bene, dal ricostruire una sfera positiva intorno, fattuale, lavorativa, sociale, che certo se la avevi prima è facile recuperare, se manca è tutto più difficile, ma soprattutto accettare il purgatorio interiore, non lanciarsi a capofitto in qualcosa che ci fa sentire bene per il momento, ad esempio in altre relazioni senza capo né coda, stare con se stessi e con le cose che sappiamo fare e ci fanno stare bene. Ma non dobbiamo arrivare ad essere perfetti appunto, solo imparare a proteggerci da quello che fa male, ad allontanare chiunque banchetti sulle “mine inesplose” e accettare che le nostre ferite e fragilità sono una parte da mostrare solo a chi le sa rispettare, e in questo che siano amici o partner non c’è differenza. Insomma da queste esperienze si impara davvero molto su se stessi e su quello che ci fa stare bene, e nel mio caso si lascia andare l’illusione tutto sommato infantile di poter stare bene ovunque e con chiunque. Grazie ancora per il suo lavoro e per la disponibilità ad aiutare, che non è da tutti.
Grazie Marco per la sua partecipazione e comprensione. Un caro saluto
WOW! Marco, ho letto e riletto non so quante volte il tuo commento. Ci hai preso in pieno!
Sono stata di recente con un uomo che la psicologa con cui ho deciso di farmi una lunga chiacchierata ha definito “narcisista con tratti border”. La mia è ancora una ferita aperta, a tratti persino sanguinolenta. Mi ha lasciata scappando, isolandosi nel silenzio delle mancate risposte, della distanza fisica ed emotiva posta senza un apparente perché.
Poi ho cominciato a collegare i pezzi del mosaico, a leggere e a documentarmi sino alla diagnosi di una psicologa che da anni si occupa di disturbi della personalità.
Il tuo commento mi ha profondamente colpito perché mette l’accento sul “vampirizzato”, sui rimedi e sulle cure per tornare a vivere una vita bella e non sul “vampiro”. Grazie, Marco, perché la condivisione di questa tua sofferta testimonianza mi porta a riflettere anche sulle mie ferite narcisistiche. Buona guarigione!
Ne sono molto contento Laura, credo che si debba creare una rete virtuosa attorno a noi (anche virtuale) e confrontarsi con gli amici, non sai quante situazioni simili stanno uscendo fuori tra i mie conoscenti, solo per essermi scoperto a parlare di una cosa che ti crea vergogna, poi da uomo non immagini, certi stereotipi sono duri a morire. Ma se ti posso dire per me è cambiato tutto nel momento in cui ho smesso di voler capire lei quanto piuttosto me e la gabbia mentale in cui mi trovavo. Leggere aiuta tantissimo, ma noi non siamo terapeuti bensì persone coinvolte (che percepiscono sulla pelle la manipolazione), non importa capire esattamente che cosa passa nella testa di queste persone, solo riconoscerne la negatività e sottrarsi il prima possibile. E accettare di sentirsi vulnerabili, per un po’. Eppure non so come spiegarlo, da un po’ la mia autostima (un problema da prima) è molto più solida, anche in altri campi. Ti senti come un reduce di guerra, hai le ferite, ma anche forte e impassibile (e pure più empatico con chi soffre, in modo non sentimentale, ma profondo). Al momento convivo con momenti di ansia, ma anche la vita ti porta ad averne, faccio un lavoro non stabile e competitivo, e il trauma li accentua, eppure sempre meno, talvolta la notte. E ogni giorno di meno. Sapere aiuta e non poco. Ma non ci sono scorciatoie, il purgatorio tocca passarlo. Forza Laura…forza!! :-)
Bravo Marco, sei sulla strada giusta… è molto importante la solidarietà, sentire che in questo tipo di sofferenza amorosa non si è soli… sentire che, veramente, l’alba arriva… arriva piano, piano, come arriva l’alba… Certe volte vado a vedere l’alba, da una piccola baita in campagna di fronte ad una grandde valle e lontano le colline, la notte si schiarisce piano, piano… a volte mi pare che il sole stia quasi per spuntare oltre le montagne… ma a lungo ritarda, cioè ci mette il suo tempo, un tempo maggiore di quanto potevo immaginare, ma è ovviamente il tempo giusto… davvero è una metafora che possiamo cogliere ogni giorno, ma le tenebre dei traumi amorosi vanno via così, un po alla volta, intanto bisogna guardare le stelle, la luna, o anche le nubi oscure… ma bisogna avere la certezza di ciò che è certo, e cioè che se abbiamo l’amore nel cuore, per quanto sia ferito, lacero, distrutto, come il sole risorgerà, è così,,, più siamo certi di questo, non soltanto speranzosi, e più la notte sarà breve e compariranno più stelle.
Colgo l’occasione per ricordare questa pagina FB di Albedoimagination https://www.facebook.com/groups/Albedoimagination/?pnref=story – Invito a ISCRIVERSI e a seguire il gruppo FB promosso da Albedoimagination per il benessere interiore, individuale e collettivo, attraverso la psicoterapia, le arti, la cultura, le tecniche del corpo, l’incontro umano creativo, intellettuale e festoso… chi ha proposte, segnalazioni, temi di discussione e in tal senso è invitato a pubblicare i suoi post in bacheca. In questo modo sarà anche possibile una più facile comunicazione tra i partecipanti. Ricordo che la pagina FB però è aperta a tante tematiche e quindi non si concentra sul tema della sofferenza amorosa, ma sulla solidarietà e le iniziative per il benessere psicologico in generale.
Grazie, Marco. Bello leggerti. Sono felice tu sia sulla strada della “guarigione”. Io mi sento ancora destabilizzata, con il mio sogno infranto che si è incenerito tra le mani.
Alcuni giorni fa, è morto improvvisamente e a soli 52 anni, un carissimo amico. Si è trattato dell’amico che mi aveva fatto conoscere A., il narciso con tratti border – definizione della psicologa con cui avevo fatto un’intensa chiacchierata dopo che la storia è finita. Questo lutto, che si è aggiunto a quello dell’abbandono di A., ha avuto il potere di acuire la mia sofferenza, ma anche, per certi versi, di sovrastare la perdita di A.
Hai ragione quando scrivi che occorre mettere l’accento su di noi, sulle nostre ferite interiori, sulle motivazioni che ci hanno spinto ad intrecciare una relazione con persone irrisolte e disturbate e NON sul narciso/a. Mi sto interrogando su questo, ma fatico a trovare una risposta di senso.
Certo, aver avuto e avere tuttora un rapporto molto conflittuale con mio padre non aiuta nelle relazioni con altro sesso… Se non ti fidi dell’uomo che ti ha generato, figurati se puoi fidarti degli altri! Eppure, nonostante ciò, non ho perso quella capacità di abbandonarmi all’Altro che, infatti, mi ha permesso di innamorarmi profondamente di A.
Cerco di distrarmi con il lavoro, esco, vedo amici cari, faccio cose “piccole” nelle quali cerco di recuperare la serenità. Ma dentro sento un’inquietudine vorace con punte di ansia mai provate prima… Quanto c*** dura il purgatorio? Mesi? Vorrei, quantomeno, che questo periodo mi portasse ad evolvere in meglio, ma mi sento con le armi spuntate…
Un commento pieno di… tanto… tanta verità… tanta saggezza…
vorrei condividere, con chi ha sofferto o soffre in un rapporto con un narcisista patologico, questa poesia di Derek Walcoot ( sul web potete trovare il testo in inglese): è una speranza ed un invito ad amarsi di più, a me ha fatto molto bene.
Amore dopo amore
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro.
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E’ festa: la tua vita è in tavola.
Bellissima grazie. Veramente la poesia opuò essere una terapia entro determinate condizioni ricettive e partecipative. Tocca il cuore e gli dà forza per guarire.
Dottore c’è una cosa, tra le tante, che mi ha colpito moltissimo delle mie esperienze con manipolatrici, una cosa che già da sola rende ogni relazione impossibile: la memoria. Vengono cancellati interi pezzi di cose condivise, quelle poche che sei riuscito a fatica a portare nella relazione. Cancellate totalmente. Di primo acchito ritieni che ti si stia mentendo, poi ho capito che no, davvero le cose vengono totalmente dimenticate o distorte (direi anzi che vengono pervertite). In tutte le esperienze avute è così. Addirittura con una di queste persone che però è in terapia da anni e segue anche un trattamento farmacologico quindi ha recuperato capacità relazionali, siamo oggi amici (con tutti i limiti, dato che anche l’amicizia richiede empatia, rispecchiamento positivo, ecc). Tuttavia c’è proprio un buco nero di mesi, anche anni nella sua memoria. E una incapacità direi quasi…viscerale, mi passi l’espressione, ad ammettere le proprie responsabilità, ora che ad ammetterle avrebbe solo vantaggio dato il tipo di rapporto. Eppure noto come se rimanesse un atteggiamento di manipolazione, inutile rispetto al tipo di rapporto anzi controproducente per lei. Insomma non sono solo i rapporti affettivi più intimi, è proprio tutta la sfera relazionale che sembra un contenitore psichico dove le altre persone sono meri personaggi nel teatrino del manipolatore, anche quando questi si sono sottratti alla manipolazione. È corretto? È una rimozione vera e propria? Perché è davvero difficile capire la soglia tra menzogna, autoinganno e rimozione in queste persone ed è estremamente frustrante tentare anche solo un semplicissimo dialogo
Purtroppo ormai tutti credono che nella manipolazione ci siano solo aspetti premeditati e intenzionali. Ci sono anche quelli, ma ciò per assurdo sarebbe il meno. Il problema è che certi soggetti con particolari disturbi dell’attaccamento a carattere borderline, a volte dicono una cosa e altre volte un’altra opposta CONVINTI!. Anche i loro senti menti possono essere davvero positivi – in certi momenti – poi come il bello e il cattivo tempo – diventano negativi. Sono paradossalmente due fasi dove sono sinceri. In tal senso è come se vi fosse una scissione sentimentale che loro stessi non possono controllare e della quale non vogliono prendere atto una specie di schizoaffettività). Infatti è brutto accettare di essere così, allora ecco che devono trovare la colpa di questa loro scissione nel partner. Poi al fine di aggiustare le cose e risultare coerenti diventano anche manipolatori intenzionalmente e coscientemente. Tutto ciò può gettare il partner in stati di prostrazione e confusione micidiale che esasperano i suoi aspetti problematici (li abbiamo tutti). Allora ecco che appena il partner ‘vittima’ (anche se io detesto questo termine, perché in realtà è una vittima che ama il suo carnefice, quindi è anche carnefice dei se stessa – suo malgrado) incomincia a dare segni di instabilità e quindi protesta, si avvilisce, ciò crea un circolo viziosa nel quale yha la meglio il manipolatore ‘schizoaffettivo’. Infatti questi trova ulteriori ragioni per imputare al partner la colpa deolla sua ambivalenza e dei suoi stati emotivi e sentimentali ondivaghi e contraddittori.
Da pochi giorni ho chiuso definitivamente una storia tormentosa con un NP durata un anno, tra tira e molla estenuanti e infinitamente dolorosi. Ne sono uscita come l’ombra di me stessa:da donna intelligente e sicura di sé, sicura del proprio fascino che ero, mi sono ritrovata a sentirmi insicura, brutta e inadeguata. Una donna spezzata. Ho molto apprezzato il suo articolo, e sicuramente approfondirò leggendo il libro, perché più che mai ho bisogno di comprendere per guarire. C’è una cosa su cui però non smetto di interrogarmi, e su cui mi piacerebbe avere il suo parere. Dopo l’ennesimo tira e molla, lui è tornato apparentemente più intenzionato che mai ad aggiustare il rapporto, dicendo di non potermi resistere, di non aver mai desiderato nessuna come me; si è mostrato affettuoso, pieno di attenzioni e calore. Dopo l’ennesimo tradimento da me scoperto mi ha regalato un gioiello, per farsi perdonare e farmi capire quanto ci tenesse. Eppure, nonostante io incarnassi il suo ideale estetico (più volte mi ha detto che era la donna più bella con cui era stato), e sentissi a pelle di piacergli davvero tanto, mi ha messa da parte più di una volta per donne più brutte e insignificanti (anche per sua stessa ammissione). Poco tempo fa ha rovinato tutto di nuovo mancando a un appuntamento(per ucire con un’altra, come ho scoperto), e poi dopo esser tornato pieno di belle parole e promesse, una settimana dopo mi ha piantata in asso proprio durante un nostro incontro appena iniziato. E’ stato lì che mi sono decisa a troncare una volta per tutte. Se mi avesse tradito e messa da parte per donne più belle forse l’avrei capito, ma perché mettermi da parte per donne più brutte e sciocche quando avrebbe potuto avere me?Davvero non riesco a spiegarmelo.
Per affinità culturali, formazione agli studi classici e di storia delle religioni all’università e le molte letture successive, trovo l’orientamento Junghiano assai più integrale e “intonato”, complice forse il lessico che usa, gli archetipi tipici del panteismo. L’argomento è spinoso, poco trattato in Italia (molto negli USA), di difficile individuazione e discusso con approssimazione. Ma è enorme per il numero di “feriti” che lascia sul campo. Chi ci si trova invischiato lo percepisce ma non sa capirlo (nemmeno gli psicologi esperti lo sanno con certezza e per questo il Suo lavoro è di grande utilità sociale!) se non quando è troppo tardi: la manipolazione più o meno esplicita, l’odio immotivato per il partner, la disumanizzazione del rapporto, un senso generale di scarsa risonanza empatica che non intuisci se non quando è troppo tardi. Dato che il vampiro arriva sempre in momenti di difficoltà, come un lutto (ne so qualcosa), può fare molti danni se non lo riconosci subito. Sapere ti salva letteralmente la vita. Ovviamente occorre una terapia. Sono uno di quelli che ha sempre fatto tutto da solo e mi rendo conto che si rischia, sapere non basta se non hai un rinforzo positivo e soprattutto una guida nei momenti di buio. C’è qualcosa che ci predispone, sono stato in queste dinamiche tre volte, la prima durante un lutto pesante. Recente invece la relazione con una (presunta) border ma anche con tratti narcisistici che è sfuggita totalmente al mio radar iniziale (ma poi a pensarci la dinamica iniziale è sempre la stessa, una cattura narcisistica cui mi sono sottoposto, dopo pochissimo già ero un “grande amore”, se fossi stato presente a me stesso sarei fuggito). La frustrazione del muro di gomma, di suoi pesanti rimuginamenti interiori (laddove tu sei tutto preso dalla relazione, a farla funzionare, a farti centinaia di km pur di vederla, ignaro che lei covi tanto giudizio superficiale) che escono più tardi sotto forma di scatti di odio, vero odio, verso di te pure per aver “sbagliato tono” della voce. Decine di episodi in cui capisci che questa persona non prova alcuna empatia, alcuna! La mia reazione è stata da narcisista, l’esperienza ha riacceso la ferita che portavo dentro ma mi sono trovato a comportarmi in un modo che sentivo “non mio”. È stato molto utile vedere questa parte “malata” dentro di me, cioè il bambino maltrattato che si ribella con atteggiamenti narcisistici volti a scuotere il partner dalle sue sfide (cose “innocue”, tentativi di farla ingelosire senza mettere in pratica anche se ne avevo eccome la possibilità, ricordo bene la sensazione di non avere strumenti logici per confrontarmi, tutto era ribaltabile, l’amore un bisogno, la vicinanza un problema, l’interessamento una oppressione, alla fine reagisci in modo istintivo e ti senti un cretino, sai di non essere così se non vieni sfidato), mentre il castello di carte crolla miseramente dando a lei la possibilità di giudicarti ancora. Per restare in una relazione con queste persone bisogna essere Superman, impeccabile anche se ti aggredisce, cerca di umiliarti, ti tradisce, non ti dà alcuna rassicurazione, interpreta le tue normalissime aspettative o desiderio di affetto come insopportabili “bisogni”. A un certo punto non è la comprensione per il partner che può salvarti, ma solo quella per te stesso. Sei disposto a stare co chi ti sottopone a un tira e molla continuo, di cui intuisci che sarà pure una escalation, che sarà sempre più subdolo e feroce? Due mesi sono stato, alla fine dopo avermi prima raccontato quasi come un dio (e già mi puzzava) iniziavano gli insulti, veri e propri, gratuiti, durante l’intimità (!), il tentativo di distruzione. Me ne sono andato. Ho sofferto come un cane. 6 mesi sono passati e ancora non passa giorno senza che ci pensi. Da copione ha voluto rivedermi per “riabbracciarmi” e invece preparava la sua vendetta. Non ho mai visto un volto tanto feroce. Provo grande grande affetto per chi ha vissuto esperienze di anni, addirittura con figli, davvero di cuore, non oso immaginare come si sentano dentro, queste esperienze sono devastanti ma se ne esci fanno fare un salto di crescita evolutiva enorme. Io non sono ancora arrivato alla fase in cui mi sento di “ringraziarla”, so che quando avverrà ne sarò davvero uscito. Scusatemi per il papiro, difficile essere stringati nel raccontare queste esperienze.
La ringrazio per questo suo sensibile e attento intervento. Sarebbe interessante una qualche sua segnalazione bibliografica o sitografica relativa al mondo anglosassone, che pure seguo come mi è possibile. Per quanto attiene la sua esperienza lei dovrebbe orientarsi con determinazione a ricercare relazioni con persone di indole buona. Lei , grazie alla sua esperienza relazionale negativa, è in grado di discernere. E’ in ciò che consiste il ringraziamento, ma lo si avvertirà solo quando si incontreranno persone capaci di relazione orientata la bene e alla generatività (non negative e degenerative). Dobbiamo poi cercare di capire che per il nostro inconscio è bene perdonare non le azioni e i comportamenti di chi ci ha fatto del male, ma la sua anima. Ciò non esonererà questa persona del dover fare i conti con il tribunale del suo inconscio. Intanto, più noi depuriamo il nostro inconscio dalla negatività e più ci rendiamo disponibile verso nuove relazioni benefiche. In tal senso perdonare l’anima, non è un discorso religioso, ma ha un significato liberatorio per l’incosncio che non viene più catturato dall’oggetto persecutorio interno, costituito dall’interiorizzazione negativa dell’altro. Anche questo è un processo che prende il suo tempo, ma quando arriva la grande alchimia di trasformazione del male quale sostegno e ardore per il bene è compiuta.
Una risposta molto umanizzante, che tra l’altro lancia un ponte verso l’accettare un percorso terapeutico (lo avrà certamente colto che uso l’intelletto come scudo per non affidarmi, in effetti mi ha salvato più volte e poi le mie vampire sono psicologhe, giovani ma sottili nella manipolazione, e mi hanno lasciato un senso di diffidenza verso la figura). Non sono facile ai complimenti ma davvero sento tanta verità nelle parole semplici, profonde e universali che utilizza, ho un istinto per cogliere la retorica e nelle sue parole c’è solo luce. Grazie davvero di cuore.
Ah! Che bella risposta! Grazie di anima e di intelletto.
Salve Marco.. sono un altro Marco.. mi sono ritrovato tanto in alcune tue affermazioni che comprendo e rispetto tantissimo. Se non ho capito male il comportamento ambiguo di lei risvegliava una certa tua rabbia, rancore, riaprendo una tua presunta ferita dell’infanzia? Anche io davanti al muro di gomma prolungato o altalenante di lei (come lo chiami giustamente tu) reagivo, non subivo, con risentimento, rabbia ma posso confermare di non aver presunte ferite d’infanzia. I miei mi hanno sempre sostenuto, e trasferito valori. Io ho cercato di non fare la vittima con quella donna, di non farmi mettere i piedi in testa e alla sua prima crisi ho lottato per capirla, per comportarmi di conseguenza e poiché ero veramente preso da questa persona.. chiedevo solo confronti, chiarimenti da persone adulte (io quasi 38 lei 40), ognuno con i suoi difetti e consapevole di ciò che provavo. I chiarimenti avvenivano solo tramite MAIL. Seppi solo successivamente la sua situazione familiare con un padre che maltrattava questa figlia con insulti e bestemmie da una vita. (e noi dobbiamo salvarle? non serve neanche ascoltarle e capirle ..è tutto inutile). Solo alla seconda sua crisi io manifestai rabbia come forse facevi tu.. e le davo contro.. contro perché fuggiva, contro perché non partecipava, contro perché pretendeva solamente, contro perché giudicava, contro perché non capivo più ciò che provasse, contro perché non ha voluto darmi tempo di credere di nuovo in lei dopo la sua prima fuga (motivata dal mio presunto egoismo verso lei, dal mio chiedere cosa non andasse, dal mio interessamento verso le sue prime crisi e distacchi). Più vai a scavare, più chiedi, più vuoi aprirle la bocca quando tace, più vuoi capirla… perché ci tieni a questo soggetto femminile che è comparso nella tua vita, più diventi egoista per loro…diventi un tiranno, diventi un oppressore, diventi un dittatore mentre lei è impegnata e non può ascoltarti e quindi diventi passi dalla parte del torto e crei il motivo di una sua nuova fuga dove inevitabilmente ti ricadono addosso le colpe. Colpe di cosa? Colpe di tutto ciò che hai sbagliato con lei senza accorgerti!!?? Alla fine non ci capisci più nulla.. e l’unica cosa è mollare la presa.. cercare di guardare da una posizione distaccata e non ravvicinata di chi (come tu) chiedeva di vederla anche mezzora al giorno per sapere come andava e come stava!!!!!!!!!!!!!! Lei è impegnata e non sa quando potrà darti udienza… forse la sera.. mentre si rilassa guardando l’isola del famosi e ti scrive un semplice sms mentre tu aspetti sue notizie da 24 ore.. e allora è li che diventi cattivo, molto cattivo. Tutti noi sbagliamo in amore, e a volte anche inavvertitamente e senza volerlo forse però io…tu. e tanti altri non fuggiamo.. MI chiedo: ma in queste situazioni confuse a ambigue serve chiedersi perché… capire, leggere commenti anche a distanza di mesi mentre pensi a lei facendoti ancora del male?????.. lei che ormai prova repulsione per te.. E poi ti chiedi: forse non dovevo arrabbiarmi.. ho sempre sbagliato.. e l’ho fatta fuggire.. dovevo solo stare a guardare.. lasciarla fare, lasciarla libera senza aspettarti nulla.. e aspettare i suoi momenti di calma per amarla???!!! MA COME FAI A NON INCAZZARTI come una IENA se dopo 20 giorni da idee, proposte per l futuro e gesti d’amore “vero” lei già si stanca perché tu non soddisfatto chiedi solo di vederci chiaro e di essere aiutato in questa triste relazione che crea solo ansia… ansia di sapere quando lei fuggirà di nuovo!!!!??? 1 mese prima ti detesta e poi chiede fidanzamenti ufficiali??? Numeri da circo………… capisco tante cose che hai scritto Marco.. e alla fine mi rimangono solo due cose: rabbia e ricordi. Un saluto a tutti
Ciao Marco! Capisco benissimo come ti senti, la cosa sconvolgente di queste nostre storie (ma se ci pensi anche rassicurante quando ne esci pieno di dubbi) è che sembrano dei copioni, fotocopiati, e pure male. A proposito della rabbia…attenzione, io come te all’inizio ero la comprensione fatta persona, cercavo però da subito un confronto maturo, un dialogo, di scardinare i suoi silenzi ostili (usciti presto), ovviamente ignoravo che fossero silenzi giudicanti, da bravo innamorato credevo fossero sue difficoltà comunicative…stai attento perché la grande capacità di gettarti fumo negli occhi di chi non ha alcun rimorso né sente alcuna responsabilità verso il partner è appunto solo fumo negli occhi. Tanto per la cronaca, c’è stata la ricattura, in cui ha giocato (da copione) la parte della vittima, alludendo pure a sue fragilità (che ovviamente non si saprà quali siano) per giustificare che fosse ancora più distante, ma io dovevo essere comprensivo e amorevole (mentre lei stava frequentando almeno un altro, cosa che ovviamente è uscita alla fine) e il suo scopo era anche farmi dire che era stata tutta colpa mia, che la avevo insultata (cioè messa di fronte alla sue imbarazzanti e grossolane azioni). Ora che succede: ti esasperano, quindi sì alzi i toni, anche scrivi cose di cui ti penti, ma perché ogni comunicazione è impossibile, come nel tuo caso, tutto per email o peggio. Inoltre tutto quello che scriverai o dirai (e nota bene che queste persone ovviamente sguazzano nella messaggistica virtuale, dove hanno ore per meditare una risposta) sarà usato contro di te. Tu oggi ti stai confrontando con la tua rabbia (che secondo me è un segno di reazione importante) ma stai attento a che non diventi un ulteriore motivo di ricattura/manipolazione da parte sua. Volevo profondamente bene a questa donna (oggi francamente parlare anche solo di innamoramento mi pare eccessivo, sono infatuazioni che ci scuotono in parti delicate dell’anima, per le ragioni che sappiamo, ma ci si innamora solo di chi si conosce) e aver ecceduto nei toni mi faceva sentire sbagliato, volevo porvi riparo..dimenticando così le cose che mi aveva combinato (e purtroppo sono abilissime a nascondertele). Saprai di esserne uscito quando proverai indifferenza (ma non quella che provava lei, mezzo secondo dopo, come ci fosse un interruttore..una cosa al limite dell’umano) ma quella che arriva dopo un percorso di sofferenza e dall’aver infine lasciato andare in piena consapevolezza chi, a prescindere da tutto, è un buco nero di energie vitali che proietta solo negatività. Potrei parlarti della rabbia che mi ha proiettato, di quanto alla fine abbia compreso di essere totalmente invisibile anche al suo odio (che era tutto rivolto a sé stessa a ben vedere, una persona così poi è schiava della sua immagine e non potrà mai davvero vederti), ma di nuovo mi ritroverei a parlare di lei. Ti dico solo questo invece: da quando è risparita senza dire niente (ovviamente, non rispondendo al telefono, ecc) per poi dirmi che stava con un altro e che guarda caso a lui oggi dà tutto quello che a me non poteva darmi, senza ovviamente provare il minimo rimorso…mi sento un miracolato! Te ne rendi conto solo dopo di quale cappa asfissiante ti fossi accanito a tenere sul tuo cuore. Quante energie sprecate che ora puoi usare per te stesso e per le persone cui vuoi (davvero) bene. Sto da solo e sto bene, non mi sento per niente solo, anzi, non sento nemmeno il bisogno di iniziare un’altra relazione (lo desidero certo), so che succederà quando meno me lo aspetto. Il mio pensiero è solo uno: ho rischiato brutto! E con un po’ di sana cattiveria ho pensato: speriamo sia vero! Speriamo che questo malcapitato se la tenga per un bel po’. Che davvero sia uscita dalla mia vita per sempre. Il più grande dono che ha potuto farmi, senza saperlo, è stato proprio il suo silenzio punitivo. Un tempo che ho impiegato a prendermi cura di me e del mio mondo, tempo preziosissimo, due/tre mesi di vita liberata in cui puoi riassestare i tuoi pensieri, le tue aspirazioni. E oggi il pensiero di tornare a quella situazione è inimmaginabile, mi pare tutta una follia. Rabbia e ricordi dici, ma la rabbia passa e si trasforma in forza d’animo da impiegare altrove e i ricordi, quando capirai che sono solo tuoi (senza con questo sentirti tradito) saranno utili, la base di una crescita interiore. Sai qual è l’inghippo più grande? Più darai le tue energie a questo essere (anche a distanza, con la frustrazione e la rabbia) più attorno a te ci sarà negatività (non tua) che impedirà ad altre persone (e non parlo di partner) di avvicinarsi e quindi lentamente risanare la tua sfera relazionale. Ma non c’è alternativa, chiedere a lei di curarti (implicitamente, la rabbia e il desiderio di giustizia questo chiedono) è un suicidio. Marco….chiudi tutto, chiudi ogni canale di comunicazione, fuggi a gambe levate e non lasciarla mai più avvicinare al tuo cuore, non sarà mai meglio, solo molto peggio. Passerai un mese forse due triste e avvilito..pazienza, è un investimento, cos’è di fronte di una vita rovinata per anni! Dopo aver ripreso pienamente in mano la tua vita sociale, aver incontrato persone positive, ecc. a un certo punto ti guarderai indietro e ti renderai conto che quella tizia per la quale avresti scalato l’Everest a malapena sapevi chi fosse (e non che non volessi conoscerla, solo nemmeno lei sa chi è). Piano piano riaffiorano le memorie precedenti, i ricordi di altre esperienze e persone con cui davvero hai condiviso e attecchiscono quelle presenti, i bei momenti che vivi e sono tutti altrove rispetto al tuo incontro con lei (e poi a conti fatti, anche quando eri “con lei” di fatto eri solo e tanti ricordi sono appunto solo tuoi) e la sentirai così estranea da chiederti solo: ma perché cavolo mi ero incaponito tanto? Ma io davvero volevo condividere la mia vita con questa persona? Sì che ero un pazzo..un pazzo a volerlo! É un’epifania del cuore, razionalmente lo sai perché hai subito un simile trattamento e ti sei anche legato (senza ripetere tutto il copione, le manipolazioni, ecc, sappiamo bene perché..) ma deve succedere a un livello più profondo di quello intellettuale. Almeno questa è stata la mia esperienza, spero ti torni utile. Un abbraccio e un saluto a tutti
Cari Marco & Marco, ho letto i vostri commenti con molto interesse. E’ pazzesco quanto dolore ancora trasudi da esperienze vissute con dei narcisi.
Io ho avuto una storia con un narciso borderline da novembre 2014 alla fine di febbraio 2015. Una storia che non torno a descrivere perché rispecchia le vostre. Ho amato profondamente quest’uomo, ed è stata durissima venirne fuori. Lo scorso maggio continuavo a chiedermi di quanto tempo avrei avuto ancora bisogno per sganciarmi dal ricordo. Durante la storia con il borderline ho iniziato a soffrire di ansia, mai successo nella mia vita e tutt’ora riconosco l’arrivo di quel momento e cerco di gestirlo lavorando innanzitutto sulla respirazione.
Ma posso anche dirvi che, a distanza di 4 mesi dalla fine di quell’orribile storia, ho incontrato una persona con cui sono stata capace di riprovare emozioni “sane”. Soprattutto, nessuna rabbia nei confronti del borderline che è e resterà di fondo un grande infelice, incapace di avere una relazione stabile. Nessuna rabbia, quindi, ma tanta pena per un malato che credo non abbia neppure voglia di guarire.
In bocca al lupo, ragazzi!
Buongiorno Marco… mi complimento con te poiché dalle tue parole, dai tuoi discorsi si può toccare quasi con mano, per come e cosa scrivi la tua oserei dire rinascita dopo una situazione del genere. Personalmente l’unico mio punto a favore forse, in quella situazione è stato di non averle dato tutto ciò che lei chiedeva.. e non parlo di sentimenti, trasporto emozionale, attenzioni verso di lei (quelle da parte mia non mancava mai ed ero felice di manifestarle) ma il non averle concesso subito tante piccole cose dettate dai suoi capricci.. dai suoi egoismi.. (dei quali io me ne accorsi non subito) che l’avrebbero fatta sentire piena di se e consapevole che l’uomo del momento era pronto a tutto pur di averla vicina. Sono sensazioni percepite sulla mia pelle. No.. non ero pronto a tutte le sue richieste.. perché capivo e avevo subito intuito che erano dettate dall’egoismo e non sane richieste affettuose. Voleva fuggire (da chi??).. viaggiare.. fare mille cose.. forse un’atra casa dove rifugiarsi.. pretendere di ricevere con l’arma del mutismo e silenzio. Fin dall’inizio io stesso mi sono messo dietro una piccola barriera perché immaginavo che se avessi ceduto in tutto e subito avrei solo fatto il suo gioco e mi sarei paragonato ad altri suoi corteggiatori o ex pronti forse a regalargli viaggi.. vacanze.. Era ed è una bella donna ed è normale che ci siano stati uomini pronti a regalarle situazioni a lei gradite anche solo per una settimana di letto.. Se lei vedeva il suo tornaconto ovviamente avrebbe sicuramente acconsentito. Volevo distinguermi. Volevo essere apprezzato come uomo e non come zerbino.. e vada come vada. Volevo darle tanto ma non subito e per fare ciò concedevo il mio cuore e i miei sentimenti, i miei spazi, a lei, gradualmente e ciò solo per capire meglio la situazione pur non trattenendo ovviamente il mio trasporto per lei e il mio desiderio di farle sentire il mio esserle vicino e il mio calore. La vita di lei era complicata: separata, un figlio.. un matrimonio senza un vero amore (parole sue)… altre storie puntualmente finite… (gli ex quasi sempre in errore… bugie? Forse) …la sua famiglia disfunzionale con un padre che la maltratta da sempre in ogni istante della sua vita fino ai suoi attuali 40 anni.. il suo vittimismo verso la vita, la famiglia, (il padre era davvero un orco) E mi chiedevo.. ma io che ci faccio qui in mezzo? Che mi da questa donna? Chiede.. vuole.. pretende.. osserva.. qui ci sono solo ex che ancora scrivono lettere.. problemi.. e mai e poi mai pensavo di veder finir incastrato il mio cuore, i miei sentimenti e il mio cervello per una persona falsamente disponibile e con una vita piena zeppa di problemi. Tutto ciò contornato da una serie di suoi atteggiamenti, frasi che generano confusione e confermano il suo voler apparire contorta e difficile. Te ne potrei elencare all’infinito. Ti scrivo qualche sua piccola frase:
– pensa … mi madre mi ha detto così: vedi di non fare altri casini… ma quali casini devo fare???
– mio padre mi insulta e mi bestemmia in faccia da quando sono piccola.. mi prendeva a calci.. sta male perché ha la pressione alta…. il mio ex marito mi insulta dalla mattina alla sera.. ecco come vivo.. tu mi aiuterai in tutto questo???
– se mi lascio andare con te… non cambierebbe nulla!!!!!!!
– Niente è per sempre!!!
– Se non mi presenti i tuoi entro 10 giorni ti mollo!!!
– Promettimi che non ti stancherai mai di me.. se mi starai sempre vicino io non fuggirò più!!!!!
– Quando conoscerai mio padre lui ti dirà che sono una disgraziata davanti a tutti!!!!!
– Si ti amavo… in quel momento!!!!
– Quando sei con me voglio che sei sempre preciso, curato e profumato altrimenti è una mancanza di rispetto nei miei confronti!!!!!!!
– La nostra relazione potrà riprendere solo nelle modalità che io deciderò e non secondo le tue!!!!!!!!!!
– Sei un egoista incentrato solo su se stesso e ti lamenti sempre… la gente ti invidia!!!!!
– I problemi me li crei invece di risolverli!!!!!!!!!!!!!!!! ….. Dette così fanno quasi sorridere vero??… e altre critiche sulla mia vita.. lavoro.. interessi.. (erano ricatti). Io sono impulsivo e rispondevo aspramente.. per non parlare poi delle sue paranoie.. silenzi.. negazioni. Gravi errori: riaccoglierla dopo la sua prima fuga.. e darle poi di più!
Sai cosa mi faceva soffrire? Il fatto che da un lato volevo buttarmi a corpo morto in questo amore… dall’altro una parte di me era trattenuta.. perché intravedevo la nebbia, il suo non partecipare a questa situazione se tutto non andava secondo le sue previsioni o quando era immersa nelle sue paranoie, o meglio partecipare solo quando le faceva comodo.. il suo non aiutarmi a capire, il suo osservare quello che io davo e non davo.. il suo sentimento forzato, nessun gesto d’affetto.. e il mio darle contro senza pietà quando non capivo nulla di ciò che provasse per me. Il tutto condito da proposte ed idee di convivenza. Era questa parte di me che lei non tollerava: Il mio non abbassare la testa e buttar fuori i nervi. Fa soffrire dover essere costretto ad alzare la voce e dare contro a chi desideri poiché costretto a difenderti e se senti che la tua presenza è inutile. Mi sentivo solo. Questa è stata una delle mie presunte “colpe”.. i miei tempi troppo lunghi per lei.. (una delle mie presunte responsabilità) (parliamo di una storia di un anno.. e non 10 anni).. il mio desiderarla pur senza riuscire a fidarmi. Le mie richieste e pressing per poterci capire meglio erano ovviamente fastidiosi e stressanti per lei. Per me era diventata una battaglia.. e poiché ormai capivo il suo doppio gioco aspettavo i suoi comportamenti ambigui, silenzi, e indifferenza.. per continuare a darle addosso. (ero masochista vero?). Era un circolo vizioso.. quella persona ti piace e te ne senti attratto sotto tanti punti di vista.. sembra farti felice.. vorresti avvicinarti e farla avvicinare sempre più a te ma allo stesso tempo lotti per la sopravvivenza dei sentimenti.. in attesa della prossima crisi.. in attesa della sua seconda e definitiva fuga… Se ne andò lei dopo che stavo definitivamente per farlo io.. prima con addirittura “gentilezza” augurandomi il meglio.. poi con critiche e buttandomi addosso colpe, responsabilità, mancanze. 24 ore prima era lei a dire.. non andartene. Il solito teatro del pagliaccio.. Ecco come mi sentivo: l’amavo ma lottavo… la volevo e non mi fidavo.. la cercavo e mi dovevo difendere.. e alla fine le dissi: fatti aiutare da tuo papà che ha creato un automa. Mi sono difeso.. ma a caro prezzo. Difendersi da un sentimento!! Ma ti rendi conto?? Un gran paradosso eh?? C’est la vie! Un saluto a te, agli altri e al dottor Brunelli!
Ho letto tutti i tuoi post, seppur per motivi diversi ho vissuto le stesse cose.
Sarebbe positivo avere un confronto diretto di che zona sei?
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Appena terminata una storia con DNP(?). Quando ho smascherato (messaggi…) il tradimento mi ha assalito con una faccia e una voce che parevano usciti dal film ‘L’esorcista’: Brutto bastar..schifoso., hai imparato qualcosa almeno?
Questa e’ la reazione dei narcisi patologici dottore?
Ho letto e riletto questo articolo perché nelle sue parole, nelle sue spiegazioni scorre una parte importante delle mia vita e io in questa lettura trovo un grande conforto, al punto che nelle giornate più dure e difficili mi aggrappo e mi rifugio qui, in cerca di un pò di sollievo…
Caro Dott. Brunelli, come si fa a mettere insieme sentimenti tanto contrastanti per qualcuno?
Perché queste persone ci spaccano letteralmente in due? Io ho oscillato per anni tra una rabbia infinita e una pena infinita, come si può provare così tanta pena per chi ci ferisce a morte e ci spaventa anche, ed essere furiosi e anche spaventati da chi ci sollecita una tale compassione? Quanto è dura…è una sofferenza indicibile.. desiderare con tutte le proprie forze di liberarsi da una sofferenza troppo grande e contemporaneamente avere il terrore di riuscirci…Dopo oltre un anno di psicoterapia ho ritrovato la strada, la mia strada…ma le ferite ancora bruciano e fanno male
Ho ordinato il suo libro Dottore, Trauma da Narcisismo, e lo attendo con impazienza…grazie Dottore, per l’aiuto che arriva a tutti noi attraverso i suoi preziosi scritti
L’avviso che il libro contiene una prima parte piuttosto specialistica, mentre la seconda parte è un report dell’articolo. Se vuole lo può ordinare anche nella versione scaricabile on line. Un caro saluto
come aiutare una persona affetta dal disturbo?
ora sembra disposto a farsi aiutare ma non sembra essere consapevole del tipo di disturbo.
come dirglielo?
grazie mille
Vi ringrazio per le informazioni utili che diffondete tramite il vostro blog. Sto trovando grande beneficio attraverso la lettura degli articoli. Sono approdata al vostro blog in un momento molto delicato della mia vita. Ho appena aperto gli occhi sulla natura di un rapporto che vivo da due anni, nel quale io ho scoperto di avere una tendenza masochistica e a pormi come vittima e ho trovato il degno carnefice. Non è facile rendersi conto della spirale di dolore in cui si viene lentamente risucchiati, non è facile ammettere di essere i complici involontari di tanta oscurità. Credo che in rapporti malati di questo tipo, le responsabilità siano da ricercare in entrambi. Chi subisce ha la “colpa” di non amarsi e di utilizzare l’altro come strumento per distruggersi. Chi infierisce, in questo caso il narcisista, prova un senso di esaltazione ad alzare sempre di più il tiro, in un gioco al massacro che lascia solo vuoto, tristezza e desolazione. Sono una donna istruita, ho una laurea, sono bella, credevo di essere una persona sicura di me e invece mi ritrovo a vivere una storia paradossale e terribile che ha minato la mia salute sia fisica che psichica. Ho messo in discussione tutto di me e mi sono ritrovata a sentirmi colpevole di cose che avevo subito, a chiedermi cosa avessi fatto per generare tali reazioni. Bugie, menzogne, manipolazioni, tradimenti. Ma la cosa che mi lascia più sconcertata è la mia totale assenza di giudizio critico di fronte a quello che mi stava accadendo e soprattutto il senso di colpa che generava in me la scoperta di azioni meschine e umilianti. E’ difficile non provare un senso di rivalsa e la voglia di vendicarsi di tanto male subito. Grazie, Paola
Cara Paola, il tuo racconto mi ha molto colpito perché tristemente simile a ciò che ho vissuto io.
In particolare il fatto di “credere”, come scrivi tu, fino a un certo momento della nostra vita di essere delle persone forti, belle e intelligenti (questo ci rimandavano le persone intorno a noi).
Come è possibile allora essere arrivate a farsi trattare così male, così meschinamente, ad accettare, anzi, a elemosinare le briciole di qualcuno? L’assenza di giudizio critico, di cui tu scrivi, io l’ho chiamata con la mia psicoterapeuta “anestesia”, io ero come “anestetizzata”, incapace di esprimere un giudizio, di pensare, di muovermi…figuriamoci di prendere un’iniziativa qualunque per fare ordine nella mia triste vita…troppa nebbia intorno, troppa confusione, e troppe poche persone…perché questi tristi esseri ti fanno il vuoto intorno, in modo che progressivamente risuoni nella tua testa solo la loro voce, solo i loro rimproveri, le loro svalutazioni, le loro colpevolizzazioni…e tu ti ritrovi pian piano a non sentirti più né forte, né intelligente, né bella…e più fai, più ti dai, più ti impegni, meno luce ti torna indietro…che circolo infernale! E’ così che ti succhiano l’energia vitale e l’anima…Le persone che ci vogliono bene, che ci amano sul serio fanno da benzina al nostro motore interno, tirano fuori la parte più bella di noi, la valorizzano, la accrescono e mai, mai fanno il contrario. Chi ci spegne, ci affossa, ci tortura con tira e molla incomprensibili facendoci sentire brutte, banali, inadeguate, non ci ama, questo è certo. Un augurio sincero che viene dal mio cuore per tutti coloro che hanno vissuto sulla propria pelle queste cose: impariamo a riconoscere chi ci vuole bene sul serio volendoci noi per primi bene sul serio. E non permettiamo più a nessuno, ripeto, a nessuno di farci credere di non essere delle persone belle, uniche e speciali.
Dici che: Le persone che ci amano tirano fuori il meglio da noi stessi.
Questo dovrebbe essere ma non necessariamente avviene. Le persone “vampiri” credo possano essere individuate abbastanza in fretta. Non si innamorano mai.
Oggi risulta difficile accettare di perdere e perdersi per amore.
Ma l’amore non ha mai dato certezze e quando finiva non lasciava dietro di sè armonia o un senso di “giustizia”. L’amore è sempre un percorso complicato e sofferente prima di approdare alla realizzazione (dopo però subentra la noia…altro problema).
Penso che bisogna dominare i sentimenti e non lasciarsi trascinare e diventare irrazionali per motivi passionali. La passione anestetizza la ragione e chi non è particolarmente preso dai sentimenti, come un narcisista, per esempio, si siede in prima fila e assiste al cinema che gli offriamo. Chiaro no?
Grazie Dottore…Lei come spiegherebbe l’ACCRESCIMENTO dell’odio,cosa che ho notato anche io,col passare del tempo?Anche dopo anni dalla fine della relazione,nel mio caso,il vampiro continua ad odiarmi e a farmelo sapere tramite vie indirette e dirette,ed anzi ho appunto la percezione di un odio che cresce,e tutto ciò,col tempo che passa,mi sembra assurdo.Tra l’altro ci siamo lasciati l’ultima volta con me che comunque gli ho perfino chiesto scusa laddove ho sbagliato anche io,e fatto intendere che lo perdonavo per quello che aveva fatto.(senza tornare insieme però,ovviamente).
Buon lavoro dottore.
Il fatto che lei si preoccupi dell’odio verso di lei di questa persona indica che ancora lei dovrebbe lavorare per elaborare quanto è accaduto. Non posso dirle altro perché non so cosa è veramente accaduto. Perciò occorrono almeno alcune sedute per esaminare una situazione relazionale e le sue ricadute,. i suoi ‘strascichi’, le ferite che rimangano, e allora poi si può comprendere quale orientamento prendere, quali interpretazioni possano aiutare ad elaborare uno stato d’animo, un pensiero, un’emozione che ancora ci disturba e che magari è anche una sfida per farci evolvere ad un livello più profondo nella conoscenza di noi stessi e degli altri e dell’amore. Quando c’è odio è perché da un’altra parte c’è l’amore, così come quando da una parte c’è la notte, e dall’altra parte del mondo c’è il sole. Perciò è importante l’alba, il tempo della trasformazione, il tempo di capire, vedere e sentire in modo nuovo, verso il nuovo giorno.
Salve dottore,
volevo farle una domanda.
Nell’ articolo lei dice che il vampirizzato alterna e ha insieme sentimenti di amore e odio verso il narcisista.Mentre mi pare di aver capito che il narcisista nutre solo odio,disprezzo,giusto?
Questo significa anche che la vittima vampirizzata quindi in effetti non potrebbe mai veramente fare del male al narcisista mentre lui effettivamente si?
Inoltre credo,mi corregga se sbaglio,che mentre la vittima nutre odio che è l’altra faccia dell’amore,il narcisista invece non possiamo dire proprio che odi la vittima perchè questo implicherebbe un sentimento che non c’è da parte del vampiro.Giusto?
Grazie dottore.
Un caro saluto.
Ho un po’ corretto l’articolo nella parte finale rispetto a quello che lei dice. Il vampiro è veramente attratto ed ha anche momenti di coinvolgimento amoroso, ma sono sentimenti disturbati, tormentati da dubbi e ansie che poi si trasformano in pensieri negativi e di odio. Quest’altalena diventa destabilizzante e costringe a permanere in una condizione di bello e cattivo tempo e di ansia che reca squilibri in chi per amore la subisce. Perciò si resta avvinti da un turbinare di condotte riparatorie, anche vere, e di recidive aggressive e di odio, le quali diventano via via prevalenti e sempre più distrttive.
Sempre interessanti i tuoi articoli, Pier Pietro. Per quello che riguarda internet, anche io ho cercato di alleviare la confusione che regnava nella mia testa, con una autodiagnosi. Ma, essendo seguita da una psicoterapeuta, mi sono resa conto che lì puoi trovare una descrizione dei tuoi sintomi esterni, non la descrizione di quanto, emotivamente, accade in te. Come posso dire…. Trovi un immagine, ma non la tua storia.
Ogni terapeuta può condurre a certe visioni e considerazioni ed emozioni diverse che danno senso ad una storia personale. A volte capita di fare un pezzo di strada con un terapeuta e poi con un altro. Ma ogni processo di dialogo e crescita ci fa fare passi avanti. Io credo sia fondamentale comunque, sentirsi veramente capiti nella propria storia, e avere la possibilità di esprimerla ad un terapeuta che è una persona che ascolta con attenzione e con anima, con l’autentica sensibilità di conoscere, capire e rielaborare insieme questa storia personale, ed anche di aiutarti a riscriverla avendo maggior fiducia in te stessa, nei tuoi desideri e nel ‘forze del bene’. Fa molto bene sentirsi capiti davvero e quanto questo avviene si riarmonizzano le proprie difficoltà psicologiche in una speciale dimensione di rispetto, comprensione e affettività.