” Essere genitori è difficile… figli anche” Pier Pietro Brunelli
Intervista a cura di Gianna Bozzali per (Insula Report)
“I figli ne risentono per una mancanza di sensibilità psicologica. Il genitore che ha questi problemi dal punto di vista pratico può essere anche un buon genitore, in grado di provvedere ai bisogni materiali dei figli, e talvolta, se ne ha possibilità anche in modo dispendioso (sport, moda, corsi d’arte e sportivi …). In ogni caso sebbene il genitore sia obbligato a provvedere ai bisogni dei figli secondo le sue possibilità, fa apparire ciò come un grande sacrificio, per cui i figli diventano una pena da sopportare più che una gioia.
Nel contempo però il genitore attraverso i figli soddisfa le sue aspirazioni narcisistiche, li usa per fare bella figura, per sentirsi più importante e potente e ciò può avvenire con diversi gradi di intensità (perciò non bisogna mai impiegare etichette psichiatriche in modo giudicante e senza la giusta misura, valutata con uno specialista) e anche attraverso molte modalità, ad esempio esaltando dinnanzi ad altri la bellezza dei figli, come per sottolineare che sono una sua creazione personale. Oppure un genitore può decidere che siccome gli piace il calcio deve portare il proprio figlio per forza allo stadio infischiandosene di comprendere quali siano le cose che davvero possano piacergli. Il genitore narcisista attraverso il ‘figlio/burattino’ vuole rafforzare la sua propria immagine ed il proprio potere. All’arrivo degli amici di famiglia o dei parenti, egli può iniziare ad esaltare il proprio figlio mettendo per esempio in evidenza i suoi bei capelli o ciò che sa fare a scuola oppure inizia a dire che è stato molto bravo a saper fare un figlio così. Il bambino dentro di sé si vergogna perché usato come un oggetto d’esposizione, si sente male, timido, a disagio: capisce anche che non è di lui che si sta veramente parlando ma che viene usato dai grandi come una merce in vetrina. E poi succede, nello stesso tempo, che qualora il bambino dovesse deludere i genitori perché, per esempio, ha una qualche difficoltà a scuola, oppure non vuol fare quel certo sport o suonare quello strumento, il genitore si ‘innervosisce’ e lo svaluta, lo intimidisce,lo disprezza in quanto non fa fare bella figura. Come si vede non stiamo parlando di botte o di abusi che pure molti genitori, specialmente se borderline, impiegano per sfogarsi, anche se sono convinti si tratti di necessari metodi educativi.
La relativa fragilità psicologica dei bambini è facile da proteggere, basta farli sentire amati con chiarezza. L’importante è non lascirli psicologicamente soli, seppure poi si provveda a loro in termini materiali e potendo anche attraverso un’educazione dispendiosa, giocattoli, e bei vestiti.
In fondo a questo articolo un video tratto dal film di Luca Giordano, Il silenzio dei numeri primi, che ha fatto comprendere molti aspetti e conseguenze dell’influenza negativa sui figli da parte di genitori narcisisti e perbenisti e in una società che tende a rinforzare il narcisismo, la superficialità, il successo esteriore a fronte dell’interiorità e dei sentimenti autentici.
Ma il genitore narcisista/borderline è consapevole di questi suoi comportamenti destabilizzanti?
“Il genitore narcisista/borderline superficialmente può apparire un buon genitore ed è convinto di esserlo. In verità si occupa molto poco dell’interiorità, della sensibilità del figlio, non cerca di capire cosa egli desideri, quali siano le sue paure, i suoi bisogni psicologici, i suoi sentimenti; lo usa inconsciamente come un’appendice di se stesso, come un modo per esaltare la propria immagine. A tal fine l’immagine del bambino può anche essere sminuita, attraverso l’indifferenza, la svalorizzazione dei suoi successi in privato, ma anche la loro esaltazione in pubblico, così come la sottolineatura delle sue difficoltà … con la scusa e la convinzione di scuoterlo e renderlo ‘migliore’ (sic!). Terribile è per un figlio vedere che i genitori diventino carini e pieni di attenzioni verso i figli degli altri, cuginetti o bambini di amici e conoscenti, considerati seppure in modo passeggero ‘più bravi e capaci’ in qualcosa e perfino ‘in tutto’. Le patologie mentali a carattere ‘borderline’ si intrecciano con il narcisismo patologico e sono caratterizzate da un’ambivalenza estrema di amore e odio. Il bambino non capisce come, a seconda dello stato d’animo dei genitori, possa essere amato o disprezzato (anche umiliato e picchiato), per cui i genitori si sfogano sul bambino oppure lo esaltano … fanno cioè ‘il bello e il cattivo tempo’, ma sono comunque capaci di trovare un pretesto- o anche solo che ‘sono nervosi e stanchi’- per giustificare il loro comportamento incongruo, negativo e destabilizzante”.
Il Dott. Brunelli inoltre sottolinea come il narcisismo del bambino sia molto fragile: egli tende a sentirsi insicuro.
“Un bambino deve sentire che quando arriva lui porta un raggio di sole, della felicità. Se egli vede che i genitori sono sempre depressi, incavolati, arrabbiati, insoddisfatti, anche se non è per colpa sua, si renderà conto che nonostante sia venuto al mondo, i suoi genitori non sono mai contenti, sono esseri insoddisfacibili, sempre alla ricerca di soddisfazioni.
Il bimbo sente di essere incapace di soddisfarli e perciò si sente in colpa di non riuscire a renderli felici, crede che lui non basti affinché i suoi genitori siano contenti.
Il bambino si chiede “perché se ci sono io loro non sono contenti?”, quindi si colpevolizza, si sente sbagliato anche solo per questo. Poi, se in più il genitore lo colpevolizza, come dicevamo prima, perché non ha portato sempre 8 e 9 da scuola, perché ha deluso rispetto alla sua capacità di recare prestigio all’immagine dei suoi genitori o solo perché il genitore (borderline) è arrabbiato per questioni sue, il senso di colpa ovviamente peggiora ancora. Però di base, il senso di colpa nasce dal fatto dall’avere genitori problematici insoddisfacibili (vittimisti, lamentosi, acidi, astiosi, invidiosi, iracondi, ecc…), giacché il bambino pensa che siano così a causa di una sua insufficienza, incapacità o disvalore, in tal senso si sente in colpa. Altrettanto colpevolizzante è il genitore lamentoso che dice: “certo che ti voglio bene, ma mi sono dovuto togliere il pane di bocca per te…,certo sono stata contenta lo stesso di averti anche se non ho potuto fare altro e mi sono dovuto privare di tante cose…”, in tal caso il bambino non solo si dispiace, ma si sente in colpa. D’altra parte questo sentirsi in colpa è una posizione difensiva del bambino affinché non perda la fiducia nei genitori, nonostante tutto.
Infatti se il bambino considerasse colpevoli i genitori, li considerasse quindi definitivamente cattivi e inaffidabili, allora svilupperebbe patologie mentali assai serie e anche gravi di ordine psicotico (rifiuto della realtà, della relazioni e persino fantasie allucinatorie a carattere paranoideo). Meglio perciò prendersi ingiustamente la colpa, al fine di potersi fidare di coloro che dovrebbero proteggerlo, ma non solo sul piano dei bisogni materiali e di facciata, quanto soprattutto dei suoi delicati bisogni psicoaffettivi. Tutti questi processi sono di carattere semiconscio, in quanto il bambino non è in grado di comprenderli e di esprimerli con evidenza e chiarezza, quindi registra nel suo intimo uno stato di disagio e frustrazione che, tuttavia, riesce a rimuovere, cioè a nascondere nell’inconscio, al fine di poter ‘tirare avanti’ in modo abbastanza funzionale alla sua crescita. Il problema è che questo ‘rimosso’ si trasformerà in un ‘complesso’, il quale si ripresenterà nella vita adulta generando disturbi nevrotici, stati d’animo disfunzionali, difficoltà relazionali e affettive”.
I genitori problematici, di tipo narcisista-borderline, generano ‘complessi’ nei bambini attraverso messaggi ambigui?
“Proprio così, si tratta del ‘doppio messaggio’, che può essere esplicito o anche trasmesso attraverso un’atmosfera affettiva e relazionale che il bambino percepisce come ambigua e ambivalente. Ad esempio i genitori mentre dicono al bambino di amarlo gli sottolineano anche che per lui hanno dovuto rinunciare a qualche cosa, e ciò li ha fatti stare male. Inoltre il bambino sviluppa l’idea che per farsi amare bisogna fare di tutto per farsi accettare sviluppando tendenza al ‘falso sé’ alla rinuncia della sua vera natura, oppure cerca di con grande sforzo di rivelarsi un ‘bambino speciale’ e ‘dotato’ o ‘precoce’. Insomma il bambino si fissa sull’idea che non è sufficiente essere quel che si è per dare e ricevere amore in modo sufficientemente tranquillo, l’amore bisogna guadagnarselo a caro prezzo. In genere se nella prima e nella seconda infanzia si conformerà a quest’idea, seppure con un malessere che può restare inespresso, nell’adolescenza possono nascere forme di protesta, dall’isolamento a condotte ‘pseudoborderline’, anche con segni e condotte maladattive o devianti.Quanto pù questo stato negativo ‘in crescendo’ non viene capito dai genitori e neppure dalla scuola e in assenza di figure aventi una funzione psicoterapeutica, tanto più ciò provocherà disagi e conflitti nella vita affettiva adulta in quanto si diventerà particolarmente disponibili a soffrire per amore… anche quando il partner è, per l’appunto, un narcisista patologico o un borderline conclamato. Un altro fattore che influenza negativamente il bambino è riscontrare che i genitori litigano e urlano molto spesso e che quindi sono interessati solo alle loro faccende, infischiandosene totalmente, e quindi in modo narcisistico (che pensa solo a se stesso) di quanto ciò disturbi i figli. Il genitore narcisista o borderline, per quanto possa mantenere una facciata buona e acudente, fatta anche di cose concrete di qualità, nel profondo se ne frega di rispettare e accudire psicologicamente i figli. Non si può però dire che non voglia per niente bene ai figli, può anche volergliene molto, solo che non è assolutamente in grado di comprenderli e di accudirli nella loro tenera e profonda natura psicologica, stabilendo quindi una relazione che è anche interiore e non solo marcatamente superficiale (una superficialità che peraltroi a causa di litigi, scenate, contraddizioni, specialmente tra le mure domestiche viene anch’essa vissuta con modalità ‘al limite’ e in un costante clima di tensione…).
Più in generale possiamo dire che il genitore problematico o disturbato tende a fare largo uso di messaggi obliqui, ambigui a ‘doppio vincolo’ con effetti perturbanti nel bambino, che reiterati nel tempo procurano stati confusionali e ansioso-depressivi che riverberano poi nella vita adulta. Traiamo dunque riflessioni dalla seguente citazione:
“Un meccanismo operante di doppio vincolo, comunicazione patologica in cui contestualmente quello che si afferma su un livello quello verbale in genere si nega sul livello analogico..” Se la madre comincia a provare ostilità (o affetto) per il figlio e contem- poraneamente si sente spinta a ritrarsi da lui, potrebbe dirgli: “Va’ a dormire, sei stanco e voglio che ti riposi”. Questa frase apparentemente affettuosa tende a ne-gare un sentimento che potrebbe essere espresso con… queste parole: “Va’ fuori dai piedi, perché sono stufa di te”. Se il bambino interpretasse correttamente i segnali metacomunicativi, dovrebbe fare i conti col fatto che la madre non desidera averlo vicino e per di più lo sta ingannando dimostrandosi affettuosa. Egli sarebbe ‘puni-to’ per aver appreso a distinguere con cura gli ordini dei messaggi, e quindi, piut-tosto che riconoscere l’inganno materno, tende ad accettare l’idea di essere stanco.Questo significa che, allo scopo di sostenere l’inganno della madre, il bambino deve ingannare se stesso circa il suo stato interno: per continuare a vivere con lei,egli deve discriminare in modo errato i suoi messaggi interni, oltre che discrimina-re in modo errato i messaggi altrui.
(G.Bateson,D.D.Jakson,J.Haley,J.Weakland, Verso una teoria della schizofrenia)
Naturalmente avere genitori problematici non significa al 100% avere problemi dopo. Ma questi aspetti potrebbero influenzare la sua personalità futura.
“Uno può avere avuto dei genitori problematici – anche con disfunzioni psichiche importanti – ma non è detto che debba diventare un individuo altrettanto problematico, potrà essere invece una persona adulta ben equilibrata: certamente possiamo dire che vi sono delle influenze disturbanti verso le quali poi ogni individuo dovrà porre un processo di riparazione, di elaborazione. Se queste influenze vengono compensate, perché c’è la società, la scuola, la maturazione stessa della persona, allora il tutto potrà andare per il meglio (con le difficoltà che sempre bisogna affrontare nella vita e con qualche disagio in più nella vita affettiva:del resto i genitori perfetti nessuno li ha mai avuti.
Come fa il bambino a difendersi da genitori con problematiche psicologiche disturbanti ?
Voglio ancora ricordare che i bambini hanno un sistema di difese psichiche molto forte e speciale, che consente di difendersi dalle ansie e dalle depressioni anche attraverso piccole cose, con i loro giochi, la curiosità, la fantasia, un sorriso. Tuttavia una delle difese più impiegate è la rimozione che, detto semplicemnente, vuol dire che getta quello che non gli va in una specie di dimenticatoio interiore e va avanti tutto preso dai suoi giochi, le sue fantasie e le cose belle che pure riesce ad incontrare. In altri termini il bambino si sforza in ogni modo per pensare positivo e vedere la vita ‘comunque bella’. Si pensi appunto al film di Benigni La vita è bella, dove un’adulto attraverso l’amore e la fantasia riesce a far superare al bambino persino la traumaticità di un campoi di concentramento. Ciò è possibile perché il bambino è già allenato per conto suo ad impiegare a scopo difensivo un mondo di fantasie e di pensieri amorevoli che possiede dentro di sé. In termini di psicologia archetipica che interpreta il significato psicologico della tradizione religiosa si può dire che veramente i bambini hanno l’Angelo custode (vedi https://www.albedoimagination.com/2010/03/i-bambini-di-hillman-hanno-langelo-custode/over ) Tuttavia ciò comporta di dover rimuovere le cose brutte, di nasconderle nell’inconscio, ma non per questo di eliminarle. Nella vita adulta questo rimosso prima o poi ritornerà o si farà sentire come influenza inconscia non riconosciuta e quindi spostata su fobie, ansie, difficoltà relazionali, ciè nevrosi con manifestazioni più o meno acute.
Il bambino ferito da genitori disturbanti può dunque risentirne alquanto da adulto?
La teoria della psiconalisi e la clinica hanno dimostrato ampiamente la connessione tra problematiche e traumaticità vissute nella vita infantile e la vita. adulta. Vi sono poi fattori costituzionali che comportano malessere psicoloigico, quindi innati, archetipici che riguardano particolarità del carattere individuale.
Tuttavia un cocktail negativo tra influenze ambientali-genitoriali e una predisposizione interna può rivelarsi alquanto doloroso. Ma bisogna sempre tenere conto che i dolori psicologici possono essere affrontati molto bene e risolti con una buona psicoterapia e che tali dolori si manifestano non con il diretto intento di farci soltanto soiffrire, ma di spronarci a maturare, a comprendere noi stessi e il nostro prossimo in modo più amorevole e profondo. Perciò è veramnente importante e vale la pena intraprendere percorsi di psicoterapia e di lavoro su se stessi per aiutare il bambino ferito che piange, protesta e crea problemi nella vita e nella mente adulta, in quanto non si sente capito, nessuno lo aiuta. Un dialogo e un ascolto terapeutico, esercizi per l’anima e il corpo, le artiterapie, una ricerca spirituale, la contemplazione della natura… sono tante le cose che si possono fare per capirlo e aiutarlo, ma per quanto ne so la psicoterapia resta la dimensione più sicura di comprensione e cura dell’anima/psiche individuale.
Se si ha sufficiente capacità adulta di intendere e di volere non è bene lagnarsi troppo delle influenze negative ricevute dai propri genitori, bisogna analizzarle, comprendere per emanciparsi e per quanto possibile saperle affrontare o liberarsene. Perciò, piuttosto che cadere nel ruolo della vittima incompresa per indebolirsi o sviluppando personalità a loro volta narcisistiche e borderline per farla pagare ad altri, ogni persona deve sapere che è fondamentale compiere un qualche lavoro su se stesso di esame della coscienza e dell’inconscio, al fine di armonizzarsi con se stessi, con gli altri e quindi anche con i propri genitori, per quanto difficili, disturbati e disturbanti. Al fine il segreto sta nel convincersi che è possibile ‘stare nell’amore’ anche quando non lo si è ricevuto da piccoli con i modi e le quantità necessarie.
Occorre pertanto guardare dentro di sé, capire che il sentirsi sbagliati, gli stati di insicurezza, le relazioni difficili potrebbero essere dovuti a certi condizionamenti subiti nell’infanzia. In questi casi l’aiuto dello psicoterapeuta può essere determinante e comunque molto prezioso per vivere meglio con se stessi e con gli altri, nel lavoro, nell’amore e anche nella salute psicofisica.
Per ulteriori approfondimenti si rimanda a dicversi articoli in www.albedoimagination.com il ‘Blog della nuova Alba’ di cultura psicologica e creativa diretto da Pier Pietro Brunelli. In particolare si vedano i seguenti link:
https://www.albedoimagination.com/2014/04/complesso-di-pinocchio-genitori-problematici-punitivi-e-colpevolizzanti/
https://www.albedoimagination.com/2010/05/influenze-genitoriali-e-amori-sbagliati/
https://www.albedoimagination.com/2013/10/bugiardi-ipocriti-e-manipolatori-affettivi-saperne-di-piu-per-potersi-difendere/ httpv://www.youtube.com/watch?v=ZoOdI_CZBl4
https://www.albedoimagination.com/2013/08/il-vittimismo-patologico-una-riflessione-per-guarire-per-i-famigliari-per-i-terapeuti-e-per-tutti-coloro-che-vogliono-aiutare-le-vittime-di-se-stessi-di-pier-pietro-brunelli-e-elisabetta-lazzar/
https://www.albedoimagination.com/2011/12/ama-te-stesso-come-il-prossimo-tuo/
https://www.albedoimagination.com/2012/03/il-narcisista-bravo/
13 Comments
Leave A Comment
You must be logged in to post a comment.
Dottor Brunelli, la ringrazio per aver scritto questo articolo. Perché, leggere e informarsi, è un modo per offrire strumenti in più a persone come me che hanno bisogno di capirne di più al riguardo.
Sono figlia di una madre borderline e di un padre assente e anaffettivo.
Non scrivo dalla mia email perché ho paura di ripercussioni e che lei possa leggerlo.
Adesso ho 25 anni, ma la mia vita è stata un inferno.
Io credo che un genitore borderline non debba crescere i figli. O almeno, che debba ASSOLUTAMENTE curarsi e andare da uno psicoterapeuta e poi crescere i figli.
A mia madre non è stato diagnosticato il disturbo. Questo perché, dall’esterno, si è sempre mostrata una persona perfetta, madre amorevole, povera vittima.
Purtroppo la carnefice è sempre stata lei.
Posso dire che è borderline perché ho studiato tanto questo disturbo e i disturbi di personalità e sono laureata in psicologia.
Detto ciò, sono cresciuta con forti tendenze depressive, costante sensazione di essere inadeguata, forti sensi di colpa anche nelle relazioni altrui perché pensavo di sbagliare sempre. Ho avuto spesso attacchi di panico in adolescenza, fino a un anno e mezzo fa. Ho avuto difficoltà a costruire amicizie solide perché per mia madre erano tutte sbagliate, erano persone cattive, chiamava le mie amiche puttane, o le loro madri. Mi ha fatto allontanare da tutti e io ci sono cascata.
Mi sono sempre sentita molto sola e non capita, perché nemmeno io ero in grado di capire… Come può una bambina capire tutto ciò? Ma nemmeno un adolescente o un figlio più adulto può riuscire, senza gli strumenti giusti…
Molto spesso dovevo autoprivarmi di fare cose, solo perché a lei non andavano bene.
Quando ero piccola, picchiava molto spesso me e mio fratello, anche senza un vero motivo.
Era un’altalena di emozioni in cui noi figli eravamo coinvolti. Perché lei aveva questi attacchi di rabbia improvvisi, il volto le cambiava, i suoi occhi cambiavano. Erano dei momenti in cui si estraniava da tutto.
Non è mai riuscita a gestire in modo adeguato lo stress, o i problemi quotidiani.
Molto spesso mostrava a me e a mio fratello di volersi suicidare, dicendo “mi butto giù”.
Ogni piccola cosa da fare diventava una lotta, un ostacolo insormontabile.
Circa 5 anni fa, perché volevo solamente andare dal dentista (ed era un periodo per lei NO), mi picchiò violentemente (eravamo da sole a casa). Io non ho MAI alzato una mano addosso a lei, mi sono sempre e solo difesa chiudendomi con le braccia per proteggere la faccia dagli schiaffi (non è nella mia natura alzare le mani) e mi venne un bruttissimo attacco di panico.
Gli altri erano cattivi, ce l’avevano tutti con lei, Che era una povera martire.
Anche coi miei nonni, scenate pietose, sempre a litigare e a proiettare su loro e su di noi tutte le sue frustrazioni, rabbia e sentimenti di vuoto.
Sempre a interpretare a modo suo la realtà, le altre persone e ciò che dicevano. Penso che molto spesso abbia avuto allucinazioni, pensando che persone dicessero o facessero cose che in realtà non dicevano/facevano. Inoltre, distorcere la realtà era ed è il suo forte, come manipolare noi figli e gli altri.
Scene Pericolose come quando in tangenziale apriva la portiera dell’auto in corsa, o toccava il manubrio di mio padre mentre guidava, facendolo sbandare.
Ogni sabato e domenica litigava con mio padre: pugni dietro la schiena, minacce coi coltelli.
(Lui assolutamente non era un santo, anzi, penso che avrà acuito il suo disturbo, essendo una persona insensibile, anaffettiva, estranea e indifferente ai problemi e ai bisogni dei figli e della famiglia).
Poi fingeva di svenire (qualche volta probabilmente sarà stato vero, ma io non le ho mai creduto), perché era teatrale e assolutamente non naturale.
Ho perso il mio fidanzatino a soli 13 anni (lui ne aveva 15). Dico solo che nessuno nella mia famiglia è stato un grado di starmi vicino, anzi: per mia madre NON dovevo piangere. Allora piangevo tutti i giorni di nascosto da lei, sotto le coperte.
Ho delle ferite dentro profonde, che mi hanno cambiato per sempre.
Forse è proprio questo lutto ad avermi salvata e a non avermi fatto cadere nel baratro. Perché, anche se a 13 anni volevo suicidarmi perché non volevo vivere più, ho sempre pensato che la vita è un dono e ci sono persone che, purtroppo, non possono vivere più.
In tutto ciò, credo che mio fratello sia bipolare. Alterna fasi di grande euforia e manie di grandezza di onnipotenza, con fasi profondamente depressive.
Lui alzava le mani addosso ai miei genitori e sono stata picchiata anche da lui nella mia infanzia e adolescenza (anche quando ero sdraiata sul divano, veniva vicino a me e mi dava pugni in testa, così a caso, senza motivo).
Tutto ciò fino ai miei 18 anni, dove eravamo in vacanza ed ebbe un attacco di violenza allucinante nei miei confronti: tra calci, pugni, spintoni ecc, era incontrollabile, si dimenava, i miei cercarono di fermalo ma ormai era impossibile. Qui ebbi il peggiore attacco di panico di sempre: mi si annebbiò la vista, non vedevo più e andai in iperventilazione. Non riuscendo a respirare, mi sentivo di morire. Per fortuna venne l’ambulanza e mi aiutarono a respirare e andai al pronto soccorso.
Da quel momento io parlai coi miei genitori del fatto che mio fratello avesse bisogno di un aiuto, ma a loro non interessava. Loro non mi hanno mai difeso ed io avevo paura di stare in casa da sola con lui perché avevo paura di fare una brutta fine.
In tutto ciò, i miei genitori lo hanno viziato, gli hanno fatto frequentare una prestigiosa università di 10 mila euro al mese (da fuorisede), comprato motorini importanti ecc., Mentre io mi sono sempre sudata quel poco che chiedevo.
Con mia madre poi, la situazione procedeva sempre allo stesso modo, se non peggio. L’anno in cui ho cercato di laurearmi, mi ha messo costantemente i bastoni tra le ruote, anche pochi giorni prima degli esami, rendeva la mia vita impossibile, tra attacchi di rabbia, accuse gravi, insulti, dicendo spesso di volermi cacciare di casa e andare a vivere da mio padre. Non sapevo proprio più cosa significasse avere serenità. E ho cercato di studiare nonostante tutto questo.
Finalmente a Ottobre mi sono laureata (non ce l’avrei mai fatta senza l’amore del mio fidanzato, che mi ha sempre supportato, dato che volevo abbandonare l’università, soprattutto dopo un periodo di profonda depressione dove non capivo più il senso della vita in generale e della mia vita e non facevo altro che stare buttata sul letto a non vivere) e sono diventata una fuorisede. Frequentare la magistrale fuori mi ha salvata. Il mio ragazzo è con me e insieme siamo felici.
Quando ritorno nella mia città di origine, la situazione è sempre la stessa, tant’è che è meglio non tornare (per il mio bene).
Ad esempio, mesi fa sono tornata e ho avuto febbre e una bruttissima gastroenterite.
Io stavo male sia per la febbre alta e sia perché andavo costantemente in bagno ed ero priva di forze per reagire.
Bene, mia madre non ha fatto altro che insultarmi, dicendo che ero una stronza, che facevo schifo, e altri mille appellativi, urlando e dimenandosi, quando io avevo bisogno solo di tranquillità e supporto, ma soprattutto non ero in condizione di reagire.
Ho sempre subito tutto questo. Ma Io sto superando, grazie al fatto di prendere sempre più consapevolezza di quello che mi circonda e dei meccanismi perversi della mia famiglia.
Mia madre (questa è più un’ipotesi) credo che abbia una scissione, e abbia proiettato in me la bambina che ha sofferto, che è stata maltrattata (a suo dire) e quindi non fa altro che perseguitarmi e attaccarmi.
Invece, credo che abbia proiettato su mio fratello l’altra parte, con cui si identifica, che va protetto, che costantemente é “poverino”, “debole”, quello che lei voleva essere.
Tutta questa sofferenza ancora oggi c’è ma cerco di viverla con una consapevolezza diversa, cercando di migliorarmi sempre e non cadere nel baratro.
Ma adesso mi domando: e in tutti quei casi (come il mio) in cui ALLA MADRE NON VIENE DIAGNOSTICATO IL DISTURBO? Saranno figli che inevitabilmente soffriranno e saranno futuri adulti che avranno tantissimi problematiche.
Io vorrei che si trovasse un modo per tutelare questi poveri bambini, che nascono da una madre del genere e che non hanno colpe, ma lo sconteranno per tutta la loro vita…..!!!!!
Grazie per la sua preziosa testimonianza. L’unica osservazione è che non bisogna considerare l’evoluzione della persona con i suoi pregi e i suoi difetti solo in funzione dei genitori e dell’ambiente. Ciascun essere umano viene al mondo con una sua dotazione innata nel bene e nel male, e sulla quale dovrebbe diventare sempre più capace di fare autocritica, così come fa per i suoi genitori. Il detto potrebbe essere ‘critica il prossimo tuo, come te stesso’! (anche se sono i tuoi genitori ad essere stati più o meno negativi, ne avrai comunque una crescita.
Mio fratello e io abbiamo capito solo recentemente (abbiamo entrambi più di 40 anni) e grazie a siti quali il suo, di essere stati cresciuti da genitori narcisisti perversi (e violenti). Aver finalmente potuto mettere un nome sui comportamenti dei nostri genitori, ci ha causato una grande tristezza (quasi il lutto di dover ammettere che non avremo mai genitori che ci amano), ma anche una consapevolezza nuova. Da quando abbiamo capito di che si tratta, siamo riusciti a smettere di cadere nelle trappole e ricatti psicologici dei miei. Di fatto li sentiamo il meno possibile e non condividiamo più niente in relazione alle nostre vite con loro. Cio’ che ci salva e ci ha salvati nell’infanzia è il fatto di essere due: almeno sappiamo che quello che abbiamo vissuto è vero. Perché i nostri genitori ci hanno sempre fatti passare per pazzi e affrontare una tale prova da soli ci avrebbe portati alla depressione (e me al suicidio, cosa che avevo contemplato durante l’infanzia).
In questi casi un po’ di psicoterapia giova moltissimo. E comunque l’analisi sui genitori deve sempre essere oggettiva, cioè oltre ai torti che possono aver recato bisogna vedere anche quali sono stati i benefici, per quanto siano stati minimi. Inoltre bisogna considerare che i genitori sono stati bambini anche loro e possono a loro volta aver subito condizionamenti destabilizzanti. Occorre spezzare la catena di questo tramandarsi negativo, comprendere, emanciparsi, e quindi diventare adulti e in tal modo diminuire gli effetti dei condizionamenti genitoriali disturbanti.
Buongiorno e grazie per tutte queste informazioni…conoscere ed essere consapevoli è il primo passo fondamentale…ma poi si ha bisogno di agire e saper cosa fare DOPO..In particolar modo la mia domanda è: una mamma come può aiutare un figlio che ha a che fare con un padre (suo marito o ex marito che sia) a gestire e a crescere il più sano interiormente possibile?Allorquando si sia incappati in una relazione con un manipolatore narcisistico e si sian messi al mondo figli oramai non si può tornare indietro e bisogna partire dal proprio presente x fare quanto di meglio si possa per sé e i propri figli…Sappiamo bene che è consigliabile allontanarsi ma quando per varie ragioni questo non si può fare o finché non si può fare o anche quando si fa ma si sa che i figli non possono divorziare dai propri genitori e che cmq quello è sempre il padre…allora..COME IO MAMMA POSSO AIUTARE MIO FIGLIO?Scrivete libri di questo..mi piacerebbe avere qualche consiglio nel frattempo. ..tutte noi abbiamo bisogno di indicazioni concrete per agire…grazie infinite
Giusta osservazione! Adesso ho pubblicato in questo blog altri 2 articoli di ricerca sulla famiglia. C’è anche un articolo sulla madre. Ad ogni modo di manuale per fare la mamma ce ne sono tanti, ma poiché ogni caso è unico e specifico, una madre che vuole saperne di più su come interagire con i suoi propri figli avrebbe bisogno di un consulto specifico tutto dedicato a lei e alla sua famiglia. Per quanto è possibile partecipare al blog, con domande e testimonianze, in questa sede bisogna accontentarsi prevalentemente di avere informazioni e scambiarle – grazie per la partecipazione.
Figlia di madre borderline con tratti fortemente narcisitici, lotto da anni contro i disturbi che questo rapporto ha causato ( con l aiuto della psicoterapia).
Ora che lei è anziana e, se possibile, peggiorata nella patologia, ancorchè lucidissima, l’accudimento che la sua vecchiaia comporta mi rende carica di un odio e di un rancore da cui mi è impossibile liberarmi e che mi causa molta sofferenza.
Queste, purtroppo, sono sitazioni con le quali cerchi di barcamenarti, a volte meglio, altre peggio ma con cui devi fare i conti per tutta la vita.
Comprendo il disagio che esprime. Bisogna riuscire a mitigare il più possibile lo sconforto recato da un genitore problematico. Bisognerebbe avere la capacità e la volontà di autocompensarsi attraverso gratificazioni e premi per quello che si deve sopportare. Da un punto di vista psicologico è altresì fondamentale proteggersi dal paradossale senso di colpa che certe patologie genitoriali riescono ad instillare nei figli, i quali sebbene non abbiano alcuna responsabilità , spesso possono sentirsi frustrati e inadeguati, come se in fondo dovessero riparare una situazione e non ne sono capaci, e per giunta della quale vengono anche accusati. Anche la rabbia che si prova rischia di ritorcersi contro se stessi, quasi che essa in qualche moda danneggiasse ingiustamente il genitore problematico. Ovvio che ragionando si sa che le cose non stanno così, ma nell’inconscio si cade spesso vittima di queste colpevolizzazioni (che poui rendono più difficile se non impossibile l’autogratificazione e pensare di realizzare cose belle e piacevoli per se stessi). Va bene avere cura del genitore problematico, ma nel contempo anche di se stessi. Un po’ di psicoterapia può giovare davvero tanto per non subire in modo troppo svilente questi condizionamenti e, inoltre a trovare le energie per vivere la propria vita con maggior autonomia e soddisfazione.
Ho scoperto da poco la figura del ” narcisista perverso ” in cui finalmente riesco a inquadrare mio padre adottivo. Penso una persona malata seriamente .. Ma soprattutto perversa perché oltre ai maltrattamenti psicologici lui ci alzava molto anche le mani, e cercava in tutti i modi di sminuirci a volte anche durante pranzi o riunioni di famiglia. Medico conosciuto, di una simpatia esagerata, pieno di amici e conoscenti, tirchio come la fame. Sono stata molto dipendente affettivamente parlando da lui nonostante tutte le violenze subite. Ora che sto per diventare mamma sta crescendo una rabbia/rancore che vorrei cancellare ! Finalmente con lui sono riuscita a chiudere definitivamente quest’anno dopo che mi ha minacciata per farmi paura e obbligarmi a sposare ( per smettere di pagare il mantenimento di sostegno a mia madre ) dopo che gli ho dato notizia della mia gravidanza. Mentre mio fratello dopo una vita di tossicodipendenza, alcolismo e furti finalmente sta seguendo un percorso di terapia in una comunità. Vorrei sapere cortesemente se la mia descrizione ( anche se povertà ) rientra in quella del narcisista. Grazie cordiali saluti.
Il narcisismo disturbato e patologica indica un’ampia sfera di disturbi sottostanti caratterizzati da estremo egoismo e incapacità di tenere conto degli altri in modo sufficiente. Perciò sottesi al narcisismo patologico ci sono infiniti quadri problematici soggettivi e di minore o maggiore gravità, e unitamente a questi quadri si possono individuare altre disfunzioni. Del resto una situazione psicologica problematica può comprendere più aspetti. Il narcisismo patologico è quindi una condizione generale di incapacità relazionale e affettiva adeguata che sottende questioni, problemi e disturbi specifici,
Sono figlia di una madre narcisista. Ho 54 anni eppure devo andare in psicoterapia per forti emicranie ed ansie ingiustificate. tutto ciò che viene qui descritto corrisponde esattamente alla mia situazione.
E’ importante capire per guarire, diventare coscienti dei propri condizionamenti famigliari e genitoriali, poi però bisogna anch capire che il fattore fondamentale per liberarsi è dentro di noi e inizia a funzionare dal momento che si riconoscono nche le proprie umanew debolezze e negatività. Inoltre bisogna recuperare una propria autonomia psicologica rispetto ai genitori difficili, non prendersela a cuore e pensare a se stessi indipendentemente da come sono o sono stati loro.