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Più dettagliatamente:
La mediazione familiare rappresenta una opportunità che offre ai coniugi un efficace strumento per riscoprire e considerare tutte le risorse presenti, nonostante lo scioglimento dell’amore coniugale. Aiuta gli adulti a valorizzare le rispettive competenze, mantenendo l’alleanza genitoriale nel lungo percorso di auspicabile collaborazione nell’esercizio amorevole della genitorialità, soprattutto per il benessere dei figli. E’ indispensabile conoscere i terribili e dolorosi percorsi cui i bambini sono vittime indifese per causa di una cattiva gestione dei conflitti da parte dei genitori. Una cultura che avverte la responsabilità di considerare il disagio, il malessere dei fanciulli con una cosciente responsabilità ex-ant; cioè prima che le violenze psicologiche, tipiche delle situazioni di accesa e duratura cattiva gestione dei conflitti, possano provocare conseguenze drammatiche e dolorose nei minori.
Il percorso di mediazione familiare rappresenta per la coppia un’opportunità per esplorare soluzioni illuminate e propositive a questi problemi dalle gravi conseguenze.
Nel difficile percorso di separazione coniugale l’obiettivo della mediazione familiare non consiste nel solo raggiungimento di accordi scritti e firmati dalle parti coinvolte. Gli accordi scritti, conosciuti come progetto di intenti, che rappresenta il prodotto materiale della mediazione familiare, hanno un valore solo temporaneo. Infatti, le situazioni della vita sono mutevoli e nel tempo possono cambiare, anche sostanzialmente, le condizioni soggettive o/e familiari. La mediazione familiare potrà considerarsi efficace se al termine del percorso di mediazione gli adulti avranno acquisito la capacità di confrontarsi, di comunicare e, soprattutto, di superare le fisiologiche crisi che la vita propone nello scandire del tempo, senza il continuo aiuto da parte del mediatore familiare.
Una nuova filosofia di vita nella gestione delle negatività come il livore, il rancore, la litigiosità, la competizione, spesso collegate alla separazione dei coniugi.
Questo orientamento risponde non solo ad un utile sfoltimento dell’intervento giurisdizionale, il valore più significativo risiede nel consentire alle parti in conflitto di negoziare le rispettive posizioni e rigidità, uscendo dalla controversia con la capacità di saper pervenire ad accordi condivisi e più rispondenti ai bisogni di tutte le parti coinvolte, soprattutto ai bisogni dei minori. Occorre prendere le dovute distanze da una logica che vuole sempre un vincitore e un vinto.
La mediazione familiare è sorta negli anni 70′ negli Stati Uniti. Si è diffusa poi in alcuni stati europei dove se ne riconosce l’utilità e l’efficienza. Ogni paese, per via delle caratteristiche sociali, politiche, economiche e culturali ha orientato i principi e gli obiettivi della mediazione familiare in base alle proprie realtà ed esigenze.
La mediazione familiare non pretende di risolvere la totalità dei problemi e delle conflittualità presenti nelle famiglie e nelle coppie coniugali, ma più realisticamente si propone di favorire la riapertura dei processi comunicativi e relazionali dei soggetti, soprattutto nei casi di separazione e divorzio.
La mediazione familiare si propone di diffondere una nuova cultura volta al superamento degli stereotipi sedimentati nella mentalità corrente, spesso ancorati alla colpevolizzazione e alla drammatizzazione della dissociazione coniugale. Questa nuova cultura favorisce nella coppia la rielaborazione in positivo delle potenzialità costruttive insite nella conflittualità, spesso ignorate.
La mediazione familiare è un percorso indipendente dal sistema giudiziario e non è una psicoterapia; è un iter volontario di gestione dei conflitti che si sviluppano nelle famiglie e nelle coppie; mette in condizione i soggetti interessati di individuare le soluzioni più idonee per la gestione ed il superamento delle criticità e delle difficoltà, tipiche di qualsiasi separazione o divorzio.
In questa ottica, la mediazione familiare è utile alla coppia per instaurare un clima di cooperazione e di rispetto reciproco per raggiungere il “self empowerment”.
Il self empowerment (auto emancipazione), è un concetto fondamentale nella mediazione familiare, aiuta il recupero della fiducia nelle proprie capacità, qualità e sensibilità, in un periodo caratterizzato da forte incertezza, come quello della separazione o del divorzio. Per il raggiungimento di questo positivo stato mentale, occorre che gli individui maturino la speranza nel futuro, consentendosi di sognare in costante e consapevole aderenza con la realtà.
La mediazione familiare nella sua autonomia non si pone come modalità sostitutiva o competitiva con il sistema giudiziario, non è un ripiego nei confronti del sistema legale e nemmeno verso la psicoterapia.
La mediazione familiare non vuole né vincitori né vinti è desidera considerare tutti i soggetti interessati sullo stesso piano.
IL MEDIATORE FAMILIARE E LA COPPIA, COSA SI IMPEGNANO A DEFINIRE INSIEME?
La volontarietà di entrambi di pervenire ad una separazione condivisa,
La qualità della comunicazione tra ex coniugi ed il suo mantenimento nel tempo,
Come comunicare la separazione ai figli, ai parenti, ed alle altre persone significative,
Come condividere la genitorialità nel migliore dei modi (alleanza nell’interesse dei figli),
Come organizzare il tempo da dedicare ai propri figli,
Le relazioni, i rapporti e la comunicazione con i nuovi partner, reali o potenziali,
Gli aspetti economici della separazione,.
CHE COSA NON È LA MEDIAZIONE FAMILIARE: negoziazione – arbitrato – consulenza tecnica – psicoterapia – conciliazione – imposizione – violenza – improvvisazione – obbligatoria – irrisolutezza – vincolata ad ortodossie – pratica legale – pratica psicopedagogica – egoismo – decisionismo ed ottimismo ad oltranza – autoritaria – un compromesso – permissivismo – eliminazione del conflitto – colpevolizzazione – risoluzione di tutti i problemi.
CHE COSA COMPORTA LA MEDIAZIONE FAMILIARE:
cooperazione – creatività – positività – collaborazione – senso di responsabilità – comunicazione – conseguimento di un accordo – un lavoro difficile, impegnativo e stressante – centralità della prole – una nuova ctura della separazione e del divorzio – gestione delle conflittualità – rispetto – uguaglianza – parità – libertà – sviluppo delle risorse umane – fiducia nella potenzialità individuale ed interpersonale.
CHE COSA È LA MEDIAZIONE FAMILIARE, CONCRETAMENTE?
Il Mediatore Familiare, concretamente, deve avere al centro della propria etica professionale il preciso obiettivo di attuare una restituzione, ai coniugi in mediazione, circa l’insieme dei loro riferimenti personali, patrimoniali e valoriali, liberati dalla conflittualità presente e indirizzati verso un accordo futuro per effetto della libera e consapevole capacità di negoziare delle parti. Questo tipo di capacità negoziale dovrà evolversi nel cuore dei genitori nella piena e condivisa consapevolezza che l’equilibrio di ogni decisione dipende, sostanzialmente, dalla loro capacità di continuare ad amare i loro figli. Questa concezione della transazione, dove molti interessi sono in gioco, richiede un livello di quiete tra papà e mamma, indispensabile per poter imparare a trovare insieme accordi durevoli e condividere serenamente la genitorialità.
MEDIARE E’:
Attivare un processo per fasi o stadi (ben individuabili) in cui il mediatore controlla la regolarità del processo, mentre la coppia ne determina i contenuti.
Per trarre dei riferimenti di etica e di valore professionale, comuni alle specifiche deontologie professionali coinvolte nella formazione del singolo mediatore familiare, è possibile orientarsi secondo i seguenti principi metodologici:
COMUNICAZIONE. La mediazione familiare può attivarsi e procedere solo con il principale obiettivo di rimuovere le difficoltà di comunicazione delle parti durante la loro esposizione delle ragioni del conflitto e, comunque, durante tutte le fasi di mediazione.
FUTURO. La mediazione familiare deve indurre la percezione delle priorità negoziali verso il futuro, superando i contesti di rivendicazione propri del passato delle parti, aprendo prospettive per favorire l’implemento della capacità delle parti di trovare, insieme, possibili soluzioni in relazione ad ogni singolo problema.
NECESSITA’ PSICO-EMOTIVE. La mediazione familiare deve aiutare i genitori a tenere in giusto conto le necessità psico-emotive di ciascuno di loro, dei figli e, soprattutto, della possibilità di investire sulla disponibilità dell’altro come co-genitore, nell’interesse dei figli. I genitori avranno, nel corso della mediazione, l’opportunità di darsi reciprocamente atto che i possibili effetti negativi, derivanti dai dissapori passati tra loro, non dovranno mai colpire i bambini. Questa è una preziosa alleanza che dovrebbe accompagnare gli ex coniugi per tutta la vita.
PREVENZIONE. la mediazione familiare deve tendere a costruire uno schema orientativo di riferimento per la soluzione delle controversie anche future; di qui la necessità di riconoscere, secondo criteri di cognitivismo valoriale, il fondamento etico della genitorialità. Il mediatore familiare ha una enorme responsabilità e solo se saprà raggiungere il cuore dei genitori potrà soddisfare interamente la sua funzione preventiva. Per questo obiettivo, che rappresenta il valore più importante della mediazione, il mediatore familiare deve riuscire a sentir suonare dentro di se la sofferenza di fanciulli, non in senso lato, nel concreto: situazione per situazione, mediazione per mediazione.
5 Comments
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e giusto cio che afferma dottor brunelli se la coerenza e da ambedue le parti.
Quando manca la coscienza arrival il vantaggio.
E allora e giusto avere compassione a discapito di atteggiamenti parassitari ,disumani di distanza emotiva ?
Attendo un suo commento in merito.
Mille grazie,
Antonella
Le situazioni sono sempre molto personali e comunque possono evolvere. Bisogna valutare con il supporto di un mediatore specialista quanto margine c’è per recuperare un minimo di fiducia reciproca, e quindi per una negoziazione equa. In ogni caso è sempre conveniente tentare la strada di una mediazione, piuttosto che accettare di cadere in un vortice conflittuale sfibrante, dove l’unica via restano solo i costi, i tempi e lo stress delle vie legali.
Credo che la mediazione familiare in un momento cosi drammatico come separarsi sia un aiuto importantissimo, a cui chi sa proiettarsi nel futuro nonostante i sentimenti negativi del momento ed ha capito la posta in gioco – ricorre senz’ altro. Quando ci si sta per separare la cosa che sicuramente manca o è mancata è la capacità di dialogare e questa incapacità se non ci si fa aiutare metterà a rischio l’ esito dell’ accordo sulle tante cose importanti che sono in ballo: i figli, quando e come vederli, i soldi, le spese extra, la casa e le proprietà in comune. Risolvere questi aspetti magari con rabbia e dispetto, per via legale lascia un profondo segno, nel cuore e nel portafoglio, parlando schiettamente. (chi ci guadagna allora? ) Ci si ritrova tutti piu’ poveri, e di soldi e di fiducia. Senza contare che quell’ uomo e quella donna dai quali ci si vuole allontanare e magari in fretta continueremo a trovarceli di fronte per tutte le questioni legate ai figli e saremo costretti a parlarci e a discutere con una pesantezza paralizzante. Come si puo’ sperare di farlo serenamente o senza troppi problemi se durante la separazione non si sono stabilite modalità piu’ armoniose di dialogo? Separarsi bene è la premessa per avere meno stress e problemi in futuro. Oltre a permetterci di credere ancora nelle possibilità dell’ amore, nonostante quella fitta di dolore inevitabile nel cuore tutte le volte che ci si separa da chi si è comunque, amato.
Sarebbe interessante integrare questo articolo con una specifica nota relativa alla funzione del COUNSELOR in questi casi. Come può operare un counselour per la coppia in crisi? Sono stati svolti sudi in questo ambito? C’è una bibliografia di riferimento? Grazie