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Vieni, è Primavera
sugli alberi fioriscono le gemme


la linfa risale al cielo, torna a cantare l’usignolo

“Il nostro diletto parla,

alzati amata mia,
bella mia vieni

poiché l’inverno è passato, la pioggia è cessata, se ne è andata


ritornano i fiori sulla terra, Il tempo del Canto è venuto
(Cantico dei cantici)

Quando percepiamo la poesia della Primavera dentro e intorno a noi, non solo come un cambio di stagione gradevole, ma come una manifestazione dell’energia vitale, nel suo mistero e nel suo splendore, allora la primavera viene nella nostra anima e nel nostro corpo e ci porta i suoi doni benefici. Quando cioè percepiamo anche il senso simbolico della Primavera, quale Rinascita e armonizzazione, quale Pasqua della vita allora essa risveglia e risana le energie vitali, nella natura della quale noi siamo parte, come attori e come testimoni.

Certamente la Pasqua non è una festa della Primavera, ma essa si colloca nel periodo primaverile anche perché i suoi significati simbolici testimoniano la rinascita della vita naturale, ma anche di quella interiore. La Pasqua cristiana ha le sue radici in quella ebraica, ed anche nell’Islam vi sono rituali e celebrazioni che testimoniano un ‘nuovo inizio’, un rinnovamento propizio per una ‘resurrezione’, e quindi una trasformazione che trasforma la morte in vita, il dolore in speranza, gratitudine e  gioia.

La Pasqua dunque testimonia come la  natura sia pregna di simbolicità, e al di là dei suoi significati prettamente religiosi, testimonia una connessione simbolica tra materia e spirito. Quando esperiamo tale connessione simbolica percepiamo diversamente il senso della nostra vita e ciò  ci aiuta a stare bene.

Da un punto di vista psicologico dunque, senza permettersi di giudicare o valutare i culti, la fede e  i significati religiosi, è importante che si abbia consapevolezza dei fenomeni energetici insiti  in ogni espressione della ‘vita naturale e  simbolica’. In tal senso Jung ha parlato del “Simbolo”, in quanto fenomeno energetico che connette la materia allo spirito. Gli esseri umani son in parte animali, naturali e in parte divini, materiali e spirituali, istintivi e culturali perciò sono esseri viventi dotati di ‘vita simbolica’, la quale deve essere nutrita , altrimenti l’organismo psicocorporeo si indebolisce.  E’ dunque proprio vero che non si vive di solo pane,  abbiamo bisogno di esperienze che nutrono la nostra anima, attraverso l’arte, la natura, la religione, la bellezza. E’ importante, ad esempio, che in una coppia, tra amici o nella famiglia, o in genere con il prossimo si possano condividere esperienze simboliche nutritive e formative.  E’ importante che la nostra vita non sia guidata solo da interessi e attrazioni materiali… è importante ‘vivere con poesia’, nella gioia e nel dolore, perché nella poesia, e nella sua energetica simbolica vi è amore, forza, coscienza… da ciò possiamo trarre l’energia vitale che ci aiuta a ‘restare umani, a fare il nostro meglio per noi stessi e per gli altri. Si tratta allora di coltivare e armonizzare la propria vita simbolica , ciò ci aiuta a stare bene e a fare il bene. Anche nelle piccole cose, in un fiore, in un piccolo dono, in un paesaggio della natura, si possono cogliere le energie simboliche che ci aiutano a vivere.

LE ENERGIE PRIMAVERILI SONO ISTINTUALI, MA ANCHE SIMBOLICHE

Il punto focale del distacco tra Jung e Freud,  è nella concezione di una differente “energetica psichica” (vedi Jung, 1928b). Se per Freud l’energia psichica è sostanzialmente la libido, e le sue manifestazioni pulsionali specificamente sessuali; per Jung la psiche è mossa da una energia che scaturisce da una tensione complementare tra istinto e spirito, tra natura e cultura. In altri termini l’energia psichica non sarebbe orientata essenzialmente dalla pulsione sessuale, ma dalla necessità per l’essere umano di creare “simboli”, i quali sono vitali per una evoluzione umana sia in senso ontogenetico e sia in senso filogenetico (si veda l’’opera madre’ di Jung sul valore psicologico del simbolo, che segnò il suo distacco da Freud: Trasformazioni e simboli della libido, 1912/1952).

Dice Jung:

L’uomo ha assolutamente bisogno di idee e convinzioni generali che diano significato alla sua vita e che gli permettono di individuare il suo posto nell’universo.

Quando è convinto che esse abbiano un senso, egli trova la forza di affrontare le più terribili avversità, viceversa egli si sente sopraffatto quando, nel colmo della sventura si trova costretto ad ammettere di essere coinvolto in una vicenda senza senso (Jung 1961)

La bellezza della natura dà un senso particolare alla vita. Nella bellezza della natura che si risveglia a primavera vediamo anche un segno di bontà, di vitalità e di amore. La natura diventa più dolce, più bella e inizia ad offrirci nuovi doni per nutrirci. Si vede dunque come la primavera conferisca nell’anima umana un senso di bontà e di bellezza.

Studi fisiologici hanno dimostrato che le emozioni che ci commuovono per la loro bontà e la loro bellezza contribuiscono ad una decrescita del cortisolo, uno dei principali ormoni prodotti nelle situazioni di stress (cfr. Pradier, 1990:92).Lo stress provoca la produzione di molecole tossiche nel corpo e a medio e lungo termine un’ abbassamento delle difese immunitarie. In linea di massima si potrebbe dire che ‘l’arte’ così come ogni esperienza estetica e di bellezza esteriore ed interiore ha una valore di ‘terapia preventiva’ sul tono generale dell’ organismo. Pradier riporta alcune indicazioni su recenti esperimenti i quali rileverebbero un aumento degli anticorpi (IgA) nella saliva degli spettatori di un film su Madre Teresa di Calcutta (Idem:93). E’ probabile che ciò sia dovuto ad una risposta dell’organismo quando percepisce una forza simbolica risanante, similmente a quella della Primavera che viene ‘testimoniata’ da molte forme di ritualità e di celebrazione nella cultura popolare, ma anche dalle scritture sacre, e nelle opere d’arte.

Le energie primaverili che risvegliano la sessualità, che fa rinascere il tepore della vita dopo la fredda morte invernale, viene rielaborata anche nella Rinascita pasquale, nel messaggio cristiano, ma anche in riti e celebrazioni di altre culture che sacralizzano il senso della Rinascita, quale risveglio di una consapevolezza simbolica, di una connessione propizia tra natura e spirito dalla quale nasce il ‘miracolo’ di una ‘nuova vita’.  Nel nostro folklore il simbolo  delle uova pasquali deriva dal fatto che in Primavera ci sono tante uova, quali d0ni di concepimento, fecondità e rinascita… gli uccelli fanno ritorno, gli animali escono dal letargo, tutta la natura si addolcisce e si colora di fiori dando inizio ai suoi riti amorosi; essa magnifica la sua sessualità, e ci trasmette la bellezza di uno speciale senso  simbolico, nel rigenerarsi   della vita. Dalla sensualità e dalla sessualità della natura primaverile ci ispiriamo poeticamente, e possiamo coltivare l’umano sentire della sessualità, nella sua forza istintiva, giacché siamo animali, e nella sua divina poeticità, poiché siamo anche testimoni spirituali dell’Universo.

Primavera uccellino

IL RISVEGLIO DELLA NATURA COME “CORRISPONDENZA DI AMOROSI SENSI”

La Primavera ci ispira a farci comprendere la sessualità come ‘corrispondenza di amorosi sensi’ , e ci fa rendere conto di come ciò che maggiormente desideriamo in essa non è solo la consumazione di un eccitante piacere, ma il nostro bisogno di anima, di psiche, di spirito. In tal senso la Primavera, in tutte le culture, ha favorito la concezione della  ‘natura sacra’ della sessualità, capace di propiziare  la ‘vita biologica’ insieme alla ‘vita simbolica’. Così, quando si parla di sublimazione della sessualità attraverso la poesia, l’arte, la contemplazione, la religione non si dovrebbe pensare tanto ad una rinuncia o ad un modo di contenere il desiderio sessuale, quanto ad una esperienza estetica ed erotica che ha un carattere sublime, del quale possiamo essere testimoni nella partecipazione simbolica, naturale e spirituale, alla Primavera, al suo ‘spirito naturale’, di pace e di amore. Tale testimonianza  può essere vissuta da ciascuno secondo le sue convinzioni, credenze e idee, che possono anche non riguardare la religione – si tratta invece di esperire psicologicamente nel corpo e nell’anima  il senso di una  ‘sacralità’ che può essere devota a culti e religioni, o anche  atea, gnostica, agnostica, sincretica, ecc.  Si tratta di un ‘intimo senso del sacro’,  la cui significazione originaria dal sanscrito indica ‘ciò che è vero’, una verità sommamente profonda e oggettiva che  possiamo scorgere solo attraverso il risveglio di una ‘vita biologica e simbolica’, giacché è una ‘verità’ insita nel mistero stesso della vita, del morire e del rinascere.

In ultima analisi possiamo dire che il perseguire e il ricercare il nutrimento per una ‘vita simbolica’ – che vuole dire avere cura di sé nel corpo e nell’anima –  consente  la conoscenza di se stessi, non solo in relazione alla propria ‘finita’ soggettività, ma anche in funzione del proprio essere parte dell’ ‘infinità’ dell’ Universo. La Primavera favorisce questa ricerca quando la si contempla e la si recepisce nel suo senso ‘pasquale’,   profondo e propiziatorio di armonia pacificante e di Rinascita.

In un saggio del 1931, intitolato Problema fondamentale della psicologia contemporanea, i Jung insiste sulla necessità di superare l’’irrazionale’ concezione ‘ottocentesca’ di una “psicologia senz’anima”, che considera la “realtà psichica come una specie di secrezione ghiandolare” e di rielaborare la più antica concezione di una “psicologia con anima”:

[…] cioè di una dottrina della psiche fondata sul presupposto di uno spirito autonomo; né ci deve intimorire l’impopolarità dell’impresa, giacché l’ipotesi dello spirito non è per nulla più fantastica di quella della materia.Dato che non abbiamo effettivamente la minima idea sul come ciò che è psichico possa derivare da ciò che è fisico, e posto che una realtà psichica esiste di fatto, nulla ci vieta d supporre una volta tanto il contrario; e cioè che la psiche derivi da un principio spirituale per noi inaccessibile così come ci è inaccessibile la materia. Certo una psicologia siffatta non può aspirare ad essere moderna, poiché è moderna la tesi opposta. Dobbiamo quindi rifarci, di buon grado o no, alla dottrina dell’anima dei nostri progenitori, dato che furono appunto loro a formulare ipotesi consimili. La concezione antica era che l’anima fosse essenzialmente la vita del corpo, il soffio vitale, una sorta di energia vitale immessa nel mondo fisico, ossia nella spazialità, durante la gravidanza o all’atto della nascita o della concezione, e destinata ad abbandonare il corpo con l’ultimo respiro. L’anima è in sé per sé un’essenza non spaziale; e poiché esiste prima e dopo l’essere corporeo è pure fuori del tempo, ossia praticamente immortale. Naturalmente, veduta dal punto di vista della moderna psicologia scientifica, questa concezione è tutta un’illusione. Ma poiché noi non vogliamo fare qui della “metafisica”, e in ispecie non della metafisica moderna, consideriamo una volta tanto spregiudicatamente questa vecchia dottrina, in quelle che possano essere le sue basi empiriche [Jung, 1931: 37].

LA PRIMAVERA CI RICORDA DI “FARE ANIMA”

Il risveglio primaverile può recare anche irrequietezza, senso di vuoto, timori. E’ segno che abbiamo più bisogno di “fare anima”, cioè di vivere ed interpretare gli accadimenti e le trasformazioni in una esperienza che sia più interiore, e nel contempo più connessa all’universo e ad una dimensione sovrapersonale. Ci lasciamo travolgere da una realtà, che appare depressogena e ansiogena quanto più è povera di anima e di spirito. Allora sta in noi arricchirla, ponendosi in relazione con se stessi, gli altri e il mondo, con un’energia che interpreta dentro se stessi la simbolicità e la poeticità della primavera.

James Hillman, continuatore di Jung, considera la vita come un’esperienza per “FARE ANIMA“. Inoltre invita a comprendere che la parola PSICO-TERAPIA deriva da Psiche, cioè Anima, e da Therapeia, cioè ‘servire’, quindi vuol dire  SERVIRE L’ANIMA. Non è una questione di teologia, di culto religioso, di credenza è invece una possibilità di apertura verso esperienze ispirate, volte a propiziare, generare e a recepire ‘energia psichica’ buona e risanante, in ogni modo, nella libertà e anche nella semplicità e nell’autenticità.

Si tratta di concetti fondamentali per il Collettivo Culturale aperto Albedoimagination –  e per il modo con cui,  chi scrive – in quanto psicoterapeuta – concepisce e pratica nella sua attività clinica  i fondamenti e il senso ultimo della psicoterapia.

Ma questo ‘servire l’anima’ può riguardare tutti noi, tutti possiamo farlo con una maggiore attenzione alla ‘vita simbolica’, a concepire con pensieri, parole ed opere una relazione con se stessi e con il mondo orientata verso la poesia della natura e delle arti, con spontaneità e amore. La Primavera e la Pasqua sono il ‘tempo propizio’ della vita , approfittiamone con gratitudine e amore.

Quindi GRAZIE E AUGURI DI BUONA PRIMAVERA E BUONA PASQUA a tutte le persone che partecipano direttamente o indirettamente a questo blog, con i loro commenti, la loro creatività, i loro pensieri.

Siete invitati a commentare con i vostri pensieri sulla Primavera e sulla Pasqua, sul significato poetico che esse hanno per la vitalità e la rinascita, per la speranza e per la pace, per una nuova Alba nel mondo interiore e per quello esteriore… perché abbiamo tutti un grande bisogno di ‘simboli energetici portatori di fiducia e  di amore’.

AUGURI di BUONA PRIMAVERA E DI BUONA PASQUA da Albedoimagination anche con un video e una mia canzone – sono immagini di Sanintes Marie de la mer la festa gitana e cristiana che a primavera celebra la Madonna nera, portatrice di speranza, gioia e amore – con un canto che esprime la trasformazione e la rinascita attraverso l’ispirazione portata dalla bellezza e dall’amore. 

UNA COLOMBA DENTRO DI NOI

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Per favore chiedo a tutte le persone che si sono interessate alle mie ricerche: TRAUMA da NARCISISMO (TdN) e VAMPIRIZZAZIONE AMOROSA, e – attraverso i miei studi e le mie ricerche, hanno creato gruppi con centinaia di iscritti che hanno bisogno di sostegno e informazione – di CONDIVIDERE sulle bacheche questo mio nuovo libro L’ALBA CHE CURA IL CUORE (clicca qui). E’ una lettura fondamentale per un’elaborazione dei miei lavori precedenti e avere informazioni specialistiche per meglio superare sofferenze e traumi amorosi (ricordo inoltre che in Albedoimagination ci moltissimi articoli e video gratuiti, ma questo libro, frutto di 5 anni di lavoro è importante per chi si interessa di terapia e auto-aiuto per la guarigione degli amori malati – perciò per favore condividete. GRAZIE)

 

 

 

 

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6 Comments

  1. Angelica Chiara Gallo Born Free Marzo 17, 2019 at 11:49 am

    Buongiorno Professore e infinite grazie.

    Il suo articolo é di respiro universale, come sempre i suoi scritti.

    Per qursto ho scelto di condividerlo sul mio Profilo in questa Domenica di Quaresima e di Primavera.

    May you always walk in Beauty
    and see the gold and purple Sunset
    – Benedizione dei Nativi Americani-

    • Pier Pietro Brunelli Marzo 18, 2019 at 5:08 am

      Grazie Angelica
      Proviamo a fare del nostro meglio. La sua approvazione è un importante incoraggiamento in tal senso.
      Buona Primavera
      Dr. Brunelli

  2. paola58 Aprile 20, 2014 at 9:30 am

    La mandala se non sbaglio è una novità per noi. Ho una certa età come vede dalle cifre del mio nome e sono questi gli anni della Mandala…Ma prima come facevamo senza di lei?
    E continuo a pensare che mettere troppa carne al fuoco invece di semplificarci la vita contribuisca a renderla complessa.
    La mandala la lascerei a chi la conosce da tempo…che se la continui a curare.
    Buona Pasqua!

    • Pier Pietro Brunelli Aprile 23, 2014 at 7:16 pm

      Ma spiegaci qualcosa di più della tua esperienza sul Mandala. Jung se ne occupa moltissimo come simbolo che indica le vie verso il proprio centro – il Sé – , che possono essere alquanto mutevoli, a seconda dei momenti della vita e delle persone. Grazie, ciao.

  3. Pier Pietro Brunelli Giugno 4, 2013 at 9:50 pm

    “Il simbolo non è un segno artificialmente costruito, ma è ciò che nell’anima spontaneamente si schiude per annunciare qualcosa che non può essere espresso altrimenti.
    Esso è l’unica espressione attraverso cui una realtà SI FA TRASPARENTE all’anima, mentre in se stessa rimane al di lá di ogni possibile espressione”. H. Corbin

    “Il simbolo junghiano non rimanda a qualcosa di diverso da sè, non sta per qualcos’altro secondo il modello aliquid stat pro aliquo.
    Il simbolo junghiano allude a un significato che è racchiuso ( e inespresso) nel simbolo stesso.
    Di qui la metafora implicita nella frase di Jung: ‘il simbolo è vivo soltanto finchè è pregno di significato’.
    Tale metafora va presa sul serio:
    EVOCA IL VENTRE DI UNA GESTANTE IN CUI È RACCHIUSO QUALCOSA CHE CERTAMENTE ESISTE MA CHE NON POSSIAMO CONOSCERE.
    La “pregnanza” del simbolo va presa nel suo senso letterale proprio perchè scatti la potenza della metafora.
    È PREGNANTE CIÒ CHE RECA QUALCOSA IN FIERI E ANCORA TOTALMENTE NASCOSTO. (…)
    Paradossalmente ma coerentemente, in Jung il simbolo “muore” quando il suo significato “nasce”, cioè si rende visibile e intelligibile.
    Il simbolo è vivo solo finchè è pregnante, vale a dire finché porta nel suo grembo un significato inespresso.
    Muore quando questo significato è dato alla luce.” (Mario Trevi) https://books.google.it/books?id=qNqlKcJPIs8C&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false

  4. Pier Pietro Brunelli Maggio 24, 2013 at 7:23 am

    La funzione religiosa dell’inconscio

    Ed è un fatto che il paziente si sentì realmente migliorato dopo la visione del mandala. Se comprendiamo quale problema tale visione ha risolto per lui possiamo anche comprendere perchè egli abbia avuto una sensazione di così “sublime armonia”.
    Se fosse possibile, non esiterei un momento a sopprimere ogni speculazione sulle possibili conseguenze d’una esperienza così oscura e remota come il mandala.
    Ma per me questo tipo di esperienza non è nè oscuro nè remoto.
    Al contrario esso è un avvenimento quasi giornaliero nella mia professione.
    Io conosco un gran numero di persone che devono prendere sul serio le loro esperienze interiori se vogliono vivere.
    Esse possono scegliere, per d’Italia da pessimisti, soltanto tra il diavolo e Belzebù. Il diavolo è il mandala o qualcosa di simile e Belzebù è la loro nevrosi.
    Un razionalista ben pensante dirá che io esorcizzo il diavolo con Balzebù, e che sostituisco un’onesta nevrosi con le fantasie ingannatrici di una fede.
    Per quanto riguarda la prima obiezione non ho nulla da replicare, dato che non sono un metafisico, ma per quanto riguarda la seconda, devo rilevare che qui non si tratta di fede, bensì di ESPERIENZA.
    L’esperienza religiosa è assoluta. Non si può discuterne; si può solo affermare di non avere mai avuto tale esperienza (…).
    È indifferente che cosa pensi il mondo dell’esperienza religiosa; chi l’ha avuta possiede il gran tesoro di qualcosa che è divenuto per lui fonte di VITA, di SENTIMENTO, di PENSIERO e di BELLEZZA e che ha donato nuovo splendore al mondo e la genere umano. Egli ha pistis e pace.
    Quale criterio ci permette di dire che una tale vita non è legittima, una tale esperienza non valida, e una tale pistis pura illusione? Vi è forse una qualsiasi altra verità sui fini ultimi migliore di quella che ci aiuta a vivere?
    QUESTA È LA RAGIONE PER CUI IO TENGO SCRUPOLOSAMENTE CONTO DEI SIMBOLI CREATI DALL’INCONSCIO.
    Essi sono la sola cosa che sia capace di convincere lo spirito critico dell’uomo moderno.
    Essi sono soggettivamente convincenti per ragioni di antica data.
    Essi ci SOPRAFFANNO, nel senso del latino convincere, che significa “riportar vittoria” e “persuadere”.
    CIÒ CHE GUARISCE UNA NEVROSI DEV’ESSERE PERSUASIVO QUANTO LA NEVROSI STESSA; E POICHÉ QUEST’ULTIMA È TROPPO REALE, L’ESPERIENZA CHE AIUTA DEVE ESSERE DI REALTÀ EQUIVALENTE.
    Deve essere un’illusione molo reale, per dirlo pessimisticamente.
    Ma che differenza c’è tra un’illusione reale e un’esperienza religiosa risanatrice ?
    La differenza sta solo nei termini.
    (…)
    NESSUNO PUÒ SAPERE CHE COSA SIANO I FINI ULTIMI.
    Dobbiamo perciò comprenderli attraverso l’esperienza che ne facciamo; e se una tale esperienza ci aiuta a rendere la nostra vita più sana, più bella, più completa o più sensata, per noi e per coloro che amiamo, potremo dire senza timore: “È stata una grazia di Dio”.
    Con ciò non è dimostrata nessuna verità sovrumana, e bisogna confessare con ogni umiltà che l’esperienza religiosa è extra ecclesiam, SOGGETTIVA, nonché esposta al pericolo di illimitati errori.
    Lo spirito avventuroso del nostro tempo dá la coscienza in preda all’indeterminato e all’indeterminabile, sebbene ci sembri, e non senza fondata ragione, che anche nell’illimitato regnassero quelle leggi psichiche che non furono invenzioni dell’uomo, il quale ne ebbe cognizione per “gnosi” del simbolismo del dogma cristiano, che soltanto l’imprudenza insensata tenta di abbattere, MA NON CHI HA CARI I VALORI DELL’ANIMA.

    Jung, Psicologia e religione

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