The Artist è un film muto in bianco e nero del 2011, scritto e diretto da Michel Hazanavicius e interpretato da Jean Dujardin e Bérénice Bejo.
Il film The artist ci racconta la storia di un narcisista molto simpatico, seducente e creativo, ma non tutti se ne sono accorti che è NARCISISTA (infatti se non ci si ha una relazione ‘affettiva’ è difficile accorgeresene). Questo giovane artista è tutto preso dal mito di se stesso, tanto da non accettare che il film muto, ove lui era protagonista, lascia il passo al sonoro, e che quindi avrebbe dovuto sforzarsi di recitare anche parlando. Costui non riesce ad avere una vera relazione con nessuno. Nel momento che perde la sua fama si rifiuta di adattarsi al mondo, in quanto è il mondo che dovrebbe adattarsi a lui; manda via il suo fidato maggiordomo senza pietà, e ad una certo punto non risparmia neanche il suo fido cagnolino (naturalmente non disdegnava di sfruttare la moglie e di tradirla, per poi lasciarla senza il minimo riguardo e rimorso per i suoi sogni di gloria). Questo artista-megaegoista è senz’altro talentuoso, ma è anche tronfio, pieno di sé, si sente un dio, che non ha bisogno di nessuno.
L’attrice che lo salverà dalla catastrofe (almeno così sembra alla fine del film, ma è una salvezza provvisoria) ha compassione di lui quando lo scopre distrutto, solo, abbandonato, sull’orlo del suicidio (una condizione depressiva che minaccia continuamente i narcisisti patologici qualora non riescono più a manipolare e a sfruttare nessuno, perciò sono assai propensi a rapporti promiscui e cercare di sedurre continuamente chi considerano sfruttabile per qualche ragione). Il delirio di grandezza di questo artista narcisista deriva da una recitazione costante con se stesso e con gli altri, fuori e dentro la scena. Ogni suo sorriso, suo sguardo, suo gioco, è perfetto come se fosse studiato recitativamente in un corso di recitazione che inizia la mattina appena svegli e finisce alla sera, e in qualche modo continua anche nel sonno. Il narcisista è quindi una persona che interpreta se stesso attraverso un continuo studio della ‘recitazione naturale’, con una bravura estrema giacché deve risultare ‘spontaneo’, non artefatto, non artificiale, quando invece la struttura base del suo essere è pura rappresentazione, egli/ella non sa chi veramente è e cosa prova, ma sa che deve apparire in un certo modo, se questa apparenza crolla non c’è più niente, se non il delirio (forse solo allora può cercare di ritrovarsi, ma è raro che ciò avvenga). Il film, giocando metaforicamente, tra il muto e il sonoro, fa capire come ‘The artist’ in questione non è in grado di ascoltare nulla, gli altri è come se fossero muti, cioè disposti solo ad ascoltare lui, che del resto non parla, ma si esibisce continuamente. Nel momento in cui si parla, cioè ci si relaziona, l’altro non c’è, per cui: il narcisista esiste solo lui/lei (anche per questa ragione il film gioca sul rapporto tra il cinema muto e quello sonoro).
Quando sul finale del film si innesta il sonoro, e lui lo accetta e torna a ballare con grande abilità assieme alla sua salvatrice, si sente solo per un istante, alla fine del ballo, che è costretto a prendere respiro, in quel respiro c’è un momento di verità, egli non può fingere di respirare, in quel momento è vero, è naturale (quasi per un solo istante in tutto il film, anche se fino allora era apparso come un protagonista spontaneo, mentre in verità agiva il copione della sua immagine). Tuttavia, il narcisista patologico può anche fare attenzione al suo respiro, al fine di acquisire un’enfasi recitativa, una posa che lo fa apparire più naturale, bravo, intelligente o romantico. Ma si tratta di una recitazione che viene attuata anche con se stesso, con un senso di autoammirazione, per il quale si è sia attori/attrici e sia spettatori di se stessi, con autoapplauso interiore. Tutto ciò li rende spesso particolarmente affascinanti, al punto che si è disposti a comprenderli (quando si imbronciano perché il mondo non li ammira come vorrebbero, anche se non fanno nulla per meritarlo, giacché tutto gli spetta). Appaiono come vittime bisognose di aiuto, quasi fossero bambini con straordinarie capacità che solo attraverso un grande amore possono fiorire… altrimenti , poverini, si avviliscono ed è un peccato, giacché se gli si dà amore poi appaiono così bravi… (diciamo, al massimo per un paio di giorni di seguito… poi ricominciano afare il bello e il cattivo tempo e a mandare il partner in tilt… come minimo).
Sul finale del film, il ‘narcisista bravo’, tornato alla ribalta grazie all’attrice salvatrice – verso la quale prova un misto di invidia e di attrazione – è di nuovo felice e sorridente, padrone di sé e del mondo… MA NON E’ GUARITO, non è ancora capace di relazione autentica né con se stesso, né con gli altri (al massimo ha qualche momento di trasporto, fa un respiro vero, ma poi…) egli è un contenitore vuoto che funziona solo se viene ammirato dagli altri, per lui la vita è essenzialmente una ricerca di auto-ammirazione confermata dall’ammirazione degli altri.
PERO’, che cosa può insegnare di buono un narcisista patologico, perché è anche BRAVO?? O meglio cosa possiamo apprendere se osserviamo più profondamente la sua disfunzionalità o patologia (a prescindere che possa o voglia davvero insegnarci qualcosa?).
Bisogna ricordare che NARCISO era un giovane bellissimo che per primo affermò la libertà e l’indipendenza dagli dei e dai semidei. Egli rappresenta l’affermazione personale della soggettività, in quanto scegliersi nel ruolo, nel modo di essere e di apparire, come autostima e fiducia in se stesso. Se Narciso non diventa un pallone gonfiato, se non è patologico, allora è bravo, ma anche nella sua patologicità bisogna cogliere la sua parte ‘brava’, in quanto questa può avere un senso compensatorio per chi ha una disfunzionalità opposta (chi ha poco narcisismo, e quinindi una ‘ferita narcisistica). Il narcisista patologico, a prescindere dalle sue negatività e dai suoi eccessi, è bravo perché non ha bisogno di legami simbiotici ed esclusivi, di gente che vive solo per lei o per lui, in quanto crede molto in se stesso (a prescindere dal fatto che si sbaglia e si esalta, in quanto non conosce se stesso, ma solo la sua immagine più conveniente). Narciso è disgustato da coloro che soffrono a morte per amore, da coloro che non vogliono vivere nell’indipendenza e nella libertà perché sono innamorati a tutti i costi, costi quel che costi. Narciso punta su se stesso, sulla sua atostima (anche se quando diventa patologico scambia se stesso per un personaggio, e quindi non trova se stesso). Comunque sia, se non si vuole tutto da lui/lei, risulta molto disponibile a dare tanto, ma questo fino a quando non gli si chiede TUTTO, cioè fino a quando qualcuno innamorandosi di lui/lei non voglia farlo suo, possederlo/a, in nome dell’amore esclusivo.
Ora si dirà che chi si innamora di un narcisista patologico è uno stupido e quindi poi è giusto che la paghi. Non sono d’accordo, credo che invece chi si innamora abbia un ‘basso narcisismo’ (ferita narcisistica) e vede nell’eccessivo narcisismo dell’altro una possibilità di curarsi. Nel contempo si rende conto che l’alto narcisismo dell’altro nasconde notevoli fragilità, e quindi si sente protettivo e curativo. E’ dunque EROS che è il dio dell’amore, l’energia di legame che viene messa spontaneamente in gioco per equilibrare narcisismo basso e narcisismo alto. Ma quando il Narcisismo patologico è troppo basso o troppo alto Eros è destinato a soccombere. Infatti nel mito Eros è spesso in conflitto con Narciso. E’ un conflitto che si può sanare solo attraverso un buon equilibrio tra amore per se stesso (narcisismo sano) e amore per l’altro (relazione oggettuale). La ‘ferita narcisistica’ è una ferita nell’amore, determinata da una difficoltà affettiva con i genitori. Quindi non ci si rende conto che nell’innamorarsi si tende a voler rigenerare un attaccamento originario ferito, cosa che poi viene ‘punita’ da Narciso (sebbene ciò possa risultare odiosa ad EROS).
Se Narciso si rende conto che un’altra persona vive solo per lui/lei, interpreta ciò come se gli si stessero succhiando l’energia – l’immagine del VAMPIRO si inverte, è l’innamorato il vero vampiro, non lui/lei che fugge, e allora se il ””vampiro innamorato”” lo assedia e lo rincorre allora Narciso diventa cattivo, anche molto, ma anche perché ha paura dell’amore come forza che può limitare la sua esistenza in funzione di un altro, il quale viene vissuto come uno che si appoggia a lui/lei per affossarlo e impedirgli di fare la sua vita. Purtroppo a volte il narcista HA RAGIONE ANCHE LUI/LEI, ciò è evidente quando si innescano dinamiche di dipendenza ansiogene e depressive che tendono ad inglobarlo in legami ove viene vissuito come un mega ansiolitico/antidepressivo vivente che l’innamorato avrebbe assoluto diritto/bisogno di ingollare, altrimenti il narcisista che non accetta di fare da psicofarmaco diventa uno sporco mostruoso vampiro da odiare… eppure anche stranamente da amare, perché non se ne può fare a meno… allora il narcisista diventa sempre più cattivo, vuol far capire all’altro che lo stra-ama pur odiandolo, che non è uno psicofarmaco umano, ma un micidiale veleno, allora gli fa del male, e poi gli fa del bene, e poi di nuovo del male, al fine di fargli capire che non può fargli solo del bene, che non può legarsi nell’amore perché la sua vita è sotto il segno di Narciso, nel bene e nel male, e non può farci nulla.
httpv://www.youtube.com/watch?v=O8K9AZcSQJE
Ora, intendiamoci, non sto dicendo che bisogna considerare i narcisisti patologici e affini, come maestri di vita, ma che nella loro negatività, come in ogni negatività bisogna saper individuare principi curativi che possono essere compresi e impiegati. Non è forse vero che tante importanti medicine vengono tratte da sostanze velenose? Però affinche ci possa essere la cura non basta individuare la propria malattia come un contagio subito da un’altro/a, seppure ciò c’è stato bisogna individuare le proprie debolezze per una buona terapia. Bisogna capire il proprio problema che ci ha resi vulnerabili ai problemi di un altro. Certamente, per fre un esempio, un terremoto è un evento spaventoso e disastroso, è innegabile, però bisogna anche capire che ci sono strutture che crollano e altre no, e questo dipende dalle rispettive fondamenta, non dal terremoto… (fuor di metafora, dal terremoto sentimentale provocato da un eventuale narcisista patologico).
Nasce così la catarsi (la purificazione) nel quadro di una tragedia amorosa immensa, dove ciascuno deve assumersi la sua responsabilità psicologica, altrimenti l’esito può essere fatale… se non ci si assume – anche – le proprie responsabilità e ci si trascina nel vittimismo l’infelicità duratura e garantita diventa lo scenario totalizzante di una vita che si vive una volta soltanto… che peccato! In effetti la differenza tra le pene dell’inferno e quelle del purgatorio è minima, in entrambi casi si soffre moltissimo, solo che dall’inferno non si esc, ma dal purgatorio sì. E come mai? Perché chi vive la sofferenza come un purgatorio è consapevole delle sue responsabilità, quindi espia, si purifica e sta meglio, chi è all’inferno non capisce la sua propria responsabilità e si dispera tutto il tempo. Bisogna allora smettere di tormentarsi nel vittimismo e nell’ansia di vendetta e pacificarsi dentro se stessi e poi, forse, un giorno lontano, anche l’uno con l’altro (ma non è affatto indispensabile, va anche bene non rivedersi mai più con certe persone, almeno fino a quando sono troppo negative).
Forse chi è capace di amare e di legarsi ha dato al narcisista un insegnamento importante, che capirà quanto più riuscirà a guardarsi dentro (e non solo a farsi guardare e ammirare da fuori, come ‘The Artist’, il narcista ‘compensato’ di successo, che poi crolla al minimo insuccesso di facciata)… ma forse anche chi è capace ad amare deve imparare qualcosa dal narcisista e cioè un senso di indipendenza, di autovalorizzazione e di autostima – che si basa anche entro una certa misura nella capacità di costruirsi un proprio personaggio, di recitare un po’ nel teatro della vita, per piacersi e rendersi piacevoli. Perciò chi è capace di stra-amare deve imparare a non buttare via se stesso in nome di un amore consistente in forme dia attaccamento patologico e morboso (per un narcisista per giunta, il qual disprezza una cosa del genere, e poi la fa pagare cara).
Perciò la diade fatale tra il narcisista e l’amante (con FERITA NARCISISTICA, cioè povero di narcisismo), riguarda due forme di patologicità che dovrebbero compensarsi; una forma, quella dello stra-innamorato -‘IPO-narcisista’ – riguarda l’attaccamento patologico; quella invece del narcisista-IPER, come ben sappiamo consiste nel disattacamento patologico.
Insomma si può essere patologici nell’attaccamento, sia per eccesso e sia per difetto, perciò l’unione di queste due forme provoca spesso una malattia e una sofferenza fortissime … EPPURE QUESTA MALATTIA CONTIENE ANCHE IN SE STESSA LA CURA — la patologizzazione, cioè l’espressione malata della relazione che c’è nell’uno e nell’altro devono risolversi attraverso una compensazione, un riequilibrarsi l’uno con l’altro… (parlo dell’altro dentro se stessi, in quanto altro introiettato, e non necessariamente di fare la pace con l’altro come altro essere). Insomma, questa ‘infernale coppia’, affinché arrivi almeno al purgatorio, uno dei due partner (l’ipo-narcisista iper-amante) deve diventare PIU’ NARCISISTA, mentre l’ALTRO (l’iper-narcisista ipo-amante) deve diventare MENO NARCISISTA (anche se per il narcisista ciò è spesso molto più difficile). Tuttavia, ripeto che non è determinante, anche se è auspicabile, che avvenga una qualche pacificazione tra le due persone della relazione, ma è essenziale che avvenga dentro se stessi, che ciascuno abbia imparato qualcosa dalla lezione dell’altro… ecco allora che chi ha sofferto per la relazione distruttiva e delusiva con un narcisista, guarirà (purtroppo dopo una inevitabile sofferenza purgatoriale) quando avrà imparato qualcosa da ciò, e avrà quindi imparato in che senso un narcisista può essere anche un NARCISISTA BRAVO!
Un’esposizione di Pier Pietro Brunelli su MODA, NARCISISMO e AMORE
httpv://www.youtube.com/watch?v=j9sJ3m4oAKc
115 Comments
Leave A Comment
You must be logged in to post a comment.
Mi scusi dottore..ma perché si diventa così? Che tipo di infanzia, di traumi, ci sono alla base di un simile disturbo?
Nella comprensione delle origini e del formarsi carattere e della soggettività della personalità vi sono due grandi ipotesi. Una è quella innatista, per cui si nasce già con determinate caratteristiche; l’altra è quella ambientalista, per cui è l’ambiente e quindi i genitori, il contesto che formano la natura di una persona. Tuttavia queste due ipotesi non sono mai da intendersi in modo radicale e perciò tendono sempre ad incrociarsi, quindi un si nasce in un certo modo, ma poi è l’ambiente che modella il modo di essere.
Secondo la psicologia archetipica non è corretto pensare che siamo il semplice frutto dei nostri genitori, c’è qualcosa che ci precede, una sorta di trasmissione psicoereditaria che forma il nostro carattere come una impronta iniziale che ha qualità e caratteristiche uniche e irripetibili. Tuttavia è pur vero che le influenze genitoriali e ambientali sono determinanti (in quanto influenze, ma non come fattori costituzionali). In ogni caso un conto sono i disturbi mentali e di personalità per cui è effettivamente compromessa la capacità di intendere e di volere, come nelle psicosi ‘importanti’, un altro conto sono disfunzioni dove il soggetto si lascia andare al suo egoismo, al suo tornaconto e sceglie di infischiarsene degli altri. Il fatto che si comporti in tal modo per un suo vizio o disturbo di personalità, non lo esonera da una condanna morale e talvolta anche legale nella misura in cui danneggia gli altri moralmente e oggettivamente. Ciascuno, se non è proprio infermo di mente, ha una sua dose di libero arbitrio, e così come è capace di farsi i suoi interessi è capace anche di capire che danneggia quegli degli altri. Io non credo che si nasca così, ma che si scelga di diventare così per ignoranza, viltà, egoismo, ignavia, lussuria e altre miserie della natura umana che diventano parte attiva, a volte troppo attiva della natura personale. Certo, nessuno è perfetto, e certi errori li facciamo tutti, ma alcuni ne fanno troppi e troppo a loro vantaggio, a discapito degli altri, e questo lo hanno scelto e appreso credendosi con ciò più furbi, più potenti… e in definitiva solo più narcisisti.
Credo che per avviare un buon processo di guarigione ci si debba innanzi tutto sforzare assimilando un principio di fondo e cioè che nelle relazioni di qualsiasi natura non esistano né “vittime” né “carnefici”ma essenzialmente “complici”. Per quanto folli e disgraziati ma complici.
Che bravo.. complimenti vivissimi per questa splendida analisi.
Grazie, se crede può collaborare.
Devo essere onesto, dopo 14 anni con quella che io reputo essere una narcisista patologica (di terza generazione), posso dire che in effetti sono in debito: ho imparato a “recitare”. Quando ci siamo conosciuti ero un uomo tutto d’un pezzo che non scendeva a compromessi, oggi invece ho imparato a mediare e a “recitare” sul palco della vita. Non ho tuttavia perso di vista i principi a cui tenevo, ho solo imparato a non soffrire/reagire quando non condivisi. Mi permetto tuttavia di portare la mia esperienza e di affermare che, nel mio caso, la capacità di recitare della mia ex non ha mai avuto le virgolette e la scoperta di questo dettaglio ha provocato in me un grande dolore (trauma).
Purtroppo a volte si diventa ‘contromanipolatori’ pur di resistere in una relazione difficile. Però con pazienza, un po’ alla volta, anche con l’aiuto di una psicoterapia di coppia.
Ciao STefano, non sai come ti capisco; per fortuna nel mio caso la relazione e’ durata “solo” 14 mesi, la tua molto di piu’,14 anni. Purtroppo non si guarisce mai del tutto da certe persone, la riprova e’ che ci si ritrovi qui, a distanza di tempo, a relazione terminata, a documentarsi sui narcisisti, bravi o cattivi che siano.
Anche a me a lasciato qualcosa la mia narcisalb (erta), a parte una grande amarezza per non essere riuscito a gestire la relazione, canalizzandola verso qualcosa di meno invasivo e coinvolgente, ho imparato tante piccole lezioni su come affrontare certi stati d’animo che a volte mi sovrastano rendendomi la vita meno leggera.
Con questo, ci tengo anche a dire che non rimpiango nulla e rifarei tutto (anche se a volte, lo ammetto, mi son ritrovato a pensare che sarebbe stato meglio non incontrare mai la mia narcisalb), se oggi sono come sono, con la consapevolezza di conoscere il mio potenziale, di sapere quanto e come sono in grado di (iper)amare, lo devo a tutte le esperienze passate, inclusa quella travolgente con la mia narcisa. Andiamo quindi avanti a testa alta, consapevoli delle belle persone che siamo, belle dentro, vive, capaci di dare e ricevere amore, i veri malati, o sarebbe forse meglio definirli “menomati”, mutilati di amore, in quanto incapaci di darlo se non a loro stessi sono loro, I NARCISI.
(Per loro la S T E L L A che brilla e’ una sola, quella del loro ego)
° Vogliate perdonare il grossolano errore docuto alla tarda ora in cui scrivo: Anche a me ha lasciato.
Volevo descrivere la mia breve esperienza con un narcisista perchè magari può aiutare altri; spiegherò infatti come ho fatto ad uscirne quasi indenne. Probabilmente sono anch’io, in parte, una narcisista: non mi innamoro facilmente, metto sempre le mie necessità al primo posto, rimango piuttosto lucida. La mia energia vitale ha attratto un narcisista ed ho “deciso” di fare lo stesso con lui: volevo “vampirizzare” il suo carisma, la sua avvenenza, la sua libertà. La mia è stata una pericolosa scommessa con me stessa. Prevedibilmente è stato uno scontro tra titani che ha causato un’enorme dipendenza reciproca sia di tipo sessuale che di tipo emotivo. Entrambi abbiamo attraversato lo stordimento, il disturbo alimentare (non mangiavamo piu), l’ossessione legata al reciproco controllo; lui alternava momenti di violenta gelosia a momenti di fughe liberatorie. Io aspettavo. Ma l’enorme amore per me stessa mi ha concesso di attendere ben poco; mi sono data dei “termini limite”: ho deciso, per esempio, di attendere la sua telefonata per un massimo di tre giorni. Al quarto giorno, dopo aver atteso inutilmente immersa nell’immenso dolore della mancanza, mi sono sentita libera. Non avendolo mai voluto “amare”, proprio come scelta precisa e imprescindibile, ho immediatamente canalizzato le mie emozioni verso altro. Verso altri per la precisione. Ho preferito attendere cose diverse ed emozionarmi in maniera diversa. La dipendenza emotiva e sessuale, quella dolorosa, è immediatamente cessata. Non so se per lui sia stato lo stesso, credo piuttosto tenti sempre di riagguantarmi… ma sento che se la mia mente è altrove, le mie emozioni sono dirette altrove e il mio amore per me stessa rimarrà inalterato, sarò salva.
Bene,mi pare che lei sia sulla strada giusta per ritrovare se stessa ed un nuovo senso dell’amore.
UN COMMENTO SOFFERTO …DA MESI E MESI CHE SOFFRO E PIANGO. SEMMAI IL DOTTOR BRUNELLI MI RISPONDERA…
ANCORA OGGI MI DOMANDO …IO PER LUI NARCISISTA NON SONO STATA NULLA ZERO.IO FRAGILE DONNA CHE LO HA AMATO E MI VANTO DI QUESTO AMORE PERCHE GRANDE.HO RISPETTATO M .HO RISPETTATO FINCHE LUI DECIDEVA DI FALSARE….HO GIA SCRITTO MOLTE VOLTE SU QUESTO BLOG.
IO STEFANIA PERCORRO DA MESI CON LA MENTE TUTTO OGNI ANGOLO OGNI MOMENTO E RICORDO IL SUO NOME …LO CHIAMAVO SPESSO ….MARCO MARCO …
IO HO SAPUTO VOLERE BENE.TANTO .
ECCO ADESSO CARE COLLEGHE VI ANNUNCIO CHE TANTA SOFFERENZA IO SONO SCAPPATA DA CASA DA DOVE VIVEVO CON LUI ( RAMMENTO CHE M .ERA SCAPPATO MENTRE DORMIVO ) E LE FUGHE E I RITORNI SONO STATI TROPPI….IO L HO RIPRESO E ORA. MI ACCORGO SONO STATA SUA COMPLICE.VITTIMA COMPLICE.
STO VIVENDO NELL INCREDULITA COMPLETA SONO INCREDULA PER LA CATTIVERIA IL MALE …TANTO MALE.PIU VEDONO CHE L AMI PIU IL NARCISISTA SCAPPA..FUGGE…..HA BISOGNO DI DONNE PER VIVERE..IO E VERO DOTTOR BRUNELLI HO AVUTO LA MIA FRAGILITA ..ENORME…MIA MADRE NON MI STIMAVA E ADESSO HO CAPITO …SONO MESI CHE VIVO FUORI TRENTO E SONO QUI.LONTANA DAL MALE.STO ATTENTA PERCHE APPENA PARLO DI LUI O SCRIVO IO STO MALE.LUI E IL MALE.
ADESSO E CON UNA CHE MI SEGUE SU FACEBOOK ,,..IO NON ESISTO SU FB COME STEFANIA…..NON ESISTO.
STO MALE.LE RICORDO CHE STO SCRIVENDO LIBRO SULLA MIA TRISTE STORIA.IO SUO FIGLIO ( NON MIO NON NOSTRO ) GLI ABBIAMO VOLUTO BENE.
IO SE PENSO UN ATTIMO ALLA MIA VITA CON LUI…..ABBASSO LA TESTA E ME NE VADO SOLA TRISTE …PROVO TANTA AMAREZZA ….TANTA…..PERCHE ? PERCHE ? TREDICI ANNI DOTTORE TREDICI,
I
Il dottor Brunelli fa quello che può con tutte le sue forze per fare ricerca offrire articoli e commenti a favore di tutti. Per chi vuole è anche disponibile per fare un colloquio avendo la bontà di considerarlo un consulto terapeutico con una contenuta parcella. In caso di dolore psicologico forte, il mio consiglio è sempre lo stesso, si consideri come se si avesse mal di denti e si faccia un saltino dal dentista, senza trascinarselo per mesi e anni e pretendere di farselo passare con Internet…. qui si può partecipare ad un dibattito generale di solidarietà e di riflessione, attraverso il quale raccogliere utili consigli per se stessi ed anche darli, ma non si possono ottenere pareri specialistici su questioni personali riguardanti scelte di vita e che meriterebbero almeno un paio d’orette di lavoro insieme per rendersi conto davvero di che si tratta e non un paio di righette… in ogni caso rinnovo la mia solidarietà, le mie raccomandazione, e i miei auguri per trovare un proprio equilibrio, da soli e con l’aiuto di persone sagge e specialisti.
Salve dott. In effetti ultimamente mi sto appassionando all argomento, dopo una relazione di quasi un anno che ho recentemente troncato a causa del ritorno dell’ex fidanzata dell ipotetico narcisista…così ho iniziato a scrivere ed ho notato che mi innamoro solo di uomini narcisisti …. ,i chiedo se fosse possibile lasciarsi andare solo con questa tipologia perché magari sono pure io narcisista e non me ne ero accorta prima….di solito evito le relazioni e quando mi accorgo che L altra persona è innamorata o emotivamente coinvolta lo allontano dicendogli che non cerco una relazione e lui di turno è troppo coinvolto e non va bene. Preferisco amicizie affettuose dove posso permettermi il lusso della sincerità senza sentirmi stressata perché quando cominciano richieste e pretese mi provoca stress e noia. Sono molto sincera e lascio a l altro la scelta….se ci si butta dentro almeno non devo sentirmi in colpa, così dico che non voglio una relazione è poi appena incontro un narcisista ( sul momento non mi accorgo del suo carattere patologico) mi prendo emotivamente o così mi sembra e decido di salutare gli altri ed avere una relazione monogama. Però non faccio richieste , non sono gelosa non lo stresso sperando che lui faccia lo stesso è così riesco a lasciarmi andare un po’ di più emotivamete. Mi chiedo potrei essere anch io narcisista e se si può esserci una relazione tra due narcisisti? In quest ultima Redazione mi sembrava fossimo corsi compatibili….lui ogni tanti mi scrive ma Io non LO cerco akcje się LO penso…
Gentile Dott. Brunelli, grazie per questo illuminante articolo. Sono mesi che sto cercando di guarire dal trauma che mi ha provocato la relazione (non relazione) con una persona che reputo essere un narcisista da manuale. Rapidamente le dico che ho avuto una ‘vera’ relazione amorosa con questa persona per circa un anno, viviamo in due citta’ diverse, quindi non ho avuto modo di capire da subito che in realta’ lui aveva una doppia vita, una compagna anche se non non convivente da tantissimi anni . Poi, sono riuscita a trovare un nuovo lavoro e stavo per trasferimi nella sua citta’, ma a quel punto la verita’ e le sue bugie sono venute a galla . Io sono stata malissimo , distrutta nella mia dignita’ e autostima dopo l’illusione di una nuova vita con lui che sentivo essere la mia anima gemella per l’affinita’ di interessi e visione di vita. Sono sparita per mesi, dovevo curarmi le ferite e sono andata anche in analisi, ma lui mi ha cercato nuovamente (la storia con la sua compagna era un tira e molla) ed e’ stato talmente ‘bravo’ che mi ha inchiodata a lui per altri tre anni per prosciugare quelle poche energie che mi erano rimaste. Lui mi chiedeva solo amiciza e mi ha ‘convinto’ che la nostra relazione poteva trasformarsi in un’ amicizia importante ed esclusiva, mi diceva che non poteva fare a meno di me. Ecco questo e’ stato il mio errore, lo ammetto, mi sono sentita in competizione con un’altra donna, avevo una ferita da curare quella di non essere stata la ‘prescelta’, ma mi sentivo lusingata perche’ lui mi telefonava, mi scriveva, mi cercava tutti i giorni e ci incontravamo regolarmente, in una situazione realmente amicale. Non nascondo pero’ che il suo comportamento e attaccamento, mi dava la speranza. Io speravo che prima o poi sarebbe ritornato da me per riprendere una vera relazione, mi confondeva la sua esigenza di condividere tutto con me, aveva una compagna su cui fare affidamento, perche’ aveva bisogno di me? (mi chiedevo stupidamente). Comunque, ho sempre nutrito amore sincero per questa persona e razionalmente mi dicevo che se anche aveva scelto un’altra donna dovevo accettare la cosa e prendere da lui solo il positivo. La realta’ dei fatti e’ stata che anche in amicizia si e’ dimostrato bugiardo, falso e opportunista, mi ha sfruttata e offesa in diverse situazioni, finche’ ho deciso di chiudere definitivamente i ponti con lui. Si’ sto molto meglio ora e riconosco proprio quello che lei descrive in questo articolo, i narcisisti patologici sono anche bravi, questa persona mi ha fatto tanto soffrire, ma io con il tempo ho imparato a guardarmi dentro e capire che c’era qualcosa che non andava, ho imparato soprattutto che non mi amavo abbastanza. La teoria ora la conosco benissimo, ho analizzato per bene tutto quello che mi e’ successo, ho letto tanto sull’argomento, ho cambiato molte cose di me, coltivando nuovi interessi distraendomi in mille modi, ma perche’ soffro ancora per lui? Questa persona nonostante tutto il male, mi manca ancora, mi manca la condivisione degli interessi, invece per lui e’ come se io non fossi mai esistita. So che questa fase si chiama perdita oggettuale, ma mi fa soffrire sapere che io non sono piu’ nella sua mente, di questo ne sono sicura. La consapevolezza e la certezza della sua patologia, mi fa soffrire. Lo vedo come un malato dell’anima incapace di amare e di amarsi, lo vedo come un malato terminale e lo piango nella stessa maniera. Mi scuso se mi sono dilungata, ma ho bisogno di una parola di conforto.
Buonasera Paola… mi raccomando approfondisca anche con una persona esperta di psicopatologia e psicoterapia. Con cordialità e solidarietà,Pier Pietro Brunelli
Volevo commentare le frasi in cui descrive il narcisista come attore naturale dicendo che io, coinvolta in una relazione con un soggetto così, ho avuto la forza di troncare la relazione solo dopo averlo visto mentire (su cose di cui io conoscevo la verità) con un viso apparentemente molto sincero, rilassato come al solito, senza tradire la minima emozione neanche quando gli ho detto che ero a conoscenza della verità. Mi è sembrato diabolico e sono riuscita finalmente a raccogliere le forze ed allontanarlo. Spero definitivamente. Grazie per questi articoli.
Buongiorno Dr. Brunelli, mi scusi se è passato tanto tempo, ma volevo comunque ringraziarla per il suo sostegno. Purtroppo per me le cose sono ancora ferme lì come l’ultima volta che ho scritto…o forse sono peggiorate…sono molto confusa e mi sento come immobilizzata…è normale che io abbia tanta paura a prendere una decisione? Mio marito sembrava aver aperto un pò il suo cuore dopo mesi di terapia, ma è bastato un attimo per tornare come prima, sono ormai senza la minima speranza che possa mai cambiare. Eppure…l’idea di decidere per la separazione mi leva il respiro…perchè non prende lui l’iniziativa? Sarà molto difficile per me farlo…
Grazie a tutti…
Salve.. leggo queste storie e penso che in parte mi ci ritrovo con le mie esperienze personali.. il mio compagno non è instabile o infedele, anzi è costantemente presente e molto deciso nel voler dimostrare fedeltà, però ha più volte manifestato un certo grado di “prepotenza” e convinzione di essere solo nel giusto.. che io fossi la malata quando qualcosa non mi va a genio.. conosco bene i miei errori, perchè sono depressa e ho permesso io stessa certe dinamiche, per ignoranza credo.. perchè non sapevo potessero instaurarsi.. gli ho dato fiducia e quindi ci sono “cascata”.. ma la colpa non è solo sua.. ho capito che sono molto impulsiva e questo lo destabilizza.. come destabilizza me il suo insinuarsi nelle mie debolezze. Nei periodi in cui io sono più stabile invece e sono serena e sicura anche lui si comporta meglio. Non ne ho ancora parlato con lui nè col mio medico, sto osservando le cose alla luce delle cose apprese qui.. ma deduco lui non sia patologico, ma che abbia delle inclinazioni un po’ narcisistiche. Ad esempio ho riconosciuto spesso in lui tratti infantili, nei suoi interessi, o nel puntare i piedi rovesciando la colpa su di me per ottenere qualcosa, dandomi dell’egoista se capitava che proprio quella cosa non mi andasse a genio. leggo in lui la paura che io gli rubi la libertà.. anche se è come se sotto sotto sapesse che non è così.. però mette sempre prima davanti che se non lo accetto com’è preferisce stare solo.. non lo considero patologico, ma penso che un mio rasserenarlo cambiando per prima atteggiamenti possa essere utile.. perchè comunque non tende nè a tradire nè a sparire.. si “limita” magari a ignorarmi un po’ dopo una lite (non dura mai più di un’oretta massimo due questo ignorarmi, ma divento come trasparente) o a fare qualche battuta sarcastica su altre ragazze perchè si diverte un po’ a farmi ingelosire.. è un personalità un po’ così penso ma non credo sia patologico, anche se fa passare spesso me per pazza.. dopo dure liti spesso però mi da retta e anche se non ammette lo sbaglio corregge il tiro, anche se afferma di farlo non perchè pensa sempre che sia giusto o io abbia ragione ma perchè non vuole farmi soffrire. Non escludo che potrei essere io il vampiro qui, magari per colpa della depressione.. so che comunque si è instaurata una dinamica che fa soffrire entrambi e mi dispiace.. grazie a tutti,
Alice
Dottore buongiorno…mi scusi per il disturbo e se sarò lunga e confusa…ma ho un’ansia addosso incredibile…
Le racconto “brevemente” la mia storia…11 anni fa ho conosciuto mio marito, un ragazzo dolce, simpatico, pieno di voglia di vivere, romantico ecc. Resto incinta dopo pochi mesi e decidiamo di sposarci e di assumerci le nostre responsabilità, consapevoli di amarci.
Al 5° mese di gravidanza, poco prima delle nozze, scopro che aveva avuto dei problemi con la cocaina (era stato fermato dalla polizia, ma diceva che fosse di amici)…in ogni caso me lo dice perchè deve effettuare esami al sert…gli credo e lo accompagno a fare gli esami…completamente certa della sua sincerità…e del tutto o quasi ignorante a riguardo!
Ci sposiamo…e dopo i primi tempi tutto subisce un cambiamento estremo…nasce la bambina e lui diventa una persona egoista, senza attenzioni, niente sesso (per circa un anno ho dovuto quasi pregarlo…tanto che ho anche creduto fosse gay) niente chiacchierate come prima, niente aiuti nè in casa nè con la bimba…tranne rare eccezioni…penso che forse lo sto trascurando presa dal nuovo grande impegno e gli dò tempo…ma nel frattempo lo scopro a tirare cocaina in casa nostra e ad esagerare con l’alcol ad ogni occasione (uscite, cene, compleanni…) e mi ritrovo a restare spesso sola a casa con lui al bar fino a tarda notte (tralascio la faccenda suoceri…le dico solo che lo hanno sempre difeso anche davanti all’evidenza). Nasce il nostro secondo figlio e le cose sembrano migliorare…
Nel corso degli ultimi anni sono stata sommersa dai dubbi sull’uso della droga (negato fino all’estremo) e l’esagerazione con l’alcool (io secondo lui vedevo tutto troppo esagerato, mentre per lui era normale bere 3 o 4 aperitivi al giorno o ubriacarsi quando capitava)…intanto mi accollavo sempre più responsabilità: lavoro, casa, spesa, faccende varie, bambini, sport, compiti…e in ogni caso non andava mai bene nulla: se mancava il latte ero io a non essere organizzata, se i bambini erano capricciosi ero io a non avere abbastanza polso, se mi sentivo sola ero io a volere l’ìimpossibile…o ad avere problemi di depressione…(non so dirle quanti esami di coscienza ho fatto…) ma alternava questo comportamento ad un altro comprensivo, partecipe e attento…
Intanto sono mesi…o chissà quanto che non ricevo coccole e carezze, ma solo estrema attenzione quando cerca di fare sesso…poi mi trovo di fronte indifferenza, critiche, umiliazioni di ogni tipo e davanti ai bambini come se niente fosse: tu sei una donna inutile, non sai fare la mamma, non stai con i bambini ma pensi solo alla casa e a pulire, stai zitta…ecc….mai un complimento, mai un sorriso, mai comprensione! La cosa atroce è che leggo piacere nei suoi occhi e nella sua voce soprattutto quando mi offende e io piango…ma piango che sembra sto per morire, mi creda! Mi sento svuotata…distrutta…
Qualche mese fa l’ho beccato con le mani nel sacco: da un pò mi era tornato il sospetto che usasse ancora cocaina, e un giorno ho voluto controllargli le tasche e per 3 volte di seguito ho trovato bustine, schede sporche ecc.
Lui ha negato fino ad alzarmi le mani (in passato l’ha fatto qualche volta soprattutto quando era alticcio e anche davanti ai bambini…) e (strano ma vero) ha deciso di iniziare una terapia…da quando ha cominciato le cose vanno peggio tranne un miglioramento iniziale: è più distante, più sarcastico, meno presente e a volte crudele….mi fa dei dispetti allucinanti, fa volutamente tutto ciò che mi dà fastidio e non tiene assolutamente conto dei miei bisogni…più sono vulnerabile è più colpisce…
La terapeuta dopo vari test gli ha detto di soffrire di narcisismo, ma non so di che tipo, se è solo un tratto caratteriale oppure se è un disturbo vero e proprio…e che è molto difficile come paziente perchè non riesce ad analizzare la sfera emotiva …lui parla pochissimo…
Mi sta aiutando con sedute ogni mese circa…ma a dire il vero, non so bene con chi ho a che fare (parlo di mio marito) se è da definire tossico (anche se è astinente da due mesi circa), alcolista (beve a periodi) o cosa? (narcisista patologico?).
I bambini vivono una situazione molto brutta…io non sento amore, nè complicità…è tutto diverso ogni giorno…quasi a sopresa…lui passa metà del tempo in casa a dormire (è stanco) o davanti alla tv (spesso ciò che sceglie lui), io mi divido tra giochi e responsabilità di ogni tipo, ma da sola non ce la faccio, o meglio non posso farcela per sempre…in più mi sento in colpa!?!?
Mi dice che sono pazza quando gli urlo contro la mia rabbia, che devo farmi curare, che è colpa mia se lui è così, se i bambini sono così (vivaci e poco obbedienti)…lui non si mette minimamente in discussione, non gioca quasi mai con loro, ma guarda la tv e si limita a sedersi vicino a loro (e non si rende bene conto se un film è troppo violento soprattutto se poi devono andare a dormire)…non rispetta orari, non è molto pulito (lui l’aspetto fisico lo cura pochissimo…direi quasi che lo trascura!) a tavola è molto maleducato (si siede, mangia, fa un bel “rutto”-mi perdoni ma è per farle capire il grado di presunzione- e si mette a dormire ignorando chiunque gli chieda attenzione) i bambini vedono questo tutti i giorni! E io ho il cuore a pezzi…perchè mi sento impotente…
Spesso sto zitta e piango in silenzio, ma a volte non nego che scateno delle liti perchè non posso credere sia così indifferente!!! Vorrei solo aprisse gli occhi…
Non “vede” i figli, non “vede” me…pensa al suo lavoro e davanti agli altri è simpatico, gentile, disponibile, amichevole…E’ ASSURDO! Poi è ancora più assurdo come diventa dolce e amorevole….mi creda mi sta decisamente squilibrando! Mi dice: ti è passato il malumore? A ME??? A me è passato???? Io sono lì come un cane che elemosina carezze e un padrone che mi guarda con disprezzo dall’alto!!!!! Come può dirmi queste cose e non rendersi conto della sua cattiveria???
Sono arrivata al punto di credere sia davvero colpa mia…forse se parlo in un altro modo o in un altro momento…lui si comporterà meglio (?)…forse se mi mostro “migliore” mi amerà di più (?)…poi la pochissima dignità che mi resta mi fa capire che non è così…non può amarmi in nessun caso…non può rendermi felice…e non può essere un buon padre, ma ho paura a lasciarlo! Ho il terrore possa rovinarmi la vita …sono quasi del tutto sola (un paio di amici) e agli occhi degli altri io sono l’isterica e lui la vittima (come fa a sopportarla???) Cerco una parola, un consiglio…qualsiasi cosa mi aiuti a non sprofondare perchè adesso forse potrei riuscire ancora a rimettermi in piedi…ma non so per quanto ancora resisterò…la terapeuta di mio marito ci vedrà assieme tra qualche giorno dietro mia richiesta…sono disperata e non so da dove cominciare…anche perchè lui non crede di avere un problema…come faccio? Che domande fare alla psicologa, cosa dire o non dire davanti a mio marito?
Posso ancora salvare me e i miei figli ( 8 e 11 anni) da tutto questo???Se penso a una separazione mi sento male al pensiero possa stare con i figli! Anche se so che gli vuole bene…e che loro ne vogliono a lui…ma non basta amare qualcuno un giorno ogni tanto…e tutti gli altri essere assente…lui c’è fisicamente, ma il suo cuore e la sua anima sono da qualche altra parte…
La ringrazio di cuore anche se solo avrà la pazienza di leggere…
Linda
Mi spiace molto per la sua situazione. Le posso dire che, purtroppo, sono molti i casi analoghi al suo… ma sono molti anche quelli che poi si risolvono, specialmente se, arrivati alle estreme conseguenze, e ancor meglio prima di arrivarci, si riesce a rivolgersi a servizi terapeutici ed assistenziali adeguati. Ed è questo quello che deve cercare di fare nella sua situazione, con tutti i mezzi sani e giusti e possibili che possono aiutarla – certo, anche in questo blog, ma poi c’è bisogno anche di cercare forme di consulto e sostegno più presenti, dal ‘vivo, rivolgendosi a specialisti come si farebbe per ogni patologia. Lo so che in Italia l’assistenza psicologica pubblica è molto scadente, ma se non ci sono altre vie bisogno cercare anche nei consultori, presso le Asl, le associazioni, i professionisti che sono disponibili a venire incontro il più possibile anche rispetto alla situazione economica di ciascuno. Perciò le auguro di cercare e d intraprendere una o più vie terapeutiche efficaci. Intanto non perda mai la fiducia in se stessa, e, la certezza, che quanto più siamo dalla parte dell’amore e del bene, tanto più le cose avranno una soluzione.
Un caro saluto
P.B.
buongiorno …a tutti e lei dott Brunelli riprovo a riportare la mia esperienza qui . Questo articolo ancora una volta mi conferma che la mia situazione sentimentale è questa sto con un narcisista patologico da 4 anni ma ultimamente però sono stanca di star sola mi sono separata è ho chiesto un Natale insieme ………Io ho provato ad imparare da lui l’indipendenza tanto che ogni tanto provo a mollarlo e frequento altre persone lui mi lascia fare ma poi torna cattivo da me e mi usa facendomi credere che il nostro è invece un grande amore….
ho imparato tante cose buone da lui ….ma oggi la vita sentimentale non riesce a riprendersi e non ho altro che lui .Questo equilibrio di cui lei parla a me sembra irragiungibile lui mi ha resa dipendente ma fa la sua vita…… e io cosa dovrei fare…..ora sola con un figlio e senza lavoro?sono ipo narcisista ?
Mollare il colpo.
Saper dire di no.
Girare la faccia dall’altra parte fregandosene se l’altro a fronte di questo scapperà. Smettere di proiettare. Tagliare il legame e camminare da sola, con l’aiuto delle persone che mi amano veramente.
Smetterla di inseguire qualcuno, nessuno al mondo merita la mia pelle.
Esercitare il mio libero arbitrio, vivere la mia libertà. Impegnarsi in qualcosa di positivo.
Guardare a me stessa e coltivare la mia autonomia. Autostima o no, prima mi devo proteggere.
C’è un piccolo recinto dentro di me, è sottile ma esiste. Non permetterò più a nessuno di entrarci perchè inevitabilmente farà un danno, che lo voglia o no.
Costruisco quel recinto, lo rinforzo ogni giorno. Mi concedo il lusso di dimenticare e smetto di ricordare invano. Vado avanti e comincio a raccogliere i frutti della mia sofferenza.
E’ triste? Ma è anche igienico, funzionale alla mia integrità come persona. Pensandoci bene, non è così triste. E’ un fatto di responsabilità personale.
Sono un’alcolista e ho smesso di bere. Ho sofferto di dipendenza affettiva e oggi non voglio più vivere la sofferenza di un legame sbagliato, che io stessa ho prodotto.
Di quello che ha fatto il Narcisista e di quanto patologico sia il suo carattere non mi importa più nulla. Io ho prodotto quel legame e lui, connivente, ha creato un meccanismo che ha reso molto difficile romperlo. E’ stato difficilissimo e ancora lo è: il vampiro esiste ancora ed è solo ed esclusivamente dentro di me.
La terapia va bene ma non si può morire perchè si vuole guarire a tutti i costi. Bisogna avere pietà e pazienza e adottare il piano delle 24 ore, a me è servito tantissimo e non solo per l’alcol. Solo per oggi, solo per oggi cercherò di farmi coinvolgere dalla mia vita, cercherò di allontanare le mie ossessioni: ci penserò domani, ma oggi ho delle cose da fare e non voglio stare qui a riflettere troppo.
Una vita sobria, limitando i danni. Rinuncio a qualcosa ma ho in cambio la mia serenità.
Che cosa ne pensate?
Qualcuno riconosce il legame tra dipendenza affettiva e alcolismo?
Un abbraccio, Cristina
Fantastico Cristina…è proprio il Vademecum ideale… Ex vampirizzato (2 volte) ..e un pò vampiretto. Stavolta mi sento più immune…la prossima volta andrà meglio, decisamente. Ciao
io ho letto i dodici passi di Al anon ed è esattamente la stessa cosa per qualsiasi dipendenza. L’unico modo per uscirne è condividere l’esperienza con altri e affidarsi come dicono i 12 passi a “un potere superiore, comunque vogliamo denominarlo” L’inganno che ho vissuto io è stato quello di negare di essere dipendente. nei dodici passi è scritto espressamente. L’uomo, per sua natura non puo’ stare solo per sua natura dipende. il problema è scegliere da cosa dipendere.
da una relazione? dall’alcol? dalla droga….se decidi di dipendere da un potere superiore, comunque vuoi chiamarlo sarai libera, non orgogliosamente non bisognosa ma, libera, che è diverso.
E’ vero è molto importante quello che scrivi – ciascuno dovrebbe interpretarlo a suo modo.
x notifiche articoli, grazie
AVVISO:
Ora i commenti sono di nuovo possibili nell’articolo sul TRAUMA DA NARCISISMO collegato al presente articolo:
https://www.albedoimagination.com/03/2010/bugiardi-ipocriti-manipolatori-affettivi-saperne-di-piu-per-potersi-difendere/ –
Secondo me uno dei messaggi più importanti di questo video è, oltre a quello contenuto nell’episodio del dialogo di Madre Teresa di Calcutta con il giornalista, una donna che si è dedicata agli altri per tutta la vita ed ha espresso in una frase un concetto fondamentale quale quello del male presente in ogni essere umano seppure non esperito e manitfestato nè agito da tutti nello stesso modo – che è un concetto importante nella dialettica tra vampiro esterno e vampiro interiore che si riscontra nelle relazioni caratterizzate da forme di narcisimo patologico – è rappresentato dall’invito a vestirsi anche utilizzando, secondo le proprie possibilità la moda, utilizzarla però per amarsi e non per farsi amare, cioè per “colpire” l’altro, attirarlo, affascinarlo ovvero, di vestirsi per “essere” e non per “apparire”. Essere Sostanza di sè e non dare e un’ immagine di sè. Essere se stessi, sentendosi a proprio agio nei propri abiti perchè corrispondenti al nostro Animo che si esprime anche attraverso di essi manifestando e permettendoci di farlo, la nostra autenticità, migliorando così – diminuendo le necessità di “controllare” l’efficacia di ciò che “indossiamo” nel caso sia per apprire, fin ad annullarla (la necessità di controllare l’efficacia dell’abito sull’altro) -poichè corrispondente ad una espressione anche semplice del nostro amore per noi stessi, l’energia e la naturale predisposizione ad amare anche l’laltro, in modo naturale e senza finzioni o bisogno di utilizzare maschere anche in forme di abito non corrispondenti a ciò che realmente siamo e sentiamo di essere. Mi sembra che anche l’abito corripondente al nostro interno, al nostro Sè più autentico, quello indossando il quale sentiamo il nostro Io ed il nostro Me in sintonia con il tutto che siamo e che ci permette anche d sentrci a nostro agio nelle interazioni sociali ed affettive, sia una forma sana di cura di sè (o di narcisismo sano) che ci può pemettere di sentire in modo sano anche l’amore per gli altri, ma anche per l’ambiente che ci circonda, per la natura, per gli animali, le piante, in modo autentico, nelle sue diverse forme. Anche la moda qundi differentemente dal suo utilizzo consumistico e distruttivo, intendendola come abito che ci fa sentire in sintonia con ciò che sentiamo di essere o migliorare questa nostra percezione di noi stessi, può aiutare a stare meglio con se stessi e con gli altri e svolgere una funzione curativa e risanatrice.
Elisa
forse è per questo che lui mi detesta…perchè io sono folle d’amore per lui..forse se lui non si sentisse più un Dio ai miei occhi qualcosa cambierebb…cosa ne pensate? dottore?
Mia cara qui cerchiamo di svolgere un approfondimento con testimonianze, idee, notizie, sfoghi, ma non è possibile essere seguiti nelle proprie vicende affettive personali in modo puntuale e circostanziato, anche perché non ci sono gli elementi, e si rischia di trasformare il dibattito in una specie di serial sulle proprie vicende amorose e i vari struggenti tira e molla… quindi glielo dico affinché non si senta delusa se non trova un supporto a questo livello, cosa che invece si può forse trovare meglio in alcune chat o forum… Un caro saluto e non si avvilisca, lei ha tante cose belle da vivere, tanto futuro.
Salve, ho letto diversi articoli scritti da Lei sull’argomento e li ho ritenuti davvero molto utili. Io sto uscendo da una storia con una persona abbastanza problematica e che ritengo possa qualificarsi un narciso patologico.
Purtroppo abbiamo insieme una dolce bambina che ha appena compiuto un anno. Mi chiedevo se il comportamento che avrà nei confronti della bambina sarà piu sereno o attuerà strategie, manipolazioni, atteggiamenti dominanti tanto da renderla insicura e destabilizzare la stessa durante la crescita.
Non sto qui ad elencare tutte le cose strane e accompagnate da una buona dose di cattiveria che ha fatto, ma mi sorge anche un’altra domanda. Qual e’ il confine tra un uomo che tradisce una donna perche non la ama piu e magari mette in atto una serie di cattiverie per uscire dal rapporto e un uomo patologico che tradisce e rientra nella categoria del narciso. SOno arrivata addirittura a pensare che mio marito potesse essere gay.
Cara Maria Grazia, risposte frettolose a queste sue domande così importanti e segnate di sofferenza, si possono trovare in genere su riviste e giornali del tipo l’esperto risponde, ecc. Ciò vuol dire ridurre a poche frasi questioni che riguardano vite intere… allora è indispensabile instaurare un dialogo con persone esperte, cercarle nel campo della psicologia e della psichiatria dei consultori… anche persone che hanno una vera coscienza spirituale, ma che possano davvero immedesimarsi nel suo problema, capire a fondo… detto ciò quando una persona donna o uomo non ama più un’altra, dal momento che non la ama più, vuol dire che prima la ha amata… allora se prima la ha amata in modo non borderline e non narcisista, questa persona potrà sì commettere qualche scorrettezza, fare sbagli, anche ferire il partner nel tentativo fatto male di porre fine alla relazione, ma non con cattiveria, non senza senso di colpa, non credendosi di essere nel giusto, ma sempre con rimorso, con dispiacere, perché in realtà non vuole far del male all’ex-partner … quando non si ama più se si è amato si continua a voler bene e si vorrebbe che il partner non soffrisse della separazione… sono invece i partner narcisisti che lasciano in modo distruttivo e cattivo e traumatizzante, e quelli borderline che tendono invece a far agonizzare l’altro attraverso continui tira e molla, abbandoni e ritorni, in un micidiale cocktaul velenoso di odio e amore… il narcisista patologico vero in vece, alla fine non serve questo cocktail, ma l’odio lo serve liscio, ed è capace di dirti anche che sta servendo un calice tutto d’amore a qualcun altro affinché l’odio possa risultare per contrasto ancora più letale, velenoso, distruttivo… si tratta dunque di modalità assai diverse da una separazione che dà sempre profondo dolore, ma che non viene agita, da persone che hanno amato somministrando alla fine odio, cattiveria, distruttività liscia (narcisista) o in un cocktail di amore possesivamente perverso (border)…
Grazie. E’ la risposta che cercavo.
Dimenticavo di dire una cosa importante. Per il trauma di questo rapporto avuto a 14 anni, voleva suicidarsi. Si rivolse anche ad uno psichiatra.
Dimenticavo di dire una cosa importante. Per il trauma di questo rapporto avuto a 14 anni, voleva suicidarsi. Si rivolse anche ad uno psichiatra.
Prof Brunelli questo commento e’ a seguito del suo del 4 aprile 2012. Pensavo di avere un amico, e ho sofferto molto rendendomi conto che avevo a che fare con una potente divinita’ (mi scuso per l’ironia). Ad ogni modo non e’ questo il punto. Tutto sommato penso di esserne venuta fuori. Ora tutto il mio interesse e’ per questo argomento in se. E le dico anche il perché. Ho sempre pensato che la cattiveria non esistesse. Sin da piccola, vedendo cartoni animati o ascoltando e leggendo favole ho sempre sostenuto con ferrea convinzione che in fondo, anche il personaggio più maligno e spietato, celasse un risvolto diverso e che comunque la cattiveria e malignita’ più spietata avesse una giustificazione, un’origine, UN PERCHE’. Vedere La Bella e la Bestia non le dico cosa abbia rappresentato per me. Ma subito dopo mi sono chiesta: ” e Hitler” ? Ma torniamo a noi. Professore questo mio amico non ama parlare e tende a selezionare gli argomenti orientando sempre tutto esclusivamente verso quello che e’ di suo interesse. I miei interessi invece per lui contano poco. Ma va beh ci siamo capiti. Una volta pero’ mi ha fatto una confidenza importante (credo). Mi ha parlato del suo primo rapporto sessuale. E’ avvenuto a 14 anni. Una donna molto più grande di lui l’ha in qualche modo sedotto e “coinvolto” in questo rapporto. Dice di esserne rimasto stordito e di aver poi subito l’abbandono di questa donna tanto che fino a 18 anni non ha più pensato al sesso. Poi, a 18 anni ha dichiarato di essersi svegliato e da li ha iniziato seriali e continui cortggiamenti. Dichiara di non essersi mai innamorato. E che solo nel rapporto sessuale riesce e ama e vuole un gran coinvolgimento. Cosa significa professore tutto ciò? Il sesso lo rende vero? In quei momenti si sente libero di non recitare? Lui ha anche ammesso che non pensa di essere bravo a letto. Ma in quei frangenti non gli importa di primeggiare, competere o altro. Bensì diventa dolce altruista paziente e si dona. Professore, mi chiedo: questo mio amico che tipo di mostro e’? Il lupo cattivo nella favola di cappuccetto rosso, il mostro che deve incontrare la bella (che riesce a scioglierlo e rassicurarlo perché e’ capace di un vero amore incondizionato) o un Hitler pazzo e spietato?
Cara M. Il fatto che lei cerchi con alcune righe di scavare in questioni che meriterebbero alcuni libri è senz’altro la dimostrazione che lei ha bisogno di fare chiarezza. Perciò quello che posso dirle con la massima sincerità e responsabilità è che lei ha bisogno di confrontarsi attraverso colloqui terapeutici, di approfondimento e di sostegno, altrimenti, per usare una metafora è come se lei avesse undente, o più di uno, da curare e cercasse di farlo da sola, senza andare dal dentista, magari leggendo libri e partecipando a qualche blog. Non è abbastanza, le pare? E in più c’è il rischio che non le faccia bene, perché il fai da te, è rischiosissimo, ed in questioni psicologiche e di cuore può creare garbugli e confusioni ulteriori, invece che chiarimenti.
Un caro saluto.
P.B.
ma un narcisista può guarire?
Anche la mia storia ha dell’incredibile, anche perchè sono quasi 10 anni che mi faccio seguire da un’analista e comunque sono riuscita ad innamorarmi di un orco. Adesso sto capendo il perchè, egli incarna l’idea che ho io degli uomini.
Questa brutta storia ha messo a dura prova anche lui (almeno così sembra) tanto che ha deciso di entrare in analisi.
Cosa ne pensa dottore? ho fatto leggere il suo articolo anche alla mia analista, l’ha trovato molto interessante, sopratutto la parte in cui è la vittima a trasformarsi in vampiro.
grazie
Tutto può guarire, ma se il malessere è in una coppia, non può essere che la guarigione della coppia dipenda dalla guarigione solo di uno. E’ fondamentale che guarisca innanzitutto chi si pone il problema e vuole guarire. Mi sembra che questa sia lei. Invece fino a quando si nega totalmente di dover guarire psicologicamente e si fa pagare agli altri il proprio disturbo, allora siamo in un’area narcisista, che rimarrà tale fino a quando si può accmpare in una persona che la sopporta, la serve, la accetta (pur ultrasoffrendo) e che quindi la fortifica (anche se non vorrebbe).
valeria says:
giugno 24, 2012 at 5:07 pm
Ho letto adesso il post di francesca, pubblicato in aprile. E’ assurdo come il copione di questi narcisisti sia drammaticamente uguale, a prescindere da qualunque differenza umana o professionale, sociale o religiosa. Ora, dopo quasi 4 anni, ho smesso di soffrire, non l’avrei detto mai, ma ee’ accaduto. Ho cercato aiuto in una psicologa, in un blando antidepressivo che tutt’ora assumo. E’ stata durissima e lunga, la risalita. Tuttavia ora non sono al punto di prima, vorrei dire di sentirmi migliore, matura, consapevole… ma non e’ cosi’. Mi sento semplicemente sulla sponda opposta dello stesso fiume. Non sto’ piu’ annegando, ma non sono la’ dove ero prima. La sponda opposta e’ vicinissima, posso vedere le persone che ci vivono come me allora. Spensierate e fiduciose. Propositive. Con una vita da costruire. La mia (per citare le parole di francesca) la sento compromessa.
E’ come avere una cicatrice deturpante che per mesi non riesci ad accettare, preferiresti morire piuttosto, ma mai e poi mai vivere un futuro cosi’.
ora e’ diverso, la mia cicatrice c’e’ ancora, ma ora la posso guardare, non mi fa ribrezzo, ho imparato a conviverci. Una vita cosi’ adesso so che e’ possibile, ma non la mia vita di prima.
Sono ritornata la ragazza graziosa che ero, ho ripreso i chili persi, ho riacquistato la gioia di un sorriso ed a volte (lo giuro!), a volte mi viene persino da ridere ripensando alla poverta’ morale del mio ex, ma niente e’ come prima. Ho accettato la mia menomazione, ho accettato l’idea di una vita diversa, cosa che fino a qualche anno fa mi avrebbe fatto preferire la morte. Ora so che e’ possibile. Forse per davvero non riusciro’ a ricostruire un rapporto con nessuno, forse rimarro’ sola, forse non avro’ figli, forse. Forse vale la pena vivere una vita cosi, forse riusciro’ a dare quello che ho da dare comunque, ai miei pazienti terminali, ai miei amici, ai miei parenti. E quando non ci saranno piu’ ci saranno altri amici, magari con le zampe invece che le mani ed io riusciro’ ad essere lo stesso abbastanza felice, senza presumere troppo, senza pretendere un miracolo. E’ come osservare il mondo da dietro un vetro. Sono viva, sono qui e, con tanta fatica, ho capito che comunque anche questo puo’ avere un senso.
“Parole di burro” Carmen Consoli
Narciso parole di burro
si sciolgono sotto l’alito della passione
Narciso trasparenza e mistero
cospargimi di olio alle mandorle e vanità modellami…
Raccontami le storie che ami inventare spaventami
raccontami le nuove esaltanti vittorie
Conquistami inventami
dammi un’altra identità
stordiscimi disarmami e infine colpisci
abbracciami ed ubriacami
di ironia e sensualità
Narciso parole di burro
nascondono proverbiale egoismo nelle intenzioni
Narciso sublime apparenza
ricoprimi di eleganti premure e sontuosità ispirami.
Raccontami le storie che ami inventare spaventami
raccontami le nuove esaltanti vittorie
Conquistami inventami
dammi un’altra identità
stordiscimi disarmami e infine colpisci
abbracciami ed ubriacami
di ironia e sensualità
abbracciami ed ubriacami di ironia e sensualità .
Conquistami
Ho trovato questa canzone/riflessione di Carmen Consoli
che mi sembra essere molto in tema -purtroppo – e poter ispirare anche a noi qualche riflessione, oltre a comprendere a uanto sia diffuso e vasto questo problema nelle relazioni amorose ed affettive.
Spero vi piaccia.
Elisa
Bellissima canzone, Elisa e secondo il mio gusto bravissima interprete!! Carmen ci offre l’esperienza, divenuta consapevole, dalla parte di chi si è lasciato o si lascia trascinare dalla seduzione del mistero. Un mistero strano, soporifero che diventa pensiero magico..si distacca e va. Va rapito dal fascino di storie inventate ed esaltanti….ironia…sensualità. E’ una canzone di seduzione a Narciso dalla parte di un’Eco scafata che ha trasceso la pietrificazione?
Non so, forse sì, forse no: ” Tu sei questo e mi seduci…continua…modellami…spaventami…inventami…
altra identità…stordiscimi disarmami e finalmente colpiscimi, ma poi conquistami ancora e ancora…”
La Consoli inserisce questa immagine o quelle che ognuno può liberamente cogliere dentro ad una struttura musicale che ripiega su se stessa, sempre uguale, volutamente monotona che se fosse più lunga quasi non si riuscirebbe ad ascoltarla tutta per il tedio ed una ripetitività, senza più variazione dinamica…senza fondo…senza senso. Sembra quasi una condanna senza fine.
Cara Elisa, mi viene in mente il mito di Sisifo, abile, scaltro e furbo nel risolvere sempre le situazioni a proprio vantaggio. Sempre con un fine, sempre con uno scopo utilitaristico, dove lui deve essere l’unico vincitore. Giove, dopo essersi sentito sfidato, lo condanna a scontare una pena senza senso.
Grazie per lo spunto di riflessione.
Ti abbraccio con tanto affetto
A me viene anche in mente il masochismo femminile in amore…
Grazie a te Sisi, che leggendola con attenzione, ne hai colto, secondo me, alcuni aspetti essenziali. Forse, quella che noi cogliamo come insensatezza, perchè ci fa paura e ci disturba, è l’esistenza del male, un male con cui spesso queste persone ci obbligano a confrontrarci come non vorremmo, obbligandoci ad interrogarci in due sensi: “perchè ci sono caduta?” e “Cosa c’è di “male” dentro di me che mi ha portato a questo?”, anche se nel secondo caso ci riferamo ad un male di senso diverso, ad un male dotato di un senso innanzitutto, ed ad una intima sofferenza e che può portare se affrontato, ad una evoluzione personale di notevole entità, dopo e durante lunghe sofferenze di cui solo dopo si comprende sia il senso che l’insensatezza in quanto le noste energie avremmo potuto impiegarle per altro, con funzioni più costruttive per noi stesse (o noi stessi se si tratta di uomini).
Ti ringrazio ancora per l’ulteriore stimolo che mi hai dato e per la tua grande capacità di comprensione cara Sisi e vorrei qui cogliere l’occasione per segnalare a te ed a tutti coloro che leggono e partecipano a questo utilissimo blog, un nuovo articolo che a me è stato molto utile in queste sere di agosto, soprattutto le più tristi o piene d’ansia e pensieri come ne saranno capitati a molti di noi in questo eriodo in cui talvolta, ci intasano ancora di più, articolo in cui sono spiegati alcuni esercizi per rilassarci e segnalati alcuni bellissimi video che a me, come spero a voi, danno l’impressione di entrare in risonanza con la nostra Anima, fornendole quel “nutrimento rigenerante” di cui sembrava aver bisogno. L’aspetto interessante di questo articolo e segnalazioni è che ognuno può trovarci il video per rilassarsi ed ascoltare anche della buona e distensiva musica tra cui anche quella originaria delle Campane Tibetane, che sembra confacersi maggiormente alle nostre personalità e necessità. Mi sembra che il link dovrebbe essere questo: https://www.albedoimagination.com/07/2012/relax-con-amore/
Un caro saluto e buon relax a tutti voi.
Rilassarsi è importante perchè ci aiuta a rientrare in contatto con le nostre energie buone e a sentirci, con un pò di impegno, quasi rigenerati, per quel che possiamo fare da soli.
Un abbraccio a Sisi ed a tutti voi.
Elisa
per le notifiche.
Una domanda al Dott. Brunelli e a tutti coloro che vorranno esprimersi. Ma il masochismo femminile può essere un’altra forma di narcisismo?
Se si tratta di un masochismo simulato a scopo vittimistico-manipolatorio può in certi casi essere connesso al narcisismo… se invece è una forma di erotizzazione della sofferenza data da una relazione negativa, è una perversinone sentimentale e/o sessuale che predilige il mantenimento di una relazione, anche, se appunto risulta essere negativa e distruttiva…
by the way… consiglio per ‘rilassarsi con amore’ di fruire degli stupendi video musicali scelti per i partecipanti ad ALBEDOIMAGINATION dal sottoscritto (Psicoterapeuta) e da Elisabetta Lazzari (Psicologa) nell’articolo “RELAX CON AMORE” , ecco il link https://www.albedoimagination.com/07/2012/relax-con-amore/ e chi vuole può contribuire a segnalare video musicali belli, amorevoli e rilassanti…
per notifica, grazie
Grazie Dott. Brunelli per la risposta interessante e grazie ad Elisa per i tuoi continui stimoli. Hai posto anche alcune domande molto impegnative sui comportamenti genitoriali su cui sto riflettendo.
Un abbraccio e un saluto a tutti.
Buonasera, io ho una domanda da porre sulla scia di quella di Maddalena: quando ci si accorge di aver fortificato, nell’ambito di un rapporto amoroso o affettivo di altro tipo, una persona che, una volta che si smette d servire nell’ambito della sua patologia – seppure, il più delle volte inconsciamente o soffrendo consapevolmente perchè si crede che “così dev’essere” – cosa accade se ci si accorge che quella persona che si pensava o che fosse più forte – ad es. anche a causa di sue manifestazioni di rifiuto o violenza latente – o che pur essendo consapevoli che fosse molto più patologica o debole di sè stessi, si manifesta a chi si “ritira” da quell’ambito di servire una personalità patologica accorgendosi che essa, uomo o donna, è in realtà, una personalità devastata e devastante, una mera immagine senza sostanza che si reggeva in piedi grazie alle forze di chi apparendo, nel servirla più deboe, era invece molto più forte e che da quel momento in poi, inizia a “cadere in pezzi?” E’ verosimile che entrambe le ersone possano soffrire di una certa depressione che è possibile far risalire a periodi molto precedenti, solo che l’individuo molto patologico, a livello narcisistico, potrebbe regredire non essendo in fondo mai evoluto da lì, alla sensazione di andare in pezzi riferibile al periodo della costruzione del falso Sè, andando quindi ancora più indietro nel tempo, mentre il soggetto meno patologico, quando smette di essere al servizio, almeno in parte, dell’altro che lo usava e da cui si faceva usare, potrebbe da quel tipo di depressione regresiva verso la costruzione di un Sè più integrato del precedente? Inoltre, l’individuo molto patologico, potrebbe ritrovarsi circondato da quelle che erano state le sue identificazioni proiettive dentro l’altro che sppezza il rapporto sotto altra forma? Tipo deliri di persecuzione o di catastrofe, ad es? Grazie. Mi piacerebbe anche sapere se qualcuno ha vissuto esperienze simili a quelle descritte nel dubbio che mi è sorto.
Elisa
notifica, scusatemi, è saltata la corrente e la connessione.
4 advises, please…thans
Buonasera a tutti; questa sera vorrei porre una domanda in primo luogo al dottore ed avere poi, spero, le vostre opinioni in merito al quesito che mi è sorto. Poichè da qualche tempo si cerca di fare psicoterapia anche alle persone rientranti nella categoria diagnostica e giuridica dei sex offender ovvero degli uomini che abusano dei bambini (ci sono anche donne abusanti ma questo problema vorrei affrontarlo successivamente) manipoandoli dapprima a livello affettivo per ottenere questo scopo e, successivamente, quando vengono sottoposti a psicoterapia, cercano di utilizzare, manipolare e strumentalizzare il/la terapeuta, ai fini di non ammettere dapprima il reato, poi di minimizzarlo, quindi cercano di minimizzare la connessione tra eventi accaduti nella loro infanzia e agiti sessuali criminosi dovuti a fenomeni di scissione delle emozioni e dei sentimenti che non consentono loro una riflessione prima di passare all’azione. Inoltre, si sa, per chi legge su questi argomenti, che il terapeuta per accompagnare queste persone verso una consapevolezza di sè e consentire loro di accedere ad una dolorosa fase depressiva, che li “ri – connetta” al bambino umiliato che essi hanno dentro e permettergli di affrontare questo dolore deve seguire una serie di atteggiamenti – e precauzioni, per sè e per il processo in atto – terapeutici che a livello psicodinamico, sono abbastanza codificati e riunibili in circa 10 momenti fondamentali; considerato che esiste un’analogia tra gli abusanti sessuali infantili e coloro che provocano negli altri, a livello di coppia adulta, una SAS , cioè i narcisisti maligni che sotto certi aspetti, sembrano avere una sintomatologia simile a quella degli abusanti dell’infanzia, mi chiedevo due cose. Non sarebbe forse possibile con costoro, utilizzando le stesse precauzioni terapeutiche, una psicoterapia con approccio simile? O meglio, potrebbe avere una sua efficacia qualora costoro accettassero di sottoporvisi o vi venissero costretti da qualche autorità, nel caso ad es., venisse comprovato (fatto molto difficile anche quando è del tutto evidente, in effetti….) che essi hanno provocato nell’altro membro della coppia – quello che ama- o in un figlio o in un amico/a, un danno esistenziale e psicofisico? E da parte degli psicologi, degli psicoterapeuti, medici, di avvocati ed altri consulenti, a livello giuridico, non si potrebbe lavorare in tal senso oppure si potrebbe anche supporre che da parte di alcune agenzie dello stato sia più”conveniente” e “semplicistico”, cioè meno impegnativo sotto molti punti di vista, fornire “cure” – in particolare farmacologiche – a chi subisce degli abusi, al limite colpevolizzandolo per le sue “debolezze di carattere”, che compromettono seriamente la salute psicofisica delle persone suddette anzichè su chi tali abusi commette? Inoltre, si può pensare che così come molti professionisti della salute mentale non tollerano i sex offenders e non riescono a mantenere un’equa vicinanza (identificazione ed empatia)/ distanza (controidentificazione ed identificazione contemporanea anchee con la loro vittima mantenendo la coscienza del reato che hanno commesso coloro che hanno di fronte), così alcuni professionisti, non riuscirebbero a tollerare persone abusanti a livello psicoaffettivo su altre persone e che a tal fine ci vorrebbe forse un training specifico per professionisti che sentano invece questa vocazione, finalizzato alla costruzione dell capacità di star vicino senza esserne sopraffatti a quel bambino scisso e terrorizzato e senza amore che essi hanno dentro e che non tollerano in se stessi, motivo per cui sono ricorsi difensivamente alla costituzione di un se grandioso o Falso Sè, che facesse loro da paravento al spaventoso buco nero che hanno dentro fin dall’infanzia e dal quale temono di essere risucchiati (se non attuano certe strategie?) e che li ha portatti ad essere ciò che sono o che “sembrano?”
Spero di conoscere le voste opinioni in merito oltre a quella del dottore.
Vi ringrazio.
Un caro saluto ed un abbraccio a tutti voi.
Elisa
Non ritengo che il ‘cluster’ dei sex offender sia da collegabile alla tematica del narcisismo patologico nelle relazioni affettive tra adulti. n genere la pedofilia comporta una forma di innamoramento patologico verso i bambini ( i narcisisti patologici – NP – non hanno questa possibilità di innamorarsi). Inoltre i NP considerano la soddisfazione sessuale secondaria rispetto alla possibilità di ottenere pottere e rinforzamento della loro immagine nell’ambito di una relazione di coppia.
Molto interessante sia la domanda di Elisa(a più livelli), sia la risposta del dott. Brunelli e ringrazio entrambi per il nuovo stimolo. A me sembra convincere la possibilità che si verifichino, all’interno della relazione terapeutica, transfert e controtranfert simili tra terapeuta e persone abusanti in generale, soprattutto quando il processo della presa d’atto di responsabilità è all’inizio e la strada irta di resistenze: negazione, minimizzazione, banalizzazione, rigetti fdi responsabilità ecc.. nonostante le differenze strutturali e di contenuto chiarite dal dott. Brunelli. Una delle differenze sostanziali sembra riguardare lo scopo della manipolazione nella relazione d’abuso. Se è vero che il sintomo patologico (abusante) può essere la manifestazione inconscia della messa in atto del trauma d’abuso originario nella persona abusante nell’età adulta, l’occasione di questo dialogo mi porta ad associare la NP con il trauma da Sindrome di Munchausen per procura (assai difficile da comprovare e la statistica riflette un numero assai esiguo rispetto alle situazioni effettive) agito da una madre che rompe (creando sintomi voluti e materiali nel suo bambino anche piccolissimo) e ripara continuamente con risposte di iper-accudimento davanti ai medici, aiutandoli addirittura nella ricerca della diagnosi eziologica, per ottenere attenzione e nutrire la sua immagine di madre amorevole, perfetta e informata. Da questo quadro (pongo la domanda al Dott. Brunelli, ad Elisa e a tutti coloro che possono avere un’idea in proposito), si potrebbe meglio giustificare la rottura e riparazione del partner mediante proiezione ed identificazione proiettiva dei sintomi nel bisogno di dimostrare che il/la partner innamorato/a sia malato o pazzo, salvando o tentando di salvare, con la messa in scena del contrario (perfezione), l’immagine pubblica per mantenere l’ammirazione? In questo caso il processo terapeutico si potrebbe caratterizzare, differenziandosi da persone con altri disturbi, se pur collegati all’abuso, per competizione, provocazione, freddezza, tanta freddezza, ribaltamento delle posizioni allo scopo di fare sentire il terapeuta malato o bloccato in un qualsiasi tipo di conflitto personale, professionale, culturale o spirituale, onde evitare il dolore di affrontare e lavorare sulla propria scissione?
Grazie per la possibilità che date di poter esprimere persieri ed interrogativi in forma libera. Concordo sul fatto che da parte di alcune agenzie dello stato e molti professionisti della salute privati sia manipolativamente più conveniente e “semplicistico” fornire cure agli abusati, ( anche perché giustamente ne hanno bisogno) un po’ come succede per gli aiuti al terzo mondo, sistema che non contrasta il disequilibrio della distribuzione delle ricchezze nel mondo e mantiene separatamente poveri da una parte e ricchi dall’altra in una consolidata disparità di potere. A volte può essere conveniente e semplicistico prendersi cura solo dell’abusato, magari facendo iper-leva sulla responsabilizzazione del paziente/cliente, inviando così, in modo più o meno mascherato sentimenti di intensa rabbia repressa del terapeuta verso il suo assistito. Sentimenti di intensa rabbia verso chi subisce, che sono sostenuti anche culturalmente dietro la giustificazione viziata che l’empatia con sentimenti vittimistici (?) ritardi la guarigione. In realtà in alcuni di questi casi (e anche se dovessero essere pochi, sono sempre troppi) può celarsi dietro questo comportamento la fattiva incapacità iniziale del terapeuta di assumere su se stesso tutta la responsabilità di ciò che accade in un evento di abuso, impedendo drasticamente a se stesso e all’altro la sua comprensione e la sua empatia. Questa tipica intolleranza verso la vista del dolore subito altrui, che potrebbe, da una parte trasformarsi in una nuova forma di morbosità abusante mediante induzione forzata di auto-responsabilità nell’abusato (che con la responsabilità non ha niente a che fare), oppure coincidere con l’incapacità di sostenere, accogliere e accudire l’abusante nel suo possibile processo di guarigione, è il sintomo, a mio parere, di un disagio sociale e culturale che rischia di mantenere, se non alimentare il ciclo di attacco narcisistico da abuso relazionale, per effetto del mantenimento della separazione tra abusante e abusato nei percorsi terapeutici e nelle politiche sociali che promuovono i programmi per la salute psicofisica. Per rispondere all’ultima domanda di Elisa, circa l’opportunità di uno specifico training professionale di aiuto alla creazione di una relazione di intima vicinanza con persone abusate/abusanti in età adulta per terapeuti motivati e dotati di personale inclinazione, la ritengo una proposta valida e un’esigenza indispensabile.
Un saluto a tutti e grazie
Intervento di grande interesse, soprattutto per l’ìoculata citaziaone ella sindrome si Munchausen. Come si vede la tematica del narcisismo, quale forma di egoismo patologico e distruttivo delle relazioni umane ad ogni livello evoca molteplici osservazioni e risulta centrale per la comprensione delle disfunzioni relazionali ed affettive. Credo si stiua avvicinando il momento di organizzare un incontro-dibattito per confrontarci. Penso che la sede giusta potrebbe essere a Roma, ma anche in altre città, e che chi ha qualch idea di luogo agibile o di enete che può promuovere l’iniziativa potrebbe suggerire. Inoltre faccio sapere che provvederò a breve a riaprire i commenti all’articolo specifico sul TdN, ma con la raccomandazione di alcune regole partecipative. Infine ci tengo a dichiarare che non solo sul campo della diagnosi, ma anche sul campo della terapia sono stati fatti molti passi avanti, con processio di evoluzione e guarigione talvolta rapidi e sorprendenti (mi riferisco alla mia esperienza clinica). Anche di questo vorrei parlare in un prossimo seminario conferenza, al fine di offrire a tutti i partecipanti ‘esercizi di immaginazione attiva’ fondamentali per il superamento del TdN, attraverso il depotenziamento progressivo dell’immagine persecutoria e ammalatrice del partner che è effettivamente sintomatico in riferimento al narcisismo patologico e all’area dei disturbi borderline.
Salve Dottore, ho già partecipato al suo blog tempo fa,inoltre ci siamo incontrati anche a Roma…è stato molto utile capire il disturbo di mio marito però devo capire meglio il mio. In pratica, sotto altre forme, continuo a cascarci!! Le cose andavano meglio, dopo 5 anni di separazione da un marito narcisista, durante i quali ho lavorato un po’ su me stessa, cercando di rimettermi in piedi ed evitando relazioni coinvolgenti, purtroppo però ci sono finita di nuovo. Ho provato una forte attrazione per un uomo che inizialmente sembrava l’opposto di mio marito. Mio marito infatti è incapace di stare da solo, come ci siamo lasciati ha trovato subito un’altra e poi un’altra ancora, mentre questo potrebbe essere un narcisista “buono”, molto centrato su di sè, molto egoista, in modo palese e pensavo sano, dopo essersi separato svariati anni fa non si è mai più rimesso con nessuna donna, ha lottato per avere i figli con se e questi presupposti mi sembravano a dir poco perfetti. Un abbaglio. C’è stata una forte attrazione e nulla più, lui è talmente centrato su se stesso e sulle sue abitudini che non sembra minimamente disposto ad avere una relazione, sebbene, io non gli sia indifferente. Mi ha umiliata in tutti i modi ed è riuscito a tirarmi fuori altra rabbia. Naturalmente sono stata al gioco perverso, forse perchè è l’unico che conosco e tutta la rabbia che mi ha tirato fuori l’ha usata come arma per evitare appuntamenti e chiarezza. Sono stata stupida, mi vergogno, eppure ci sono cascata ancora. Essendo apparentemente tanto diverso da mio marito pensavo di potermi fidare di nuovo, ma di fatto credo di essere finita ancora nella trappola del narcisismo, un’altra strada senza uscita. Una persona totalmente immatura, un donnaiolo incapace di stare in una vera relazione ed io proprio non capisco perchè continuo ad insistere con persone che non esistono nella realtà se non per umiliarmi e offendermi, per suscitarmi rabbia che poi abilmente mi rigirano contro. La ferita narcisistica è una condanna? Perchè ho provato una così forte attrazione per quest’uomo che si è rivelato anche lui un narcisista cinico? E perchè nonostante io lo abbia compreso quasi subito e abbia cercato di allontanarlo non ci sono riuscita? Lo continuo a cercare dopo 1 anno e mezzo di incontri che ad essere ottimisti possiamo definire saltuari e occasionali. Non è normale. Razionalmente lo voglio tenere lontano, ma poi penso che forse ho sagliato qualcosa e resto legata a quell’idea. Insomma, ora sono molto giù. Gli ho chiesto umilmente scusa per averlo insultato, gli ho detto che non sono la persona aggressiva che lui pensa e che sarò felice se vorrà parlare con me. Non lo farà mai e così ora spero di essermene liberata. Ma poi? la mia ferita guarirà? dovrò stare ancora da sola?
credo che il narcisista anche verso i figli si comporti in gran parte in modo patologico: li compera assecondandoli, ed il lavoro “sporco”, quello dei no e dei paletti lo lascia fare agli altri; trae beneficio dall’immagine di padre e di famiglia ma non è disposto a prendersene le responsabilità sino in fondo; alle volte cerca di umiliare anche i figli con la scusa di “prenderli in giro”. Sostiene però di amarli e riconoscerli come qualcosa di suo. Sarà anche vero, ma a quale scopo? Grazie per il vostro interessantissimo sito!
Mio padre è così.
Lo scopo è uno solo: il narcisismo!
L’unica soluzione è chiudere i rapporti (come ormai sono prossimo a fare). Per chi ha avuto un rapporto “sano” con il proprio padre può sembrare impossibile pensare di chiudere i rapporti, ma quando il rapporto è malato a causa del suo narcisismo ne va della propria salute fisica e mentale e la chiusura (oltre al riconoscimento che il narciso fa una recita continua e quindi è finto) è l’unica strada alla salvezza.
Chiusura del rapporto e indifferenza.
Il narciso è una tossina, è un cancro e va eliminato.
Speriamo muoia presto.
i lati narcisistici suoi sono molteplici, è un discorso più articolato
Non conosco il caso specifico, ma non conviene assumere posizioni ‘reattive’ di rifiuto, cioè in funzione della patologia del padre… è meglio assumere una posizione terapeutica, che comprende anche il distacco, in modo strategico, con i propri tempi, al fine di consentirsi una migliore elaborazione e non subire, di fatto e in prospettiva, la patologia del padre.
Carissimo Piero, in che senso tuo padre è un narcisista nelle sue diverse sfaccettature che sembrano averti così esasperato? Molti genitori purtroppo sono affetti da questa patologia, anzi, in un certo senso ed entro certi limiti, è addirittura “fisiologico” che lo siano, ma superati certi limiti è patologico, come quando i figli, continuano, nel tempo, ad es., ad essere considerati quali estensioni del proprio sè e da una parte, non gli vengono consentite scelte autonome (e questo è un discorso complesso perché tali scelte, autonome potrebbero agli occhi degli altri, anche sembrarlo), dall’altra, non gli vengono mai riconosciuti, ad es., i loro meriti per i compiti e lavori ben svolti – in certe famiglie, tramite proiezioni genitoriali, vi è un figlio “buono e bravo” ed un figlio “cattivo ed incapace” (e talvolta, “malato” di malattie immaginate e proiettate da genitori per poterli “curare” o, anche li vedono come possibili “delinquenti”) semplificando molto o anche, alcuni cercano di ostacolare gli amori dei figli verso una donna o verso un compagno o verso la loro scelta sessuale che essi non approvano, senza rispettare la sua libertà in ciò, ad es., o di minare o sminuire la loro stessa capacità d’amare. Anche davanti ad un suo compagno o compagna. Talvolta, ci possono essere padri che sminuiscono il figlio maschio davanti alla madre e madri che lo fanno con figlie femmine davanti al padre, fino alla derisione totale e ala vera e propria violenza morale di cui solo il figlio suddetto può conoscere le ferite che porta dentro. Forse tuo padre, senza darti veri riconoscimenti ti ha fatto sempre tante richieste per poi vantarsi dei tuoi risultati, ad es?Ti capita o capitato , per capire un pò meglio questo tuo grande dolore e rabbia che traspare e che senti il bisogno di esprimere in modo così incisivo, qualcosa del genere o simile o addirittura peggio?
Mi piacerebbe comprendere un pò meglio, se ti va, cosa stai passando, dato che anche se è chiaro che per te è un momento sia pesante che forse, di “esplosione “, non si capisce bene a cosa di fatto ti riferisci che ti ha ferito ed invaso così tanto come “un cancro” ;però il tuo secondo post, mi fa pensare che avresti molto da dire e che forse, ti potrebbe anche essere utile ed anche a noi, se e quando vuoi, per poterti capire meglio.
Spero di poter leggere presto un tuo nuovo intervento.
Nel frattempo, ti offro un abbraccio solidale che vorrei potesse un pochino riscaldarti nel tuo cuore ferito ed offrirti un momento per riflettere.
Ciao, a presto
Elisa
Facendo una sintesi:
mancanza di dialogo
mancanza di empatia
finchè si può specchiare nei figli va tutto bene, altrimenti vanno disprezzati
esisti solo per quanto gli puoi far fare bella figura, altrimenti vieni disprezzato e criticato, anche in pubblico
non consente dialogo, sovrasta le cose che dico, non ascolta, detta ordini e se ne frega
non si interessa di me ma pretende che io lo chiami sempre (non vive a casa dove vivo io)
bugiardo
manipolatore
deliri di onnipotenza
ottiene le cose con l’inganno, è molto furbo nel modo sbagliato
si crede un padreterno e me lo fa pesare in ogni momento
e tanto altro ancora…
tutto questo, aggiunto ad una madre debole e ansiosa, mi hanno generato negli anni (ho 30 anni)
insicurezza
ansia
paura
incertezza sul futuro
tic continui e prolungati
paura delle donne
chiudermi a riccio e non esprimermi a casa (perchè si mettono a fare i giudici censori e mi da fastidio)
mi incazzo notevolmente quando mio padre mi fa passare per debole, insicuro, incapace e come se avessi bisogno di una guida (anche se me la so cavare benissimo da solo) solo perchè quello che voglio fare io ed essere io nella mia vita non piace a lui
evitamento delle persone
vedere spesso gli altri come ostili
fastidio a stare con gli altri
credo anche io di essere narcisista, infatti sto pensando seriamente a non fare figli, sicuramente potrò mantenerli economicamente ma non sarei in grado ne di essere un buon padre e rischierei di trasmettergli tutti i difetti che ho (oltre a non dargli gli strumenti per non essere forti, dovendo poi sopportare gente come mio padre e mia sorella, rispettivamente il nonno e la zia, che hanno un carattere simile e per me insopportabile, anche se mia sorella in modo minore), non sentendomi io forte come posso rendere forti i miei figli? e come posso trasmettergli amore se forse neanche io so cosa è l’amore.
Sono confuso, non so se lo sono veramente o una convinzione che ha mio padre su di me e con parole e atteggiamenti ben assestati mi ha trasmesso (dal momento che mi tiene per le palle, infatti quando so che è a casa non voglio vederlo, è successo recentemente e il fatto che ho fatto dei discorsi a casa con mia sorella passando per la solita vittima mi da enormemente fastidio).
Non parlo mai ne di quello che faccio ne di dove vado a casa (e mi sembra pure logico, a 30 anni mica devo ancora dare spiegazioni), purtroppo però rischio a volte di darle alle persone sbagliate che possono farmi del male (anche se ho imparato a non dire più a nessuno quello che faccio, ho subito troppe invidie e attacchi da persone cattive).
Non è bene attribuirsi o attribuire etichette patologiche senza il necessario approfondimento. E’ bene che lei sia para, anche scrivendo e testimoniando, scoprirà così che in mezzo alle macerie dei sentimenti possono rinascere piccoli fiori, può arrivare un nuova primavera, è così, ed è fondamentale crederci, perché ciascuno ha questa possibilità dentro se stessi.. bisogna avere fiducia in se stessi e nella certezza che ci sono tante persone buone di cui potersi fidare, e che essere buoni non vuol dire non avere difetti o problemi, ma avere la volontà di fare del proprio meglio e di cercare il bene, la fiducia, la speranza e l’amore… bisogna cioè essere umani e liberarsi dalle paure, con la compassione e la comprensione, queste ci danno la vera libertà dal male.
La ringrazio dottor Brunelli,
le posso scrivere in privato per chiederle più approfonditamente consigli?
Grazie.
Questa è la sede giusta per consigli e solidarietà a livello epistolare, invece per un consulto privato è necessario concordare privatamente una possibilità di effettuare un vero e proprio consulto (un primo consulto diagnostico-terapeutico comporta circa due ore, da effettaursi in due sessioni – per ogni caso va concordato un particolare percorso, in certi casi anche attraverso il telefono o skipe – si tratta di una forma di terapia breve mirata alla diagnosi e ad una prima detraumatizzazione).
Cordialissimi saluti
Caro Piero, comprendo benissimo il tuo dolore e rabbia ed anche le tue incerteze ed i leggittimi dubbi che ti porti detro, da quanto scrivi, però vorrei dirti di non fare lerrore di rinunciare all’amore per uuna donna ed eventualmente a dei figli, se nel profondo c’è in te in realtà questo desiderio che fortemente temi, solo perchè hai paura di essere come tuo padre o che loro poi dovranno frequentarlo, insieme a tua sorella. Il fatto stesso che tu ti ponga dellle domande circa la ossibilità di essere affetto da una patologia simili, ti apre la strada a possibii diversi scenari di vita, che saranno, partendo dalla situzione doorosa in cui ti trovi, in salita ma si tratta di una salita in cima alla quale, lasciandoti alle spalle quelli che invece non lo sono, potrai trovare in te e per te e da dare poi agli altri, dei frutti buoni e nutrienti,. L’importante secondo me, è che tu capisca con l’aiuto di qualche colloquio specifico con un esperto, la tua situazine attuale reale, come è e come laa percepisci e da lì, farti aiutare a fare un pò di chiarezza pe pterla elaborare e ritrovare un pò di fiducia in te stesso che ti permeta di riaprirti all’amore ed a fe spazio ad una pensabilità, anche in positivo dello stesso. Se davvero riscontrassi in te poi aspetti di narcisismo patologico potrai sempre curarli, dato che il tuo dubbio e timore depone almeno in gran parte in tuo favore, seppure è molto connotato d paure e rabbia verso chi poi in realtà nella tua famiglia, come sembrerebbe, lo è. del resto,come potresti non esserlo e non provarla, insieme a quello che defiinisci “fastidio’? in ogni caso, da quanto scrivi? E’ profondamente umano, è un grido di dolore che merita ascolto, nel luogo appropriato, per essere espresso e compreso nella sua specificità. Intanto grazie davvero per la tua risposta e specificazioni, molto utili e, se e quando vuoi, per avere un supporto generale ed opinioni e esprimere se vuoi anche tu le tue, che credo possano essere utili significative, potresti partecipare anche al’altra pagina del forum https://www.albedoimagination.com/03/2010/bugiardi-ipocriti-manipolatori-affettivi-saperne-di-piu-per-potersi-difendere/
Grazie ancora, un caro saluto e buona domenica.
Elisa
Immagino che sia come i vari consulti professionali (quindi a pagamento), purtroppo non posso permettermelo.
IO qui offro già tanto volontariato gratuito, come è ben chiaro… il blog presenta poi tanti articoli e sono presidente di una associazione culturale ALBEDO che lavora senza scopo di lucro… devo anche vivere e lavorare quindi è normale e giusto che io chieda una parcella per il mio lavoro, inoltre sono sempre disponibile a venire incontro in situazioni particolari e collaborative. Sto pensando di trovare una sponsorizzazione per aprire uno sportello telefonico settimanale gratuito per gli utenti, ma è molto difficile di questi tempi… dove comunque si spendono milioni in pubblicità e moda senza problemi e dove il servizio psicoterapeutico non viene mutualizzato nonostante l’enorme necessità delle persone e l’abuso di psicofarmaci e altro… cerchiamo dunque di collaborare venendosi incontro ciascuno con le sue possibilità e la sua buona volontà, nonché con buone idee e suggerimenti per poter fare sempre di più e sempre meglio in un ambito di solidarietà, di gratuità ed anche nel rispetto delle necessità lavorative minime e delle relative spese.
Purtroppo essendo senza lavoro mi viene difficile sottopormi ad una terapia psicologica perchè costosa, capisco ovviamente e mi sembra giusto e sacrosanto che il lavoro va pagato.
Però se c’è la possibilità di risolvere tanti miei problemi e di cambiare reazioni a determinate situazioni che mi succedono (mi comporto in determinate maniere in certe situazioni e non vorrei comportarmi così) con un costo che magari è irrisorio (o addirittura esiste il modo di fare ciò a titolo gratuito perchè finanziato in altri modi) meglio farlo allora.
Come posso fare per contattarla? Così può spiegarmi meglio tutto e posso poi prendere la decisione migliore.
La mia e-mail è pubblica… di ‘prezzo irrisorio’ non è corretto parlare, si deve parlare di qualcosa di giusto, anche a seconda delle situazioni… in certi casi giacché abbiamo un’Associazione culturale basata essenzialmente sulla ricerca, lo studio, la distribuzione gratuita di documentazioni e informazioni per il benessere, l’arte, la natura, può capitare persino che si riesca a scambiare il proprio tempo, cioè di rendersi utili reciprocamente anche senza soldi… bisogna considerare che per fare un’ora di seduta occorrono al terapeuta circa 4 ore di lavoro tra ricerca, analisi, elaborazione e spese di gestione, quindi bisognerebbe considerare all’incirca, per una seduta, il costo di 4 ore di lavoro di un operaio specializzato. Per altre informazioni specifiche prego contttare direttamente via e-mail in quanto in questa sede è bene concentrarci sulle testimonianze, l’auto-aito e l’informazione gratuita che comporta già spese e un grande lavoro.
Grazie Elisa per i consigli
Non volevo certo essere offensivo. “Irrisorio” era comunque un modo di dire per indicare un prezzo non elevato.
La contatterò prossimamente per avere tutte le informazioni.
Grazie.
Il Narcisista chi è?
l’inessenza umana, la piccolezza dell’essere, la gioiosità nascosta, il foderame fatto verbo. Il fanciullo innesta in quella profondità la sua forza, la sua esultanza, la sua vitalità, la sua esuberanza contro se stesso e contro chi ha voluto imprigionarlo in un groviglio immobile…incapace di reazione.
L’esaltazione di se stesso, la mortificazione dell’altro. Un narcisismo nascente, aggressivo e… sottile. Le radici della propria esistenza innescano un meccanismo di autodistruzione, distruzione della propria normalità innescando una pseudo normalità e sostituendosi a quella e divenendo questa regime di vita, ragione di vita, forza e vitalità. Esaltazione di questa è esaltazione di sè.
Una lotta cosciente… lunga… dolorosa. Un traguardo lontano e estremo, ma possibile, è rispecchiarsi nell’altro. Innescare sentimenti anomali, di possesso della propria anormalità, di esaltazione della propria anormalità, di essere finalmente altro da se stesso. Ma è anormalità? Quale… altro? Un ancoraggio all’altro doveroso verso se stesso.
Un plagio non manifesto, sottile, concepito come necessario alla propria sopravvivenza. E se questo innesca dolore, impossibilità di reazione… non lo si può combattere… è la forza del “divino”, nulla puoi. La forza è impari, lottare contro questa è perdita, la passività subentra. Sopravviene sofferenza, tanta sofferenza. Il narcisista non vede, è incapace di vedere, non vuole vedere.
Soggetto e oggetto è un tutt’uno, deve esserlo, per non vedere, per non pensare, per appropriarsi di una immagine salvacondotto. Incapacità di veicolare, di vedersi fanciullo già sul tramonto e l’unica cosa è ancorarsi al magico, al frastuono, all’assordamento. Pensiero eclettico, narcisistico, tonante, vortice di emozioni, assenza di controllo, trascinamento vitale.
“Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso…” (Che Guevara) Non è lotta contro, ma lotta verso, per conglobare l’altro in un tutt’uno ormai definito… incomprensibile ai più.
L’altro?… Chi se non la donna? rimedio primario e estremo.
Fuoco sottile e perverso, trasmette disagio ma ammalia, rapisce, si ripercuote sulla sensibilità femminile, l’attiva e ne fa ostaggio, se ne impossessa… lo sa.
Il narcisista chi è?……………………
Lo sa. Lo sa, chi? Non mi è chiaro questo concetto a chi sia eiferito, me potresti spiegare meglio, per favore per comprendere meglio l’essenza di tutto il tuo pensiero ed i suoi specifici riferimenti, all’uno ed all’altro come se stesso..Lo sa la donna, lo sa l’uomo, entrambi, l’uno indifferenziato dall’altro? L’oggetto? Il soggetto? Il soggetto/oggetto?
Grazie per la tua eventuale chiarificazione, che spero di leggere e complimenti per il tuo modo di scrivere, è affascinante…
Un saluto
Elisa
il narcisista…
… sa di esserlo… ne è pienamente consapevole. Lo muove quello che comunemente diciamo “istinto primordiale”. Lui non fa nulla per cambiare se stesso. È una natura scomoda per gli altri… ma lui ne va fiero… è la sua vita,
è la sua “forza interna” a cui soggiace. Vive della linfa altrui…
Ha un altro ordine di tempo e spazio… non è il nostro… noi lo possiamo guardare ma non intervenire… lo accogliamo… lo accudiamo… lo osanniamo… ma questo è insito nella natura della donna… e se fossimo noi a cambiare?… sarebbe la sua fine… entrerebbe in un circolo depressivo da cui difficilmente potrebbe uscire…
Sono parole… noi non cambiamo e poi perchè dovremmo? credo che la donna e tutto il suo essere sia la “cosa” più bella che esista su questa terra… e lui? non cambierà… e se fosse, il vuoto potrebbe divorarlo…
gentile dottor brunelli,
può un narcisista voler bene alle proprie figlie? Mio marito gliene vuole, mentre a me dice sempre stai zitta, non me ne frega niente dite. Sono stata molto male per questo suo comportamento, ora mi sto curando con colloqui dalla psicologa e psicofarmaco, lui non se ne va, dovrò prendere io la decisione, ma le mie figlie di 24 e 20 anni gli vogliono molto bene , sono delle brave ragazze studiose.
Io aspetto che anche con loro nasca il conflitto, ma non è così. Mi piacerebbe che litigassero con lui, io mi separerei, ma a loro dispiacerebbe molto non avere più vicino il loro padre.
La sua domanda è molto importante. Sto pensando di aprire una discussione specifica sul NARCISISMO IN FAMIGLIA… è fondamentale anche per capire le cause pregresse di lgami di coppia all’insegna del narciismo patologico. Magari esponga di più la sua testimonianza, poi vediamo di costruire una riflession più specifica. Grazie
Buongiorno Dottor Brunelli,
NARCISISMO IN FAMIGLIA,grazie per l’idea,non si trova da nessuna parte un approfondimento sull’argomento,sarebbe davvero molto importante spostare l’attenzione su altre vittime oltre al partner,che è un adulto e può operare in qualche modo una decisione,ma i figli come si proteggono??
Ho da poco appreso che la persona con la quale ho creato una bella famiglia appartiene a questa categoria di persone,ho finalmente capito cosa erano tutti quei comportamenti impossibili,dei quali comprendevo le origini ma non riuscivo ad affrontare se non con la sofferenza.
Adesso la mia disperazione si è spostata sulle conseguenze che possono avere i bambini,sono piccoli,e nonostante lui sia presente nei loro confronti lo fa sempre secondo le sue modalità. Inoltre le reazioni che provoca in me(che da apatia stanno diventando sempre più di rabbia espressa),non mi rendono una buona madre,sono troppo pressata dalla frustrazione,e questo non riesco a perdonarmelo. Non riesco più a pensare ad altro,mi ritrovo imprigionata,non ho possibilità materiale nè emotiva di agire,e in questa circostanza vorrei trovare il modo migliore di offrire ai miei figli un ambiente il più equilibrato possibile.
Sono in una fase di reazione,di fronte alle sue aggressioni verbali ho smesso di tacere e pensare a cosa potessi aver sbagliato,ma questo genera contrasti aperti davanti ai bambini,e lui si agita sempre di più di fronte alle mie reazioni,per poi chiudersi fino a una sua nuova sparata che non reggo…non so cosa devo fare,qual’è il modo migliore di agire per il bene dei bambini? ho bisogno di un consiglio,grazie
Sono d’accordo con lei, sto studiando questi aspetti del nARCISISMO IN FAMIGLIA e sono aperto a collaborazioni e interventi per un nuovo articolo. Ciò che posso dire è che le influenze genitoriali sono alla base di ogni relazione sentimentale con un partner patologico – intanto si ved l’articolo https://www.albedoimagination.com/05/2010/influenze-genitoriali-e-amori-malati-un-caso-clinico/
Cara ggggap, putroppo i bambini in queste situazioni, soffrono sia il silenzio che viene percepito artificiale, una “non reazione – reazione rabbiosamente silenziosa e colpevolizzante”, spesso per loro incomprensibile e come tale ancora più “coinvolgente”, soprattutto se si tratta di bambini con una buona empatia e sensibilità, sia quando si trovano di fronte a reazioni evidenti ed eclatanti, sviluppando ad es., forme di timore verso alcuni atteggiamenti e modi di parlare, toni di voce durane dialoghi e liti, che “preludono” per loro in modo che diventa evidente, ad una lite, ad una reazione di rabbia da parte del genitore “offeso” . Il problema dei bambini è che spesso, in queste situazioni, si sentono confusi, non sanno d che parte stare e da qualsiasi parte stanno, in genere si sentono “colpevoli”, pur non sapendo il perchè ed allo stesso tempo incapaci di proteggere come vorrebbero, il genitore che avvertono come più debole, dal quale però a loro volta non si sentono, talvolta, adeguatamente “protetti”, nche attraverso la percezione della sua stanchezza e rabbia, in realtà seppure non rivolta a loro. Insomma, è un problema molto grande ed importante e la protezione dei bambini da queste problematiche ha un ruolo fondamentale per il loro futuro emotivo e talvolta, anche cognitivo, qundi, preoccupandotene e guardando la situazione da entrambi i punti di vista, dimostri , secondo me, di essere tu stessa una persona molto sensibile ed accorta. Proprio attraverso questa tua sensibilità, puoi pian piano, trovar il modo di uscire da una situazione di frustrazione che sembra molto provarti, incanalando le tue energie nell’assunzione di un atteggiamento positivo verso i tuoi bambini, non polemizzante per ciò che ti è possibile pur facendoti rispettare) verso il padre, in modo che essi sviluppino una figura interna di madre affidabile ed amorevole e, qindi, da amare, ciò che poi, ti potrà ritornare attraverso il loro amore verso di te e la “realizzazione” di aver avuto una madre che non ha “distrutto” ai loro occhi, un padre “distruttivo”, che potranno poi valutare – sempre nel caso non assuma prima nei loro confronti atteggiamenti che ti costringano ad intervenire – da soli e con la propria libera coscienza, un volta un pò più grandi; anche se durante l’adolescenza, sarà però e comunque un’età, in cui andranno uteriormente protetti da identificazioni negative o eventuali “fughe” difensive da situazioni che potrebbero percepire come insopportabili.
Elisa
Ho 61 anni, due figlie di 25 e 20 anni. Conosco il Narci da 36 anni e da 30 siamo sposati. Ho scoperto che è un Narci, perchè me lo ha detto la psicologa alla quale mi sono rivolta e con cui ho dei colloqui da un anno e mezzo, quasi due.
Ho richiesto anche a lei il test sul trauma da narcisismo, me lo sono autosomministrato più di un anno fa e giustamente rivelava un DPTS di medio- alto livello.
Mio marito è sicuramente un Narci perchè ha tante caratteristiche tra quelle descritte nei manuali che parlano dei Narci.
La mia prima figlia preferisce il padre a me. Io quando è nata la seconda figlia ho chiesto a mio marito se mi aiutava a gestire la nuova situazione. Mai avrei immaginato che l’avrebbe messa contro di me. Lui che è in competizione con tutti e soprattutto con me, ha fatto in modo di passare per il genitore più amichevole e io sono il genitore severo che dice i “No”.
Proprio in questi giorni mi è venuto il sospetto che la mia prima figlia possa essere anche lei una narcisista, perchè ha molti atteggiamenti tipici del padre.
Con la psicologa ci vuole del tempo prima di arrivare a parlarne perchè ci sono questioni più urgenti e ora è tempo di ferie.
Mi piacerebbe tanto leggere qualcosa che riguardi il rapporto tra figlie e padri narcisisti. Come far capire a mia figlia che il padre non è l’eroe che lei crede e che lui le fa credere e rivalutare invece l’ immagine mia di una madre molto umile che non ha fatto nulla per valorizzarsi, perchè mai ho pensato che mio marito potesse danneggiarmi così tanto, essere così superbo e riuscire a far credere a molti che è una persona buona, mentre invece non lo è per niente, persegue solo il proprio interesse.
La ringrazio per la sua bravura, sensibilità e attenzione, cari saluti
artemisia
Cara artemisia, forse tua figlia, potebbe essersi identificata con la figura paterna, percependola da piccola come fonte per lei di maggior sicurezza (non poteva comprendere da piccola l’eventuale patologia del padre ma solo vederne gli aspetti esteriori più “appariscenti” e percepirne le sensazioni che lui riusciva a trasmetterle, per sintetizzare) ed è per questo che ha degli atteggiamenti simili a lui, senza dover essere necessariamente affetta dallo stesso tipo di narcisismo del padre (cosa che non si può neanche escludere ma neppure data per scontata; secondo me dato che sempre è necessario adottare molta cautela, in questi casi). Inoltre, ipoteticamente, anche tu potresti piuttosto percepirla così simile a lui perchè lei sembra “preferirlo” a te e, quindi, provocarti, in tal modo seppure involontariamente, un ulteriore dolore che ancora non riesci bene a definire in modo diverso. Perchè probabilmente probabilmente potresti aver bisogno di compendere ancora qualcosa di profondo su te stessa e sul rapporto che per tanti anni, ti ha tenuta legata a quest’uomo, con il quale hai avuto due figlie e sul tipo di rapporto che lega te e la tua figlia maggiore, ciò che lei rappresenta al tuo interno, oltre al modo in cui la percepisci all’esterno; ad es.., la tua immagine interna ed ideale ed idealizzata di lei come madre, il modo in cui inconsciamente, l’avresti voluta possibilmente come “alleata” – essendo anche lei “donna” – con una parte di te o il ruolo che avresti voluto svolgesse all’interno della famiglia, secondo un ideale di figlia che non corrisponde a ciò che lei è e sembra essere e ciò potrebbe anche falsarne, in parte, la percezione o amplificarne tutti gli aspetti negativi, che potrebbero oscurare gli aspetti positivi della ragazza che sicuramente in lei sono presenti.
Comprendo, il dramma che stai vivendo e tutto il dolore che provi, perchè si percepisce dalle tue parole e dal loro tono emotivo, però c’è una cosa che mi colpisce molto, nel tuo scritto; perchè vorresti leggere “solo”qualcosa sul rapporto tra padri narcisisti e figlie – a parte la apparente peculiare specificità che riferisci come moglie e madre -anzichè su “genitori narcisisti e figli”, più in generale, dato che in realtà questo problema ed in modi diversi, esiste sia nei padri che nelle madri, a livello generale ed una lettura del genere, potrebbe offrirti una veduta più ampia e comprensiva del problema? E’ anche necessario tenere conto, come è spiegato nell’articolo introduttivo sul TdN, che anche chi intrattiene una relazione con un partner narcisista, ha al proprio interno delle problematiche pregresse (appartenenti cioè al proprio passato ed alla propria storia personale e dalla propria struttura di personalità, alle proprie ombre) che lo inducono a ciò, ed è ancora più importante capirlo quando queste relazioni, sono o ripetute sempre con gli stessi schemi anche con più partner diversi o portate avanti per molti anni, con un marito oppure, negli uomini, con una moglie, fino ad arrivare ad una vera e propria sensazione di svalorizzazione di sè stessi e di umiliazione. Purtroppo, è un atteggiamento tipico di persone con roblematiche narcisistiche riuscire a “passare” per i/le buoni/buone della situazione e far passare l’altro, moglie, marito, figlio/figlia, come il/la cattivo/cattiva della stessa ed è anche piuttosto incorreggibile in molti casi per cui un’ottima soluzione, potrebbe essere quella di allontarsi da un partner del genere. Forse, anche tua figlia, potrebbe non aver vissuto una situazione facile con un padre che descivi ed una madre un pò succube da ciò che dici, dello stesso e forse, il suo atteggimento, potrebbe anche essersi sviluppato come difesa dalla paura di non essere come il padre ed allo stesso tempo, per riuscire a “non soccombere”, allo stesso modo in cui, nel tempo, ha esperito, attraverso te, il tuo rapporto con lui e la percezione della tua sofferenza, come può aver creduto, inconsapevolmente, potrebbe avvenire ad una ragazza con atteggiamenti più umili, realmente dolci e femminili..Come già hai pensato di fare, anchio ti consiglierei di parlarne con la psicologa alla quale ti sei rivolta, al limite, se tua figlia fosse disposta, facendogliela conoscere, in modo che possa capire meglio l’entità e le motivazioni dei tuoi dubbi e che se ne avesse bisogno, anche la ragazza, dato che è ancora molto giovane, possa essere aiutata nel modo più utile.
Un caro saluto e molti auguri per una buona evoluzione della tua situazione.
Elisa
Per la notifica su altri commenti che mi si è nuovamente cancellata dal pc; grazie.
Una riflessione sul tema del narcisismo in famiglia, potrebbe prendere spunto, secondo me, da una tematica tanto diffusa quanto ignorata – dato che si è generalmente più portati a pensare che sia l’uomo compiere degli abusi in tal senso, sia verso le donne che verso figli e figlie, in quanto nelle donne, è più difficile individuare , tranne casi eclatatanti, le tendenze patologiche e distruttive dell’amore materno -nella sua drammaticità che è quella dell'”abuso narcisistico” compiuto da molte madri sulle figlie, alle quali non viene lasciato alcuno spazio di libertà per effettuare le proprie scelte e che seppure credute da entrambe “libere” fino a poco prima dell’adoescenza, in realtà sembrerebbe debbano in ogni loro scelta, che in effetti tale non è corrispondere sempre alle aspettative materne nei loro confronti . E’ difficile capire la patologia narcisistica che affligge queste madri perchè esse sembrano essere dall’esterno, particolarmente votate, in forma quasi sacrificale, alla cura delle figlie, mostrandosi sempre presenti , instancabili ed hanno sempre bisogno di restare con loro in contatto, possibilmente “dentro” il mondo delle figlie, al fine di poter loro proiettare addosso e “dentro”, le loro caratteristiche che sentono il bisogno di vedere realizzate e ciò le induce a provare apparentemente gratificazione per eventuali successi ottenuti da queste ultime , le figlie-seppure talvolta solo per brevi attimi, non essendo una gratificazione reale ed autentica nè quella provata per la figlia che è uno strumento, nè per se stessa, poichè è insoddisfacente e “falsa”, inappagante dato che proviene appunto “dalla figlia” ( che in realtà, non sono considerate come individui con loro caratteristiche. In genere le caratteristiche delle ragazze ) qui si tratta nello specifico di ragazze che nel rapporto con la madre subiscono abusi narcisisti, ciò che comporta che si
pongono le basi per delle difficoltà della sua vita affettiva da adulta , ma anche i ragazzi maschi possono subire degli abusi sia dalla madre che dal padre ), vengono ignorate e schiacciate sotto il peso delle promazioni materne, ma gratificazioni appunto di tipo narcisistico, poichè tali tipi di madri, hanno la tendenza a considerare le figlie come una estensione di se stesse, creando spesso sia al loro interno – ciò che gli è utile però a fini narcisisitici – una confusione tra se stesse e le figlie, una confusione dei confini, a cui cercheranno in tutti i modi di impedire, durante l’adolescenza di spezzare il normale processo di sepaazione – individuazione decritto da M. Mahler e, quindi, di svincolarsi da loro e di accedere al rapporto con l’altro sesso. Secondo molti studi, si tratta infatti di madri a cui in genere, non potrà mai andare alcun ragazzo della figlia oppure un suo eventuale compagno o marito, il cui ruolo nel rompere allora questa catena, si potrebbe rivelare preziosa soprattutto lì dove il padre, non ha saputo solgere un ruolo efficace nel contrastrare il “dominio” materno. Poichè ad es, ha accettato che la moglie fosse molto più “madre che donna”, senza rendersi conto del fatto che sulle figlie potesse, attraverso un eccesso di “attenzioni” finalizzate ad un controllo “proiettivo al loro interno”, compiere particolare degli abusi narcisistici che consistono essenzialmente nel cercare in ogni modo di impedire l’acquisizione di una dentità feminile indipendente; infatti, psicologicamnete e psicosociologicamente, l’abuso narcisistico materno, si configura in particolare come un “abuso di identità”, effettuato attraverso una proiezione di se e dei propri desideri dentro la figlia creando così, in un momento di definizione dei confini, momento molto delicato come quello dell’età della pubertà e dell’adolescenza.
prosegue…: creando così… una frattura nel normale processo evolutivo dell’acquisizione di una identità femminile e personale autonoma e con propri desideri che nel bene e nel “male” (male relativo, dovuto all’inesperienza…) dovrebbe creare uno spazio mentale ed emotivo di libera scelta, non condizionata e sopattutto, non “vincolata” da proiezioni interne da realizzare per soddisfare le insoddisfazioni delle madri narcisisticamente disturbate e disturbanti. E con la possibilità di scegliere, le ragazze potrebbero normalmente accedere anche allo sviluppo del senso di responsabità delle proprie azioni che è altro dalla colpa, ad un maggiore ventaglio di azioni possibili e quindi pensabili, accedendo ad un mondo generativo e creativo che è tipico dello svilupo armonico della personalità.
chiedo scusa ma devo riregistrare l’email che si è cancellata da tutto il blog per un salto di connessione. grazie
Vorrei condividere con voi un quesito che mi sto ponendo in questi giorni, cercando di trovare delle possibili risposte; un bambino figlio di due genitori narcisisti, l’uno del tipo “overt” (o ipervigile, sempre attento, facilmente ferito dagli altri, timido e spesso vergognoso, che vive solo al proprio interno un nascosto polo di grandiosità, non evidenziabile nè a lui, se non attraverso una psicoterapia, nè agli altri, in generale) ed un genitore del tipo “covert” che corrisponde ai sogetti affetti dal Sè grandioso inconscio, per far brillare il quale di luce riflessa hanno però sempre bisogno di uno specchio esterno, non esclusi i figli (oltre a compagne/compagni) oltre che di qualcuno da “gestire” a proprio favore anche se l’apparenza potrebbe dire il contrario, in ambito familiare, amicale, ecc. Ecco, secondo voi, i figli di due genitori che hanno entrambi questa problematica, seppure in forme diverse, come potrebbe crescere? Equilibrato, sereno, infelice, arrabbiato, triste, anonimo, audace, gaio, all’interno della sua famiglia? Se il bambino avesse un giorno un problema a scuola ed uno dei due genitori fosse accessibile ad un colloquio con l’insegnante secondo voi, quale tra i due genitori – tra i due tipi di narcisisti accennati sopra -sarebbe magiormente in grado di ascoltare ciò che l’insegnante dice e di attuarlo in favore del baambino, affinchè egli possa crescere più equilibrato ed efficiente a scuola o, anche, nello sport? Quali sarebbero invece secondo voi che ne avete esperienza, le reazioni di entrambi? Diverse, uguali? Conflittuali?Litigiose? Ed il bambino? Come lo si potrebbe proteggere eventualmente da una situazione del genere?
Grazie a chi vorrà rispondere e contribuire ad ampliare questa riflessione sull’interazione tra bambini invia di sviluppo e genitori con problemi narcisistici (che non escludono altri, spesso compresenti).
Un caro saluto ed un abbraccio a tutti
Elisa
Istruzioni per partecipare (vedia nche la pag. sulla bandina violablu)
E’ importante ed è facile lasciare i vostri commenti. Non devono essere necessariamente frutto di approfondimenti culturali, le vostre osservazioni spontanee, anche le battute brevi e immediate, aiutano a riflettere e a creare dibattito, perciò fatele senza alcun timore di eventuali giudizi, anzi siate sicuri che riceveranno sempre apprezzamenti.
Per ricevere gli aggiornamenti in automatico su un articolo che vi interessa, o le risposte ai vostri commenti, dopo aver postato un vostro commento, dovete ricordarvi di fare un clic sull’apposito quadratino in basso Notificami. Se volete ricevere commenti non solo al vostro intervento, ma anche a tutto l’articolo che vi interessa, allora dovete scrivere un vostro commento e cliccare sul quadratino, e non soltanto scrivere una risposta al commento di un’altro (altrimenti anche se cliccate sul quadratino, riceverete le risposte solo a quel commento a cui avete risposto). Quindi se commentate in risposta ad un altro commento potete comunque cliccare sul quadratino ‘notificami’, ciò autorizza ad inviarvi aggiornamenti in automatico soltanto su tale vostro intervento (e non su tutto l’articolo). In tal modo riceverete sulla vostra e-mail solo info riguardanti gli articoli e i commenti ai quali avete partecipato segnando anche il quadratino notificami.
Si invita a registrarsi (nella banda a destra c’è un riquadro) affinché sia possibile ricevere informazioni dirette ed essere invitati ad eventi . Ciò aiuta molto la comunicazione, quindi si prega di farlo.
Per segnalare eventi e iniziative da voi realizzate o che ritenete interessanti, c’è la pagina aperta ATTIVITA’ PER IL CORPO, LO SPIRITO E LA MENTE – postateli come commenti, saranno poi inseriti nella pagina, separatamente dovreste però mandare anche una o più foto a info@albedoimagination.com
Inoltre Albedoimagination vi invita ad usare i tastini dei network (facebook, twitter, ecc.) per segnalare gli articoli che trovate interessanti agli amici delle vostre bacheche.
Ulteriori precisazioni su contatti, servizi e informazioni nell’ambito di Albedoimagination sono nella pagina info/contatti.
Grazie e un caro saluto
Pier Pietro Brunelli – Psicoterapeuta – Dottore in DAMS Spettacolo
bellissima quella del NARCISISTA BRAVO! BRAVO DR. BRUNELLI! guardarsi dentro e’ il segreto, con amore e compassione, con umilta’ e sincerita’.
Anche noi vittime siamo ammalati: se ci siamo cascati e’ solo per questo. Solo una persona sprovveduta !!!
Ammetterlo e’ la strada per il recupero e la guarigione…- grazie
giliola
I think, it would be very nice , if somebody can kindly help me to traslate this article in english. Thanks a lot. Bye. Pier
I try with pleasure to translate the article from Italian to English.
Elisa
Thanks a lot. It’s so kind of you. Bue, Pier
THE GOOD NARCISSIST
The film “The Artist” speak about a narcissist very cute, charming (seductive) and creative but not all have realized ( alternative:noticed) that he is a narcissist (in fact, if you have not an emotional relationship with him/her, it’s very hard to detect). This young artist is more interested from the myth of himself than he does not to accept that the silent movie where he was the protagonist, can the way to the sound and therefore, it should also strive and reciting talking ( to act even talking). This man fails (is unable) to have a real relationship with everyone( alternative: anyone) When it loses is refuses to adapt (accommodate) the world because , in his opinion it’s the world that should adapt to him; send away his trusty butler and merciless and at one point, does not spare even his trust dog <>(of course, he was willing to take his wife and tying to leave without slightest and respect and remorse for his dreams of glory). The artist – mega egoist – is certainly talented but he’s also pompous, full of himself, he feels a god that does not need anyone.
The actress who save him from disaster (at least so it seem at the end of the film but it’s a temporary salvation) takes pity (feels compassion for him..) when she discovers he feel destroyed, abandoned and on the brink on the suicide (a depressive condition that continually threatens the pathological narcissist if not longer able to manipulate and exploit anyone, why these people are prone to promiscuous relationship and trying to seduce those who for some reasons they considered (deemed) exploitable). The grandiosity (delusions of grandeur) of this narcissist artist come from an acting consistently whit himself and whit the others, outside and inside the scene. Every smile, his look, his game is perfect as it’s designed recitativamente in an acting class that begins the morning when we wake up at night and ends the evening but somehow even continued the night (during the sleep). The narcissist is thus a person who plays (interprets + corretto) itself whit an extreme skill, trough a continuous studio of “ natural acting ” since must be spontaneous, not artificial, not artifact, whereas the structure of his being is “pure representation “; he/she does not know who really is, nor what evidence and what it feels but he/she knows how to look a certain way, whereas if this apparently collapses there is nothing but only the perhaps elusion( perhaps, only then he can try find himself but it’s rare that is happens).The film metaphorically playing between silent and sound, makes you understand that The Artist in question is not able to hear anything, the others is as they were dumb, that is willing to listen only to him, moreover, he doesn’t speak the but always performed.
(The moment we speak, that relates to us, the more there is, the narcissist there is only him / her (for this reason the movie plays on the relationship between silent film and the sound). )
When you speak, and links us , for the narcissist there is only him/herself (also for this reason the film (movie) plays between the silent movie and the sound film.
When at least at the final film comes grafted the sound and he accepts these and he begins to return to dance whit his savoir, so we feel only an instant at the end of the dance, who is forced to take breath, in this breath there is a moment of truth, he cannot pretend to breath, that moment is true, it’s natural (almost for a single moment in the whole in the movie although until then had appeared as a spontaneous protagonist while in these moments thought he was acting a baseline script of this image). However the pathological narcissist can also pay attention to his breathing, in order to acquire an acting emphasis, a pose that make natural, god, intelligent or romantic. But it is a drama of a moment that implemented also with a sense of self admiration for which both actors/actresses and the spectators of themselves with an interior (inner) autoapplauso. This makes them particularly attractive, often at the point that you are willing to understand when they putting on the nose (imbronciano) because the world admires them not as they would like if they do not nothing to deserve it, because everything belong. So they manage to appear as victim in need (needed) of help, as so if they are as children with extraordinary abilities that only trough great love can flourish…..otherwise, Poor dears, debase and it’s a shame (sin) because if you give love then appear so good (we can say for a couple of days then they do make the beautiful good and bad weather and to send the partner haywire as minimum).
At the end of the film the good narcissist after returning to prominence with help the savoir actress –as evidence towards a mixture of envy and of attraction – is again happy and smiling, self- possessed ( in control of oneself ) and the world but he yet is not HALED, he is not yet able to report real neither himself , nor with others (maximum has shipping some moment (time) a breath but then ) he is an empty container that only can work if it is admired by others . However, what can teach a pathological narcissist, because is also good??? Or rather we can learn we observe deeply his dysfunctionality or pathology ( whatever that may really teach us anything?)
We must remember that it was a young and beautiful NARCISUSSUS who first claimed a freedom and the independence from gods and demigods. He represents the personal affirmation of subjectivity, as chosen in the role, in order to be and to appear as self – esteem and self confidence (or : in the being as to be and appearing, as trust and confidence in himself). If Narcissus does not becomes a swollen football, then , he is good (bravo) if not pathological, then it is good, but even in his illness, we must grasp his good part as this can have a compensatory effect for those that suffer from a disfuntionality side ( those with a little narcissism and thus a narcissistic injurj ) .
The pathological narcissist regardless of his negativity and his excesses, is good because has not need of symbiotic and unique ties live for him as believes a lot in itself (regardless of the whether is wrong because he doesn’t know itself but only its most convenient). Narcissus is disgusted by those who suffer from deadly for love, from those that do not to live in independence and free, because they fall in love at any rate, cost what may. Narcissus point same on his self – esteem, on himself
(even if when he becomes pathological exchanges himself for a personality, and therefore, he doesn’t he itself – or: himself-). However he is if everything is not wanted from him/her, proves to give so but this up than when not the everything wonders, up when somebody not falling in love for him/her and so, he/she does not want him/her to do it his, have it to, in name of exclusive love. If Narcissus realizes that another person live for him/her, he7she interprets as thought the were sucking the energy – the vampire images reveres himself, now is the lover the true vampire, not he/she who run away and, then if in “loving vampire” besieges it and chases him the narcissus becomes bad, also very much but because is also scared of the love as strength which can limit his existence depending from ( on ) another which comes lived as an one which leans to him to ditch it and prevent him/her to do (doing) his life. Unfortunately, at times, the narcissist has RIGHT ALSO HIM/HER, so it has clear when dependent and anxiety – dynamic are triggered which tend to emerge when the others tend to incorporate him/her as like as a mega tranquillizer or living antidepressant, that the lover would like to have right to swallow; otherwise, the narcissist who does not accept to do from to psychotropic drug becomes a dirty monstrous vampire to hate. And yet, strangely, to be loved him because he (it) cannot himself without. Than the narcissist gets always worse, wants to let that the other that stra-loving him hating, what it is not understand then a human psychotropic drug but a lethal poison makes him of evil; then he does him the evil and does him the evil in order to let him understand what cannot only do him the good , which cannot binding him well and then, again in love, because his life is under the narcissus sign, in the good and the evil and he cannot use anything.
Now, understand, I am not saying is necessary to consider the pathological and similar as life teachers but that in their negativity how in every negativity is necessary to able to identify curative princes who can be included and used. Maybe is not true that many important medicines are drawn by poisonous substances? However, in order it that can be the care there is not enough to identify the illness like an undergone contagion from another/to, if that has been necessary to identify its weakness for a good therapy. It’ s necessary to understand its problems which made vulnerable to the problem of another one. Certainly, for to do an example, an earthquake is a dreadful and disastrous event, its undeniable, however we can understand that there are structures that collapse and others no and this, depend from (on ) the respective earthquake (out of metaphor, from the sentimental earthquake caused by an any eventual pathological narcissist).
The result arises so the catharsis (the purification) in the picture of an immense amorous tragedy, where each must take his psychological responsibility, otherwise can be fatal. If it does not take, also, its responsibilities and one drag and lasting and warranted unhappiness trough the self pity becomes a totalizing scenery of a live that lives once alone..what sin! Actually, the difference between the hell punishments and those of the purgatory is minim, in both cases very much suffers him/herself only that one does not go out from the hell but yes from the purgatory. And why? Because who lives the pain as a purgatory is aware of his responsibilities, so it expiates, it purifies himself and so he is better; who is at the hell does not understand his its responsibilities and dejected all the time. It is then necessary to stop tormenting himself in the self pity and revenge anxiety and pacifying him inside if it (or I) was and then, maybe, that a far day, also one whit the other one (but it is not all indispensable, it’s right to see again never any more whit certain peoples also, at least up when they are too negatives).
Maybe who is able to love and bind whit him, has given the narcissist an important teaching, that will understand how much be able to look more at him in it (and not only to do it look it and admire from out) not as The Artist, the compensated narcissist, which then collapses to a minimum façade failure, but perhaps maybe that also who is skilled to love must learn something from the narcissist and that a sense of independence, self – empowerment and self – esteem….. that also it is based in a certainly measure in the capacity to build its personality, to act a little in the theatre of life, please to it I was and become pleasant. So, who is capable of clean – love must learn not throw himself in the name of love consists in giving shaping an morbid pathological attachment (for a narcissist for council, for which disregards a kind thing and then makes pay expensive this).
So, the fatal dyad between the narcissist and lover (whit narcissistic wound, that us a narcissism poor man/woman), regards two forms of pathologist which should offset them; a form, that of strategic lover – IPO NARCISISSTIC – about the pathological attachment; rather than the narcissistic IPER , as we know consist is the lack of an attachment that is pathological.
In other words, it is possible to be pathological in the attachment , both for excesses both for defect, so the union of these two forms often causes a very strong illness and a pain.
And YET EVEN THIS DISEASE (ILLNESS) Contain in itself THE CURE – the pathologising, i.e. the expression of the sick relationship in both must be resolved through a compensation, a clearing, a rebalance with each other (I speak about the other within oneself as so as an introjected other and not necessarily to make peace whit each other as another being). So, in other words, in this ‘infernal couple’, so that arrives at least to the purgatory, one some (ipo – narcissist/iperlover) must become more narcissist while the other (the iper narcissist/ipolover) MUST become LESS narcissist (although for the narcissist, this is often more difficulty). However, I repeat that it is not decisive although it is more desirable to place some peace between two people of the report but it is essential to take place within yourself so as that as everyone has learned the lesson from the other (or : of the other)……you will find that who have suffered from a destructive and delusive relationship whit a narcissist, will recover (heal) (sadly inevitable after inevitable purgatorial sufferings) when he is learned something from this, and so, he will have learned in what sense a narcissist, can be also a GOOD NARCISISST!
Here is my attempt of help for translation in english definitely improvable but i hope still useful.
Whit regards and affectionate greetings.
Elisa
Questo contributo è di straoridinaria importanza perché dimostra come è possibile partecipare alla nostra ricerca e ai gruppi d’auto aiuto in modo anche attivo. Non è che l’unico sia l traduzione in inglese (questo è comunque aprezzatisimo), si possono anche indicare contributi culturali e di ricerca o iniziative di aiuto… MA TRA TUTTI I MODI DI AIUTARE , QUELLO PIU’ GRANDE E’ l’AMORE , e questo tutti possiamo imparare a darlo, ed è bene provare ad esercitarci in tutte le occasioni… Ora io so che questa traduzione è un gesto d’ AMORE ed è per questo, soprattutto, che è importante e poi anche perché è scritta con competenza e professionalità. GRAZIE ELISA da parte mia e da parte dei lettori in inglese che potranno leggere questo articolo. Mi premurerò presto di inserire la traduzione anche nell’articolo, in modo che venga meglio individuata nei motori di ricerca. Dalle statistiche che ricevo sono centinania lettori e lettrici italiane o che conoscono la lingua italiana che leggono questo blog da varie parti del mondo. Ciò vuol dire che quanto più gli articoli vengono tradotti tanto più potranno essere seguiti anche all’estero. VOGLIO RINGRAZIARE TUTTI/E per la partecipazione , il nostro lavoro è una piccola esperienza, ma veramente unica nel suo genere. Non si tratta di un forum di puro sfogo, ma anche di ricerca e di sostegno con diversi mezzi e iniziative e servizi, infatti qui, anche solo con l’esprimere la sofferenza vi sono le condizioni per una possibilità di aiutare se stessi ed altri. Non si tratta di un forum che si afferma attraverso i mali d’amore, ma di un blog che segnala anche altre attività e ricerche, purché siano di aiuto per “FARE ANIMA” , per fortificare l’umanità e l’amore che c’è in noi. Perciò stiamo vivendo un’esperienza davvero nuova che può rappresentare un aspetto pionieristico del modo di fare terapia, auto-aiuto e ricerca; forse un giorno, quando i social network e i media personali saranno del tutto normali e quotidiani per tutti, questa nostra esperienza sarà presa a modello da qualcunaltro, magari per altre problematiche, ma con uno spirito ed una tecnica simile (che dovremmo ancora perfezionare insieme)… ed è anche questo che deve farci capire che dalla sofferenza può venire una trasformazione che porta nuove forze sane, e che se ci alleiamo in questo processo, nonostante ci sia molto da fare, ciascuno con se stesso e con tutti i mezzi individuali classici e alternativi, siamo su una giusta via , insieme, per fare del nostro meglio, come possiamo, ma con sincerità e Amore.
P.B.
However he is if everything is not wanted from him/her, proves to give so but this up than when not the everything wonders, up when somebody not falling in love for him/her and so, he/she does not want him/her to do it his, have it to, in name of exclusive love.
Vorrei proporre una traduzione alternativa di questa piccola parte sopra dell’articolo che forse, potrebbe suonare un pò meglio.
Eccola:
However he is willing to give so much until you ask around, you do not really fall in love with both him and thus attempts to assert its right to exclusivity on him to do it right.
Ringrazio il dottor Brunelli per il suo apprezzamento e per avermi permesso di sperimentare spontaneamente, attraverso una semplice traduzione – oltre alla possibilità di riflettere ulteriormente sulle tematiche dell’articolo – un modo personale ma nello stesso tempo utile, di “fare anima” e di esprimere amore, aspetti che non avevo immediatamente colto nella loro profondità. E che, sinceramente, credo sia una delle migliori opportunità che possano esserci date, anche nella sofferenza e secondo le nostre possibilità.
Grazie ed un caro saluto.
Elisa
Le metafore si riferiscono all’interpretazione psicologica della Divina Commedia secon do Adriana Mazzarella “Alla ricerca di Beatrice. Il viaggio di Dante e l’uomo moderno”, 1991Milano, Vivarium 2006 3° ed.
Carissimo Pier, che bell’articolo. E’ l’analisi- risposta-conferma che a spettavo da molto tempo!!!Grazie!!!L’unica cosa in cui non mi trovo d’accordo è l’indipendenza e la non ricerca della simbiosi del Narciso. Io credo invece che sia molto dipendente dall’altro o dal suo pubblico (perchè è anche Istrione) per quanto concerne il suo continuo bisogno di conferme e specchi che gli rimandino l’immagine di sè che più in quel momento desidera, quella in cui più, in quel momento, della sua vita vorrebbe identificarsi. E se il Narciso trova un partner con una grande abilità a farsi suo specchio, ne diventa fortemente dipendente ed è capace di cadere in uno stato di angoscia nel caso di suo allontanamento o perdita. Non credi?U grande saluto
Cara Daniela, il narcisista diventa dipendente dal suo pubblico finché riceve l’applauso e un buon prezzo del biglietto, intanto stai pur certa che per paura di perdere biglietti ed applausi è sempre in cerca di altro pubblico, e per garantirsi il tutto sempre manipola e racconta bugie vita natural durante… perciò si tratta di una dipendenza assai diversa da quella basata sulla fiducia, l’amore, la gratitudine, l’altruismo ecc.
Comunque sia, io non mi affido alle etichette psichiatriche, come avrai visto, queste sono cornici, non quadri… il quadro al quale faccio riferimento riguarda la vampirizzazione, il cainismo, l’egoismo che c’è in ciascuno di noi e che in alcuni prende il sopravvento a spese di altri… poi è pur vero che ognuno ha le sue responsabilità, ma è del tutto evidente che esistono quelli più cattivi e quelli più bravi (diciamo così)… e speriamo che quelli più cattivi possano cambiare in meglio, e che quelli più bravi possano maturare rispetto alle loro debolezze e difettosità… ma non sono moralmente e psicopatologicamente speculari, no, mi dispiace, no.
A presto
Pier
Mi rivedo perfettamente nella coppia che Lei descrive. E’ proprio vero, ha perfettamente ragione su tutto. Grazie
Cara Rosi, grazie al suo intervento ho aggiunto e corretto alcune cose, provi a rileggerlo se a voglia, forse ora è più chiaro e approfondito, ho inserito anche il trailer del film. Un caro saluto
L’unica cosa che ho imparato da lui è che non riuscirò più a fidarmi di nessuno; pur desiderando di riuscire a trovare un uomo che mi tratti con rispetto e che mi dia normale affetto (cosa che a me viene naturale fare con le persone cui voglio bene, e non mi costa nulla), ho una paura terribile all’idea che potrei subire le stesse cose di nuovo o anche peggio. Ho paura soprattutto perchè mi chiedo se saprò comportarmi nel modo giusto per evitare che mi facciano del male di nuovo.
Mi ripeto: se farò quella che se ne frega dei suoi atteggiamenti, se fingerò di essere narcisa e distaccata (NON sono sicura di poterci riuscire: purtroppo non si può fingere di essere quello che non si è, per lo meno non a lungo!), se aspetterò di capire se posso fidarmi prima di affezionarmi, mi chiedo se riuscirò ad impedire a me stessa di provare affetto, e più ci penso a tutto questo e più ho paura di subire tutto di nuovo, perchè non posso fare come loro e fingere che non ci terrei ad avere una comunicazione e uno scambio di affetto vero. Che male c’è a volere bene alle persone, e che colpa può essere il fatto di desiderare che ci amino un pò anche gli altri!!!!! è come un desiderio segreto di ricevere un pò di affetto dagli altri, che più abbiamo sofferto e più non capiamo perchè per gli altri sia così difficile dare un semplice abbraccio, o chiederti “come stai?” o “ti va di fare qualcosa di divertente assieme, o prenderti per mano quando sei giù. A volte mi sento solo offesa di continuo e frustrata da tutte le cattiverie che sopporto con grande dolore. Penso che davvero a questo mondo non valga la pena vivere, perchè o sei stronza e insensibile come loro oppure non ti salverai mai, qualsiasi cosa tu faccia …o non faccia. Hanno sempre ragione loro, e tu sei sempre in castigo e dimenticata e non considerata, puoi solo piangere sempre più forte o arrabbiarti fino a rompere tutte le pentole della casa.
Oggi stasera devo cantare ad un concerto e mi sento tanto triste e sola e addolorata eppure so che DEVO avere la forza di esibirmi e fare quello che devo fare senza poter contare su nessuno, e sapendo che non importa a nessuno di come mi sento.
Ho tanta paura, e piango tanto, e so che devo riuscire a fare quello che devo fare stasera, comunque. A volte mi sforzo così tanto di fare bene e riuscire a guadagnarmi l’apprezzamento degli altri, ma sapere che fallirò comunque mi rende insicura e triste.
Sono stufa di sentire parlare di ferita narcisistica … non capisco cosa significa – in pratica – nella realtà. Io penso di meritarmi un pò di rispetto, e quindi non è vero che non mi voglio bene, anzi so che sono una persona buona e io mi fiderei ciecamente di me stessa, perchè ho saputo rinunciare al mio egoismo per rispetto di altre persone, in più ho tante qualità non solo umane ma anche professionali. Sinceramente non capisco perchè non riesco ad essere una narcisista brava anche io, visto che sono convinta di non meritarmi il trattamento che ho subito.
Non capisco perchè ci tengo tanto all’affetto, tanto che forse baratterei qualsiasi carriera stratosferica e prestigiosa pur di poter avere accanto una persona che mi voglia bene e che mi dia affetto. Non capisco più niente!! è tutto sempre e solo dolore e basta.
se tu arrivi a non fidarti piu’ di nessuno gli dai la vittoria su di te e sulla tua vita. Gliela dai vinta!
non farlo! recupera te stessa e poi vai! ma stavolta con autostima e sano egoismo!
ciao gil
1)- “A volte mi sento solo offesa di continuo e frustrata da tutte le cattiverie che sopporto con grande dolore. Penso che davvero a questo mondo non valga la pena vivere, perchè o sei stronza e insensibile come loro oppure non ti salverai mai, qualsiasi cosa tu faccia …o non faccia”. –
2) – ” A volte mi sforzo così tanto di fare bene e riuscire a guadagnarmi l’apprezzamento degli altri, ma sapere che fallirò comunque mi rende insicura e triste”.-
3)- “Sono stufa di sentire parlare di ferita narcisistica … non capisco … Non capisco perchè ci tengo tanto all’affetto, tanto che forse baratterei qualsiasi carriera stratosferica e prestigiosa pur di poter avere accanto una persona che mi voglia bene e che mi dia affetto”.
Mia cara PAMMELA: …visto CHE Non capisci più niente!! …che è tutto sempre e solo dolore e basta…” non ti viene il dubbio di aver bisogno TU di aiuto ? il narciso non cambiera’ mai, ma noi si che possiamo cambiare, eccome!!! IO SONO CAMBIATAAAAAA!!!!!WWWWW!!!!!!!!!!!! ciao baci gilio
Ho letto attentamente questo nuovo articolo sul tema del narcisismo e personalmente sono d’accordo con il dott. Brunelli quando sostiene che chi in qualche modo si trova coinvolto con persone affette da comportamenti riferibili al narcisissmo patologico, siano esse dei partner – uomini o donne – o dei genitori, sia essenziale pacificarsi innanzitutto dentro se stessi cercando di “apprendere” dall’esperienza che si è vissuta; ciò per allontanarsene, per non ripeterla e non “subirne un’ulteriore fascino” (negativo ) e, soprattutto, per entrare maggiormente in contatto con quelle parti ferite di noi stessi che ci hanno fatto entrare in certe dinamiche patologiche abbassando ad es. ulteriormente l’autostima – spesso già carente – che forse nel rapporto con il narcisista patologico cercava originariamente una compensazione per via indiretta. Questo articolo sul film The Artist mi porta a porre una domanda: meglio un successo di facciata che sostiene un’autostima esagerata per poi crollare al minimo insuccesso oppure è meglio un’autostima non sufficientemente sviluppata di una persona che non ha una piena coscienza – o non riesce a credevi – del proprio valore personale e che ugualmente, in apparenza, può essere soggetta a dei crolli?
Gloria
Off Topic : Mi scuso per il termine Gloria, che si riferiva originarimente ad un concetto circa l’attore che ho cancellato dal post, riscrivendolo diversamente, mentre ho involontariamente lasciato il termine stesso.
Elisa
Io penso che sono sempre meglio le cose vere sulle quali si può costruire e migliorare, piuttosto che quelle finte e di facciata, che poi nascondono trappole e manipolazioni strane… non trova?
Certo, lo penso anch’io. Sempre meglio una consapevolezza delle proprie carenze ed a volte “piccolezze” in certi settori della vita, per poterle migliorare piuttosto che una grandiosità manipolatrice e di facciata pronta a svanire al primo intoppo, spesso però dopo aver già fatto del male ad altri . Ho fatto questa domanda perchè mi aveva colpito nell’insieme dell’articolo, anche il discorso sull’insegnamento da trarre da parte di chi è invece carente di narcisismo, dal narcisista patologico stesso circa gli aspetti dell’autostima, del senso di autovalorizzazione e di indipendenza. Aspetti che ora nell’ambito dell’articolo così come corretto, mi appaiono più chiari. Rileggendo l’articolo, mi ha molto colpito ( oltre al tema del controllo volontario del respiro che è impressionante ma per mia esperienza molto realistico, ad es. se la persona decide di rappresentarsi in un personaggio tragico davanti a chi assiste alla sua scena) la dialettica vissuta dall’ attore/ narcisista patologico nel passaggio dall’esperienza del “muto”, dove egli può esibirsi come protagonista assoluto – e sentirsi tale – della scena ed il “trauma” dovuta all’ ‘introduzione del sonoro, che rompe il suo equilibrio come se egli… oltre a non riuscire ad ascoltare gli altri ed i loro toni, in cui sono impresse le loro emozioni che non sopporta e non gli inteessano, non potesse ascoltare neppure la” propria voce” e quindi sè stesso, nè tantomeno come espressione parlata e forma di comunicazione con l’altro che così verrebbe ad esistere. Forse anche come espressione di qualcosa che viene dal suo interno e che sente – forse -intollerabile, essendo legato alle sue stesse emozioni che egli non sa e non può ascoltare ma anche probabilmente, nel film, come un qualcosa da dover “dare” agli altri, un qualcosa che lui non ha potuto scegliere e/o manipolare prima, a proprio piacimento. Cioè il sonoro appunto.
Trovo questo articolo ben illuminante circa i problemi dell’Iper/Iponarcisismo e pieno di ulteriori spunti di riflessione, alcuni dei quali anche già ripresi da altre persone. Molto bello
il trailer del film ed esemplificativo.
Spero di essere stata sufficientemente chiara in ciò che ho cercato di esprimere.
Molto interessante ed acuto il suo intervento.
SECONDO ME IL NARCISO NON E’ HA LA FORZA DI ASCOLTARE NEANCHE SE STESSO, E NEMMENO SI DA DA FARE PER FARLO (COME NOI!!!) PERCHE’ QUESTO SIGNIFICA GUARDARSI NELLA REALTA’ DELLA SUA DEBOLEZZA E INSICUREZZA. NEL SUO IRRISOLTO BUCO NERO ANGOSCIANTE. QUESTO E’ IL NARCISO: UN PATETICO ISTRIONE … RIDICOLO! CIAO GIL
Il narcisista patologico è così perché ha bisogni arcaici, cioè della primissima infanzia ed anche prima, molto insoddisfatti… quindi non ha assimilato emotivamente la possibilità di una relazione sufficientemente normale, in pratica non conosce l’amore in sensoprimario, non sa bene cos’è a livello esperienziale, sin da quando è nato…